Il cammino cristiano




Pregare per i conduttori

da uno scritto del pastore Roberto Bracco

 

Ho constatato che, nel seno delle comunità, si prega raramente per il pastore e, quando si prega, la richiesta raccoglie pochi "amen" da parte dei fedeli. Partendo da questa constatazione, oso concludere, e spero di sbagliarmi, che anche nelle case cristiane si prega poco per i conduttori; forse c’è indifferenza o forse molti pensano che un pastore non ha bisogno delle preghiere innalzate per lui: è abbastanza forte, e può andare avanti da solo.

Invece la storia cristiana c’insegna che il modo più sicuro per sorreggere le braccia di un pastore, è proprio quello di pregare per lui.

Quando un servo di Dio sale sul monte del servizio, ha bisogno, come ebbe bisogno Mosè, di anime pronte ad essere al suo fianco e perciò anche oggi sono necessari novelli Aronne e volenterosi Hur, che sappiano costituirsi collaboratori di coloro che sono impegnati in un servizio di maggiore responsabilità.

Se avessi un pastore, vorrei pregare regolarmente per lui, ma soprattutto vorrei fare della mia intercessione un mezzo d’autentica comunione con lui. Non vorrei accontentarmi di pronunziare frettolosamente il suo nome, inserendolo meccanicamente in un elenco di altri nomi, forse pronunziati altrettanto frettolosamente, anzi vorrei fare una richiesta specifica e separata per la sua persona e per il suo ministerio.

Io credo che, consacrare una preghiera di intercessione ai bisogni del proprio pastore, sia altamente efficace, almeno, più efficace della richiesta gettata nel cumulo spesso troppo grande, di richieste, qualche volta generiche e qualche volta non "sentite". È inutile pronunciare il nome del pastore in orazione, se non si chiede qualcosa che si vuole realmente ottenere. Bisogna saper "combattere" in preghiera, bisogna sapere valorizzare quell’assistenza, che viene dall’Alto e che rende veramente potente l’intercessione e la richiesta dei santi.

La preghiera, dedicata fedelmente alle necessità del ministerio e alla persona del pastore, alimenta l’amore sincero per questi e perciò vorrei essere fedele nell’esercizio del mio compito di cristiano, anche, per impedire a me stesso di diventare insensibile ed indifferente verso il mio pastore. La comunione spirituale si concretizza su questo piano ed io vorrei avere sempre ed avere realmente comunione col mio pastore.

Ma, come ho già detto, la preghiera produce ricchezze che superano quella della sola comunione, perché per essa il ciclo si apre e le benedizioni celesti discendono copiose. Ho udito e letto testimonianze preziose su questo soggetto e tutte mi hanno concordemente insegnato, che un pastore riceve sempre aiuto validissimo dall’intercessione, che i fedeli umiliano a Dio per lui.

Molti grandi predicatori del più lontano o recente passato hanno affermato che il loro messaggio era semplicemente l’espressione o la "misura" delle preghiere innalzate, forse nel segreto, dai più umili servi del Signore.

Il pastore dal pulpito e i credenti dal segreto delle loro camerette di preghiera hanno, uniti, realizzato un incontro con Dio ed hanno esperimentato l’assistenza dello Spirito di Dio. Da questa autentica comunione è scaturita, e scaturirà sempre, la manifestazione della gloria celeste. Io non vorrei dimenticare nessuna richiesta, anzi, vorrei veramente combattere in preghiera per la vita morale, per la vita spirituale, per la vita familiare, per il servizio del mio pastore; anche con fatica vorrei sempre sorreggere le sue braccia davanti a Dio per la benedizione del popolo di Dio, per la mia benedizione.



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