I
libri apocrifi
cosa sono - storia - autenticità - dottrine - errori
STORIA
DEI LIBRI APOCRIFI
I libri apocrifi (da
apokryphos, termine greco che significa "nascosto") detti deuterocanonici
furono scritti durante i 400 anni di silenzio tra il libro di Malachia e l'annuncio
della nascita di Giovanni il Battista (notizie su altri libri apocrifi, come i
vangeli gnostici, sono disponibili su questa pagina).
Il canone ebraico, o palestinese, fu fissato verso la fine del V secolo a.C.,
ai tempi di Esdra e Nehemia. Dal tempo della chiusura del canone fino a Cristo
non ci furono profeti, quindi nemmeno scritti ispirati da Dio. A questo si riferisce
Gesù in Matteo 23:35, alludendo all'uccisione di tutti gli uomini retti,
che furono perseguitati, da Abele a Zaccaria, il cui libro era l'ultimo del canone
ebraico da Lui utilizzato.
Per quanto riguarda il canone dell'Antico Testamento, dobbiamo attenerci senz'altro
a quello stabilito dagli Israeliti, poiché è a loro che Dio rivelò
la sua volontà e li guidò nella verità mediante i profeti.
Conferma infatti l'apostolo: "Qual è dunque il vantaggio del Giudeo?...
Grande per ogni maniera; prima di tutto, perché a loro furono affidati
gli oracoli di Dio" (Romani 3:1-2).
Gesù stesso citò la triplice divisione del canone palestinese, che
non comprende alcun libro apocrifo: "Queste sono le cose che io vi dicevo
quand'ero ancora con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella
LEGGE DI MOSÈ, nei PROFETI e nei SALMI,
fossero adempiute" (Luca 24:44).
Oltre agli apocrifi dell'Antico Testamento, esistono numerosi apocrifi del Nuovo
Testamento. Ne sono un esempio i vangeli della natività e dell'infanzia,
le cui pagine sono cariche di scenette in cui Gesù ancora bambino compie
pittoreschi miracoli per divertimento; o l'apocrifo di Giovanni, in cui si legge
addirittura che Gesù incita i nostri progenitori a peccare e a disubbidire
a Dio; e molti altri ancora. È dimostrato (si veda anche questo
studio) che si tratta di falsi storici, che spesso hanno attinto proprio ai Vangeli
canonici. Molte persone, purtroppo, amano sentir parlare di testi segreti, messaggi
nascosti, presunte cospirazioni, e accettano acriticamente gli apocrifi solo perché
diversi e "intriganti".
"Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana
dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo
le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno
alle favole." (2 Timoteo 4:3-4)
IL CANONE: QUELLO CRISTIANO O QUELLO CATTOLICO?
La Chiesa Cristiana
dei primi secoli non si discostò mai dal canone ebraico per l'Antico Testamento
e rigettò anche gli apocrifi del Nuovo Testamento. Per i primi quattro
secoli dell'era cristiana, infatti, essi non vennero mai riconosciuti come ispirati.
Nonostante questo, la chiesa cattolica romana si rifà al cosiddetto canone
"alessandrino" o "cattolico", il quale aggiunge alla Bibbia
i seguenti 12 libri apocrifi:
;
- Giuditta;
- Sapienza di Salomone;
- Ecclesiastico o Siracide (o Sapienza di Gesù figlio di Sirac);
- Baruc;
- Epistola di Geremia (inclusa sovente alla fine di Baruc);
- aggiunte al libro di Ester (il "sogno di Mardocheo");
- tre aggiunte al libro di Daniele ("il cantico dei tre giovani",
"Susanna e i vecchi", "Bel e il dragone");
- i libri 1 Maccabei e 2 Maccabei.
La chiesa cattolica li definisce libri deuterocanonici, ossia aggiunti
al canone della Bibbia (il canone è l'insieme
dei libri riconosciuti sacri e autentici dalle prime Chiese Cristiane).
Questi scritti sono chiaramente non ispirati: in essi, come vedremo tra poco,
vi sono racconti leggendari, palesi imprecisioni storiche (mentre tutta la parte
storica dell'Antico Testamento è stata sempre puntualmente confermata dalle
ricerche archeologiche), e gravi contraddizioni
con l'insegnamento dei libri ispirati.
