La
messa e la transustanziazione
QUALCHE
COMMENTO SULLA MESSA
La dottrina cattolica
della messa, stabilita dal Concilio di Trento, afferma che essa è un sacrificio
propiziatorio che viene offerto per espiare i peccati dei viventi e dei morti
in Cristo.
La Bibbia insegna invece
che Gesù Cristo ha offerto sé stesso come "unico
sacrificio per i peccati" di coloro che credono (Ebrei 10:12;
vedi anche Romani 6:9-10), e che non vi è bisogno di ulteriori sacrifici
né di ripetizioni, perché "questo Egli l'ha
fatto una volta per sempre quando ha offerto sé stesso"
(Ebrei 7:25-27; 9:22,25-28).
Quindi non è possibile rinnovare il suo sacrificio per aiutare le anime
del purgatorio (da notare che la Bibbia non parla affatto del purgatorio, ma solo
di paradiso e inferno). Inoltre, fatto molto importante, la necessità di
ripetuti sacrifici dà l'idea che il sacrificio di Cristo non sia stato
sufficiente per la espiazione dei nostri peccati, ma che necessiti contribuire
ad essa con numerosi altri sacrifici complementari. Dio afferma, al contrario,
che il sacrificio di Cristo non può essere ripetuto perché è
sufficiente per tutti i tempi per la remissione dei nostri peccati: "Non
mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità.
Ora, dov'è remissione di queste cose, non c'è più luogo a
offerta per il peccato" (Ebrei 10:17-18). "Il sangue di Gesù
.. ci purifica da ogni peccato" (1 Giovanni 1:7).
Accanto alla dottrina cattolica del sacrificio giornaliero, c'è la tradizione
cattolica secondo la quale la sostanza del pane e del vino viene cambiata effettivamente
nel corpo e nel sangue di Cristo; ciò è chiamato transustanziazione.
Questa tradizione si introdusse nella chiesa cattolica verso il 380 d.C., divenne
dogma nel 1215 e si cominciò a inginocchiarsi davanti all'ostia nel 1226.
La chiesa cattolica,
accettando questa tradizione, cerca di sostenerla con le parole di Gesù:
"Questo è il mio corpo", ma queste parole non insegnano che il
pane subisce un cambiamento diventando letteralmente carne di Cristo. Gesù,
dopo aver detto "questo è il mio corpo", chiama il pane nello
stesso brano per ben tre volte "pane" (1 Corinzi 11:24-28). Lo
stesso pensiero troviamo riguardo al vino, il quale viene chiamato "frutto
della vigna" (Marco 14:25), quando invece avrebbe dovuto già essere
stato cambiato in sangue. Così per poter interpretare letteralmente le
tre volte che viene chiamato pane, è necessario interpretare figurativamente
le parole "questo è il corpo" nello stesso modo in cui interpretiamo
le parole di Cristo: "io sono la porta".
Nella messa non avviene alcun cambiamento (1), mentre nei miracoli
di Cristo ciò era evidente. Quando per esempio Cristo cambiò l'acqua
in vino, fu chiaro a tutti che non si trattava più d'acqua, ma di vino
(Giovanni 2:9-10). Questo cosiddetto cambiamento è impossibile anche perché
Cristo si trova corporalmente in cielo nell'età presente.
Ciò viene spiegato da Pietro in Atti 3:21 e riaffermato in Ebrei 10:12:
"Questi, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre,
si è posto a sedere alla destra di Dio". Cristo insegnava ai suoi
discepoli di fare la santa cena in ricordo di Lui e di ciò che ha fatto
per noi: "Fate questo in memoria di me" (1 Corinzi 11:24).
1) Nell'epistola agli Ebrei, l'apostolo Paolo ci ricorda che
le cose visibili sono solo immagine (ombra) delle cose invisibili, spirituali;
esse hanno il solo compito di far giungere al nostro spirito delle realtà
altrimenti incomprensibili alla ragione. La strada per arrivare a Dio infatti
non parte dalla ragione, ma dalla rivelazione data liberamente da Dio ai credenti.
Quando dunque Gesù dice: "Questo è il mio corpo, questo è
il mio sangue", di fatto il senso è: Come io ho fatto la volontà
del Padre mio e ho messo la mia vita sull'altare del sacrifico, così conviene
che anche voi facciate la stessa cosa.
Dicendo così, Gesù mette se stesso come esempio di vita da seguire.
Non sarà certo il nostro sangue purificatore di nessuno, perché
nessuno può mettere il suo sangue davanti alla giustizia di Dio, e alla
pari di Gesù, reclamare la salvezza di chicchessia; di certo, Iddio gradisce
il nostro sacrificio spirituale offerto sul suo altare interamente, e non accetta
sacrifici parziali.
Se vogliamo presentarci davanti ai simboli del pane e del vino, ricordiamoci che
il sacrificio di Cristo non è razionale, e nemmeno l'interpretazione può
esserlo.
Si vedano anche:
Qual è l'autorità finale?
La conversione di Giovanni Battista Treccani,
nipote di papa Paolo VI
Testimonianze di un ex sacerdote e di una ex
suora
Risposte ai miei amici cattolici
La tradizione cattolica
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