L'importanza di ringraziare per le benedizioni ricevutedi George Whitefield
Tale dovrebbe essere la nostra disposizione qui in terra, in quanto parte del nostro perfezionamento. E non dubito che gli angeli benedetti, che Dio manda a ministrare a quanti sono eredi della salvezza, spesso restino attoniti quando sono accampati attorno a noi, nel vedere come i nostri cuori siano poco disposti ad allargarsi, e le nostre bocche ad aprirsi, per parlare dell'amore del Signore, o per elevarGli la lode di cui è degno. Motivi per lodare e adorare il Signore non possono certo mancare ad ogni persona che è redenta dal sangue del Figlio di Dio, e che riceve continuamente pegni della Sua infinita bontà; se le loro anime comprendessero davvero questo amore universale, non potrebbero fare a meno di incitare cielo e terra, uomini ed angeli, a unirsi a loro nel lodare e benedire "Colui che è l'Alto, l'eccelso, che abita l'eternità", che fa splendere il sole sui giusti e sugli ingiusti, e che ogni giorno largisce le Sue benedizioni all'intera razza umana. Ma pochi sono arrivati a un tale grado di carità o amore da rallegrarsi con coloro che si rallegrano, e da essere grati per ogni altra misericordia che hanno ricevuto. Tutto ciò è parte del perfezionamento Cristiano, e sebbene cominci in terra, sarà completato solo nei cieli, dove i nostri cuori risplenderanno di un amore così fervente verso Dio e gli uni verso gli altri, che ogni nuova gloria comunicata al nostro prossimo comunicherà a noi stessi nuova riconoscenza e gioia. Ciò che più
di ogni altra cosa può spronare gli uomini caduti alla lode e al ringraziamento,
è riconoscere la grazia di Dio verso ciascun essere umano, e in particolare
la Sua misericordia verso noi stessi. Se consideriamo queste cose, e le riconosciamo
come prove dell'amore che Dio ci ha manifestato, non possiamo non essere compunti
nel cuore; se i nostri cuori non sono diventati come il ghiaccio, essi, come carboni
nel fuoco del saggiatore, devono sciogliersi in ringraziamento e amore. Fu proprio
il considerare il favore particolare di Dio verso gli eletti di Israele, e le
continue e potenti liberazioni da Egli compiute verso quanti sono nella distretta,
a indurre il santo Salmista ad esortare così frequentemente che gli uomini
lodino il Signore per la sua benevolenza, e dichiarino le meraviglie che Egli
compie verso i figli degli uomini. Dico, l'importanza e la noncuranza verso questo dovere; poiché, tra le tante migliaia di uomini che ricevono benedizioni dal Signore, quanti di essi rendono grazie in onore alla Sua santità? Il racconto dei lebbrosi ingrati è una rappresentazione fin troppo realistica dell'ingratitudine dell'umanità in generale, che come loro, quando sono spinti all'umiliazione dalla provvidenza, sanno gridare: "Gesù, Signore, abbi pietà di noi!" (cfr. Luca 17:13). Ma quando sono guariti dalla loro infermità, o liberati dalla loro distretta, a stento uno su dieci "torna indietro" per rendere grazie a Dio. E per quanto comune
è questo peccato dell'ingratitudine, non v'è nulla per cui dovremmo
pregare più ferventemente di esserne liberati. Infatti nelle Sacre Scritture
cosa è più condannato dell'ingratitudine? O cosa ci è più
richiesto dell'attitudine contraria ad essa? Così dice l'apostolo: "Abbiate
sempre gioia; in ogni cosa rendete grazie" (1 Tess. 5:16,18). "Non angustiatevi
di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere
e suppliche, accompagnate da ringraziamenti" (Fil. 4:6). In quanto ai nostri
peccati, Dio se li getta alle spalle; ma la sua grazia sarà palesata, "Una
potenza è uscita da me", disse Gesù Cristo (Luca 8:46), e la
donna che era stata guarita dalla sua infermità dovette confessarlo. E
notiamo come in genere, quando Dio manda un particolare castigo su qualcuno, gli
ricorda dei favori che ha ricevuto, e le molteplici mancanze della sua ingratitudine.
