IL
CANONE DELLA BIBBIA
come
la Bibbia è giunta fino a noi, quali sono i libri ispirati
IL
CANONE BIBLICO
La Bibbia
è un unico Libro con uno solo autore divino, benché sia stata scritta
in un periodo di 1500 anni tramite le penne di una quarantina di autori umani.
La Bibbia
inizia con il racconto della creazione scritto da Mosè nel 1405 a.C. circa,
e continua al racconto dell'eternità futura di Apocalisse 21-22, scritto
dall'apostolo Giovanni e completato non più tardi del 95 d.C. (alcuni critici
sostengono che la data possa risalire a un paio di decenni prima; si veda qui,
ndr). Durante questo periodo, Dio rivelò Se stesso e i suoi propositi nelle
Scritture ispirate. Ma ciò solleva una domanda significativa: Come sappiamo
quali scritti dovevano essere inclusi nel canone delle Scritture e quali erano
da escludere?
Nella storia, tre princìpi generalmente riconosciuti furono usati per convalidare
quegli scritti che furono un risultato di rivelazione e di ispirazione divina.
Prima di tutto, l'autore del libro doveva essere un profeta o un apostolo
riconosciuto (o collaboratore di un'apostolo). Secondo, il libro non poteva
essere in disaccordo con le Sacre Scritture esistenti, né contraddirle.
Terzo, il libro doveva ricevere il consenso generale della Chiesa Cristiana come
libro ispirato. Così, quando i diversi concili si svolsero nella storia
per considerare il canone, non votarono per la canonicità di un libro,
ma piuttosto si limitarono a riconoscere, dopo il fatto, quello che Dio aveva
già fatto scrivere.
Per quanto riguarda l'Antico Testamento, al tempo di Gesù tutto l'Antico
Testamento era scritto e accettato dai Giudei. L'ultimo libro, Malachia, fu completato
nel 430 a.C. Non solo il canone dell'Antico Testamento di Cristo è conforme
all'Antico Testamento usato per tutti i secoli dopo, ma non contiene la non ispirata
Apocrifa, un gruppo di 14 libri scritti dopo Malachia e aggiunti all'Antico Testamento
all'inizio del secondo secolo a.C. nella traduzione greca dell'Antico Testamento
ebraico chiamato la Settuaginta (LXX), e che appare tuttora nella Bibbia cattolica.
Però, neanche un brano dall'Apocrifa è citato da alcuno scrittore
del Nuovo Testamento, e Gesù non incluse alcuna parte di essa quando riconobbe
il canone dell'Antico Testamento del suo tempo (vedi Luca 24:27, e il verso 44
in cui conferma la triplice ripartizione del canone ebraico).
Al tempo di Cristo, l'Antico Testamento era diviso in due liste di 22 o di 24
libri, che contenevano lo stesso materiale dei 39 libri delle versioni moderne.
Nella lista di 22 libri, Geremia e Lamentazioni furono considerati come un unico
libro, come pure Giudici e Rut. La lista di 24 libri era divisa in questo modo:
LA
LEGGE
Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio
I PROFETI
I profeti anteriori: Giosuè, Giudici, Samuele (1 e 2), Re (1 e 2)
I profeti posteriori: Isaia, Geremia, Ezechiele, i dodici (profeti minori)
GLI SCRITTI
Libri poetici: Salmi, Proverbi, Giobbe
I cinque rotoli (Megilloth): Cantico dei cantici, Rut, Lamentazioni, Ecclesiaste,
Ester
Libri storici: Daniele, Ezra-Neemia, Cronache (1 e 2).
Gli stessi tre test
di canonicità usati per l'Antico Testamento vanno usati anche per il Nuovo.
I 27 libri del Nuovo Testamento furono riconosciuti come ispirati da Dio fin dal
2° secolo d.C., e sono universalmente accettati fin dalla fine del quarto
secolo.
