LA POTENZA DELLA RISURREZIONE DI CRISTOdi George Whitefield
Ma, quando piacque a Dio di rivelare il Suo Figliuolo in lui, "ciò che per me era un guadagno", scrive l'apostolo, quei privilegi dei quali mi vantavo, e per mezzo dei quali cercavo di essere reso giusto, "l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo" (verso 6). E per confermare che non si era mai pentito di quella decisione, aggiunge: "Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale rinunziai a tutte codeste cose e le reputo tanta spazzatura affin di guadagnare Cristo e d'esser trovato in lui avendo non una giustizia mia, derivante dalla legge (cioè non dalla mia appartenenza a un popolo devoto a Dio, o da qualunque opera buona io possa aver fatto), ma quella che si ha mediante la fede in Cristo; la giustizia che vien da Dio, basata sulla fede" (versi 8-9); una giustizia designata da Dio, che Egli mi imputerà se crederò in Cristo: "per conoscere lui, Cristo, e la potenza della sua risurrezione" (verso 10), cioè per conoscere, avendola provata nella mia vita, l'efficacia della Sua risurrezione, mediante l'influenza dello Spirito Santo sulla mia anima. Questi versi implicano che Gesù Cristo è risorto dai morti, e che è di estrema importanza per noi conoscere la potenza della Sua risurrezione. Cercherò
dunque di dimostrare con le Scritture che: 1. Cristo
è davvero risorto. Inoltre,
la Sua risurrezione era necessaria per noi. Egli, dice l'apostolo,
"è stato risuscitato per la nostra giustificazione" (Romani
4:25), cioè affinché il nostro debito verso Dio, il
debito dei nostri peccati, potesse essere pagato e cancellato. Infine, era
necessario che il nostro Signore Gesù risuscitasse dai morti,
per assicurarci della certezza della risurrezione dei nostri corpi. Era dunque
necessario, per questi motivi, che il nostro benedetto Signore risorgesse
dai morti; ed è chiaro e privo di ogni contraddizione il fatto
che sia risorto. Mai un fatto fu più chiaramente attestato;
mai furono prese più precauzioni per prevenire ogni imbroglio.
Egli fu sepolto in un sepolcro scavato nella roccia, in modo che il
corpo non potesse essere raggiunto scavando da sotto o dalle pareti,
per essere trafugato. Si trattava inoltre di un sepolcro nuovo, dove
nessun uomo era stato posto prima: dunque se un corpo risorse da lì,
doveva essere il quello di Gesù di Nazareth. Inoltre, il sepolcro
era sigillato: una grande pietra fu rotolata sull'entrata in modo
da chiuderla; e un gruppo di soldati (composto non da amici, ma quelli
che si professavano Suoi nemici, mandati da Pilato) fu messo a guarda
del sepolcro. E in quanto ai discepoli, non pensavano a trafugarne
il corpo, dato che non molto tempo dopo lo avevano abbandonato, e
forse erano tra quelli che più di tutti dubitarono della Sua
risurrezione. E quand'anche i soldati si fossero addormentati ed essi
fossero venuti per trafugare il corpo, si sarebbe dovuto trattare
di un sonno davvero profondo, se nessuno di essi si svegliò
mentre veniva rotolata via la grande pietra che bloccava l'entrata
del sepolcro! La seconda cosa di cui intendo parlare, ciò che maggiormente deve interessarci, è se abbiamo sperimentato la potenza della risurrezione di Cristo; cioè, se abbiamo ricevuto o meno lo Spirito Santo, e se per la Sua opera potente nei nostri cuori siamo stati risuscitati dalla morte del peccato, a una vita di giustizia e vera santità. Era questo
che il grande apostolo desiderava maggiormente conoscere. Egli sapeva
che la risurrezione del corpo di Cristo non gli sarebbe giovata a
nulla a meno che egli non ne avesse sperimentata la potenza mediante
la rinascita della sua anima morta nel peccato. Senza questo, Cristo sarebbe morto invano. Sarebbe stato inutile che la Sua giustizia esteriore ci fosse imputata, senza che fosse anche prodotta dentro di noi una giustizia interiore. Poiché, essendo stati concepiti e nati nel peccato, e dunque impossibilitati a stare in comunione con un Dio infinitamente puro e santo, non possiamo riuscire a vederLo o a godere della Sua compagnia, fino a quando un profondo rinnovamento non abbia luogo nei nostri cuori. Diversamente, non permettiamo allo Spirito Santo di portare a compimento la grande opera della nostra redenzione. Ma siamo stati creati per volontà e decisione della benedetta trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, e nel Loro nome siamo stati battezzati; così dunque Essi tutti devono concorrere alla nostra salvezza: poiché quello che il Padre ha creato, e il Figlio ha redento, lo Spirito Santo deve santificare e sigillare in noi, altrimenti avremo creduto invano. Questo intende