Così quando Dio stava per visitare la casa di Eli, gli si rivolse con queste
parole mediante il profeta: "Non mi sono io forse rivelato alla casa di tuo
padre, quand'essi erano in Egitto al servizio di Faraone? Non lo scelsi io forse,
fra tutte le tribù d'Israele, perché fosse mio sacerdote, salisse
al mio altare, bruciasse il profumo e portasse l'efod in mia presenza? E non diedi
io forse alla casa di tuo padre tutti i sacrifici dei figliuoli d'Israele, fatti
mediante il fuoco? E allora perché calpestate i miei sacrifici e le mie
oblazioni che ho comandato mi siano offerti nella mia dimora? E come mai onori
i tuoi figliuoli più di me, e v'ingrassate col meglio di tutte le oblazioni
d'Israele, mio popolo? Perciò così dice l'Eterno, l'Iddio d'Israele:
Io avevo dichiarato che la tua casa e la casa di tuo padre sarebbe al mio servizio,
in perpetuo; ma ora l'Eterno dice: Lungi da me tale cosa! Poiché io onoro
quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati" (1
Sam. 2:27-30). Quattro mesi, miei buoni amici, sono passati da quando siamo su questa nave, tra le "grandi acque". Al comando di Dio, abbiamo visto "soffiare la tempesta e sollevarsi le onde". Siamo "saliti verso il cielo e scesi verso gli abissi", mentre le anime nostre venivano meno per la difficoltà; ma abbiamo gridato con fede al Signore, ed Egli ci ha liberati dalla nostra distretta. Egli ha placato la tempesta, e le onde sono scomparse. E ora siamo pieni di gioia, e godiamo tutti calma e pace, poiché Dio ci ha condotti al porto da noi desiderato. Oh che anche voi vogliate dunque lodare il Signore per la sua bontà, e proclamare le meraviglie che Egli ha fatto per noi, i più miseri tra i figli degli uomini. Così fece Mosè, e così Giosuè. Infatti quando essi furono in procinto di accomiatarsi dai figli d'Israele, ricordarono loro le grandi cose che Dio aveva fatto per loro, come esempi e motivi per incoraggiarli all'ubbidienza. E quali migliori esempi posso imitare? Quali motivi più adatti, più nobili, per esortarci alla santità e alla purezza di vita? Certo, non posso dire che, come il popolo d'Israele, abbiamo visto visibilmente "la colonna di nuvola per guidarci di giorno, e di notte la colonna di fuoco per illuminarci"; ma posso dire questo, che lo stesso Dio che manifestò la colonna di nuvola e quella di fuoco, che non si allontanò dagli Israeliti, e che ha creato il sole per governare il giorno e la luna per governare la notte, ci ha, per la sua benevola provvidenza, guidati nella buona via. Né posso dire che abbiamo veduto il sole fermarsi in cielo, come accadde al popolo d'Israele ai giorni di Giosuè. Ma certamente Dio, durante parte del nostro viaggio, gli ha impedito di emanare il gran calore tipico di questi climi caldi, o alcuni dei malati che abbiamo a bordo sarebbero periti. Non abbiamo visto le acque del mare accatastarsi alla nostra destra e alla nostra sinistra affinché noi potessimo passarvi in mezzo, né siamo stati inseguiti da Faraone e dai suoi eserciti, e liberati dalle loro mani; ma abbiamo viaggiato per il mare come attraverso il deserto, e una volta siamo stati preservati in modo straordinario dall'essere fatti colare a picco da una nave; e se Dio non lo avesse impedito, le acque, con ogni probabilità, ci avrebbero immediatamente coperti, e come Faraone e il suo esercito saremmo stati sommersi come pietre sul fondo del mare. Possiamo anche, come fanno gli atei, ascrivere tutte queste cose a delle cause naturali e dire, "sono state le nostre capacità e la nostra prudenza a portarci in salvo". Ma com'è vero che Gesù Cristo, l'angelo del patto, ai giorni del suo soggiorno in terra, camminò sulle acque, e disse ai suoi discepoli sulla barca che affondava, "Non temete, sono Io"; com'è vero che lo stesso eterno "Io sono", "si ammanta di luce come d'una veste e distende i cieli come una tenda", chiude i venti nel suo pugno e tiene le acque nelle sue mani; così, dico, con questa