Preservazione
Come si può
essere sicuri che la rivelata e ispirata Parola di Dio scritta, che fu riconosciuta
come canonica dalla chiesa primitiva, è stata tramandata fino ad oggi senza
la perdita di niente? Inoltre, siccome uno degli scopi principali di Satana è
di minare la Bibbia, sono sopravvissute le Scritture a questo assalto distruttivo?
Nel principio egli negò la Parola di Dio a Eva (Genesi 3:4). Più
tardi tentò di storcere le Scritture nel suo incontro nel deserto con Cristo
(Matteo 4:6-7). Tramite il re Ioiachim, cercò letteralmente di distruggere
la Parola (Geremia 36:23). La battaglia per la Bibbia continua, ma essa continuerà
a sopravvivere ai suoi nemici.
Dio anticipò la malignità dell'umanità e di Satana verso
le Sacre Scritture con le sue promesse di preservare la sua Parola. L'esistenza
continuata delle Scritture è garantita in Isaia 40:8, "L'erba si secca,
il fiore appassisce, ma la parola del nostro Dio dura per sempre" (vedi anche
1 Pietro 1:25). Questo significa che nessuna Scrittura ispirata è stata
persa nel passato o è da scoprire ancora.
Il contenuto delle Scritture sarà conservato, sia in cielo (Salmo 119:89)
sia sulla terra (Isaia 59:21). Così i propositi di Dio, come dichiarati
negli scritti sacri, non saranno mai frustrati, neanche nel più piccolo
dettaglio (vedi Matteo 5:18; 24:25; Marco 13:3; Luca 16:17).
"Così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non
torna a me vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon
fine ciò per cui l'ho mandata." (Isaia 55:11)
Trasmissione
Siccome la Bibbia è
stata tradotta frequentemente in diverse lingue e distribuita in tutto il mondo,
come possiamo sapere che nessun errore è stato introdotto, neanche per
sbaglio? Mentre il cristianesimo si è diffuso, è certamente vero
che la gente abbia voluto avere la Bibbia tradotta nella propria lingua, che richiedeva
traduzioni dalle lingue originali, l'ebraico e l'aramaico per l'Antico Testamento
e il greco per il Nuovo Testamento. Non solo il processo di traduzione dava un'opportunità
per errori, ma anche il processo di pubblicazione, che era per mano fino all'invenzione
della stampa nel 1450 all'incirca, dava continue possibilità di errore.
Durante i secoli, gli studiosi della scienza di critica testuale hanno scoperto,
conservato, catalogato, valutato e pubblicato un numero enorme di manoscritti
biblici da tutti e due i Testamenti. Infatti, il numero di manoscritti biblici
drammaticamente superano in numero i frammenti esistenti di qualsiasi altra letteratura
antica. Confrontando testo con testo, il critico testuale può determinare
con molta fiducia quello che lo scritto originale e ispirato conteneva.
Benché le copie esistenti del principale antico testo ebraico (masoretico)
risalgono solo al decimo secolo d.C., due altre linee importanti di evidenza testuale
aumentano la fiducia dei critici testuali che possono scoprire il testo originale.
Prima di tutto, l'Antico Testamento ebraico del decimo secolo d.C. può
essere confrontato con la traduzione greca chiamata la Settuaginta o LXX (scritta
dal 200 a.C. al 150 a.C. all'incirca; i manoscritti più vecchi ancora esistenti
risalgono al 325 d.C. all'incirca). C'è un consistenza meravigliosa fra
i due, che attesta l'esattezza del processo di copiatura dei testi ebraici durante
i secoli. Secondo, la scoperta dei rotoli del mar Morto dal 1947 al 1956 (manoscritti
datati dal periodo 200-100 a.C.) è stata estremamente importante. Dopo
aver confrontato i testi ebraici più vecchi con quelli più recenti,
sono alcune piccole variante sono state scoperte, nessuna di cui cambia il significato
di un brano. Benché l'Antico Testamento è stato tradotto e copiato
da secoli, la versione più recente è essenzialmente la stessa di
quelle di prima.