A titolo d'esempio citiamo la conclusione del secondo libro dei Maccabei: "Era
mia intenzione offrire un'esposizione ordinata e ben fatta degli avvenimenti.
Se è rimasta imperfetta e soltanto mediocre, vuol dire che non ero in grado
di fare meglio" (15:38). Così non si sarebbe mai espresso un uomo
consapevole d'aver scritto guidato dallo Spirito Santo di Dio.
IL CANONE ALESSANDRINO È AUTENTICO?
Ma è davvero
mai esistito un canone Alessandrino?
La scienza biblica, oggi finalmente anche da parte cattolica, ha abbandonato l'idea
che tra gli ebrei vi fossero in vigore due canoni, uno "palestinese"
e uno "alessandrino" distinti e in quanche modo in antagonismo, in quanto
mancano evidenze tali da poterlo affermare.
Questo antogonismo, per diverso tempo è stato asserito in particolare dai
fautori del "canone lungo" per giustificare l'inclusione dei deuterocanonici
all'interno del canone cattolico, ma oggi è un ipotesi del tutto abbandonata.
In ogni caso, era convinzione quasi unanime presso gli scrittori cristiani dei
primi secoli, che i testi non inclusi nel canone palestinese non dovessero essere
utilizzati per la lettura pubblica o per le controversie dottrinali (la pensavano
così Girolamo, Melitone da Sardi, Tertulliano, Ilario, Rufino, Atanasio,
e Origene, le cui opere coprono il periodo che va dal II al VI secolo d.C.).
Non va, inoltre, dimenticato che citare un brano non ha il significato di attribuire
canonicità al testo da cui si è citato. Gli stessi scrittori neotestamentari,
a scopo di edificazione, facevano largo uso di citazioni tratte anche da testi
pagani: Paolo cita dai "Fenomeni" del poeta-filosofo Arato (Atti 17:28),
dal "Thais" del poeta Menandro (1 Corinzi 15:33) e forse dal filosofo
Epimenide (Tito 1:12); nessuno affermerebbe che questi scrittori pagani fossero
"ispirati" da Dio e la loro produzione meritevole di essere introdotta
nel canone neotestamentario!
Che dire poi di brani di testi apocrifi non "deuterocanonici", citati
da scrittori neotestamentari, come è il caso del Libro di Enoc e dell'Assunzione
di Mosè, citati nell'Epistola di Giuda?
Secondo i teologi cattolici, il cosiddetto canone Alessandrino sarebbe documentato
dalla traduzione greca dell'Antico Testamento detta dei Settanta (LXX, o Septuaginta),
ma i manoscritti che contengono tale versione documentano una notevole incertezza
a proposito di quanto fosse da accettare come canonico.
Il codice chiamato Vaticano (catalogato con la lettera B), manca di 1 e 2 Maccabei,
e include 1 Esdra (che neppure i cattolici ritengono canonico); il codice detto
Sinaitico (catalogato con la lettera ebraica "aleph") include solo Giuditta,
Tobia, 1 Maccabei e 4 Maccabei (non considerato canonico dai cattolici). Il codice
detto Alessandrino (catalogato con la lettera A) include 1 Esdra, 3 e 4 Maccabei
(che i cattolici ritengono non canonici).
Non esistono testi della Settanta anteriori al IV secolo d.C., cioè le
testimonianze in nostro possesso di questa versione sono posteriori alla loro
compilazione di ben 600 anni! Può ben essere che i testi apocrifi dell'Antico
Testamento fossero aggiunti a tale versione in epoca cristiana.
Appare molto probabile che non è mai esistito un canone Alessandrino, e
gli stessi ebrei alessandrini non ne fanno menzione; basti pensare che il filosofo
ebreo Filone di Alessandria vissuto a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo
d.C., non utilizza mai nei propri scritti gli apocrifi.
L'unico canone legittimo è quello contenente i 39 libri dell'attuale Antico
Testamento, ossia quello Palestinese.
