Il
panteismo alla luce della Scrittura
a
cura di G. Butindaro
Il panteismo (parola
che deriva dal greco pan 'tutto', e theòs 'Dio') è
la dottrina che identifica Dio con il tutto ed è una dottrina che si è
fatta molta strada grazie al New Age, il super-movimento
che in questi ultimi decenni si è divulgato per tutto il mondo e che attira
al suo interno soprattutto i giovani.
Ecco come Benjamin Crème, un esponente del New Age, esprime questa dottrina:
"In un senso non esiste un qualcosa che si possa chiamare Dio; Dio non
esiste. Eppure, in un altro senso, non esiste niente che non sia Dio - esiste
solo Dio (...) Tutto è Dio. E, siccome tutto è Dio, non c'è
Dio" (Benjamin Crème, The Reappearance of the Christ [La riapparizione
del Cristo], London 1980, pag. 110). Da ciò deriva che Dio non è
più il Creatore dell'universo ma bensì l'universo stesso. E l'uomo
non è più una creatura distinta nettamente da Dio, ma uno con Dio
e perciò Dio stesso (ma l'uomo lo ignora o lo ha dimenticato, e perciò
deve scoprirlo). Ecco infatti come si esprime Ruth Montgomery, anche lei esponente
del New Age, sull'uomo: "Noi siamo tanto Dio come Dio è parte
di noi ... ciascuno di noi è Dio ... assieme noi siamo Dio..."
(Ruth Montgomery, A World Beyond [Un mondo lontano], New York 1972, pag. 12).
La Sacra Scrittura afferma invece che esiste un Dio solo - dotato di personalità,
per cui è una Persona - che ha creato dal nulla, mediante la sua Parola,
tutte le cose visibili come anche quelle invisibili, "cosicché le
cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti" (Ebr. 11:3);
ed esse sussistono secondo che è scritto: "Tutto sussiste anche oggi
secondo i tuoi ordini, perché ogni cosa è al tuo servigio"
(Sal. 119:91). Quindi l'universo che noi vediamo non è Dio ma è
l'opera sua; è vero che Egli lo riempie, dice infatti Dio: "Non riempio
io il cielo e la terra?" (Ger. 23:24), ma rimane sempre distinto da esso
essendone il Creatore.
Gesù Cristo, il Figlio di Dio che discese dal cielo per rivelarci Dio,
in tutti i suoi insegnamenti non accennò mai al panteismo. Lui, prima di
venire in questo mondo, era presso Dio nel cielo, ed era presso Dio ancora prima
che ogni cosa fosse fatta. Egli conosceva appieno Dio, ma non identificò
mai Dio con l'universo o con il mondo. Difatti quando Egli disse di non giurare
disse di non giurare per il cielo "perché è il trono di Dio"
(Matt. 5:34), e neppure per la terra "perché è lo sgabello
dei suoi piedi" (Matt. 5:35). Come potete vedere Gesù chiamò
il cielo il trono di Dio e la terra lo sgabello dei suoi piedi, e naturalmente
c'è una grande differenza tra chi siede su un trono e il trono su cui siede,
tra lui e lo sgabello dei suoi piedi.
Per questo noi credenti non facciamo della natura una divinità, perché
crediamo che la natura rimanga sempre distinta dal suo Creatore e subordinata
a Lui. La natura non è la Divinità ma porta solo l'impronta della
Divinità che l'ha fatta; come dice infatti Paolo "le perfezioni invisibili
di lui, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente sin dalla
creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere sue" (Rom. 1:20).
Dunque, la terra e tutte le piante e tutti gli animali che essa contiene, il sole,
il cielo, le stelle, i pianeti, sono parte della creazione di Dio e ne dimostrano
la potenza e la perfezione, ma non sono parte del Creatore. E con questo Iddio
così grande, separato dalla creazione ma presente in ogni luogo, gli uomini
possono instaurare una relazione tramite il suo Figlio Gesù Cristo che
è alla sua destra nei luoghi altissimi; lo possono conoscere come Persona
vivente nella loro vita e possono lodarlo. Noi lo abbiamo conosciuto e attestiamo
ciò per esperienza personale.