I risultati per il Nuovo Testamento sono ancora più decisivi perché
una quantità maggiore di materiale è disponibile per lo studio;
ci sono più di 5000 manoscritti greci del Nuovo Testamento che vanno dall'intero
testamento a frammenti di papiri che contengono una parte di un versetto. Alcuni
frammenti esistenti risalgono al periodo da 25 a 50 anni dopo la scrittura. Gli
studiosi del testo del Nuovo Testamento hanno concluso che:
1) il 99,99% del testo originale è stato ritrovato, e
2) nell'altro centesimo di una percentuale non ci sono varianti che influenzano
in modo sostanziale qualsiasi dottrina cristiana.
Con questa ricchezza di manoscritti biblici nelle lingue originali e con l'attività
disciplinata dei critici testuali per stabilire con quasi totale esattezza il
contenuto dei testi originali, qualsiasi errore introdotto e/o perpetuato dalle
migliaia di traduzioni nei secoli può essere identificato e corretto paragonando
la traduzione o copia con l'originale ricostruito. Tramite questo mezzo provvidenziale,
Dio ha adempiuto la sua promessa di preservare le Scritture. Possiamo essere sicuri
che ci sono traduzioni disponibili oggi che sono veramente degne del titolo di
Parola di Dio.
Riassunto
Dio voleva che la sua
Parola durasse per sempre (preservazione). Quindi la sua auto-rivelazione scritta
e proposizionale (rivelazione) fu protetta dall'errore quando originalmente scritto
(ispirazione) e raccolta nei 66 libri dell'Antico e del Nuovo Testamento (canonicità).
Durante i secoli, decine di migliaia di copie e migliaia di traduzioni sono state
fatte (trasmissione) che hanno introdotto qualche errore. Ma siccome esiste ancora
un'abbondanza di manoscritti dei due Testamenti nelle lingue originali, la scienza
della critica testuale è stata in grado di ritrovare gli scritti originali
(rivelazione e ispirazione) fino al 99,99%, e il rimanente centesimo di una percentuale
non ha nessun effetto sul suo contenuto (preservazione).
Il sacro libro che leggiamo, studiamo, ubbidiamo e predichiamo merita di essere
chiamato, senza riserva, la Bibbia, il cui autore è Dio e le cui qualità
di totale verità sono caratteristiche anche della sua fonte divina.
Ci sarà ancora di più nel futuro?
Come possiamo sapere
che Dio non emenderà la nostra Bibbia attuale con un 67° libro ispirato?
O, in altre parole, "È il canone chiuso per sempre?"
Il testo più impellente sul canone chiuso è le Scritture stesse,
a cui niente è stato aggiunto da quasi 2000 anni.
"Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro:
se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli
descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro
di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita
e della santa città che sono descritti in questo libro." (Apocalisse
22:18-19)
Alcune osservazioni significative, prese insieme, hanno convinto la chiesa cristiana
durante i secoli che il canone di Scrittura è veramente chiuso e che non
sarà mai riaperto.
Il libro di Apocalisse è unico nelle Scritture in quanto descrive dettagliatamente
gli eventi della fine della storia e che precedono il futuro eterno. Siccome Genesi
inizia le Scritture collegando il passato eterno con la nostra esistenza nel tempo
con il solo racconto dettagliato della creazione (Genesi 1-2), c'è un silenzio
parallelo dopo che Giovanni ha scritto l'Apocalisse. Questo ci porta anche alla
conclusione che il canone del Nuovo Testamento fu allora chiuso.
Come ci fu un silenzio profetico dopo che Malachia completò il canone dell'Antico
Testamento, così ci fu un silenzio parallelo dopo che Giovanni scrisse
l'Apocalisse. Ciò porta alla conclusione che allo stesso modo il canone
del Nuovo Testamento fu allora chiuso.
Siccome non ci sono stati, né ci sono, dei profeti o apostoli nel senso
dell'Antico o del Nuovo Testamento, non ci sono più possibili autori di
futuri scritti ispirati e canonici. La Parola di Dio "è stata trasmessa
ai santi una volta per sempre", e non si deve aggiungere ad essa.