l'apostolo quando parla della potenza della risurrezione di Cristo,
ed è questo che ci interessa conoscere e sperimentare. I demoni stessi credono nella dottrina della risurrezione di Cristo, e tremano; eppure continuano ad essere demoni, poiché la potenza della risurrezione non si applica loro, né sono stati da essa vivificati per ravvedersi e liberarsi della loro natura diabolica. E così pure, se oltre a professare di conoscere, non sperimentiamo anche la risurrezione di Cristo, nascendo di nuovo da alto (cfr. Giovanni 3:5 e seg.) saremo lontani dal regno di Dio come lo sono loro: la nostra fede sarà inefficace come lo è la fede dei demoni. Niente ha causato più danni alla Cristianità, niente ha smorzato di più il messaggio della potenza della croce di Cristo, della vana supposizione che la religione è qualcosa in cui noi non partecipiamo. Piuttosto dovremmo considerare che ogni cosa che Cristo ha fatto esteriormente, deve essere rifatta similmente nelle nostre anime; altrimenti, credere che in passato è esistita una persona divina sulla terra, che ha trionfato sull'infermo e sulla morte, non gioverà alle nostre vite più del fatto di sapere che è esistito un grande conquistatore come Alessandro. Come Cristo nacque dal grembo della Vergine, così deve nascere spiritualmente nei nostri cuori. Come Egli morì per il peccato, così noi dobbiamo morire al peccato. E come Egli risorse dai morti, così anche noi dobbiamo rinascere a nuova vita. Soltanto
quelli che Lo hanno seguito in questa rigenerazione, o nuova nascita,
siederanno sui troni in cielo, quando Egli verrà nella Sua
tremenda maestà per giudicare il mondo. è vero che il
fatto di compiere delle opere esteriori per ottenere la salvezza era
un fatto transitorio, ed è terminato definitivamente con la
croce, ma l'applicazione di quella redenzione ai nostri cuori è
un'opera che continuerà sempre, fino alla fine del mondo. Sebbene possiamo
esistere per Cristo, non possiamo dire di esistere in Cristo fino
a quando non siamo uniti a Lui in uno spirito solo, entrando così
in un nuovo stato di cose, così come fece Lui risorgendo dai
morti. Quando è grave l'errore di quelli che riposano su una mera fede storica della risurrezione del nostro Salvatore, e cercano solo prove esteriori della Sua realtà! Quand'anche noi fossimo le persone più istruite di questo mondo, e parlassimo della certezza di queste cose nelle lingue degli uomini e degli angeli, se non abbiamo questa testimonianza interiore nei nostri cuori, sebbene possiamo convincere gli altri, noi non saremo mai salvati. Poiché noi siamo solo uomini morti, come cadaveri nelle tombe, fino a quando lo stesso Gesù che chiamò Lazzaro fuori dalla tomba, e alla cui risurrezione molti morti risorsero, non ci vivifica mediante il Suo Spirito, facendoci passare dalla nostra morte naturale, nella quale per così tanto tempo abbiamo giaciuto, alla vita santa ed eterna. Possiamo pensare che saremmo stati felici se avessimo veduto il santo Gesù dopo la Sua risurrezione dai morti, e se le nostre mani avessero toccato il Signore della vita. Ma più felici sono coloro che non Lo hanno veduto, eppure hanno sperimentato la potenza della Sua risurrezione, e dunque credono in Lui. Molti videro il nostro divino maestro, eppure non tutti furono salvati da Lui; ma chiunque prova la potenza della Sua risurrezione, ha la caparra della Sua eredità in cielo nel suo cuore, è passato dalla morte alla vita, e non verrà nel giudizio finale. So bene che queste cose sono pazzia per gli uomini carnali, come lo erano molte verità del nostro Signore per gli stessi discepoli, quando erano ancora deboli nella fede, prima che Egli risorgesse. Ma quando questi uomini carnali, come loro, avranno provato appieno la potenza della Sua risurrezione, allora essi sapranno che questa dottrina è da Dio, e diranno come il Samaritani: ora crediamo, non per le tue parole, ma perché noi stessi l'abbiamo sperimentato nei nostri cuori. Oh se tutti gli increduli, e i religiosi eruditi di Israele, che considerano la dottrina della potenza della risurrezione di Cristo, la nuova nascita, come una sciocchezza, e condannano coloro che la predicano etichettandoli come pazzi e fanatici, se solo ne sperimentassero la potenza nelle loro anime, smetterebbero di essere increduli! Crederebbero come Tommaso, quando rivide il Signore Gesù, e solo quando Lo ebbe toccato con mano gridò quella santa confessione: "Signor mio e Dio mio!" (Giovanni 20:28). Ma come farà
l'incredulo, come farà il Cristiano formalista a "conoscere
lui, Cristo, e la potenza della sua risurrezione" (Filippesi 3:10)
