Il cammino cristiano




Ateismo e agnosticismo



Diverse persone ritengono che non esistano prove dell'esistenza di Dio. Alcuni di essi perciò si dichiarano "atei" (non credono affatto nell'esistenza di Dio), mentre altri si dichiarano "agnostici" (ritengono che Dio non si possa conoscere).

Alcuni però non si limitano a non credere. Un professore di filosofia, ad esempio, nelle sue lezioni e in privato non si lasciava sfuggire l'occasione per attaccare la Bibbia; egli fu rimbeccato da uno dei suoi studenti, che gli disse: "Professore, non crede che, cercando continuamente di confutare la Bibbia, lei finisca col darle troppa importanza? Perché non la lascia tranquilla?"
"Proprio perché essa non mi lascia tranquillo", riconobbe il filosofo.
Piuttosto di mettere in ordine la propria vita, si cerca di sbarazzarsi di quel testimone scomodo che è la Bibbia. La si contraddice o la si volge in ridicolo.

Ma la Bibbia dichiara: "Lo stolto ha detto nel suo cuore: Non c'è Dio" (Sal. 53:1).

Anche senza la rivelazione della Bibbia, Dio ci ha lasciato chiare prove della Sua esistenza per mezzo del mondo che Lui ha creato: "Le sue perfezioni invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo... attraverso le sue opere" (Rom. 1:20).

Un famoso filosofo ateo, Jean-Paul Sartre, scrisse: "Il grande problema da spiegare è... che qualcosa esiste!". Infatti è evidente a tutti che il mondo materiale in cui ci troviamo a vivere non è eterno e che non può essere sempre esistito, dal momento che tende sempre verso uno stato di equilibrio, cioè verso l'immobilità, l'appiattimento e la morte (secondo quella che gli scienziati chiamano "seconda legge della termodinamica"). È, in parole povere, come un orologio che pian piano si sta scaricando e che un giorno è destinato inevitabilmente a fermarsi. È ovvio, dunque, che non può essere sempre esistito, perché questo processo di "scaricarsi", non può essere in atto da un'eternità.

Se dunque la materia ha avuto un inizio, due sono le possibilità:
1) ha cominciato ad esistere spontaneamente dal nulla e senza causa;
2) l'ha creato Qualcuno che già esisteva.

Ma nel primo caso, non ci può essere più scienza, perché questa parte dal presupposto che "non c'è effetto senza causa". Se invece ogni cosa che esiste è un effetto senza causa, è inutile cercare cause per i fenomeni secondari che vi si manifestano: addio scienza e addio ragione! Rimane solo l'alternativa che il mondo visibile è stato creato da Qualcuno che esiste da sempre. Qualcuno che è eterno e immutabile e che deve essere anche infinitamente potente e intelligente. In una parola: Dio.
Anche la nostra coscienza (il nostro senso del bene e del male) testimonia dell'esistenza di Dio: di un Dio non solo potente, ma anche buono. Infatti, se Dio non c'è o se non è un Essere morale, non ha più senso parlare di "bene" e di "male". Non è possibile derivare leggi morali da ciò che è solo materiale. Se dunque il fatto fondamentale dell'universo non è che un Essere morale, la moralità diventa un'opinione o un mero gusto personale.

"Perciò - dice la Bibbia - essi sono inescusabili, perché... non hanno glorificato Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore senza intelligenza si è ottenebrato" (Rom. 1:21).




"Dio esiste, io l'ho incontrato". È questo il titolo di un libro scritto da André Frossard, molto noto in Francia. L'autore non dice: "Dio esiste, l'ho dimostrato", ma "l'ho incontrato". Non ci mette davanti una dimostrazione, ma un incontro personale con una persona vivente.

L'esistenza di Dio, per i non credenti, costituisce un difficile problema metafisico, ma questo problema non preoccupa più quelli che vivono in relazione con Dio. Se ho un contatto visivo, telefonico o epistolare con qualcuno, non proverei nessun interesse se qualcuno volesse dimostrarmi che il mio interlocutore esiste.

Le spiegazioni sull'esistenza di Dio, e soprattutto sul fatto che Gesù Cristo è il salvatore promesso da Dio, sono utili a chi ricerca la verità. Però l'esistenza di Dio si vede molto bene nella vita di chi realmente è in relazione con Lui, in risposta a ciò che Egli ha dato come testimonianza di sé. Gesù stesso ringraziava il Padre perché la comprensione dell'Evangelo non è questione di sapienza e d'intelligenza; basta essere umili e semplici come bambini (Matt. 11,25).

Molte persone partono da un diffuso pregiudizio, quello cioè secondo cui essere cristiano significhi credere ciecamente in certe cose scritte in un testo che si considera sacro, credere nell'esistenza storica di un personaggio ritenuto divino, ed avere "spento l'interruttore" del senso critico e del sano giudizio di ciò che viene proposto.
Non è così. Essere cristiano (attenzione: non cattolico, non protestante, insomma non una persona con un'etichetta religiosa, ma cristiano) significa aver fatto un incontro personale con Gesù Cristo nella propria vita.
Se qualcuno mi avesse solo detto: "Cristo è esistito tanto tempo fa", oppure "Fai quello che ti dice quella religione", avrei potuto rifiutare oppure accettare e seguire quelle idee. Ciò avrebbe fatto di me una persona migliore o peggiore? Avrebbe cambiato la mia vita in qualche modo? Avrei potuto avere la certezza di conoscere Dio?

Il Cristianesimo biblico non consiste nell'accettare intellettualmente un fatto, ma consiste in un incontro con una Persona vivente. Quella Persona è Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
La Bibbia non ci dà delle notizie e basta, lasciandoci poi a una religione o a un sistema di regole. Ci dice tutt'altro, e fa una promessa: che chiunque sinceramente vuole, può conoscere Dio attraverso quel Gesù di cui è scritto nei Vangeli e che ha detto: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". Si tratta, per una volta, di voler mettere da parte i dubbi e leggere con sincerità la Parola di Dio, prendendo in parola le promesse che Gesù ha fatto.

"In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati" (1 Giov. 4:10). "Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona dabbene qualcuno ardirebbe morire. Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rom. 5:7).

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