Delle quattro esortazioni bibliche di non cambiare le Scritture, l'ultima, quella
in Apocalisse 22:18-19, contiene avvertimenti di severo giudizio divino per la
disubbidienza. Inoltre, l'Apocalisse è l'unico libro del Nuovo Testamento
che conclude con questo tipo di ammonizione e fu scritto più di 20 anni
dopo il resto del Nuovo Testamento. I fatti suggeriscono quindi che l'Apocalisse
è l'ultimo libro del canone e che la Bibbia è completa; aggiungere
o togliere è contro la volontà di Dio.
Infine, la chiesa primitiva, quella più vicino nel tempo agli apostoli,
credeva che l'Apocalisse concludesse gli scritti ispirati di Dio, le Scritture.
Possiamo dunque concludere, con un ragionamento biblico, che il canone è
e rimarrà chiuso. Non ci sarà nel futuro un 67° libro canonico
della Bibbia.
(a cura
di J.F. MacArthur Jr., The MacArthur Study Bible)
CHIESA
E CONCILI: CHI STABILISCE IL CANONE?
Secondo
l'insegnamento della Parola di Dio, i libri dell'Antico Testamento da accettare
come ispirati sono quelli accettati dagli Ebrei. L'Apostolo ne spiega il motivo:
"Prima di tutto, perché a loro furono affidate le rivelazioni di Dio"
(Romani 3:1); e afferma ancora, parlando della Chiesa Cristiana: "mentre
tu, che sei olivo selvatico, sei stato innestato al loro posto e sei diventato
partecipe della radice e della linfa dell'olivo" (Romani 11:17). Quindi gli
Ebrei, ai quali furono affidate le rivelazioni di Dio, sono quelli che ci hanno
tramandato quello che noi chiamiamo Antico Testamento e loro chiamano Tanak. La
tradizione evangelica si rifà al testo biblico e non all'autorità
di questo o quel concilio, che al limite possono essere considerati elementi di
supporto storico.
Secondo
i cattolici è il Concilio di Cartagine del 397 d.C. che "fissa"
il canone del Nuovo Testamento; in realtà non è così. Nel
397 non si è fissato alcun canone: si trattava di un Sinodo provinciale
che non aveva alcuna pretesa di ecumenicità tranne quella che poi gli è
stata data a posteriori da altri Sinodi sempre provinciali che non avevano alcuna
autorità per poterlo fare (1). Il Concilio di Cartagine del
397 si limitò a riaffermare l'accettazione dei libri che le comunità
cristiane (non la chiesa veterocattolica, né i concilii) avevano, con le
loro letture pubbliche, riconosciuti ispirati (2).
"Vi è un
errore molto comune, così com'è anche pernicioso, cioè che
la Sacra Scrittura ha tanta autorità quanta ne concede la Chiesa. Come
se la eterna ed inviolabile di Dio dipendesse dalla fantasia degli uomini! Infatti
la ecco la questione che viene sollevata non senza disprezzo dello Spirito Santo:
Chi ci assicura che questa dottrina sia da Dio? O chi ci garantisce che sia pervenuta
fino a noi integra? Chi ci persuadere ad accettare un libro piuttosto che un altro,
se la Chiesa non ha una regola infallibile?... Ora tali imbroglioni sono confutati
da una sola frase dell'Apostolo, la Chiesa si basa sui Profeti e gli Apostoli
(Efesini 2:20). Se il fondamento della Chiesa è la dottrina che i Profeti
e gli Apostoli ci hanno lasciato, è necessario che questa dottrina sia
certa prima che la Chiesa venga in esistenza" (Calvino, Istituzioni della
Religione Cristiana).
