Il concetto di reincarnazione offre una spiegazione alternativa affascinante riguardo
alle origini dell'uomo e al suo destino. C'è un interesse crescente su
questo argomento oggi, grazie soprattutto ai libri e alle riviste, alle trasmissioni
televisive, i film e le conferenze. Molte di queste fonti sono collegate al mondo
del sapere esoterico e delle cosiddette scienze occulte. La reincarnazione è
anche un soggetto particolarmente "caldo" su internet. È accettata
non soltanto dai seguaci delle religioni orientali e delle correnti new age, ma
anche da tanti che non condividono tali interessi e dottrine esoteriche.
La reincarnazione sembra
dare speranza per la continuazione dell'esistenza della persona, che può
nelle vite successive avere maggiori possibilità di conseguire la liberazione.
Appare come una fonte di conforto specialmente per coloro che cercano liberazione sulla
base delle proprie possibilità interiori. D'altra parte, la reincarnazione
è un modo per liberarsi dalla preoccupazione del giudizio finale da parte
di un Dio imparziale, e dalle conseguenze eterne che avrebbero le proprie azioni
se ci fosse una sola esistenza da vivere in questo mondo.
Un altro motivo importante per cui molti credono alla reincarnazione è
che essa sembra spiegare il motivo delle differenze che esistono tra le persone.
Prendendo in considerazione gli estremi, notiamo alcuni che sono in buona salute,
e altri tormentati da handicap che li accompagnano per tutta la vita. Alcuni sono
ricchi, altri vivono nella miseria. Alcuni trovano realizzazione nella religiosità,
mentre altri nonostante i loro sforzi non sono mai soddisfatti.
Le religioni orientali spiegano che queste differenze sono il risultato delle
vite precedenti che una persona ha vissuto, bene o male, di cui si raccolgono
i frutti nella vita presente attraverso l'azione del karma. Ecco dunque che la
reincarnazione sembra essere un modo perfetto per punire o ricompensare le proprie
opere, senza il bisogno di credere alla realtà di un Dio personale.
Considerato l'enorme
impatto che questa ideologia ha sulla vita sociale e spirituale delle persone,
analizzeremo di seguito gli argomenti principali:
A) La reincarnazione
nelle religioni del mondo;
B) Il ricordo di vite precedenti come prova della reincarnazione;
C) La reincarnazione e la giustizia cosmica;
D) La reincarnazione e il Cristianesimo.
A) LA REINCARNAZIONE NELLE
RELIGIONI ORIENTALI
Quello della reincarnazione
non è un concetto tanto antico come si pensa. Non è un elemento
comune a molte delle antiche religioni conosciute, e la sua origine non appartiene
a un passato immemorabile.
La forma classica della
dottrina della reincarnazione fu formulata in India, ma certamente non prima del
9° secolo a.C., quando gli scritti brahmani furono composti. Quando le Upanihad
(tra il 7° e il 5° secolo a.C.) ebbero definito chiaramente il concetto,
esso fu adottato dalle altre grandi religioni orientali che ebbero origine in
India, il Buddismo e il Giainismo. In seguito alla diffusione del Buddismo, la
reincarnazione fu poi adottata dal Taoismo cinese, ma non prima del 3° secolo
a.C.
Le antiche religioni
del mondo mediterraneo svilupparono credi reincarnazionisti piuttosto differenti.
Ad esempio, il platonismo greco affermava la preesistenza dell'anima in un mondo
celestiale e la sua caduta in un corpo umano. Per liberarsi, l'anima aveva bisogno
di essere purificata mediante la reincarnazione. In questo Platone fu fortemente
influenzato dalle più antiche scuole filosofiche. Il primo importante sistema
filosofico greco ad adottare una visione della reincarnazione paragonabile a quella
induista fu quello neoplatonico, nato nel 3° secolo d.C., sotto influenze
orientali.
Nel caso dell'antico
Egitto, il Libro Egizio dei Morti descrive il viaggio dell'anima verso l'altro
mondo senza ritornare alla terra. E' noto che gli antichi egizi imbalsamavano
i morti in modo che il corpo potesse essere preservato e accompagnare così
l'anima nell'altro mondo. Ciò suggerisce che questo popolo credesse nella
resurrezione anziché nella reincarnazione.
Allo stesso modo, in molti casi di antiche religioni tribali che oggi sono descritte
come aderenti al concetto di reincarnazione, si tratta invece di credenza nella
preesistenza dell'anima prima della nascita o nella sua sopravvivenza indipendente
dopo la morte. Ciò non è collegabile all'idea classica di trasmigrazione
da un corpo fisico a un'altro secondo una la legge impersonale come quella del
karma.
LA REINCARNAZIONE NELL'INDUISMO
L'origine del samsara
va cercato nell'Induismo e nei suoi scritti classici. Non può essere apparsa
prima del 9° secolo a.C. perché gli inni vedici (i più antichi
testi nell'Induismo) non la menzionano; ciò prova che la dottrina della
reincarnazione non era stata ancora formulata al tempo della loro stesura (tra
il 13° e il 10° secolo a.C.).
A quel tempo - come
si evince ad esempio dall'esegesi del rituale funerario - si credeva che l'uomo
continuava ad esistere dopo la morte come persona completa. Tra l'uomo e gli dèi
esisteva un distinzione assoluta, come in tutte le altre religioni politeistiche
del mondo. Siamo piuttosto lontani dal concetto di una fusione impersonale con
la fonte di tutta l'esistenza, che troviamo più tardi negli Upanishad.
Troviamo poi Yama,
il dio della morte (menzionato anche nei testi sacri buddisti e taoisti), che
regnava sulle anime dei defunti; a lui le famiglie facevano delle offerte in favore
dei propri cari deceduti.
La giustizia divina era amministrata dagli dèi Yama, Soma e Indra, non
da una legge impersonale come il karma. Queste divinità, anzi, avevano
il potere di gettare i malvagi in una buia prigione eterna dalla quale essi non
sarebbero mai più potuti scappare (Rig Veda 7,104,3-17).
(Per uno studio sull'evoluzione
e la relazione tra le dottrine religiose politeiste e monoteiste si veda questo
documento.)
La premessa per l'ottenimento
di una ricompenza per le proprie azioni in una nuova esistenza terrena (invece
di una celeste) apparve negli scritti brahmani (9° secolo a.C.). In essi si
affermava una limitata immortalità celeste, che dipendeva dalle opere e
della qualità dei sacrifici fatti duranti la vita. Dopo aver raccolto la
ricompensa per queste cose, l'uomo doveva affrontare un'altra morte nel regno
celeste (punarmrityu) e quindi ritornare all'esistenza terrena. L'antidoto a questa
situazione era considerato come conoscenza esoterica, ottenibile solo durante
la propria esistenza terrena.
LA REINCARNAZIONE NEGLI UPANISHAD
Gli Upanishad furono
i primi scritti in cui si spostò il luogo della "seconda morte"
dal cielo alla terra, identificandone la giusta soluzione con la conoscenza dell'identità
atman-Brahman.
L'ignoranza della propria
individualità (atman o purusha) mette in azione il karma, la legge di causa
ed effetto della spiritualità orientale. La sua prima formulazione può
essere trovata in Brihadaranyaka Upanishad (4,4,5): "Secondo come si agisce,
secondo come ci si comporta, così si diventa. Chi fa bene diventa bene.
Chi fa male diventa male. Si diventa virtuosi con le azioni virtuose, malvagi
con le azioni malvagie".
La reincarnazione (samsara)
è la via pratica con cui si raccoglie il frutto delle proprie azioni. Pertanto,
l'individuo è obbligato a entrare in una nuova esistenza materiale finché
tutto il debito karmico che ha accumulato è pagato (Shvetashvatara Upanishad
5,11).
Qui può essere
osservata una mutazione fondamentale nel significato della vita dopo la morte
in confronto alla prospettiva vedica. Abbandonando il desiderio di avere comunione
con gli dèi (Agni, Indra, ecc.), conseguita come risultato dei buoni sacrifici
portati, gli Upanishad giungono a considerare il destino finale dell'uomo come
una fusione impersonale tra atman e Brahman, raggiungibile esclusivamente tramite
la conoscenza esoterica. In questo nuovo contesto, il karma e la reincarnazione
sono gli elementi chiave che segneranno da ora in poi ogni particolare sviluppo
nell'Induismo.
LA REINCARNAZIONE NEI PURANA
Nel Bhagavad Gita,
che è parte del Mahabharata, il concetto di reincarnazione è espresso
chiaramente come un processo naturale della vita che dev'essere seguito da tutti
i mortali (2,13; 2,22).
Nei Purana invece la
speculazione su questo soggetto è più sostanziale e si considerano
dei destini specifici per ogni tipo di male che si commette: chi uccide un sacerdote
rinasce tisico, chi uccide una mucca rinasce gobbo o demente, chi uccide una vergine
rinasce lebbroso, chi mangia la carne rinasce di colore rosso, chi ruba del cibo
rinasce topo, chi ruba del grano rinasce locusta, chi ruba profumo rinasce puzzola,
e così via (Garuda Purana 5).
Simili punizioni si
trovano anche nelle Leggi di Manu (12, 54-69).
INDUISMO: CHI O COSA SI REINCARNA?
Secondo gli Upanishad
e la filosofia Vedanta, l'entità si reincarna nell'sè impersonale
(atman). L'atman manca non ha un elemento personale, ragion per cui l'uso del
pronome riflessivo "sè" (l'io) non è corretto. Si può
definire l'atman solo negando ogni attributo personale. Sebbene esso costituisca
il substrato esistenziale dell'esistenza umana, l'atman non può essere
ciò che trasporta il "progresso spirituale" della persona, perché
non può mantenere nessun dato prodotto nel dominio illusorio dell'esistenza
psico-mentale. Il progresso spirituale che si accumula verso la realizzazione
dell'identità atman-Brahman è registrato dal karma, o piuttosto
da una minima quantità di debito karmico. A seconda del proprio karma,
alla (ri)nascita l'intero essere fisico e mentale che costituisce l'essere umano
viene ricostruito. A questo livello, la persona così rimodellata sperimenta
i frutti delle "sue" azioni derivanti dalle vite precedenti e deve fare
del suo meglio per fermare il circolo vizioso avidya-karma-samsara.
Per cercare di spiegare
il meccanismo della reincarnazione, l'Induismo Vedanta ha adottato il concetto
di un corpo sottile (sukshma sharira) che resta attaccato all'atman per tutta
la durata della sua schiavitù, e registra i debiti karmici e li trasmette
da una vita all'altra. Comunque, questo "corpo sottile" non può
essere una forma in grado di preservare gli attributi personali, in quanto non
offre informazioni riguardanti le vite precedenti alla presente vita psico-mentale.
Tutti questi dati sono cancellati, così che i fatti registrati dal corpo
sottile sono una somma delle tendenze nascoste o impressioni (samskara) provenienti
dal karma. Si materializzano inconsciamente nella vita dell'individuo, senza dargli
alcun modo di comprendere la sua condizione attuale. Non esiste nessuna possibile
forma per trasmettere la memoria cosciente da una vita all'altra, perché
il suo dominio appartiene al mondo delle illusioni e si dissolve alla morte.
Nei darshana Samkhya
e Yoga, l'entità che si reincarna è chiamata purusha, un equivalente
dell'atman. Data l'assoluta dualità tra purusha e prakriti (sostanza),
niente di ciò che appartiene alla vita psico-mentale può passare
da una vita all'altra perché appartiene alla prakriti, che a una relazione
meramente illusoria con la purusha. Comunque, nello Yoga Sutra (2,12) viene definito
un meccanismo simile per la trasmissione degli effetti del karma da una vita all'altra,
come nel caso della Vedanta. Il serbatoio del karma è chiamato karmashaya.