stessa certezza sappiamo che Egli ha parlato, e al suo comando i venti ci hanno spinti fino a destinazione. Poiché la sua provvidenza governa tutte le cose: "i venti e le tempeste ubbidiscono alla sua parola". Egli dice a uno "và", e quello va; e a un altro, "vieni", e quello viene; e a un terzo, "soffia in quella direzione", ed esso soffia. È Lui, fratelli miei, e non noi, che ci ha mandato questo potente vento di bufera, conducendoci come se fossimo sulle ali del vento, alla nostra destinazione. Oh che voi voleste dunque lodare il Signore per la sua benignità, e con le vostre vite dichiarare che gli siete sinceramente grati per le meraviglie che Egli ci ha mostrato; a noi, che siamo i minimi tra tutti i figli degli uomini. Dico, dichiararlo con
le vostre vite. Poiché renderGli grazie soltanto con le vostre labbra,
mentre i vostri cuori sono lontani da Lui, è un falso sacrificio, è
un'abominazione agli occhi del Signore. Oh allora, lasciate
che vi esorti a dare a Dio il vostro cuore, l'intero vostro cuore; e lasciatevi
trascinare dai legami dell'infinito amore, ad onorare e ubbidire a Lui. Potete certamente lasciare che altri signori abbiano il dominio su di voi, e Satana può promettervi di darvi tutti i regni del mondo, e la loro gloria, se soltanto vi prostrate davanti a lui e lo adorate; ma egli è bugiardo, e tale è stato fin dal principio; non ha poi molto da offrirvi, e anche se potesse darvi il mondo intero, ciò non basterebbe a rendervi felici senza Dio. Soltanto Dio, miei cari, a cui apparteniamo, e nel cui nome vi parlo, e che ci ha mostrato il suo grande amore, può dare gioia profonda e duratura alle vostre anime; ed è per questo motivo che Egli desidera i vostri cuori, perché senza di Lui voi sarete miserabili. Lasciate dunque che
prima di accomiatarci vi porti questo messaggio; ed essendo l'ultima volta che
avrò l'occasione di parlarvi, fate che non parli invano; ma lasciate che
la consapevolezza della misericordia divina vi conduca a ravvedimento. Se non è questo l'effetto su di noi, allora siamo i più miserabili tra tutti gli uomini; poiché Dio è giusto quanto misericordioso; e più grazia avremo ricevuto quaggiù, più grande sarà la dannazione in cui incorreremo nell'eternità, se trascuriamo di lasciarci perfezionare da essa. Ma Dio non voglia che
alcuno di voi che siete qui presenti debba subire la condanna del fuoco eterno;
voi ai quali ho, durante questi quattro mesi, predicato il vangelo di Cristo;
ma così sarà, se impedite alla grazia di compiere la sua opera in
voi; e allora invece di essere la mia corona di gioia nel gran giorno del nostro
Signore Gesù Cristo, sarò chiamato come testimone contro di voi. Benedetto sia Dio,
poiché infine vedo i segni di un parziale cambiamento in voi, che siete
tutti dei soldati. E i miei deboli, ma sinceri sforzi di edificarvi nella conoscenza
e nel timore di Dio, non sono stati vani nel Signore. Considerate, miei cari amici, che state per giungere in un nuovo paese, dove sarete circondati da moltitudini di pagani; e se non badate a che il vostro modo di conversare sia puro anche davanti a loro, e se non camminate in modo degno della santa vocazione alla quale siete stati chiamati, allora agirete nuovamente come gli infernali soldati di Erode; e causerete il disprezzo della fede in Cristo, come alla sua persona, tra quelli che sono intorno a voi. Considerate inoltre, di quali particolari privilegi avete goduto, rispetto a tutti coloro che stanno per giungere in quella stessa terra. Essi hanno sofferto la carestia della parola, mentre invece voi avete ricevuto a sazietà la vostra manna spirituale. E dunque, avendo ricevuto così tanti insegnamenti, così da voi gli uomini si aspetteranno i più grandi risultati nella carità e nella rettitudine. Ma non posso dire di aver già adempiuto al mio dovere verso di voi come dovrei. No, sono consapevole delle mie manchevolezze nel ministerio, e per questo non manco mai