Questa è anche
la posizione evangelica dove la Parola di Dio è autorevole da sè
e la scelta storica della formazione di un elenco di libri ispirati è dovuto
ai seguenti fattori:
I criteri utilizzati
dalle prime Chiese Cristiane (e non dalla Chiesa Romana, si badi bene) per
stabilire il canone furono principalmente l'ecclesialità e l'apostolicità
dei libri.
a) Ecclesialità
Furono scelti come
"ufficiali" i libri che erano accolti e letti nella liturgia dalla maggior
parte delle comunità che li conoscevano.
Furono le comunità
che selezionarono i libri del Nuovo Testamento, non attraverso pronunciamenti
ufficiali, ma attraverso il «sentire» spirituale dei cristiani: in
quei libri essi riconoscevano fissata la fede che avevano ricevuto nella predicazione
orale ed accettato.
Ma perché i
cristiani leggevano questi libri? Ecco il secondo criterio:
b) Apostolicità
Furono scelti quei
libri che si riconoscevano prodotti (direttamente o indirettamente) dagli apostoli:
«Si può dire che il concetto di "canone", sia derivato
in modo diretto da quello di apostolo. L'apostolo ha nella Chiesa una funzione
unica, che non si ripete: è un testimone oculare. Per conseguenza solo
gli scritti che hanno per autore un apostolo o un discepolo di un apostolo sono
reputati garantire la purezza della testimonianza cristiana» (O. Cullmann,
Le Nouveau Testament, Paris 1966; ed. ital. Bologna, 1968, pag. 141-142).
1. Quanto ai vangeli,
le comunità hanno accettato quelli che avevano come autori sicuri o gli
apostoli o i diretti ascoltatori di apostoli (dopo aver valutato, per questi ultimi,
che avessero raccolto bene il loro insegnamento). Per questa ragione furono rifiutati
i vangeli apocrifi.
2. Quanto alle lettere,
era compito dei destinatari garantire sul mittente. Si noti però che spesso
un autore si serviva di uno scrivano-segretario che scriveva il testo. È
per questa ragione che scritti come la Didaché o la lettera di Clemente
di Roma, nonostante fossero dello stesso periodo e sullo stesso argomento dei
libri del Nuovo Testamento, non furono accolti tra i libri ufficiali.
Ne consegue che, per
le comunità cristiane antiche, norma di fede non erano gli scritti, ma
le testimonianze orali apostoliche che si fissarono poi in tali scritti. Valeva
il seguente principio: era
canonico (= normativo) solo ciò che era apostolico.
Infatti per noi è
fondamentale la seguente attestazione della Scrittura: "Carissimi, avendo
un gran desiderio di scrivervi della nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto
a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata
trasmessa ai santi una volta per sempre" (Giuda 3).
Sappiamo che alla fine
del primo secolo - e le testimonianze storiche concordano - c'era già un
elenco di libri accettati dalle Comunità Cristiane reso valido dalla "testimonianza
oculare degli Apostoli di Gesù". I testi apocrifi o "deuterocanonici"
dell'Antico Testamento, ancora oggi usati dalla chiesa cattolica, erano invece
considerati da numerosi padri della chiesa, lesivi della autorità stessa
della Parola di Dio (come Atanasio, Cirillo, Gregorio Nazianzeno ed Epifanio)
o semplicemente come libri pastorali, in qualche modo utili per l'insegnamento
della morale, ma non della dottrina (come Ilario, Rufino e altri).
1) Nota: Il concilio di Cartagine, secondo quanto
afferma il Diritto Canonico è un concilio "provinciale", in quanto
questo è un sinodo della allora Chiesa Africana, indetto dal sinodo delle
Chiese che ne facevano parte. La sua distinzione è appunto dovuta al suo
contesto "locale", per questo motivo non è inteso essere ecumenico,
universale, e le norme proclamate hanno una valenza locale. Le norme dei Concili
provinciali, non hanno quindi secondo il Canone canonico un valore normativo per
tutta la Chiesa.
Il pronunciamento canonico ufficiale della Chiesa di Roma, si ha solo a Trento
molti secoli dopo. Rimane fermo comunque il valore storico che ha per noi la posizione
del Concilio di Cartagine.