Esso accompagna la purusha da una vita all'altra, e rappresenta l'insieme delle
impressioni (samskara) che non hanno potuto manifestarsi nei limiti di una data
vita. Non si tratta assolutamente di una memoria cosciente, di un insieme di informazioni
che la persona può usare consciamente o di un nucleo di personalità,
perché il karmashaya non ha niente a che fare con le abilità psico-mentali.
Questo deposito di karma serve soltanto come meccanismo per adattare gli effetti
del karma sulla vita della persona. Impone in modo meccanico e impersonale la
rinascita (jati), la durata della vita (ayu) e le esperienze che devono accompagnarla
(bhoga).
LA REINCARNAZIONE NEL BUDDISMO
Il Buddismo nega la
realtà di un sè permamente, e spiega l'esistenza umana come un mero
accumulo di cinque aggregati (skandha), che hanno una relazione funzionale di
causa-effetto: 1) il corpo (la forma materiale e i sensi), 2) sensazione (prodotto
dei sensi), 3) percezione (costruito sulla sensazione), 4) attività mentale,
e 5) consapevolezza.
Tutti e cinque gli elementi, e l'insieme che essi costituiscono, sono non permanenti
(anitya); sono sottoposti a una continua trasformazione, e non posseggono un principio
dimorante in essi, un "sè". L'uomo solitamente pensa di averne
uno a motivo della sua coscienza di se stesso. Ma essendo egli stesso in un continuo
processo di trasformazione e cambiamento, la coscienza non può essere identificata
con un sè che si possa supporre essere permanente. Oltre i cinque aggregati
menzionati prima non può essere trovato nient'altro nell'uomo.
Comunque, qualcosa
deve potersi reincarnare, secondo i dettami del karma. Quando fu chiesto al Buddha
la spiegazione delle differenze tra le persone riguardo alla durata vitale, malattie,
benessere materiale, ecc., egli rispose che gli uomini ereditano le conseguenze
delle loro azioni, e che queste stabiliscono la loro condizione bassa o elevata
(Majjhima Nikaya 3,202).
Se non esiste un vero
sè, chi eredita allora le azioni e si reincarna? Buddha rispose che solo
il karma passa da una vita all'altra, usando la figura della luce di una candela,
che è derivata da un'altra candela senza possedere una sostanza propria.
Il Buddismo insegna che nella stessa maniera si ha la rinascita senza il trasferimento
del sè da un corpo all'altro. L'unico collegamento tra una vita e la successiva
è di natura causale. Questa è sensa dubbio la più assurda
definizione di reincarnazione che si sia mai avuta. Nella Sutra della Ghirlanda
(10) si legge (trad.): "A seconda delle azioni compiute, si hanno le conseguenze
che ne risultano; ma chi agisce non ha esistenza: questo è l'insegnamento
del Buddha".
Le scuole Yogachara
e Vajrayana (Buddhismo tibetano) del Buddismo Mahayana insegnano che esiste un'entità
che si reincarna: è la consapevolezza (uno dei cinque aggregati), che ha
dunque la stessa funzione dell'atman della Vedanta. Il Libro Tibetano dei Morti
descrive in dettaglio le presunte esperienze avute nello stato intermedio tra
due incarnazioni, suggerendo che il defunto mantiene i suoi attributi personali.
Sebbene in questo caso non viene detto chiaramente cosa sopravvive dopo la morte,
è menzionato un corpo mentale che non può essere toccato dalle visioni
che il defunto sperimenta (12).
Qualunque sia la condizione
del defunto dopo la morte secondo il Buddismo, è evidente che un eventuale
nucleo personale svanirebbe subito dopo la nascita, pertanto non può esservi
alcun elemento psico-mentale trasmesso da una vita all'altra. La persona nata
non ricorda niente delle vite precedenti, né dei viaggi da uno stato intermedio
a un altro (bardo).
Un altro elemento contraddittorio
nella teoria buddista della reincarnazione è l'estrema rarità della
reincarnazione come esseri umani. Il Buddha insegnò nella Chiggala Sutta
che è una rara coincidenza l'ottenere un corpo umano, proprio come è
una rara coincidenza che sorga nel mondo un Tathagata, un individuo degno e consapevole.
Volendo prendere alla
lettera le parole del Buddha (Samyutta Nikaya 35,63), è stato calcolato
che la possibilità di incarnarsi come essere umano è di una sola
possibiltà su un numero di anni pari a 5 seguito da 16 zeri. Questo numero
è pari a 5 milioni di volte l'età dell'universo.
LA REINCARNAZIONE NEL TAOISMO
Quello della reincarnazione
è un concetto difficile da trovare negli aforismi del Tao-te Ching (6°
secolo a.C.), pertanto dev'essere apparso più tardi nel Taoismo. Sebbene
non venga specificato cosa si reincarna, la dottrina taoista sostiene che qualcosa
passa da una vita all'altra. Un importante testo del Taoismo, il Chuang Tzu (4°
secolo a.C.) afferma:
"La nascita non
è un inizio; la morte non è una fine. C'è esistenza senza
limiti; c'è continuità senza un punto d'inizio. ... C'è la
nascita, c'è la morte, c'è l'uscire, c'è l'entrare. Ciò
attraverso cui si passa dentro e fuori senza vederne la forma, è il Portale
di Dio" (23).
LA REINCARNAZIONE NEL PENSIERO MODERNO
Quando il concetto
orientale di reincarnazione arrivò in Europa, il suo significato cambiò.
Durante il Medioevo fu una dottrina riservata agli iniziati di alcune tradizioni
occulte (Ermetismo, Catarismo, ecc.), che l'avevano assorbita dal Neo-platonismo.
Una più ampia accettazione della reincarnazione fu promossa nel mondo Occidentale
solo dagli inizi del secolo scorso, dalla Teosofia e in seguito dall'Antroposofia.
Il loro intenso lavorio, combinato con quello di molti guru orientali e occultisti
occidentali, e in particolare dal movimento New Age, determinò un'ampia
accettazione della reincarnazione nella nostra società, così che
questo concetto fu ricevuto come una delle dottrine più intriganti sulle
origini e sul significato della vita.
Comunque, la "versione
moderna" è sostanzialmente diversa da quella insegnata dalle religioni
orientali. Lungi dall'essere un tormento dal quale l'uomo deve fuggire a ogni
costo tramite l'abolizione della propria identità, il pensiero New Age
considera la reincarnazione come una progressione dell'anima verso più
alti livelli di esistenza spirituale.
Influenzati dal contesto culturale cristiano ma opponendosi totalmente all'ideologia
orientale classica, molti reincarnazionisti oggi pensano che l'entità che
si reincarna è l'anima, che preserva gli attributi della personalità
da una vita all'altra. Questo compromesso ovviamente emerge dal desiderio di adattare
la dottrina della reincarnazione al pensiero occidentale. Il concetto di un atman
impersonale che si reincarna era troppo astratto per essere accettato facilmente,
così gli occidentali avevano bisogno di una versione più innocua
di questa dottrina per poterla accettare.
Sebbene questa tendenza sia prova dello struggersi dell'anima per un destino personale,
non c'è molta somiglianza con la spiritualità orientale classica,
che la rigetta come qualcosa di completamente perverso.
Le informazioni che abbiamo visto sul significato della reincarnazione nelle religioni
orientali e sulla natura dell'entità che si reincarna, ci saranno utili
per esaminare quelle che oggi vengono considerate prove della reincarnazione.
Nell'analizzarle, dobbiamo ricordare che nel concetto orientale di reincarnazione
non può esistere alcun elemento personale che passi da una vita alla successiva.
B) IL RICORDO DI VITE PRECEDENTI
COME PROVA DELLA REINCARNAZIONE
Oggi molti degli occidentali
che accettano la reincarnazione sostengono che essa può essere dimostrata
scientificamente. Solitamente basano la loro convinzione sulle cosiddette esperienze
di vite precedenti, che rappresentano l'abilità di alcune persone di ricordare
fatti delle loro presunte vite precedenti.
Vi sono due occasioni in cui si può osservare questo fenomeno. La prima
è una sessione di ipnosi, in cui si tenta di far regredire una persona
al tempo che precede la sua nascita. L'altra si ha quando alcuni bambini spontaneamente
ricordano un'identità di una loro vita passata, meravigliando i vicini
con dettagli specifici che coincidono con quelli della vita di una persona defunta.
Queste esperienze possono essere considerate delle prove valide a sostegno della
reincarnazione?
LA REGRESSIONE IPNOTICA COME PROVA DELLA REINCARNAZIONE
L'ipnosi può
essere definita come un metodo per indurre uno stato alterato di coscienza, che
fa sì che la persona divenga molto ricettiva ai suggerimenti dell'ipnotista.
Il metodo è stato in psicanalisi per il trattamento delle malattie psichiche,
evocando gli eventi dolorosi che ne sono stati causa nel passato (specialmente
durante l'infanzia), e poi suggestionando la persona in modo che possano guarire
quelle ferite che ne affliggono ancora il presente.
Sebbene vi siano dei risultati incoraggianti nell'uso di questo tipo di terapia,
è un fatto che l'ipnosi può mischiare la fantasia con i ricordi
autentici o addirittura creare episodi interamente inventati. In stato profondo
di ipnosi, alcuni soggetti hanno dichiarato di avere avuto esperienze "fuori
dal corpo" (OOB), e di aver viaggiato in misteriosi luoghi spirituali. Altri
hanno avuto un'esperienza mistica di unità con l'universo.
La regressione ipnotica
cominciò ad essere utilizzata come metodo per "ricordare le vite precedenti"
nel 1952, quando Ruth Simmons del Colorado (USA), fu portata mediante ipnosi "indietro
nel tempo" fino a prima della sua nascita. Improvvisamente ella cominciò
a parlare con un marcato accento irlandese, affermando che il suo nome era Bridey
Murphy e che viveva in Irlanda nell'anno 1890. Le sue brevi descrizioni sembravano
descrivere bene la società irlandese del tardo 19° secolo. Si credette
allora che era stata trovata la prova scientifica della reincarnazione. Perciò,
questo metodo fu usato da un numero sempre crescente di ipnotisti per ottenere
informazioni sulle presunte vite passate dei loro pazienti.
Recentemente il metodo si è diffuso in molti ambienti e viene usato per
spiegare il motivo di paure e ansie. Durante la regressione, alcuni pazienti adottano
personalità diverse, cambiano voce, comportamento ed espressione facciale.
Tutte le informazioni ottenute sono il risultato di un dialogo tra l'ipnotista
e il paziente, in cui le domande devono essere poste in modo semplice e chiaro
al fine di ottenere la giusta risposta.
Fintanto che le informazioni
prodotte da queste persone non possono essere state apprese durante l'arco della
loro vita, possiamo desumere che si tratti di reali residui di esperienze di vita
passata. Questa conclusione solleva però diverse difficoltà, in
quanto esistono altre spiegazioni plausibili a questi fenomeni.