BREVE ANALISI DEI MAGGIORI LIBRI APOCRIFI
Sia i libri apocrifi
che le aggiunte furono considerati ufficialmente dalla chiesa cattolica romana
"scrittura ispirata da Dio" solo nel 1546, col concilio di Trento. Questo
concilio riaffermò, in sostanza, ciò che il Concilio di Cartagine
aveva dichiarato ben 4 secoli dopo Cristo, ossia che gli apocrifi erano da considerarsi
parte della Scrittura; eppure il canone era stato stabilito già dal primo
secolo, e non includeva gli apocrifi (per approfondimenti, vedere la pagina sul
canone). Vennero dichiarati canonici soprattutto
per avvalorare la falsa dottrina del purgatorio.
Prima di questa data, anche diversi papi li avevano dichiarati non canonici (Gregorio
Magno e Leone X), senza contare che i primi Cristiani (e i "padri" Gregorio
Nazianzeno, Atanasio, Ilario di Poitiers, Cirillo di Gerusalemme) non li riconobbero
mai come Parola di Dio.
Noi Cristiani evangelici
non riconosciamo i libri apocrifi come Parola di Dio per le seguenti ragioni:
1) In essi vi sono innumerevoli
contraddizioni (reali e non apparenti), falsi insegnamenti ed errori storici.
-
Nei libri dei Maccabei,
la morte di Giuda Maccabeo è descritta in 1 Mac. 9:18. Egli sarebbe morto sul
campo di battaglia nel primo mese dell'anno 152. Ma 36 anni dopo essere morto
scrive una lettera agli Ebrei in Egitto (2 Mac. 1:10). Questa è una prima
prova della falsità di questo libro.
Inoltre, la morte del re Antioco Epifane è raccontata in tre modi contrastanti.
La prima volta si ammala di tristezza e muore (1 Mac. 6:8-16). La seconda volta
muore in Persia nel tempio di Nanea fatto a pezzi dai sacerdoti (2 Mac. 1:11-16).
La terza volta muore ritornando dalle regioni della Persia, ad Ecbatana, colpito
da una piaga incurabile (2 Mac. 9:5-29). È evidente che si tratta di spudorate
menzogne, eppure questo libro viene accettato dalla chiesa cattolica romana per
giustificare la credenza del purgatorio.
- Nel libro di Giuditta
si fa risalire la storia di questa donna a poco dopo il rientro dei Giudei dalla
cattività dei Babilonesi, e in un passo viene detto: "I figli d'Israele,
che abitavano in Giudea, venuti a sapere quello che Oloferne, generale in capo
di Nabucodonosor, re d'Assiria, aveva fatto a quei popoli, e come avesse spogliato
i loro santuari e li avesse distrutti, temettero grandemente al vederselo davanti
e si sentirono angosciati per Gerusalemme e per il tempio del Signore loro Dio,
perché da poco avevano fatto ritorno dalla schiavitù ed era cosa
recente la riunificazione di tutto il popolo della Giudea, la purificazione dei
vasi sacri e del Tempio, che era stato profanato" (Ed. 1971, Giuditta
4:1-3).
In queste poche parole ci sono diverse menzogne perché quando i Giudei
tornarono dalla cattività in Giudea non esisteva più il re Nebucodonosor,
re di Babilonia, perché morto da molti anni, e sul regno dei Medi e dei
Persiani in quel tempo regnava Ciro re di Persia, il quale era stato lui a rimandare
liberi gli esuli Ebrei affinché tornassero in Giudea a costruire il tempio
di Dio.
- Nel libro di Ester
(canonico) è scritto a proposito di quando Ester si presentò dopo
il digiuno al re: "Il re era assiso sul trono reale nella casa reale,
di faccia alla porta della casa. E come il re ebbe veduta la regina Ester in piedi
nel cortile, ella si guadagnò la sua grazia; e il re stese verso Ester
lo scettro d'oro che teneva in mano; ed Ester s'appressò, e toccò
la punta dello scettro. Allora il re le disse: Che hai regina Ester? che domandi?
Quand'anche tu chiedessi la metà del regno, ti sarà data"
(Est. 5:1-3).
Invece, nelle aggiunte apocrife fatte a questo libro troviamo scritto a proposito
dello stesso episodio queste parole: "Varcate tutte le porte, si presentò
davanti al re, che stava assiso sul suo trono, rivestito di tutti gli ornamenti
della sua maestà, fulgente d'oro e di pietre preziose: il suo aspetto era
imponente. Or, appena egli ebbe alzato il capo scintillante di splendore, e lanciato
uno sguardo ardente di collera, la regina cambiò colore, svenne e si appoggiò
sulla spalla della damigella che l'accompagnava" (Ed. Paoline. 1971,
Ester 15:9-10).