di umiliarmi in segreto davanti a Dio. Comunque posso dire che, tranne un paio di giorni in cui ho dovuto dedicarmi necessariamente ad altre persone, cui Dio mi aveva chiamato a ministrare immediatamente, e le ultime due settimane in cui sono stato impedito dalla malattia, durante tutto il tempo restante che ho trascorso su questa nave sono stato impegnato ad occuparmi di voi. E sebbene voi adesso siate dediti ad occuparvi gli uni degli altri (e per questa opera imploro di cuore Dio di far scendere le sue benedizioni su voi), confido che, in qualunque momento, se sarà necessario, mi dedicherò al bene delle anime vostre, anche se, pur amandovi sempre più abbondantemente dovessi essere amato di meno. In quanto ai vostri incarichi militari, non ho niente a che fare con essi. Temete Dio, e onorate il re. Né posso dire di conoscere il paese che state andando a proteggere; solo questo posso spingermi ad affermare, che all'arrivo alla vostra nuova colonia, dovete aspettarvi molte difficoltà. Ma la vostra stessa professione vi insegna a sostenere le difficoltà; "non siate timorosi, dunque, ma conducetevi come uomini, e siate forti". Non siate come quegli uomini codardi che si spaventarono all'udire il messaggio delle spie, secondo cui nella terra in cui si dirigevano vi erano dei giganti, gli Anakim; ma siate come Caleb e Giosuè, di cuore valoroso, poiché siamo più che vittoriosi sopra ogni difficoltà attraverso Gesù Cristo che ci ha amati. Sopra tutte le cose, miei cari, siate accorti, e non mormorate, come gli israeliti empi, contro coloro che sono al di sopra di voi; e imparate, in qualunque situazione, ad essere contenti nello stato in cui vi trovate (Fil. 4:11). Ora che ho parlato a voi, confido che anche le vostre mogli accetteranno una parola di esortazione. Sul vostro comportamento a bordo, in particolare durante la prima parte del viaggio, preferisco stendere un velo; poiché per dirla in termini moderati, non era conforme al vangelo del Signore Gesù Cristo. Ma poi, grazie a Dio, siete state più accorte al vostro modo di condurvi, e alcune di voi fino a questo giorno si sono condotte come "donne che fanno professione di pietà". Ad esse chiedo di accettare la gratitudine del mio cuore, e imploro voi tutte in generale, che siete ormai sposate, di ricordare il solenne voto che avete fatto al momento di sposarvi, e di essere sottomesse ai vostri mariti in ogni cosa giusta: chiedete a Dio di tenere chiuse la porta della vostra bocca, affinché non offendiate con la vostra lingua; e camminate in amore, affinché le vostre preghiere non siano impedite. Voi che avete dei figli, sia la vostra preoccupazione principale avere cura di loro ed educarli nella conoscenza e nella disciplina del Signore. E vivete tutte quante sante e irreprensibili, affinché non si pensi di voi come a persone lascive; e sebbene alcune di voi abbiano imitato Maria Maddalena nel suo peccato, sforzatevi ora di imitarla nel suo ravvedimento. In quanto a voi, marinai,
cosa vi dirò? Come mi rivolgerò a voi? Come farò ciò
che così profondamente desidero fare, toccare i vostri cuori? Quando vi ho visti
prepararvi per una tempesta, e piegare le vele per scongiurarne il pericolo, quanto
ho desiderato che voi ed io fossimo altrettanto attenti ad evitare la tempesta
dell'ira di Dio, che certamente, se non c'è ravvedimento, ci sorprenderà.
Quando vi ho osservati alle prese con il gran vento di burrasca, quanto ho gridato
nel mio cuore, "oh se fossimo attenti a conoscere a fondo le cose che riguardano
la nostra pace, prima che esse siano nascoste per sempre agli occhi nostri!". So che il mare è
considerato una scuola dura in cui imparare a conoscere Cristo; e vedere un marinaio
devoto, è considerato una cosa non comune, come lo era vedere Saul tra
i profeti. Ma per quale motivo? Da cosa ha origine questo pregiudizio per il quale
un marinaio credente viene visto come una creatura estranea alla propria razza?