Una possibile spiegazione,
valida per una parte dei casi, è la criptoamnesia. Così come l'ipnosi
può essere usata per riportare a galla ricordi dimenticati del proprio
passato, fatti che non sono più disponibili alla memoria cosciente, allo
stesso modo può essere utilizzata per rievocare informazioni udite da altre
persone, lette nei libri, o viste nei film, in cui il soggetto dell'ipnosi viene
coinvolto come partecipante durante la seduta. La sua memoria subcosciente ha
immagazzinato quelle informazioni e l'ipnosi ne determina l'uso in uno scenario
completamente fittizio. Ian Stevenson, uno dei più importanti ricercatori
su questo fenomeno, cita un caso a conferma di quanto detto:
"Vi è un
altro caso inglese che è stato studiato da un docente universitario di
Cambridge. Una giovane donna sembrava in grado di descrivere la vita di una certa
Blanche Poynings, vissuta nel 14° secolo alla corte di Riccardo II. Diede
un gran numero di dettagli sulla gente conosciuta da questa persona, citò
diversi nomi propri e parlò del tipo di vita che ella conduceva. Gli studiosi
continuarono a scavare nei suoi ricordi, finché a un certo punto le chiesero
specificamente quale fosse la fonte di quelle informazioni. In stato di trance
ipnotica, la ragazza stessa citò i riferimenti di un libro, Countess Maud,
pubblicato verso la fine del 19° secolo; un romanzo classico vittoriano incentrato
sulla corte di Riccardo II. Il soggetto era stato leggermente alterato, ma essenzialmente
ciò che la ragazza aveva descritto proveniva da quel libro. Si scoprì
poi che sua zia aveva in casa una copia del libro. La giovane non ricordava di
averlo letto, ma ricordava distintamente di averne sfogliato le pagine" (Omni
Magazine, 10(4):76, 1988).
Un aspetto intrigante
delle testimonianze registrate sotto ipnosi è il fatto che esse dipendono
pesantemente dai dati preesistenti nell'attuale conoscenza storica. In molti casi,
sebbene le informazioni corrispondono ai dati storici generalmente riconosciuti,
successive scoperte archeologiche le contraddicono, sollevando seri dubbi sulla
veracità di queste "vite precedenti".
Ian Wilson, un altro importante ricercatore di questi fenomeni, descrive molti
casi del genere nel suo libro Reincarnation (p. 88-90). Una delle persone citate
nel libro diceva di essere la reincarnazione di un antico egizio vissuto durante
il regno del faraone Ramses III. Ma invece di dire che la capitale era "No",
disse che il nome era "Tebe" (quello che i greci usarono molto tempo
dopo). D'altra parte, un antico egizio non avrebbe mai potuto dire di conoscere
un faraone basandosi sul numero (Ramses III), dato che la numerazione dei faraoni
fu adottata dagli egittologi vittoriani durante il 19° secolo. Un altro errore
fu il fatto di menzionare l'uso dei sesterzi come moneta, la quale fu introdotta
dai romani solo mille anni più tardi.
Un altro caso riguardava una persona che raccontava di aver assistito agli sbarchi
dei vichinghi nel Nord America durante l'11° secolo. Secondo la descrizione
data, essi indossavano elmetti con dei corni, il che non è storicamente
vero. Negli ultimi anni gli studiosi hanno provato che quest'idea, per quanto
comune, è falsa, in quanto i vichinghi indossavano copricapi conici. Gli
elmetti cornuti venivano indossati soltanto durante le cerimonie religiose da
individui di alto rango. Questi e altri casi dimostrano che le esperienze di "ricordi
di vite passate" dipendono moltissimo dalla conoscenza storica che l'uomo
ha al momento in cui viene effettuata la seduta di regressione ipnotica, e che
spesso queste informazioni vengono contraddette dalle scoperte più recenti,
dimostrandone l'infondatezza.
Questo è anche il motivo per cui gli scrittori di esperienze di reincarnazione
di solito evitano di menzionare dati specifici che a un esame più attento
potrebbero essere confutati.
Un'altra possibile
spiegazione per il fenomeno dei ricordi delle vite passate è l'influenza
dell'ipnotista stesso, la cui capacità di suggestionare è una condizione
"sine qua non" all'efficacia dell'ipnosi. L'altro fattore necessario
è la ricettività del paziente alle suggestioni dell'ipnotista. Sebbene
le due condizioni determinino l'efficienza dell'ipnosi quando è usata nel
trattamento psichiatrico, nel caso della regressione l'abilità dell'ipnotista
di suggestionare può diventare un grave impedimento all'ottenimento di
informazioni reali, in quanto può contaminare la storia del paziente. Ian
Stevenson afferma:
"Nella mia esperienza,
quasi tutte le cosiddette personalità precedenti evocate mediante l'ipnosi
sono del tutto immaginarie e sono il risultato del desiderio del paziente di ubbidire
ai suggerimenti dell'ipnotista. Non è un segreto che siamo altamente suggestionabili
quando siamo sotto ipnosi. Questo tipo di investigazione può in realtà
essere pericoloso. Alcuni sono stati terribilmente spaventati dai loro presunti
ricordi, e in altri casi le personalità multiple evocate non sono più
scomparse prima di un lungo tempo" (Omni Magazine 10(4):76, 1988).
Sotto ipnosi, il soggetto
è pronto ad accettare ogni tipo di distorsione, ad avere la sua realtà
plasmata dalla volontà dell'ipnotista. In molti casi è facile discernere
le convizioni religiose dell'ipnotista nelle storie raccontate dai suoi pazienti.
Il rischio di costruire scenari completamente fittizi mediante l'ipnosi non può
essere ignorato. Anzi è già accaduto molte volte. Ricorderemo i
numerosi casi di donne che durante un trattamento d'ipnosi per problemi comuni
scoprirono di aver subito abusi sessuali durante l'infanzia, il che alla fine
si rivelò essere falso.
Persino Freud abbandonò l'ipnosi come metodo di trattamento quando scoprì
i tanti casi di falsi ricordi. Più ancora, fu osservato che i ricordi "scoperti"
sotto ipnosi possono arrivare a sostituire i veri ricordi dopo che la sessione
d'ipnosi è terminata, distorcendo completamente la vita della persona.
Questo caso è chiamato "false memory syndrome" (sindrome dei
falsi ricordi).
I tribunali specie all'estero sono al corrente di questi pericoli e molti di essi
non accettano testimonianze rese da persone che sono state precedentemente ipnotizzate.
Lo stesso dicasi per i casi di abusi sessuali sui bambini, scoperti mediante ipnosi,
che si rivelarono essere falsi. Il quadro non cambia per i ricordi di vite precedenti
e per i ricordi di rapimenti extraterrestri.
Un altro fattore compromettente
è la preparazione che la persona subisce prima della seduta: la persona
viene informata dello scopo della regressione, e questo induce in lei una grande
aspettazione. Il desiderio conscio di conoscere la verità sulle sue "vite
precedenti" indubbiamente influenza le risposte date sotto ipnosi.
Una terza possibilità
per spiegare questi fenomeni appartiene specificamente al campo della psichiatria.
Le personalità multiple sono conosciute in essa come disturbi della personalità.
Una stessa persona può cambiare nel giro di poco tempo anche fino a 20
diverse personalità, come se stesse giocando diversi ruoli successivi.
Queste personalità contraddittorie hanno mentalità, comportamenti,
voci e persino sessi diversi dalla persona reale. Di solito accade che una delle
personalità conosce e osserva gli atti e i pensieri delle altre, ed è
anche in grado di parlare a nome di tutte.
Dal punto di vista
psichiatrico, le testimonianze di vite precedenti confermate mediante ipnosi possono
essere il risultato di un disordine da personalità dissociate indotto attraverso
l'ipnosi. Ciò si è verificato in diversi casi di cura della schizofrenia:
nel tentativo di far uscire fuori le personalità nascoste e reintegrarle
con quella reale, molti casi di ipnosi hanno invece prodotto nuove personalità,
che sono rimaste attive anche dopo il trattamento. E' dunque possibile creare
personalità addizionali e ricordi addizionali mediante l'ipnosi.
Comunque, resta ancora
un mistero al quale le interpretazioni naturalistico-scientifiche non hanno una
risposta soddisfacente: come sono distribuiti i ruoli delle "vite passate",
chi decide quale sarà la prossima a manifestarsi? Non può essere
un processo casuale. Ian Wilson scrive: "Da qualche parte, in qualche modo,
deve esserci un "direttore". E' come guardare uno show di marionette,
guardare i fili che le animano, senza vedere il burattinaio". Chi potrebbe
essere il regista dello show delle personalità multiple? La spiegazione
naturalistica dice che dev'essere la mente della persona, laddove la coscienza
è suddivisa in entità separate, una delle quali assume il ruolo
di dirigere le altre. A conferma di questo si può dire che a volte, durante
l'ipnosi, una certa parte della mente continua ad essere cosciente, continua a
ricevere dati dall'area reale che la circonda. Il problema irrisolto in questa
spiegazione è la motivazione che anima tale entità (rimasta cosciente
nella mente della persona) ad agire in questo modo. Perché dovrebbe ingannare
altri riguardo a delle vite precedenti?
Giungiamo dunque a
un'altra possibile spiegazione per il ricordo di vite precedenti. In parapsicologia
è chiamato channeling (canalizzazione), termine che rappresenta
il fenomeno di trasmettere delle informazioni generate da entità spirituali
esterne al nostro mondo. Spesso agiscono attraverso delle persone (i medium) mentre
sono in stati alterati di coscienza. Nel channeling vi sono sempre esseri esterni
personali (spiriti) coinvolti nella trasmissione di informazioni attraverso i
medium. L'annichilimento della coscienza normale attraverso l'ipnosi crea le condizioni
ottimali per contattare questi "maestri" esterni, che possono presentare
se stessi come personalità delle vite passate di una persona. Si può
rigettare questa ipotesi solo presumendo che l'entità che sta comunicando
attraverso il medium non ha motivo di mentire quando afferma di essere una personalità
reincarnata e non uno spirito esterno.
Esistono moltissimi casi di simili entità che, come è stato scoperto
in seguito, hanno mentito; analizzeremo comunque in dettaglio più avanti
la loro possibile identità e le loro motivazioni.
In conclusione, il
solo criterio per poter stabilire la veracità dei "ricordi di vita
precedente" è la nostra fiducia nell'ipnotista e nella sua interpretazione
di tali ricordi. Esamineremo quindi le altre "prove decisive" per la
reincarnazione attraverso il ricordo di vite passate.
IL RICORDO SPONTANEO DI VITE PRECEDENTI DA PARTE DI BAMBINI
Un'altra categoria
di esperienze citate come prove a favore della reincarnazione sono i casi in cui
certe persone, quasi tutti bambini sotto i 10 anni d'età, ricordano spontaneamente
eventi di presunte vite passate, insistendo di essere qualcun altro che ha vissuto
in epoche passate. I dettagli da essi menzionati riguardo ai luoghi, alle persone
e agli avvenimenti del passato, circa i quali normalmente non potrebbero sapere
niente, si rivelano corrispondere alla realtà quando si investiga nell'area
indicata.
Le approfondite ricerche del Dr. Ian Stevenson e i suoi libri su questo argomento
sono ben noti. Sebbene i casi di ricordi spontanei di vita precedente da parte
di bambini sono significativamente più pochi delle testimonianze prodotte
sotto ipnosi, sembrano però essere molto più convincenti.
I casi delle ragazze indiane Swarnlata e Shanti Devi sono due dei più noti.
All'età di 3 anni (Swarnlata) e 4 anni (Shanti Devi) hanno cominciato ad
affermare di aver vissuto in una vita precedente come mogli e madri di due bambini,
in un villaggio lontano. L'elemento più sbalorditivo è che hanno
menzionato fatti specifici relativi alle loro presunte vite precedenti, e quei
fatti sono stati verificati da degli investigatori. Possiamo immaginare quanto
siano rimasti sorpresi i figli della madre defunta nel vedersi visitare da una
bambina di 4 anni che asseriva di essere la loro madre reincarnata (o altri parenti
in altri casi simili). Spesso in questi casi si sviluppano dei disturbi emotivi.