Come si vede, la descrizione fatta nell'aggiunta contrasta quella autentica del
libro ispirato, perché nella prima è detto che Ester si guadagnò
il favore del re mentre nella seconda è detto che il re lanciò uno
sguardo di collera verso Ester e che ella per giunta svenne.
-
Nel libro di Tobia,
che è pieno di favole, riscontriamo una menzogna che lo scrittore fa dire
a un angelo di Dio di nome Rafael. Prima troviamo scritto che Tobia uscì
in cerca di un uomo pratico della strada, che lo accompagnasse nella Media, e
appena uscito, si vide davanti Rafael, l'angelo, ma non sapeva che era un angelo
di Dio, poi quando Tobit, suo padre, gli chiese: "Fratello, potresti dirmi
di qual famiglia e di qual tribù tu sei?", questi gli rispose: "Io
sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli" (ibid., cfr.
Tobia 5:4-13).
Gli angeli di Dio sono santi e non si mettono a mentire quando parlano perché
essi sono i servitori di Dio, il quale odia la menzogna. Se l'angelo si chiamava
Rafael avrebbe dovuto rispondere che si chiamava Rafael; come mai allora
mentì e disse di essere Anania?
Sempre in questo libro riscontriamo anche la superstizione insegnata niente di
meno che da un angelo di Dio! È scritto infatti in esso che una notte Tobia
scese verso il fiume Tigri per lavarsi i piedi, ed ad un tratto un grosso pesce
balzò fuori dall'acqua per divorare il piede del ragazzo che si mise a
gridare. L'angelo allora gli disse di afferrare il pesce e di trargli fuori il
fiele, il cuore e il fegato che possono essere utili come farmaci, e di buttare
via gli intestini. Dopo che Tobia ebbe arrostito una parte del pesce e l'ebbe
mangiata, si misero in cammino e durante il cammino il giovane domandò
all'angelo che farmaco ci può essere nel cuore e nel fegato e nel fiele
del pesce. L'angelo allora gli rispose: "Quanto al cuore e al fegato del
pesce, se ne fai salire il fumo davanti a un uomo o a una donna, che subiscono
un attacco da parte di un demonio o di uno spirito malvagio, cesserà ogni
attacco contro di loro e non ne resterà più traccia alcuna"
(Tobia 6:8; Ed. Paoline 1990, 6° ed.).
Ma come si può accettare per ispirato un libro dove gli angeli si mettono
pure a insegnare la superstizione?
- Lo scrittore del secondo
libro dei Maccabei termina con queste parole: "Se la disposizione della
materia è stata buona e come si conviene alla storia, é quello che
ho desiderato. Se poi é mediocre e di scarso valore, é quanto ho
potuto fare" (ibid., 2 Maccabei 15:38). Uno scrittore ispirato da Dio
non avrebbe mai scritto delle parole simili perché Dio non si può
scusare con nessuno di non avere potuto fare del suo meglio, e perché nello
Scritto ispirato tutto é buono e tutto ha valore perché ciò
che vi é scritto é Parola di Dio.
Sempre in questo libro troviamo una menzogna che consiste in questo: lo scrittore
dice che il profeta Geremia se ne andò al monte dove Mosè era salito
per vedere la terra promessa e presso questo monte in una caverna nascose il tabernacolo
e l'arca e l'altare dei profumi, e poi che aveva detto ad alcuni che il luogo
sarebbe rimasto ignoto fino a quando Dio avrebbe riunito nuovamente il suo popolo
infatti in quel tempo Dio avrebbe rivelato dove erano quegli oggetti sacri (cfr.
2 Maccabei 2:1-8).
Ma le cose non possono essere vere perché nel libro del profeta Geremia
è scritto che all'arca del patto dell'Eterno non vi si sarebbe più
pensato quando Dio li avrebbe ricondotti in Sion infatti è scritto: "E
vi ricondurrò a Sion; e vi darò dei pastori secondo il mio cuore,
che vi pasceranno con conoscenza e con intelligenza. E quando sarete moltiplicati
e avrete fruttato nel paese, allora, dice l'Eterno, non si dirà più:
L'arca del patto dell'Eterno!' non vi si penserà più, non
la si menzionerà più, non la si rimpiangerà più, non
se ne farà un'altra" (Ger. 3:14-16). Come potete vedere anche
questa aperta contraddizione fa capire come questo libro non può essere
ispirato da Dio.