Diciamo adesso qualcosa sull'uomo perché il panteismo porta l'uomo a cercare
la Divinità in se stesso e a credersi Dio. L'uomo non è altro che
una creatura di Dio, fatta di polvere, quindi la sua esistenza ha avuto un inizio,
che possiede una natura umana con molti e molti limiti (cfr. Giob. cap. 38,39,40,41;
Matt. 5:36; Luca 12:25,26), a differenza del suo Creatore, cioè Dio, che
esiste da sempre, è spirito e non possiede limiti di nessun genere appunto
perché Dio (cfr. Matt. 19:26; Luca 18:27). Oltre a ciò l'uomo pecca
perché il peccato abita in lui (cfr. Eccl. 7:20), mentre Dio non pecca
e non può peccare perché santo, giusto e puro (cfr. Sal. 99:9).
Dunque c'è una netta e grande (direi abissale) differenza tra l'uomo e
Dio; l'uomo è una debole creatura che sbaglia in molte cose, mentre Dio
è l'eterno e onnipotente Creatore che non sbaglia mai. Dobbiamo quindi
dire assieme al saggio Elihu: "Dio è più grande dell'uomo"
(Giob. 33:12).
Il panteismo induce l'uomo a cercare Dio in se stesso, perché in base a
questa credenza, la Divinità è in lui e non fuori di lui; egli "deve
risvegliare" la sua natura divina nascosta al suo interno e non deve affatto
cercare con tutto il suo cuore il Creatore di tutte le cose che è fuori
di Lui il cui trono è il cielo e il cui sgabello è la terra. Avviene
così che l'uomo che crede nel panteismo pensa di possedere un potenziale
al suo interno che se risvegliato e scoperto riuscirà a risolvere tutti
i suoi problemi, fisici e spirituali, e materiali, perché lui diventerà
il padrone della sua vita, colui che crea la realtà attorno a lui (si vedano
in proposito: 1 e 2).
E quindi sarà portato a confidare in se stesso (il che avviene di fatto),
nel suo cuore ingannevole, nella sua impotenza anziché in Dio, il vero
Dio, che ha fatto tutte le cose e a cui ci si arriva soltanto per mezzo di Gesù
Cristo il suo Figliuolo. Questa è chiaramente una opera di Satana, il Seduttore
di tutto il mondo, che cerca in tutte le maniere di distogliere le persone dal
mettersi a cercare l'Iddio personale di cui parla la Scrittura e dal confidare
nella sua illimitata e reale potenza. Il frutto dunque del panteismo è
l'insuperbimento dell'uomo; l'uomo è trascinato inesorabilmente ad innalzarsi
sfacciatamente contro Dio innanzi tutto perché, pensando di essere per
natura divino, egli si mette a cercare Dio in lui e poi perché giunge alla
errata conclusione di essere Dio, di essere perciò lui sul trono a governare
la sua vita, lui il conduttore della sua vita, lui il salvatore di se stesso e
quindi che non ci sia il benché minimo bisogno di mettersi a cercare fuori
di lui l'Iddio e Padre del Signore Gesù Cristo, di cui parla la Scrittura,
per sperimentare la sua salvezza e la sua misericordia. Possiamo dire che la dottrina
panteista porta l'uomo ad adorare se stesso; ecco una eloquente affermazione di
Shirley MacLaine (nota attrice americana che da anni divulga idee del New Age)
che conferma questo: "Tu non devi mai adorare nessuno o nessun'altra cosa
al di fuori di te stesso. Poiché tu sei Dio" (Shirley MacLaine,
Dancing in the Light [Danzando nella Luce] pag. 358).