Stevenson commenta: "In molti casi questi bambini rigettano i loro genitori
dicendo che non sono i loro veri genitori, e spesso vagano per le strade in cerca
della loro vera casa. In altri casi, insistono per essere riuniti ai loro ex mariti,
o mogli, o figli. Un bambino indiano era così appassionatamente legato
a una donna che lui diceva essere stata sua moglie, da cercare di riaverla indietro,
causando grande dolore a se stesso e a lei" (Omni Magazine, 10(4):76, 1988).
Comunque, esistono
altre interpretazioni possibili, al di là della reincarnazione. Una di
esse è la possibilità che questi bambini siano venuti in contatto
con delle entità spirituali, tramite channeling. Il bambino in questo caso
è inconsapevolmente il "medium". Ma questa spiegazione non è
convincente, in quanto i bambini non hanno di solito particolare interesse a stabilire
un contatto con gli spiriti.
Una spiegazione alquanto
più probabile è la possessione di questi bambini da parte di entità
spirituali esterne. Si tratta di un fenomeno collegato al channeling, ma questa
volta la persona è obbligata a trasmettere il messaggio dello spirito senza
avere la possibilità di apportare un contributo consapevole all'intero
processo. In altre parole, la possessione implica che lo spirito "invasore"
entra nel corpo e prende interamente possesso della consapevolezza dell'essere
umano, agendo come se si trattasse di una personalità di una vita passata.
Va ricordato che quasi tutti i casi di ricordi di vite passate sono prodotti da
bambini che li manifestano tra i due e i cinque anni, quando il loro discernimento
spirituale è quasi inesistente, specialmente riguardo alle entità
spirituali. Questa situazione li rende particolarmente vulnerabili ad essere manipolati
da spiriti esterni. Durante la crescita, le entità perdono l'influenza
che esecitavano su di loro, il che potrebbe spiegare perché i ricordi di
vita precedente nei bambini scompaiono dopo i 10 anni d'età.
Si può obiettare che questi bambini non manifestano i classici sintomi
di una possessione violenta. Comunque, le azioni violente e incontrollate non
sono la sola forma in cui può manifestarsi la possessione spirituale.
Una conferma dell'ipotesi
della possessione si ha in quei casi in cui lo spirito invasore entra nel corpo
del bambino molto tempo dopo la nascita, e solo allora produce i ricordi di vita
passata che vanno ad interferire con la sua personalità. Sono documentati
sufficienti casi del genere in letteratura. Una breve descrizione di tre di questi
casi è fornita da Stevenson, nel suo libro "Twenty Cases Suggestive
of Reincarnation".
Il primo caso riguarda
un bambino indiano chiamato Jasbir, di 3 anni e mezzo, che era gravemente ammalato
ed entrò in un coma che la sua famiglia credette essere morte. Si riebbe
qualche ora più tardi, e dopo diverse settimane dimostrò un comportamento
completamente diverso, affermando di essere un brahmino chiamato Sobha Ram, morto
in un incidente nel periodo in cui lui (Jasbir) era malato. Dato che Sobha Ram
era morto quando Jasbir aveva già 3 anni e mezzo, questi ricordi di "vita
precedente" ovviamente non possono essere accettati come prova della reincarnazione.
Inoltre, considerando i tempi dell'incidente e la malattia di Jasbir, è
probabile che la "reincarnazione" dell'anima del brahmino ebbe luogo
ancora prima che costui fosse fisicamente morto. Per i 3 anni e mezzo precedenti
entrambi avevano vissuto in villaggi vicini. Mentre parlava attraverso Jasbir,
il presunto "brahmino reincarnato" disse che gli era stato indicato
di entrare nel corpo del piccolo. Ci fu dunque un periodo in cui nel corpo di
Jasbir erano presenti due diverse personalità: quella del piccolo e un'altra
che sarebbe dovuta essere quella del brahmino. E' evidente che non può
trattarsi di reincarnazione, ma di possessione da parte di uno spirito che pretendeva
di essere quello del brahmino.
Il secondo caso, è
quello di Lurancy Vennum, una bambina di appena 1 anno, che cominciò a
manifestare la personalità di una certa Mary Roff quando questa (Mary Roff)
morì. Questa situazione durò diversi mesi, mentre la "personalità
Mary Roff" affermava di aver occupato il corpo vuoto della bambina. Dopo
questo periodo, Mary Roff la lasciò e la bambina riprese in controllo di
se stessa. Le personalità sovrapposte e i messaggi espressi durante quel
periodo sono forti indicatori di possessione, ed escludono ogni possibilità
di reincarnazione.
Il terzo caso riguarda
un monaco buddista, Chaokhun Rajsuthajarn, nato un giorno prima della morte di
Nai Leng, la personalità che egli dichiarava di essere stato nella sua
vita precedente. Stevenson commenta in un'intervista: "Ho studiato questo
caso con grande cura ma non ho trovato alcuna giustificazione plausibile per questa
discrepanza" (Omni Magazine 10(4):76, 1988).
La possessione spiritica
può anche spiegare un'altra "prova" per la reincarnazione che
sta diventando molto popolare: la corrispondenza tra le ferite che hanno causato
la morte di una persone e le "voglie" (macchie colorate) sulla pelle
dei bambini che affermano di essere la reincarnazione di qualche persona. Non
significa che qualche spirito sia la causa di queste piccole anomalie fisiche
(almeno, non nella grande maggioranza dei casi), ma piuttosto che da esso provenga
il "suggerimento" del loro significato, specialmente in culture dove
la maggior parte delle peculiarità fisiche e comportamentali sono attribuite
a delle vite precedenti (Sud Asia, Libano, indiani del Nord America).
Non molti casi, comunque, necessitano di una spiegazione elaborata come la possessione.
La maggior parte di questi casi sono infatti da scartare perché non hanno
alcuna prova scientifica (un rapporto medico preciso sulle ferite del defunto),
o sono stati indotti da adulti che hanno convinto i bambini a ritenersi la reincarnazione
di un certo parente defunto.
Un fattore importante
che può confermare la possessione spiritica sono i casi di predizione della
reincarnazione da parte della gente che vi crede fermamente. Ecco un caso scoperto
da Stevenson nella tribù Tlingit in Alaska:
"Un uomo aveva
predetto a sua nipote che sarebbe ritornato da lei e le indicò due segni
nel suo corpo. Erano cicatrici di operazioni. Una era sul suo naso. Aveva avuto
un'operazione nell'angolo del suo occhio destro; l'altra era sulla schiena, ma
non so a cosa era dovuta. Comunque, l'uomo disse a sua nipote: Mi riconoscerai
perché nel mio corpo ci saranno delle voglie proprio in questi punti. Morì,
e 18 mesi più tardi sua nipote ebbe un bambino che aveva delle voglie sulla
pelle esattamente in quei punti. Io stesso vidi e fotografai quelle voglie. Questo
bambino aveva circa 8-10 anni quando lo vidi per la prima volta. La voglia sulla
schiena era particolarmente evidente. Aveva dei piccoli segni circolari ai lati
che sembravano precisamente i segni lasciati da un'operazione chirurgica"
(Venture Inward Magazine, settembre/ottobre 1995).
Un'ulteriore indicazione
per comprendere i ricordi spontanei di vite passate da parte dei bambini è
il fatto che esse dipendono dalle culture. Molti casi sono riportati in India
e altri in paesi del Sud Asia, dove la reincarnazione è pienamente accettata.
I casi asiatici sono sempre i più ricchi di dettagli rispetto ai casi occidentali.
I bambini occidentali che hanno simili esperienze danno pochissimi dettagli. Quando
è possibile verificare alcuni dei dettagli, di solito si scopre che si
tratta di esperienze del passato di altri membri della famiglia. Il condizionamento
culturale gioca sicuramente un ruolo importante in questi fenomeni.
Per questo motivo,
Ian Stevenson fu costretto ad ammettere che i casi da lui studiati possono solo
suggerire l'idea di reincarnazione, ma non offrono nulla neanche lontanamente
paragonabile a una prova (Omni Magazine 10(4):76, 1988).
MOTIVI METAFISICI PER RIGETTARE I RICORDI DI VITE PRECEDENTI COME PROVE
Anche se la regressione
ipnotica e il ricordo spontaneo di vite passate fossero privi di contraddizioni,
vi sarebbe ancora un motivo importante contrario alla loro veracità: secondo
la dottrina classica della reincarnazione, l'entità che si reincarna è
il sè impersonale (atman o purusha), accompagnato dal debito karmico. Ogni
elemento psico-mentale che definisce la personalità non appartiene al sè
o al corpo sottile, e perciò cessa di esistere alla morte fisica. La memoria
è un tale elemento. Essa agisce solo nei limiti di una vita fisica e svanisce
alla morte. Se le cose fossero diverse, se la memoria potesse passare alle vite
successive attraverso la reincarnazione, avrebbe la stessa natura ontologica del
sè, il che è assurdo, perché la memoria appartiene al dominio
psico-mentale della personalità.
Di solito viene affermato
che il veicolo che trasporta le impressioni psichiche da una vita all'altra è
il corpo sottile (sukshma sharira nella Vedanta) o il deposito karmico (karmashaya
nel Samkhya-Yoga). Anche se alcuni dicono che questi due elementi agiscono come
una sorta di memoria conscia delle vite precedenti, non possono rappresentare
una terza natura ontologica (differente sia dal sè che dal dominio psico-mentale),
che potrebbe giocare il ruolo di memoria personale trasmissibile da una vita all'altra.
Il karmashaya e il sukshma sharira sono mere espressioni del modo in cui il karma
registra i debiti del passato. Dal momento che il karma rappresenta una legge
meccanica e impersonale che funziona con precisione matematica, il karma stesso
non può giustificare lo stato di una persona ad un certo momento. In altre
parole, l'uomo non può comunicare con il suo karma. Il karma spinge semplicemente
l'individuo in uno scenario preordinato, senza comunicare quali debiti devono
essere pagati dalle vite precedenti.
Anche se ci sono delle tecniche di meditazione speciali per ottenere alcune informazioni
limitate sulle vite passate (lo Yoga-Sutra menziona ad esempio la pratica del
samyama), esse sono disponibili sono agli yogi avanzati. E anche allora, la veracità
di tali informazioni ottenute in stato di coscienza alterata è quantomeno
dubbio.
Il debito karmico della
persona può al massimo essere immaginato per intuito. Ad esempio, i reincarnazionisti
suppongono che un uomo che viene assassinato abbia ricevuto la giusta ricompensa
per l'aver egli stesso commesso omicidio in una sua vita precedente. Neppure i
ricordi di tali vite possono dare informazioni sui "peccati" commessi
durante quelle vite. Queste esperienze non cercano di provare la giustizia del
karma, ma solo che le vite passate sarebbero reali. In altre parole, gli scenari
"ricordati" non indicano quali fattori delle vite precedenti hanno prodotto
l'incarnazione attuale, ma si limitano a convincerci che abbiamo vissuto delle
vite precedenti e che dobbiamo credere alla reincarnazione.
A causa delle considerazioni
metafisiche sopra menzionate, molti guru orientali non considerano i ricordi di
vite passate come prove valide per la reincarnazione. Nel periodo in cui Stevenson
stava compiendo i suoi studi tra dei bambini indù che affermavano di ricordare
le loro vite precedenti, incontrò uno swami indù dell'ordine Ramakrishna.