Queste sono alcune
delle numerose falsità ed errori che esistono in questi libri, e che ci
fanno comprendere che gli scrittori che scrissero quelle cose non furono sospinti
dallo Spirito Santo.
Nei libri apocrifi
ci sono anche delle storie che servono di base ad alcune false dottrine presenti
nella chiesa cattolica romana, come il purgatorio e le preghiere per i defunti.
Per esempio, nei Maccabei ci sono dei passi che parlano di preghiere per i morti
e di un sacrificio espiatorio offerto per dei morti (cfr. 2 Maccabei 12:38-46)
e di preghiere fatte da un sacerdote morto e dal profeta Geremia (morto anch'egli)
per i vivi sulla terra (cfr. 2 Maccabei 15:11-16).
Altre simili falsità sono presenti in Baruc 3:4, dove si afferma che Dio
ascolta le preghiere dei morti. In Tobia (versi 12:9 e 14:11), dove viene insegnata
la salvezza mediante le opere, in contrasto con gli insegnamenti della Parola
di Dio (cfr. Efesini 2:8,9). In Sapienza viene poi insegnata l'esistenza dell'anima
delle persone prima della creazione del corpo (verso 8:19) e la creazione del
mondo partendo da materia preesistente (11:17).
2)
Né Gesù Cristo e neppure gli apostoli
fecero mai riferimento a questi libri apocrifi.
Gesù e i suoi
discepoli citano per circa 300 volte l'Antico Testamento dalla versione greca,
ma non citano mai neppure un passo dai libri apocrifi.
Ciò sta
a dimostrare che essi non erano considerati da loro Parola di Dio. Sebbene esistano
un paio di allusioni a opere di poeti dell'epoca e a un libro apocrifo, ciò
non serve certamente a confermarli come Parola di Dio (si veda ad esempio questo
breve studio sulla tradizione). Né si possono accettare come
ispirati solo perché in essi sono contenute anche alcune verità.
Satana sa mescolare astutamente la menzogna con la verità per rendere accettevole
il falso e per trasformare in menzogna il vero.
3) Gli Ebrei prima e
poi anche i Cristiani dei primi secoli dopo Cristo non li riconobbero mai come
canonici.
Gli Ebrei, a cui (non
lo dimentichiamo questo) "furono affidati gli oracoli di Dio"
(Rom. 3:2) non riconobbero mai come canonici quei libri e quelle aggiunte ad Ester
e a Daniele; è per questo infatti che nella Bibbia ebraica (che contiene
solo i libri dell'Antico Patto) essi sono assenti. La Chiesa primitiva negò
la canonicità di questi libri, e infatti non li mise mai allo stesso livello
di quelli sacri.
Il fatto che la
traduzione dei Settanta (LXX) fu rifiutata dagli ebrei perché contentente
gli apocrifi, e il fatto stesso che il magistero cattolico li considera deuterocanonici
(aggiunti al canone ma inferiori) è molto significativo. Ciò non
è accettabile perché l'autore dei libri ispirati è Dio, e
dunque un libro o è ispirato o non lo è affatto.
Giuseppe Flavio,
storico giudeo-romano del I secolo d.C., considerava chiuso il canone dell'Antico
Testamento ai giorni di Artaserse, ossia al tempo di Esdra. Ecco le sue parole:
"Abbiamo soltanto
22 libri illustranti la storia dell'intero periodo, libri ritenuti di origine
divina.
Cinque di questi appartengono a Mosè e contengono le sue leggi e le tradizioni
delle origini del genere umano fino al tempo della morte di Mosè. Dopo
di essa, fino al regno di Artaserse, i profeti che successero a Mosè scrissero
la storia degli avventi che si verificarono nel loro tempo in 13 libri.
I rimanenti 4 libri comprendono inni a Dio e precetti per la condotta nella vita
dell'uomo.