? Il Signore, che non può mentire, ci ha detto: "Io sono la
risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà"
(Giovanni 11:25). E ancora, Egli dice all'apostolo: "è per
grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non
viene da voi; è il dono di Dio" (Efesini 2:8). Ma per questa fede non dobbiamo intendere una spenta fede speculativa, una convinzione intellettuale; bensì essa deve essere un principio vivente generato nel cuore dall'opera potente dello Spirito Santo, una fede che ci renderà capaci di vincere il mondo, e di rinunciare a qualunque cosa per Gesù Cristo. Poiché così dice il nostro benedetto Maestro: "Ognuno di voi che non rinunzia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo" (Luca 14:33). E così
l'apostolo, nelle parole che seguono la parte del testo che abbiamo
meditato, dice: "essendo reso conforme alla sua morte" (Filippesi
3:10), implicando dunque che non possiamo conoscere la potenza della
risurrezione di Cristo se non siamo resi conformi a Lui nella Sua
morte. Infatti esiste
una tale contrarietà tra lo spirito di questo mondo e lo Spirito
di Gesù Cristo, che chi è amico dell'uno, deve essere
nemico dell'altro: "Nessuno può servire a due padroni, perché
o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure sarà fedele
all'uno e disprezzerà l'altro; voi non potete servire a Dio
e a mammona" (Matteo 6:24). Dio è amore; e perciò, se la nostra volontà, o il mondo, potessero renderci felici, Egli non avrebbe mai mandato il Suo caro Figlio Gesù Cristo a morire e a risorgere per liberarci proprio dalla loro influenza. Ma dato che essi causano solo tormento, e non possono soddisfare, Dio ci chiede di rinunciarvi. Se un uomo avesse cercato di persuadere il profano Esaù a non perdere il suo glorioso privilegio solo per soddisfare un desiderio carnale e temporale, quando vendette la sua primogenitura in cambio di un piatto di minestra, non diremmo forse che quell'uomo si sia comportato da amico verso Esaù? E questo è proprio quello che ha fatto Dio con noi. Mediante la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, noi siamo rinati a un'eredità eterna tra tutti i santificati; ma la nostra volontà corrotta ci tenta affinché vendiamo questo glorioso diritto per le vanità del mondo, che, come la minestra di Esaù, possono soddisfare per un certo tempo, ma presto scompariranno. Dio lo sa, e perciò ci chiede di rinunciare ad esse per un motivo, affinché per godercele non perdiamo il privilegio di quella gloriosa primogenitura, la quale, mediante la conoscenza della potenza della risurrezione di Gesù Cristo, ci è stata data. Oh la profondità
delle ricchezze e l'eccellenza della Cristianità! Bene poteva
san Paolo reputare tutte le cose come tanta spazzatura, di fronte
all'eccellenza della conoscenza di Cristo. Ben poteva desiderare così
ardentemente di conoscere Gesù, e la potenza della Sua risurrezione.
Poiché anche da questa parte dell'eternità essa ci innalza
al di sopra del mondo, e ci fa sedere nei luoghi celesti in Cristo
Gesù. Oh se avessimo tutti la loro stessa disposizione d'animo! Che possiamo sentire la potenza della risurrezione di Cristo come fecero loro! Come potremmo allora "reputare tutte le cose come tanta spazzatura affin di guadagnare Cristo"! Come recupereremmo allora la nostra primiera dignità, calpestando le cose del mondo sotto i piedi, e cercando in continuazione con le nostre anime il Signore Iddio! Cosa ci impedisce
di avere questa disposizione d'animo? Gesù Cristo, il nostro
Gran Sacerdote, è forse cambiato da come era in passato? No,
"Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno" (Ebrei
13:8). E sebbene Egli sia esaltato alla destra del Padre, Egli non
si vergogna di chiamarci Suoi fratelli e sorelle. La potenza della
Sua risurrezione è tanto grande oggi quanto lo era in passato,
e lo Spirito Santo, che ci è stato assicurato per la Sua risurrezione,
è pronto e potente da vivificare noi che siamo morti nelle
nostre trasgressioni e nei nostri peccati, come lo è stato
verso ogni santo che è mai vissuto. Solo gridiamo a Lui, adesso,
a Colui che è potente e in grado di salvare i peccatori; in
sincerità e verità, senza trattenere segretamente per
noi l'ultima parte, rinunciamo a noi stessi e al mondo; allora saremo
davvero Cristiani. E sebbene il mondo possa rigettarci, e allontanarci
dalla sua compagnia, Concedici questo, o Padre, per amore del Tuo amato Figlio, Gesù Cristo il nostro Signore, al quale, con te e con lo Spirito Santo, siano onore e gloria, ora e in eterno. Amen.
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