Egli commentò così quei casi: "Si, è vera [la reincarnazione],
ma non fa alcuna differenza, perché noi in India abbiamo tutti creduto
nella reincarnazione e l'abbiamo accettata come fatto, eppure non ha fatto nessuna
differenza per noi. Abbiamo tanti roghi e uomini malvagi qui in India come li
avete nell'occidente" (Venture Inward Magazine, settembre/ottobre 1995).
Tali ricordi sono ricercati e apprezzati principalmente dagli occidentali, probabilmente
a causa della loro errata comprensione della dottrina della reincarnazione e anche
a motivo dell'apparenza pseudo-scientifica. L'argomento principale per la reincarnazione
in oriente ha tutt'altra natura e sarà ora analizzato.
C) LA REINCARNAZIONE E LA
GIUSTIZIA COSMICA
L'argomento principale
per la reincarnazione è di ordine morale. Si ritiene cioè che il
karma e la reincarnazione siano il modo ideale per realizzare la giustizia nel
mondo terreno, in quanto tutte le opere e i pensieri delle persone vengono retribuiti
nelle loro vite future. Questa retribuzione si manifesterà sotto forma
di circostanze positive o negative, con esattezza matematica; ciò significa
che tutto ciò che si fa sarà giustamente punito o ricompensato,
sia a livello quantitativo che qualitativo. Questo sistema spiegherebbe anche
le disuguaglianze che vediamo tra le persone, dà conforto a quelli che
non riescono a comprendere la loro attuale situazione negativa, e dà loro
speranza per una vita futura migliore. Secondo il karma, non esiste alcun perdono
per le proprie colpe del passato, ma soltanto l'accumulo di debito karmico, seguito
dal pagamento delle conseguenze nelle vite future. Swami Shivananda dichiara:
"Se l'uomo virtuoso
che non ha commesso alcun atto malvagio in questa vita soffre, ciò è
dovuto a qualche atto malvagio che può aver commesso nella sua vita precedente.
Avrà una compensazione nella sua nascita successiva. Se l'uomo malvagio
che compie il male giorno per giorno apparentemente si gode la sua vita, questo
è dovuto al karma buono che ha avuto nella sua vita precedente. Avrà
una compensazione nella sua nascita successiva. Soffrirà nella sua prossima
vita. La legge della compensazione è inesorabile e senza pietà"
(Swami Shivananda, Pratica del Karma Yoga, 1985, p. 102).
Considerando che il
debito karmico che ogni uomo accumula nel suo passato è assai grande, una
sola vita non è abbastanza per espiarlo. Pertanto, per ottenere la liberazione,
diventano necessarie molte vite. Nel panteismo, in cui è assente un dio
personale come Realtà Definitiva, l'uomo è solo nella sua lotta
col proprio passato. Anche i rami teisti delle religioni orientali sono incapaci
di risolvere la solitudine dell'uomo nel proprio combattimento, in quanto i concetti
di karma e di grazia divina non possono essere conciliati senza stravolgere completamente
l'uno o l'altro. La grazia, concessa da un dio o da un guru, contraddice la regola
base del karma e renderebbe inutile la sua azione. Ne risulta che le affermazioni
di alcuni guru riguardo all'essere in grado di cancellare il karma dei loro discepoli
è assurdo. Attraverso l'ascetismo e la meditazione, l'uomo deve guadagnarsi
la salvezza con le proprie mani, o essere abbandonato a subire i dettami del karma.
Anche se potrebbe sembrare
che il meccanismo del karma e della reincarnazione offre una spiegazione alla
questione della giustizia sociale, vi sono due obiezioni principali che la contraddicono:
1) Fintanto che la
sofferenze (o la ricompensa per il bene compiuto) può essere sperimentato
solo a livello personale (fisico o psichico), e l'uomo cessa di esistere come
persona dopo la morte fisica, è chiaro che un'altra persona, generata in
un altro corpo fisico, subirà le conseguenze dettate dal karma dell'altra
persona defunta. Il sè impersonale (atman o purusha) che si reincarna non
ha niente a che fare con la sofferenza; è un semplice osservatore dello
svolgimento della vita psico-mentale. Se, al momento della morte, non è
rimasto alcun debito karmico da scontare, la separazione del sè dal coinvolgimento
illusorio con il mondo fisico e psico-mentale è permanente, e ciò
rappresenta la liberazione. Se no, il sè è obbligato a entrare in
una nuova associazione illusoria con la personalità finché tutti
i frutti delle sue vite passate vengono consumati. Per conseguire ciò,
una nuova persona nasce ogni volta che il sè entra in un nuovo corpo umano.
La nuova persona porterà le conseguenze del karma prodotto dalla persona
precedente, abitata dallo stesso sè. Questo meccanismo, in cui una persona
accumula il karma e l'altra ne porta le conseguenze, è alquanto ingiusto
e contraddice fondamentalmente l'idea di poter realizzare una perfetta giustizia.
Non è dunque possibile spiegare con il karma i disastri naturali, le piaghe
e gli incidenti che affliggono gli innocenti.
Per questi motivi,
il detto "si raccoglie ciò che si è seminato" non può
essere usato per esprimere le idee dei reincarnazionisti (in realtà queste
parole sono state prese dal Nuovo Testamento, Galati 6,7, dove hanno un significato
molto diverso). Secondo il meccanismo della reincarnazione, una persona semina
e l'altra raccoglie, dato che nessuna caratteristica personale può essere
preservata da un'incarnazione del sè impersonale alla successiva. Nel Buddismo,
che rigetta l'idea stessa di un sè che trasmigra, l'idea di seminare e
raccogliere è ancora più assurda. Vediamo ad esempio il seguente
testo:
"Se accade che
uomini e donne buoni, che ricevono e ritengono queste parole, sono oppressi, i
loro destini malvagi sono l'inevitabile risultato retributivo dei mali commessi
nelle loro vite mortali passate. Mediante la virtù delle loro sofferenze
attuali l'effetto del loro passato sarà espiato, ed essi saranno nella
posizione di conseguire il Completamento dell'Incomparabile Illuminazione"
(Sutra del Diamante, 16).
CHI deve espiare gli
effetti del SUO passato? Una nuova distribuzione dei cinque aggregati? CHI conseguirà
l'illumazione? Una certa configurazione di quei cinque aggregati impersonali?
Questo processo assicura una giustizia perfetta PER CHI? Per una personalità
illusoria che sparisce alla morte fisica?
2) Una seconda obiezione
concerne l'attuale possibilità di ottenere la liberazione dal karma e dal
ciclo della reincarnazione. Normalmente si suppone che la persona che vive le
conseguenze del proprio karma deve farlo in uno spirito di rassegnazione e sottomissione.
Ma questo ideale è lontano dalla realtà. Invece di adottare un'attitudine
passiva nei confronti delle proprie sofferenze, quasi sempre l'uomo reagisce con
indignazione, e così accumula un debito karmico costantemente in crescita.
L'esperienza comune insegna che il male genera quasi sempre altro male e perciò
un equilibrio tra il bene e il male non può essere raggiunto. Come risultato,
un circolo vizioso viene generato e il debito karmico cresce in continuazione,
a dismisura. Questo accadrebbe per la maggior parte delle persone sulla terra,
in quanto è detto che la maggior parte di noi vive nell'ignoranza (avidya).
Da una generazione alla successiva, il totale del debito karmico è costantemente
in crescita e questa situazione non può mai essere risolta. Che tipo di
giustizia è quella che causa molti più problemi di quanti ne può
risolvere?
Se c'è un'alta
probabilità di accumulare nuovo karma invece di liberarsene, ecco che la
soluzione migliore per ottenere la liberazione dalla reincarnazione diventa il
digiuno totale Jainista che mira alla morte, secondo ciò che afferma il
Mahavira:
"Se questo pensiero
si presenta a un monaco: 'Sono malato e incapace, al momento, di mortificare il
mio corpo regolarmente', quel monaco deve ridurre il suo cibo regolarmente; riducendo
regolarmente il suo cibo e diminuendo le sue colpe ... esercitandosi egli dissolve
il suo corpo...
Vincendo ogni sorta di dolore e sofferenza attraverso la fiducia in questo, egli
raggiunge questa temibile morte religiosa. Così a tempo debito porrà
fine alla propria esistenza. Questo è stato adottato da molti che erano
liberi da illusioni; è buono, integro, adatto, beatificante, meritorio.
Così ho parlato." (Acaranga Sutra 1,7,6)
Prendiamo ora un esempio
e vediamo come le due obiezioni si applicano ai casi di persone reali. Se consideriamo
Hitler, i risultati sono sorprendenti (per uno studio dettagliato su questo caso
e altri aspetti importanti della reincarnazione si veda il libro di Mark Albrecht
"Reincarnation", InterVarsity Press, 1982). Non c'è dubbio che
qualunque reincarnazionista concordi sul fatto che molte vite sono necessarie
per consumare il suo debito karmico. Hitler morì nel 1945 e, stando alla
dottrina della reincarnazione, ha dovuto reincarnarsi in un bambino per subire
le dure conseguenze dei suoi atti mostruosi. Le due obiezioni viste prima possono
essere formulate come segue:
1) La persona di Hitler
ha cessato di esistere al momento della sua morte fisica. Solo il sè impersonale
si reincarna, accompagnato dal suo deposito karmico. Comunque, non vi è
continuità tra la persona di Hitler e quella dell'individuo che deve subire
le sofferenze imposte dal karma di Hitler. Il nuovo nato non sa che deve subire
le conseguenze del karma di Hitler. Dopo la crudele vita e morte di questa nuova
persona, altri milioni di reincarnazioni si succederanno con lo stesso tragico
destino. Il fatto più disgustoso è che la persona di Hitler, l'unica
che avrebbe dovuto subire a livello fisico e psichico i risultati delle sue folli
opere, si è dissolta al momento della sua morte fisica, mentre innumerevoli
altre persone, che sono del tutto ignare della situazione e innocenti, devono
subire le angosciose conseguenze del suo karma negativo.
2) In conseguenza delle
durezze che devono essere subite dalle nuove incarnazioni di Hitler, è
quasi certo che queste reagiranno con indignazione invece di rassegnarsi alla
loro situazione, e dunque accumuleranno un debito karmico costantemente in crescita.
Ogni nuova reincarnazione diventa una fonte di nuovo karma acquistato, e dà
vita a una nuova catena di individui che devono pagarne le conseguenze. Lo stesso
accade nel caso di Hitler stesso. Chiunque egli fosse stato in precedenza, ha
aggravato moltissimo il suo karma durante gli anni della sua vita. Dunque, invece
di risolvere il problema della giustizia globale, il problema si aggrava. Partendo
da un singolo individuo come Hitler, si raggiunge un numero enorme di persone
che devono pagare il karma di quel singolo e al tempo stesso ne accumulano altro
durante le loro vite. Questo è solo uno dei casi di tutta la storia umana.
Ogni tentativo di immaginare cosa accade su scala più larga rivelerebbe
una catastrofe impossibile da risolvere.
E' evidente che il
karma e la reincarnazione non possono fornire alcun tipo di giustizia. La reincarnazione
non può risolvere il problema del male ma anzi lo amplifica, e lascia che
il male commesso in origine resti impunito. Se la reincarnazione fosse reale,
Hitler non sarebbe mai stato punito per i suoi atti perché ha smesso di
esistere, prima che qualunque essere umano o circostanza della vita potesse realmente
punirlo.
Analizzando poi i collegamenti
tra le persone e il karma da una prospettiva globale, ci sono da fare due riflessioni.
Primo, dato che per
la reincarnazione la sofferenza è il risultato delle opere malvagie compiute
nelle vite precedenti, un possibile modo di reagire coerentemente con la legge
del karma potrebbe portare a una mancanza di compassione verso coloro che soffrono.