In realtà questo modo di vedere l'uomo come Dio o parte di Dio non è
altro che una delle svariate forme in cui si manifesta la superbia della vita
che come dice l'apostolo Giovanni "non è dal Padre ma è dal
mondo" (1 Giov. 2:16). Ma Dio resiste a chi si insuperbisce in cuore suo
e si innalza su di Lui, infatti "Dio resiste ai superbi" (1 Piet. 5:5;
Prov. 3:34), e Gesù disse che "chiunque s'innalzerà sarà
abbassato" (Matt. 23:12). Un esempio scritturale di come Dio umilia coloro
che s'innalzano contro di lui dicendosi "Dio" lo abbiamo nel libro del
profeta Ezechiele dove si legge: "Figliuol d'uomo, dì al principe
di Tiro: Così parla il Signore, l'Eterno: Il tuo cuore s'è fatto
altero, e tu dici: Io sono un dio! Io sto assiso sopra un trono di Dio nel cuore
dei mari! mentre sei un uomo e non un Dio, quantunque tu ti faccia un cuore simile
al cuore d'un Dio .... Poiché tu ti sei fatto un cuore come un cuore di
Dio, ecco, io fo venire contro di te degli stranieri, i più violenti di
fra le nazioni; ed essi sguaineranno le loro spade contro lo splendore della tua
saviezza, e contamineranno la tua bellezza; ti trarranno giù nella fossa,
e tu morrai della morte di quelli che sono trafitti nel cuore dei mari"
(Ez. 28:2,6-8).
Per confermare ciò con un esempio dei nostri giorni voglio citare la testimonianza
di Rabindranath R. Maharaj che prima di convertirsi era uno yoghi (cioè,
chi ha raggiunto un buon livello nell'esercizio dello yoga) che nella sua ignoranza
riteneva di essere Dio:
"Accarezzando
una grande, profumata ghirlanda di fiori che pendeva dal mio collo, mi ero sistemato
accanto all'altare e salutavo gli intervenuti che uscivano alla fine della cerimonia.
Una vicina di casa depose ai miei piedi diverse monete, una dopo l'altra, e s'inchinò
per ricevere la mia benedizione, il colpetto d'incoraggiamento shakti che ogni
adoratore brama di ricevere, a causa dei suoi effetti soprannaturali. Sapevo che
si trattava di una povera vedova che guadagnava pochissimo per le lunghe ore di
duro lavoro che svolgeva. ... Gli dèi avevano decretato che questo doveva
essere il sistema dei doni da farsi ai bramini, ed i Veda pure avevano dichiarato
che questa pratica sarebbe stata di grande beneficio per il donatore. ...
Mentre stavo allungando la mano per toccarle la fronte quale conferma della mia
benedizione, trasalii udendo una voce piena di indubbia, onnipotente autorità:
'Rabi, tu non sei Dio!'. Il mio braccio si arrestò a mezz'aria. 'Tu...
non... sei... Dio!' Queste parole mi colpirono come il fendente di un machete
che taglia ed abbatte le alte canne verdi. Mi resi istintivamente conto che era
stato il vero Dio, il Creatore di ogni cosa, che aveva pronunciato queste parole
e cominciai a tremare. Volere pretendere di benedire quella donna che si era inchinata,
era un inganno, una frode manifesta. Ritrassi la mano ... mi trovavo completamente
abbattuto, sotto la riprensione del vero Dio, scosso nella coscienza per avere
osato di accettare l'adorazione che solo a lui era dovuta" (Rabindranath
R. Maharaj, Morte di un guru, Isola del Gran Sasso (TE) 1994, pag. 137-138).
Quindi, fratelli, badate
a voi stessi e riprovate questa dottrina. A coloro che pensano di essere Dio o
magari stanno cercando di scoprire la loro presunta divinità dico questo:
lasciate i vostri peccati e credete nel Signore Gesù Cristo per ricevere
la salvezza, e la vita eterna. Conoscerete così Dio, il Creatore di tutte
le cose, e il suo Figliuolo che dopo aver dato la sua vita per noi è risorto ed
è alla destra del Padre nei luoghi altissimi.
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