Sono certo che, seppure sono stato tra voi per poco tempo, e per quel che posso
giudicare dalla poca esperienza che ho fatto su queste cose, non conosco altra
condizione di vita che possa produrre cambiamenti così profondi come la
vostra. Il real Salmista sapeva
questo, e dunque, nelle parole del testo, chiama in particolare gli uomini come
voi a "lodare il Signore per la sua benignità, e dichiarare le meraviglie
che Egli fa per i figli degli uomini". Né voi né
i soldati avete chiesto alcun incoraggiamento alla pietà e alla santificazione
da parte delle due persone che qui hanno autorità su di voi; essi mi sono
stati di così grande aiuto nel mio ministerio, e hanno così prontamente
partecipato in ogni cosa al vostro bene, che possono giustamente chiedere un pubblico
riconoscimento di grazie sia da voi che da me. Ma ho l'obbligo ancora maggiore di intercedere per voi. Poiché Dio - sia per sempre adorata la sua grazia in Cristo Gesù! - ha messo il suo suggello al mio ministerio nei vostri cuori. Ho potuto notare qualche lontano travaglio della nuova nascita in voi; e Dio mi aiuti affinché io non pecchi contro il Signore smettendo di pregare per voi, affinché l'opera buona cominciata nelle anime vostre possa essere portata avanti fino al giorno del nostro Signore Gesù Cristo. Il tempo della nostra separazione non è ancora giunto, e voi state per andare in una terra piena di tentazioni. Ma sebbene assente nel corpo, studiamoci di essere presenti insieme nello spirito; e Dio, confido che vi aiuterà ad essere realmente uomini retti, pronti ad essere considerati pazzi a motivo di Cristo; e un giorno ci incontreremo di nuovo per non separarci mai più, nel regno del nostro Padre che è nei cieli. A voi, miei compagni ed intimi amici, che mi avete accompagnato per soggiornare in una terra straniera, mi rivolgo ora. Per voi temo maggiormente, come anche per me stesso, perché nel radunarci insieme più spesso che con altri, e nel coltivare un'amicizia così profonda con me nella vita privata, gli occhi di tutti saranno su di voi pronti ad additare anche il minimo sbaglio; e, perciò, rivolgo in particolare a voi l'esortazione di condurvi cautamente "con quelli che sono fuori"; spero che nient'altro che un occhio limpido fisso sulla gloria di Dio e la salvezza delle anime vostre, vi abbia spinto a venir via dalla vostra terra natia. Siate esempi di operosità e di pietà verso quelli che sono intorno a voi; e sopra tutte le cose abbiate una carità fervente tra voi stessi, affinché si possa dire di noi, come dei primi Cristiani, "guardate come i Cristiani si amano gli uni gli altri". E ora che ho parlato
in particolare a ciascuno, ho una richiesta da fare a tutti voi, con riferimenti
a me stesso. Chiedo, perciò, e imploro le vostre più insistenti supplicazioni al trono della grazia, affinché nessun male simile possa abbattersi su di me; affinché più Dio mi esalterà, più io possa abbassare me stesso; e affinché dopo aver predicato agli altri, non debba essere io stesso rigettato. Ed ora, fratelli, nelle mani di Dio affido i vostri spiriti, e credo che Egli, attraverso la sua grazia infinita in Cristo Gesù, vi preserverà immacolati, fino alla sua seconda venuta per giudicare il mondo. Perdonatemi per avervi
trattenuti a lungo; è forse l'ultima volta che ci vedremo. Il mio cuore
è pieno, e dall'abbondanza di esso, potrei continuare a parlarvi fino a
notte fonda. Ma devo lasciarvi al vostro dovere in questa nuova terra; possa Dio
darvi un cuore nuovo, e darvi di mettere in pratica ciò che avete udito
di volta in volta. E allora Dio vi benedirà, affinché "costruiate
città per dimorarvi; seminiate dei campi e piantiate vigne e ne raccogliate
frutti abbondanti". Allora il vostro lavoro prospererà, non ci sarà
prigionia, né grido nelle vostre piazze; allora i vostri figli saranno
come piante novelle, e le vostre figlie come colonne scolpite per adornare il
tempio; i vostri granai saranno pieni e forniranno ogni specie di beni, e le vostre
greggi moltiplicheranno a migliaia e a decine di migliaia (Salmo 144). A quel riposo benedetto, Dio nella sua infinita grazia ci porti tutti, attraverso Gesù Cristo nostro Signore! Al quale con il Padre e lo Spirito Santo siano tutto l'onore e la gloria, la potenza, la maestà, e il dominio, ora, da ora innanzi, e per sempre. Amen, Amen.
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