Un reincarnazionista potrebbe pensare che chi soffre merita di essere punito,
e che chiunque osa aiutarlo interferisce con lo svolgimento del suo karma e di
conseguenza si sta accumulando del karma negativo per se stesso.
Secondo, l'uomo che
diventa strumento del castigo del karma accumula per se stesso del karma negativo
e quindi dovrà essere punito a sua volta, nella vita successiva. Poi la
prossima persona che agirà come strumento del karma dovrà essere
punita a sua volta, e così via. Una possibile soluzione a questo ciclo
infinito sarebbe che chi agisce come strumento del karma lo faccia in maniera
completamente distaccata e disinteressata, secondo le parole di Krishna nel Bhagavad
Gita (2,47; 3,19; ecc.). Ciò porterebbe a non acquisire nuovo karma. Comunque,
questa soluzione sarebbe limitata al massimo a quei pochi "distaccati"
che conoscono il loro ruolo e che lo seguono, e dunque non ha significato sulla
ben più ampia scala della società umana. Ben poche persone infatti
si considerano esecutori distaccati del karma sulle vite dei loro vicini.
Esaminiamo questi due
punti nel caso dei milioni di Ebrei uccisi nelle camere a gas dai nazisti durante
la guerra. Primo, un reincarnazionista potrebbe ritenere assurdo avere sentimenti
di compassione verso di loro, perché essi si sarebbero meritati la loro
sofferenze e morte, in una vita precedente. Potrebbe poi concludere che, dopo
tutto, i nazisti stavano facendo la cosa giusta, in quanto esecutori dei dettami
del karma. Usando questo ragionamento, ogni concepibile crimine commesso nel passato
o nel presente può essere giustificato, senza preoccuparsi delle implicazioni
morali. Tutto ciò apre una prospettiva orrenda sul passato e sul futuro
dell'umanità, con implicazioni difficili da afferrare.
Secondo, l'uccisione
di milioni di persone richiede che i loro giustizieri siano a loro volta uccisi,
in modo simile, nelle loro vite future. Ma questo implica che i giustizieri reincarnati
saranno a loro volta uccisi, e i loro giustizieri anche, ecc. ecc. Il ciclo non
avrebbe mai fine. Si può obiettare che la morte dei colpevoli può
avvenire anche, ad esempio, mediante calamità naturali. Questa spiegazione
non è accettabile, in quanto il karma è generato non solo dalle
azioni compiute, ma anche dal desiderio che le ha prodotte. Anche il desiderio
di uccidere viene retribuito, non soltanto l'atto in se stesso. Dunque, se la
reincarnazione fosse un concetto logico, implicherebbe che non ha né un
inizio né una fine. Non può essere una soluzione per la giustizia,
ma solo una sorta di eterno circo.
Un'analisi più
approfondita del concetto di giustizia karmica dimostra che il principio base
della moralità Indù, il non uccidere (ahimsa), diventa assurdo.
Secondo questo principio non bisogna partecipare nell'uccisione di qualsiasi essere
vivente, altrimenti ci si reincarna per pagarne le conseguenze (questo principio
è la base del vegetarianismo religioso orientale).
Ad esempio, il macellaio che uccide un maiale si reincarnerà in un maiale
per essere ucciso a sua volta. Comunque, il principio stesso di reincarnazione
contraddice il significato di ahimsa e ne prova l'inutilità. Il maiale
viene ucciso, probabilmente perché era la reincarnazione di un altro macellaio,
che doveva essere punito in quel modo. Neppure in questo caso il circolo vizioso
può essere fermato in modo naturale (ad es. morte naturale dell'animale
per malattia), in quanto il desiderio del macellaio di uccidere l'animale (per
mangiarlo o per guadagnarsi da vivere) genera del karma. Dunque la violazione
del principio di non-violenza diventa una necessità per adempiere alla
giustizia karmica. Il macellaio è al tempo stesso strumento dell'espiazione
del debito karmico e produttore di un nuovo debito per se stesso. In modo strano
e contraddittorio, l'adempimento del debito karmico richiede la punizione del
suo esecutore. In altre parole, il karma paradossalmente agisce condannando gli
esecutori della sua "giustizia".
In conclusione, il
concetto di reincarnazione è in contraddizione con la logica, con la giustizia
sociale, con la moralità e anche con il senso comune. Guardando oltre l'apparente
conforto che esso sembra fornire alla vita corrente nel promettere altre vite
in cui potersi perfezionare, la credenza nella reincarnazione non può portare
alcun risultato benefico, ma solo rassegnazione e disperazione nell'affrontare
il proprio destino.
D) LA REINCARNAZIONE E IL
CRISTIANESIMO
L'odierno sincretismo
religioso non soltanto accetta la reincarnazione come una delle sue dottrine di
base, ma cerca anche di dimostrare che esso può essere trovato nella Bibbia
e nella storia del Cristianesimo. Esamineremo allora le fonti che sono citate
per sostenere quest'ipotesi, dimostrando le differenze tra la dottrina della reincarnazione
e l'insegnamento cristiano, e daremo infine una spiegazione per i ricordi di vita
passata menzionati in un capitolo precedente.
LA REINCARNAZIONE
E LA BIBBIA
I testi biblici presi
per sostenere l'idea di reincarnazione sono i seguenti:
1) Matteo 11,14 e 17,12-13,
riguardo all'identità di Giovanni il battista;
2) Giovanni 9,2, "Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia
nato cieco?";
3) Giovanni 3,3, "Se uno non è nato di nuovo non può vedere
il regno di Dio";
4) Giacomo 3,6, "Il ciclo della vita";
5) Galati 6,7, "Quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà";
6) Matteo 26,52, "Tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada";
7) Apocalisse 13,10, "Se uno deve andare in prigionia, andrà in prigionia;
se uno dev'essere ucciso con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada".
1. Il primo testo concerne
l'identità di Giovanni il battista, che i reincarnazionisti suppongono
essere la reincarnazione del profeta Elia. In Matteo 11,14 Gesù dice: "Se
lo volete accettare, egli (Giovanni il battista) è l'Elia che doveva venire".
Più avanti, nel rispondere agli apostoli riguardo alla venuta di Elia,
Gesù dice loro: "Ma io vi dico: Elia è già venuto e
non l'hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto;
così anche il Figlio dell'uomo deve soffrire da parte loro. Allora i discepoli
capirono che egli aveva parlato loro di Giovanni il battista" (Matteo 17,12-13;
vedere anche Marco 9,12-13).
A un lettore frettoloso,
può sembrare che questi versi implichino la reincarnazione del profeta
Elia in Giovanni il battista. La profezia del ritorno di Elia si trova nel libro
del profeta Malachia (3,1; 4,5-6): "Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima
che venga il giorno del Signore, giorno grande e terribile. Egli volgerà
il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri, perché
io non debba venire a colpire il paese di sterminio". Proprio prima dell'adempimento
di questa profezia con la nascita del battista, un angelo aveva annunciato a suo
padre Zaccaria: "...andrà davanti a lui con lo spirito e la potenza
di Elia, per volgere i cuori dei padri ai figli e i ribelli alla saggezza dei
giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto" (Luca 1:17). Cosa
significano le parole "con lo spirito e la potenza di Elia"? Secondo
gli altri passaggi biblici che si riferiscono a Elia e al battista, non insegnano
la reincarnazione.
Al tempo in cui Giovanni
il battista cominciò la sua predicazione pubblica, i sacerdoti gli chiesero:
"Sei tu Elia?" (Giovanni 1:21). In tali circostanze un vero "guru"
non avrebbe esitato a dichiarare la sua posizione nella successione dei maestri
spirituali (guru parampara) della tradizione che egli rappresenta. Ma Giovanni
il battista rispose semplicemente: "Non lo sono" (stesso verso).
Il motivo della sua
negazione è che Giovanni il battista era un TIPO di Elia, un profeta che
avrebbe dovuto ripetere la missione di Elia in un contesto simile al suo. Come
Elia prima di lui, anche Giovanni il battista dovette subire la persecuzione della
casa reale e agire nel contesto di degenerazione spirituale in cui versava la
nazione d'Israele, con la missione di ricondurre le persone a Dio. Il battista
aveva lo stesso incarico spirituale del profeta Elia, ma non la stessa anima o
lo stesso "sè". Dunque nell'espressione "con lo spirito
e la potenza di Elia" non bisogna vedere l'idea della reincarnazione di una
persona, ma la necessaria ripetizione di un episodio ben conosciuto nella storia
d'Israele. Un altro testo biblico che contraddice la teoria della reincarnazione
in questo caso è la storia della scomparsa di Elia da questo mondo. Elia
non morì fisicamente, ma fu trasportato in cielo (2 Re 2,11). La teoria
classica della reincarnazione afferma che una persona deve prima morire affinché
il suo sè possa reincarnarsi in un altro corpo. Nel caso di Elia, questo
ovviamente non accadde. Infine, dobbiamo ricordare l'esperienza dei tre apostoli
al monte della trasfigurazione (Matteo 17,1-8, Marco 9,2-8, Luca 9,28-36), dove
in presenza di Cristo apparve Elia e fu identificato dagli apostoli senza alcun
fraintendimento che potesse trattarsi del battista.
2. Il prossimo testo
è quello della guarigione dell'uomo nato cieco, riportata in Giovanni 9,2.
Consideriamo la domanda degli apostoli: "Maestro, chi ha peccato, lui o i
suoi genitori, perché sia nato cieco?". E' ovvio che se fosse valida
la prima opzione (l'uomo sarebbe nato cieco a causa dei suoi peccati) significherebbe
che l'uomo poteva aver peccato solo in una vita precedente. Secondo la teoria
classica della reincarnazione, in una vita precedente quell'uomo sarebbe potuto
essere un crudele dittatore che ora stava subendo la condanna per le sue azioni.
Comunque, la domanda
degli apostoli non implica che tra gli israeliti fosse diffusa qualche forma di
dottrina della reincarnazione. Conferma anzi che alcune fazioni religiose dell'epoca
insegnavano la fantasiosa teoria che il feto può commettere peccati mentre
è ancora nel grembo della madre. Se Gesù avesse considerato vera
la reincarnazione, sicuramente avrebbe utilizzato questa opportunità -
come Egli era solito fare - per spiegare loro la legge del karma e per applicare
la reincarnazione al caso di quell'uomo. Gesù non mancò mai di cogliere
simili occasioni per istruire i suoi discepoli riguardo alle questioni spirituali,
e la reincarnazione sarebbe stata una dottrina cruciale da apprendere.
Ciò nonostante,
con la risposta che diede loro, Gesù rigettò entrame le ipotesi
suggerite dagli apostoli. Sia l'idea di poter peccare prima della nascita, sia
quella della punizione per i peccati dei genitori, erano sbagliate. Gesù
disse: "Né lui ha peccato, né i suoi genitori" (Giovanni
9,3). Quella situazione offrì a Gesù la possibilità di offrire
alla gente una prova della Sua divinità, guarendo il cieco nato (v. 39).
3. Nel Vangelo di Giovanni,
Gesù dice a Nicodemo: "In verità, in verità ti dico
che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio"
(Giovanni 3,3). Preso fuori contesto, questo verso può sembrare suggerire
che la reincarnazione (la rinascita) è il modo per ottenere la perfezione
spirituali ed essere ammessi nel "regno di Dio". Al verso seguente leggiamo
che Nicodemo risponde: "Come può un uomo nascere quando è già
vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?"
