Il cammino cristiano




I morti ci vedono e ci ascoltano?

di D. Artusi

 

"Fabio dal cielo mi parla, e io scrivo. Dopo la morte di mio figlio ho pubblicato due libri, vendendo 250 mila copie: ora esce il terzo". Con tanto di "mappa divina di come fare per ottenere i miracoli".

Giacomo Arigò parla della sua serie di libri - intitolati "La Storia Più Bella" - al settimanale Oggi (novembre 2004). Lui è un padre che ha perso tragicamente il figlio 26enne, Fabio, per un linfoma.
"A un certo punto", racconta, "ho cominciato a interpretare alcune coincidenze singolari come messaggi inviatimi da mio figlio; ma la vera svolta c'è stata dopo 14 mesi: un'amica mi ha fatto incontrare Genni, una madre di famiglia che da 15 anni parla con l'aldilà".
Tanto il libro che il sito di Arigò sono ricchi di richiami a versi biblici. Ma la Bibbia non condanna forse il contatto con i defunti?

Arigò ammette: "In effetti, nell'Antico Testamento si afferma che chi interroga i morti è in abominio al Signore. Ma, il mio, tramite Genni, non è un interrogarli: i nostri cari non ci comunicano i numeri per vincere al lotto... riceviamo solo messaggi che rafforzano la nostra fede". In realtà, nemmeno il re Saul citato nella Bibbia interrogò i morti per vincere al gioco; egli anzi invocò il profeta Samuele per ricevere guida in un momento di bisogno, eppure la Bibbia lo cita come esempio di condanna da parte di Dio verso chiunque si mette in contatto con i defunti.

Arigò sostiene che "nel Vangelo di Marco, Gesù dice: chi opera per me non è mai contro di me". Ma Gesù stava parlando dei vivi, e più precisamente di persone che Lo riconoscevano pubblicamente come Salvatore ma non facevano parte del gruppo dei dodici discepoli più intimi. Comunque, la cosa importante da ricordare è che l'insegnamento di Gesù sull'aldilà non ammette il contatto tra vivi e morti (si legga ad esempio Luca 16:19-31). E non potrebbe essere altrimenti, dato che Gesù stesso ha ribadito che neppure un'apostrofo dell'Antico Testamento passerà finché non saranno passati il cielo e la terra. La proibizione di contattare i defunti non era un capriccio di Dio del passato, ma è un comandamento che il Signore ha stabilito per il nostro stesso bene, affinché non siamo raggirati da Satana, "perché anche Satana si traveste da angelo di luce".

Per rispondere alla domanda posta all'inizio, dunque, voglio ricordare che quando la Bibbia dice che i morti non sanno nulla (Eccl. 9:5), intende dire che non sanno più quello che avviene sulla terra, né quello che avviene ai loro congiunti, fratelli, sorelle, ecc. Nel libro di Giobbe per esempio è detto a proposito dell'empio che muore che "se i suoi figli salgono in onore, egli lo ignora; se cadono in disprezzo, egli non lo vede" (Giob. 14:21).

I morti dunque non sanno nulla di noi e neppure possono essere contattati, pregati, o evocati (note). Ricordiamoci che la consultazione dei morti a favore dei vivi è una pratica condannata dalla Parola di Dio (cfr. Lev. 19:31; Deut. 18:9-12) e che Saul, per averla praticata, fu fatto morire da Dio (cfr. 1 Cron. 10:13).

Come è scritto nel libro del profeta Isaia: "Se vi si dice: 'Consultate quelli che evocano gli spiriti e gl'indovini, quelli che sussurrano e bisbigliano', rispondete: 'Un popolo non dev'egli consultare il suo Dio? Si rivolgerà egli ai morti a pro dei vivi?' Alla legge! Alla testimonianza! Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui alcuna aurora. Andrà errando per il paese, affranto, affamato; e quando avrà fame, s'irriterà, maledirà il suo re ed il suo Dio. Volgerà lo sguardo in alto, lo volgerà verso la terra, ed ecco, non vedrà che distretta, tenebre, oscurità piena d'angoscia, e sarà sospinto in fitte tenebre" (Is. 8:19-22).


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