Dai tempi di Artaserse fino ai nostri giorni, ogni avvenimento è stato
riportato, ma questi recenti documenti non sono stati reputati degni di credito
uguale a quelli che li hanno preceduti, in quanto manca l'esatta successione dei
profeti.
La prova pratica dello spirito con il quale trattiamo le nostre Scritture sta
nel fatto che benché sia ora trascorso un così grande lasso di tempo,
non un'anima si è avventurata ad aggiungere o togliere o alterare una sillaba,
ed è nella natura di ogni Ebreo, dal giorno della sua nascita, di considerare
queste Scritture come insegnamento di Dio e di osservarle e, se ne sorgesse la
necessità, dare con gioia la sua vita per esse" (Commentario abbreviato
di Hallet, pag. 335).
Giovanni Diodati (1607)
scrisse in proposito:
"Questi libri
sono stati dai Greci nominati, Apocrifi; cioè, occulti, e nascosti: parte,
perché di molti era occulto chi ne fosse l'autore: parte anche, perché
non avevano publica autorità nella Chiesa, come procedenti immediatamente
dall'inspiratione dello Spirito santo... In questi Apocrifi appare chiaramente
lo stile non esser quello dello Spirito Santo, che ha parlato per li profeti,
e per gli Apostoli; e vi si contengono molte cose false, contrarie alla verità
autentica della pura parola di Dio: e degli Scrittori ancora non s'ha alcuna testimonianza,
che siano stati inspirati da Dio, in quella maniera che quegli altri: e perciò
la Chiesa Giudaica non li ha giammai ricevuti, come parola di Dio, o Scrittura
profetica..."
E dato che la curia
romana si appoggia così tanto ai cosiddetti "antichi padri"
facciamo presente che ci sono molte testimonianze di alcuni dei cosiddetti "padri"
vissuti nei primi secoli dopo Cristo che dicono che quei libri non vanno considerati
canonici.
Uno di questi, Girolamo, tenuto in grandissima stima dai Cattolici, affermò:
"La Chiesa legge il libro di Tobia, di Giuditta, dei Maccabei, di Baruc,
di Susanna, della Sapienza, dell'Ecclesiastico, l'inno dei tre giovani e le favole
di Belo e del Dragone; ma essa non li riceve affatto nel novero delle Scritture
autentiche" (Girolamo, Prologo a Graziano).
Il concilio di Trento dunque, riconoscendo per canonici gli apocrifi ha contrastato
anche Girolamo che è l'autore della traduzione latina detta Vulgata che
il concilio di Trento ha dichiarato dovere essere accettata come la sola autentica
tra tutte le versioni.
4) Infine, ciò
che più importa è che lo Spirito Santo, che Gesù definì
lo Spirito della verità, non attesta per nulla in noi figliuoli
di Dio che gli apocrifi sono Parola di Dio perché ci fa sentire in maniera
inequivocabile che essi non devono essere accettati.
Le pecore del Signore
conoscono la Sua voce ed essa non può confondersi con un'altra (cfr. Isaia
30:21, Giov. 10:27); e la voce con cui parlano questi libri non è quella
del Pastore delle anime nostre.
Il Signore stesso rende i suoi servi capaci di discernere se un libro viene da
Lui o meno, o se contiene realmente il suo messaggio. A questo riguardo leggiamo
le parole di Gesù in Giovanni 10:3-4: "A lui apre il portinaio,
e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e
le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro,
e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce". Coloro
che appartengono a Dio, riconoscono e capiscono se è Lui a parlare, sia
dal "suono" della voce, sia dal contenuto delle parole.
CONCLUSIONE
Concludiamo citando
le seguenti Scritture che attestano che è vietato sia aggiungere che
togliere alcunché alla Parola di Dio:
"Ogni
parola di Dio è affinata col fuoco... Non aggiungere nulla alle sue parole,
ch'egli non t'abbia a riprendere, e tu non sia trovato bugiardo" (Prov. 30:5,6)
"Non
aggiungerete nulla a ciò che io vi comando, e non ne toglierete nulla.."
(Deut. 4:2)
"Io
lo dichiaro a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se alcuno
vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in
questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia,
Iddio gli torrà la sua parte dell'albero della vita e della città
santa, delle cose scritte in questo libro" (Apoc. 22:18,19).
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