(v. 4). Gesù rigettava l'idea di rinascita fisica e stava spiegando il
bisogno che l'uomo rinasca spiritualmente, durante la sua vita, per poter entrare
nel regno di Dio dopo la vita terrena (si veda anche questa
riflessione).
Gesù spiegò
ulteriormente il significato delle Sue parole riferendosi a un episodio ben conosciuto
della storia d'Israele: "Come Mosè innalzò il serpente nel
deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato" (Giovanni
3,14). Questo episodio risale alla traversata del deserto da parte del popolo
d'Israele verso la Terra Promessa, sotto la guida di Mosè. Essi parlarono
contro Dio, e come risultato comparvero dei serpenti velenosi che presero a morderli.
Rendendosi conto del loro peccato, implorarono salvezza. Dio allora disse a Mosè
di forgiare un serpente di rame e di metterlo su un'asta, e chiunque l'avrebbe
guardato sarebbe stato sanato; bastava semplicemente ubbidire e guardare, per
essere guariti. Tornando al collegamento che Gesù fece tra questo episodio
e il suo insegnamento, Egli disse: "Come Mosè innalzò il serpente
nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché
chiunque crede in Lui abbia vita eterna" (Giovanni 3,14-15). In altre parole,
come Mosè aveva innalzato il serpente di rame nel deserto 1400 anni prima,
prefigurando il sacrificio di Gesù, così Egli doveva essere innalzato
sulla croce, affinché chiunque crede in Lui sia salvato.
Come gli Israeliti nel deserto ubbidendo al comando di Dio furono salvati dalla
morte, così Dio offriva a Nicodemo, alla sua generazione e al mondo intero,
di essere salvati credendo che il sacrificio di Gesù sulla croce è
la soluzione perfetta che Egli ha provvisto per i peccati del mondo. Dunque il
tipo di rinascita di cui Gesù parlava (come anche Paolo, vedi Tito 3,5)
non è il concetto orientale di reincarnazione ma una rinascita spirituale
che noi abbiamo sperimentato e di cui ogni essere umano può fare l'esperienza
nel corso della sua vita terrena.
4. Il quarto testo
interpretato da alcuni come indicativo della reincarnazione si trova nell'epistola
di Giacomo 3,6, dove si parla di "corso della vita" o di "ciclo
della vita", il che sembra richiamare il ciclo di reincarnazioni senza fine
presentato dalle religioni orientali. Ma il verso in questione dice soltanto che
"la lingua è un fuoco... che contamina tutto il corpo e, infiammata
dalla geenna, dà fuoco al ciclo della vita". La lingua senza controllo
viene equiparata a un fuoco che danneggia tutti gli aspetti dell'esistenza, pensieri
e opere, in un circolo vizioso. Significa cioè che il parlare peccaminoso
è all'origine di molti altri peccati, che ne conseguono, e che conducono
l'uomo alla geenna (l'inferno).
5. L'esempio classico
di karma e samsara nella Bibbia è, secondo i reincarnazionisti, rappresentato
dalle parole dell'apostolo Paolo ai Galati: "Non vi ingannate; non ci si
può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato,
quello pure mieterà" (Galati 6,7). Questo "seminare e mietere"
può sembrare indicare gli atti della persona e le loro conseguenze come
dettate dal karma nelle vite seguenti. In realtà, basta leggere il verso
successivo per rendersi conto che il punto qui è il giudicare gli effetti
dei nostri atti dalla prospettiva della vita eterna, come affermato nella Bibbia,
senza possibilità di ulteriori esistenze terrene in gioco: "...quello
che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi
semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina
per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna" (Galati 6,7-8, si
legga anche l'intero capitolo). "Mietere corruzione" significa separazione
eterna da Dio nella geenna, mentre la "vita eterna" rappresenta comunione
eterna e personale con l'Iddio eterno nei cieli. Nel loro contesto, questi versi
non suggeriscono affatto la reincarnazione dell'anima dopo la morte. Secondo il
Cristianesimo, il giudice supremo dei nostri atti è Dio, e non un karma
impersonale.
6. Dopo che pietro
ebbe tagliato l'orecchio di Malco, servo del sommo sacerdote, nel tentativo di
impedire l'arresto di Gesù nel Getsemani, Gesù guarì il servo
(Luca 22:51), e rimproverò Pietro dicendo: "Riponi la tua spada al
suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada"
(Matteo 26:52). I reincarnazionisti pensano che questo verso implichi l'azione
del karma.
Tutti e quattro i vangeli
fanno un resoconto del rimprovero di Gesù contro l'iniziativa di Pietro.
Per quanto eroica potesse apparire, era contraria al piano di Dio (come Gesù
stesso disse poco dopo: "Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo
le quali bisogna che così avvenga?", verso 54). Pietro dunque in questo
caso stava peccando e, secondo la legge dell'Antico Testamento il peccato doveva
essere retribuito (cfr. Genesi 9,6, ecc.). Comunque, in tutta la legge dell'Antico
Testamento, si parla sempre di retribuzione nella vita attuale (Es. 21,23-25,
Lev. 24,19-20, Deut. 19,21, ecc.), non in presunte vite future. Altrimenti le
parole di Gesù porterebbero a delle implicazioni assurde. Se Egli avesse
inteso dire che uccidendo qualcuno con la spada in questa vita, si verrebbe uccisi
con la spada in una vita futura, allora la crocifissione di Gesù (che seguì
di lì a poco) sarebbe stata una punizione per i peccati che il Figlio di
Dio aveva commesso in qualche "vita precedente", invece di essere secondo
il piano di salvezza di Dio come Cristo stesso aveva più volte affermato.
7. "Se uno deve
andare in prigionia, andrà in prigionia; se uno dev'essere ucciso con la
spada, bisogna che sia ucciso con la spada" (Apocalisse 13,10). Questo verso
appartiene a una profezia che parla del tempo della fine, in cui Satana e i suoi
soggetti avranno temporaneamente potere sulla terra. I seguaci della reincarnazione
devono rendersi conto che si tratta di una citazione dall'Antico Testamento: "Se
anche ti dicono: "Dove ce ne andremo?", tu risponderai loro: "Così
dice il Signore: Alla morte, i destinati alla morte; alla spada, i destinati alla
spada; alla fame, i destinati alla fame; alla schiavitù, i destinati alla
schiavitù" (Geremia 15,2). Questa sentenza fu scritta dal profeta
Geremia poco prima della caduta di Gerusalemme e dell'esilio Babilonese (586 a.C.)
ed esprime la condanna di Dio sugli israeliti malvagi di quel tempo, che Lo avevano
rigettato. Qui non è all'opera una legge impersonale del karma, ma la volontà
di un Dio personale e creatore, che ha il diritto di scegliere come punire coloro
che Lo hanno rigettato (si veda anche Geremia 43,11, che usa le stesse parole
per annunciare la punizione dell'Egitto per i suoi peccati). Lo scrittore dell'Apocalisse
usa questa citazione per rassicurare i credenti che si troveranno a vivere durante
gli eventi descritti nella profezia, che Dio tornerà a fare giustizia,
così come fece nel passato. Pertanto li esorta ad avere costanza e fedeltà,
come il verso aggiunge subito dopo (v. 10).
Come si può
osservare, in tutte le situazioni in cui sono menzionate delle "prove bibliche"
per la reincarnazione, il contesto viene sempre ignorato. Altri passaggi usati
per tentare di convalidare la reincarnazione, parlano in realtà dell'esistenza
di Cristo prima della Sua venuta nel mondo in forma umana (Giovanni 8,58), la
continuità dell'esistenza dell'anima di ogni persona dopo la morte (Giovanni
5,28-29, Luca 16,22-23, 2 Corinzi 5,1), e la rinascita spirituale dei credenti
durante la loro vita terrena attuale (Tito 3,5, 1 Pietro 1,23), l'unica ammessa
dalla Bibbia. Nessuno di questi passaggi dà una seppur vaga indicazione
della reincarnazione.
QUALCUNO HA RISCRITTO LA BIBBIA, CANCELLANDO DEI PASSAGGI CHE PARLAVANO DI
REINCARNAZIONE?
Alcune persone pensano
che la Bibbia abbia potuto contenere molti passaggi che insegnavano la reincarnazione,
e che questi furono cancellati durante il quinto cincilio ecumenico, tenuto a
Costantinopoli nell'anno 533 d.C. Comunque, non esiste alcuna prova che sia mai
avvenuta una cosa del genere. I manoscritti esistenti, molti dei quali sicuramente
alquanto più antichi del 533 d.C., non sono diversi dai testi che noi usiamo
oggi. Esistono inoltre numerosi motivi per credere che il Nuovo Testamento non
fu scritto più tardi del primo secolo dopo Cristo, prima della nascita
di qualsiasi istituzione religiosa cristiana.
Ulteriori informazioni sull'accuratezza dell'attuale testo Biblico sono disponibili
in inglese (si veda ad es. Dating
the Oldest New Testament Manuscripts, di Peter van Minnen, Duke University)
e in italiano (si veda ad es. questo studio).
Inoltre, se i presunti
riferimenti alla reincarnazione fossero stati cancellati, perché allora
sono stati lasciati passaggi come quelli che abbiamo visto sopra? E' chiaro, invece,
che tutto il testo biblico contraddice l'idea di reincarnazione, sia esplicitamente
che implicitamente (si vedano ad esempio 2 Samuele 12,23; 14,14, Giobbe 7,9-10,
Salmo 78,39, Matteo 25,31-46, Luca 23,39-43, Atti 17,31, 2 Corinzi 5,1;4;8, Apocalisse
20,11-15). Ecco un chiaro esempio tratto dal Nuovo Testamento:
"Come è
stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio,
così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare
i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro
che lo aspettano per la loro salvezza" (Ebrei 9,27-28).
L'insegnamento cristiano
che si vive una sola volta è biblico oltre ogni ragionevole dubbio, e viene
offerto come termine di paragone il fatto che Gesù stesso morì una
sola volta per i nostri peccati. Il giudizio che segue dopo la morte non è
ovviamente il giudizio di un karma impersonale, ma quello di un Dio personale
e onnipotente; l'uomo può entrare nella vita eterna con Lui in cielo, o
essere separato da Lui per l'eternità.
La reincarnazione è
contraria al cuore stesso del Cristianesimo: la necessità del sacrificio
espiatori di Gesù Cristo per i nostri peccati. Se noi esseri umani dobbiamo
pagare le conseguenze dei nostri peccati nelle vite future e guadagnarci la salvezza
con le nostre capacità, il sacrificio di Gesù diventa inutile e
assurdo. Non sarebbe la via per andare al Padre, ma un evento come un altro nella
storia. Gesù invece ha detto: "Io sono la via, la verità e
la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14,6).
SE LA REINCARNAZIONE NON E' VERA, COME SI SPIEGANO I RICORDI DI VITE PRECEDENTI?
In un precedente capitolo
abbiamo discusso dell'equivalenza tra il rievocare "i ricordi di vite passate"
mediante l'ipnosi, e il fenomeno delle personalità multiple. Ma, dicevamo,
se si considera la questione da un punto di vista puramente naturalistico, rimane
un elemento irrisolto: come sono distribuiti i ruoli delle diverse personalità,
chi dirige cioè questo processo? Non può essere casuale. Usando
le parole di Wilson, "lo show deve avere un 'direttore'".
I parapsicologi tendono
ad attribuire il ruolo del "direttore" a delle entità personali
esterne, che agiscono attraverso un processo di channeling. L'ipnosi crea delle
condizioni perfette per entrare in contatto con queste entità mediante
l'abolizione della normale coscienza. Invece di presentare la loro vera identità,
tali entità si presentano come personalità rievocate dalle vite
precedenti della persona. Fino ad oggi sono stati documentati sufficienti casi
di interferenza da parte di spiriti esterni nella produzione di storie di reincarnazione.
La maggior parte delle persone che cercano di rievocare tali ricordi non sono
consapevoli di queste entità parassite. Quelli che ne sono consci invece
le accettano come aiuti preziosi nel processo di ricostruzione dei ricordi. Il
solo motivo per accettare i ricordi così ottenuti è la fiducia cieca
nella sincerità di queste entità spirituali.
Ora se passiamo dal
campo della parapsicologia a quello del Cristianesimo, appare evidente che tali
"entità spirituali esterne" esistono, e hanno sufficienti motivi
per mentirci riguardo alle realtà spirituali. Sono chiamati demoni e hanno
sviluppato diversi sistemi ingegnosi per ingannare gli esseri umani. La Bibbia
commenta:
"Non c'è
da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce.
Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da
servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo le loro opere" (2
Corinzi 11,14-15).
Se accettiamo la rivelazione
biblica, ammettendo che i demoni esistono e che fanno del loro meglio per diffondere
le loro "verità" sulle realtà spirituali, perché
non si dovrebbe considerare il loro possibile coinvolgimento nella produzione
di prove a favore della reincarnazione, un concetto che si oppone vistosamente
all'essenza del Cristianesimo e al tempo stesso si adatta perfettamente ai loro
scopi? Se le migliori condizioni per esprimersi si verificano proprio sotto ipnosi
(quando la coscienza di sè viene abolita), perché non dovrebbero
agire? Perché non dovrebbero rispondere a un pubblico invito di adempiere
i loro scopi in un modo affascinante per un pubblico credulo e ignorante delle
realtà spirituali?
L'esperienza della
possessione spiritica rappresenta un pieno o parziale controllo dell'essere umano
da parte di un'entità spirituale esterna (un demone). Questo fenomeno è
conosciuto alla maggior parte delle religioni e nell'occultismo. Lo spirito parassita
esercita il suo controllo sul comportamento, sulle funzioni mentali e sulle emozioni
della persona coinvolta, essendo capace di produrre sensazioni e sintomi nel corpo
fisico. Questa figura è ovviamente molto vicina a ciò che accade
durante una seduta di regressione ipnotica. Perché allora rigettare la
spiegazione della possessione spiritica e scegliere di credere a un'evidenza di
vita precedente? Le informazioni prodotte (i ricordi di vite precedenti) corrispondono
in parte alla realtà, al fine di guadagnare la fiducia dell'uomo; se queste
informazioni sono conosciute dagli esseri umani, quanto più sono conosciute
dai demoni. Se gli uomini sono in grado di creare degli scenari storici basandosi
sulle informazioni a loro disposizione, quanto più creativi sapranno essere
i demoni?
Nel caso dei "ricordi
spontanei di vite passate" da parte dei bambini, il meccanismo è simile.
All'età in cui essi ricordano le loro presunte vite precedenti (in genere
tra i due e i cinque anni) il loro discernimento spirituale non è ancora
neppure formato, il che li rende vulnerabili a ogni manipolazione. In un precedente
capitolo su questo fenomeno, abbiamo visto che ci sono casi in cui la presunta
reincarnazione dell'anima si sovrappone alla personalità del bambino, presentando
i tipici sintomi della possessione demoniaca.
In conclusione, non
è possibile riconciliare il Cristianesimo e la reincarnazione. Da un punto
di vista di studio, come Ian Stevenson ha affermato, le cosiddette esperienze
di reincarnazione rilevate fino ad oggi possono solo "suggerire" l'idea
della reincarnazione, ma a un esame attento non dimostrano nulla. Da un punto
di vista cristiano, invece, suggeriscono evidenza di possessione demoniaca e pertanto
questi metodi non andrebbero mai usati.
La dottrina della reincarnazione e la Bibbia
a
cura di G. Butindaro
La dottrina della reincarnazione
ha cominciato a diffondersi ampiamente tra gli occidentali alla fine del diciannovesimo
secolo per opera della Società Teosofica, una setta fondata dalla
spiritista Helena Blavatsky (1831-1891) assieme all'avvocato spiritista colonnello
Henry Steel Olcott (1832-1907), nel 1875. Questa setta, dedita all'occultismo
e allo spiritismo e che avversa in maniera feroce il Cristianesimo, ha avuto un
ruolo fondamentale nella formazione del New Age (in italiano Nuova Era
o Nuovo Evo), il super-movimento che in questi ultimi decenni si è
divulgato per tutto il mondo e che attira al suo interno soprattutto i giovani,
tanto che taluni fanno risalire l'origine del New Age proprio alla data del 1875
e chiamano la sua fondatrice la madre del New Age.
La reincarnazione ha ricevuto un forte impulso dopo la seconda guerra mondiale
dai cosiddetti guru indiani che hanno cominciato ad invadere l'Occidente.
È accettata da innumerevoli persone nel mondo. In particolare va segnalato
che la reincarnazione spesso si fa strada nei cuori di molti giovani per il fatto
che taluni cantanti, o attori o atleti sportivi di cui essi hanno profonda stima
aderiscono ad essa. In sostanza molti giovani accettano la reincarnazione perché
l'ha accettata il loro 'idolo'.
Vediamo adesso che cosa dice questa dottrina; noi la descriveremo dal punto di
vista induista, facendo notare man mano i punti su cui non tutti i reincarnazionisti
sono d'accordo tra loro (tra di essi infatti ci sono differenti modi di vedere
a riguardo di una cosa o di un'altra).
Innanzi tutto questa dottrina dice che noi sulla terra non stiamo vivendo per
la prima volta, avendo vissuto delle altre vite in precedenza; e questo perché
l'anima dell'uomo quando abbandona un corpo se ne andrebbe in un altro. Questo
concetto è espresso nella Bhagavad-Gita (scritti considerati sacri
da coloro che professano l'Induismo) in questi termini: 'A quel modo che un uomo
abbandona i suoi vecchi vestimenti e ne prende di nuovi, così il sè
abitante nel corpo abbandona i suoi vecchi corpi e ne prende di nuovi' (Bhagavad-Gita,
Seconda Lettura v. 23); 'A quel modo che in questo corpo il sè incorporato
passa attraverso l'infanzia, la giovinezza e la vecchiaia, così, alla morte,
egli assume un altro corpo' (Ibid., Seconda Lettura v.14). A tale proposito va
detto che alcuni credono che l'anima dell'uomo può andare a reincarnarsi
anche in un animale (come credono gli induisti) e altri questo lo negano; inoltre
mentre taluni credono che l'anima disincarnata se ne va subito in un altro corpo
umano, altri credono che ci va dopo un certo periodo di tempo, breve per alcuni
molto più lungo per altri, e che nel frattempo l'anima rimarrebbe sulla
terra o risiederebbe in qualche altro mondo o piano di esistenza. La dottrina
della reincarnazione dice anche che noi siamo e sperimentiamo sulla terra quello
che meritiamo di essere e di sperimentare in base al nostro comportamento tenuto
nelle vite precedenti; in altre parole il bene che uno riceve sulla terra è
il frutto delle azioni buone passate, mentre il male che uno riceve è il
frutto delle cattive azioni passate. Cosicché se uno nasce in una famiglia
ricca o ha una buona salute viene detto che ha un buon karma, mentre se nasce
in una famiglia povera, malato, e durante la sua vita subisce sventure di ogni
genere si dice che ha un cattivo karma. 'È il suo karma', ecco l'espressione
che si sente ripetutamente dire ai reincarnazionisti per dare una spiegazione
alla differente condizione sociale degli uomini e agli eventi buoni e cattivi
che si succedono nella loro vita. Karma significa letteralmente 'azione'
e indica la legge di causa ed effetto, in sostanza la legge che dice che quello
che uno semina (in questa vita) quello pure mieterà (nella prossima vita
terrena). È da notare che i reincarnazionisti per sostenere questa cosiddetta
legge del karma prendono anche le parole di Paolo ai Galati: "Quello che
l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà" (Gal. 6:7). Sempre
secondo la 'legge' del karma l'uomo non può sperimentare gli effetti di
tutte le azioni con una sola vita perché mentre da un lato egli miete in
questa esistenza il frutto delle azioni passate dall'altro compie delle azioni
che hanno bisogno della corrispondente retribuzione. In altre parole egli non
può scontare tutto il suo debito karmico in una sola esistenza o in altre
parole ancora egli non può purificarsi (espiare il suo karma) da sè
medesimo in una sola vita; quindi egli deve reincarnarsi ancora. Da qui la necessità
di un ciclo di ripetute reincarnazioni chiamato samsara (ossia il ciclo delle
rinascite), da cui è possibile però liberarsi. La meta dunque da
raggiungere è la liberazione (moksha) da questo ciclo di rinascite, che
può essere conseguita facendo ricorso ai diversi tipi di yoga. Questa liberazione
sopravviene quando l'anima individuale (Atman) si ricongiunge con l'anima
universale (Brahman), e l'uomo esce così dall'illusione (maya)
di essere distinto da Brahman cioè quando l'uomo in sostanza realizzerà
la sua natura divina; raggiungerà allora la perfezione e finiranno allora
le sofferenze e sperimenterà la suprema beatitudine! Ecco cosa dice la
Bhagavad-Gita a proposito di questa liberazione: 'Così lo yoghin, sforzandosi
di continuo e purificate le sue impurità, raggiunge, dopo molteplici nascite,
la perfezione e perviene al fine supremo' (Bhagavad-Gita, Sesta Lettura v.47)
ed ancora: 'Raggiunto che m'abbiano, questi magnanimi non sono più soggetti
a nuova nascita, sede di dolore, impermanente. Essi hanno ormai raggiunto la perfezione
suprema' (Ibid., Ottava Lettura. v.15). Riguardo a questo punto va detto che taluni
credono che il ciclo delle rinascite sia senza fine e quindi che la meta non sia
la liberazione dal ciclo delle rinascite.
Tenete dunque presente, quando sentite parlare della reincarnazione, che essa
racchiude questi principi:
- l'anima dell'uomo è parte di Dio o è Dio stesso (si tenga presente
però che per 'Dio' i reincarnazionisti intendono una Energia cosmica, cioè
un Dio impersonale);
- l'anima si è incorporata nel corpo umano dopo avere vissuto precedentemente
in un altro essere vivente o in altri esseri viventi;
- le circostanze della vita dell'uomo, cioè le cose buone e cattive,
spiacevoli e piacevoli, che gli succedono non sono altro che la conseguenza delle
sue azioni compiute nelle vite precedenti;
- dopo la morte la sua anima continuerà a reincarnarsi ripetutamente
sulla terra in un altro essere umano (o persino in qualche animale) per raccogliere
il frutto delle sue azioni e per compiere l'espiazione del suo karma;
- esiste la speranza che un giorno questo ciclo di rinascite cesserà
definitivamente (per altri invece questo ciclo è senza fine);
- affinché l'uomo possa essere liberato da questo ciclo di rinascite
deve praticare lo yoga (ognuno mette l'enfasi su un particolare tipo di yoga);
- quando l'uomo diventerà Brahman o meglio tornerà a congiungersi
con Brahman (appunto mediante lo yoga) e realizzerà la sua natura divina
uscendo dall'illusione di essere separato dalla divinità, per lui finirà
questo ciclo di rinascite perché avrà raggiunto la perfezione;
- non è previsto nessun perdono per le cattive azioni perché esse
devono essere pagate fino in fondo nelle vite seguenti;
- l'uomo non deve rendere conto delle sue azioni a Dio ma solo a se stesso.