Inoltre, la Chiesa Africana, come le altre sedi apostoliche si riconosceva cattolica
nel senso di fedeltà alla tradizione apostolica, non perchè riconoscesse
il "magistero" della sede di Roma (che è un elemento che la Chiesa
Romana ha aggiunto all'ortodossia cattolica in seguito).
2)
Nota: Molti scrittori antecedenti di parecchio i concili di Cartagine,
Nicea e Calcedonia già riconoscevano come ispirati i libri del Nuovo Testamento.
A titolo d'esempio, ricordiamo che numerose citazioni dai vangeli canonici, dagli
atti, dalle epistole apostoliche e dall'apocalisse sono riconoscibili nelle epistole
di Ignazio di Antiochia (I secolo), di Policarpo (circa 107 d.C.) ed altri antichi
scrittori.
Giustino Martire scrisse intorno al 148 d.C. libri in difesa della fede cristiana.
Nello scritto dal titolo "Prima Apologia", riferendosi alle assemblee
cristiane, egli afferma: "Si leggevano le Memorie degli apostoli o gli Evangeli...con
i libri dei Profeti; ed in ogni assemblea dopo che si era letto il presidente
ne faceva oggetto delle sue esortazioni" (Apologia I,67). Giustino riconosce
come autoritativa anche l'Apocalisse e l'attribuisce all'apostolo Giovanni.
Oltre a questi ed altri antichi scrittori cristiani, possiamo ricordare testimonianze
provenienti da altre fonti, come nel caso dell'eretico
Marcione, il quale usa nei suoi scritti l'Evangelo di Luca e dieci delle Epistole
di Paolo; conosce anche l'Apocalisse come ispirata... e tutto questo ancora prima
dei concili. Questi libri, insieme all'epistola di Giuda, sono menzionati anche
nel Frammento del Muratori (circa 170 d.C.).
"Quanto è felice quella Chiesa (Cristiana)...aggiunge alla Legge e
ai Profeti le Scritture evangeliche ed apostoliche ed è là che si
abbevera la sua fede...Guai a coloro che aggiungono o sottraggono qualcosa a ciò
che è scritto. Volere credere senza le Scritture (del Nuovo Testamento),
significa voler credere contro le scritture" (Tertulliano, De praescriptione
Haereticorum).
LE
PIÙ ANTICHE SCRITTURE EBRAICHE
Le Scritture dell'Antico Testamento (Tanakh) furono composte in un periodo che
si estende per più di un millennio, dal 1450 circa a.C. al 400 circa
a.C. Il primo scrittore ispirato fu Mosè, il quale scrisse il Pentateuco
intorno al 1450-1400 a.C. Malachia, ultimo scrittore dell'Antico Testamento, non
scrisse più tardi del 400 a.C.
In origine, le parti
più antiche dell'Antico Testamento furono scritte su pelli di animali o
su papiro in un ebraico antico, con lettere arcaiche simili a caratteri delle
più antiche iscrizioni fenice. Questa scrittura arcaica, dopo il 400 a.C.
adottò i caratteri quadrati dell'alfabeto aramaico, usati nei rotoli del
Mar Morto, in posteriori manoscritti ebraici e nelle Bibbie ebraiche stampate
sin dal 1477.
IL CANONE DELL'ANTICO TESTAMENTO
Per canone della Scrittura si intende la lista dei libri della Bibbia ispirati
da Dio, e dunque accettati come unica regola di condotta e di fede.
Il termine greco "kanon", indicava originariamente una canna
per misurare. Di fatto designava "ciò che misura" cioè
uno standard, una regola, una norma. Più specificatamente "ciò
che è misurato" secondo quello standard o norma, quindi quei "libri
ispirati da Dio".
Tutti i libri della Sacra Bibbia, hanno avuto autorità canonica sin dal
momento in cui furono ispirati dallo Spirito di Dio, indipendentemente dal fatto
di essere inseriti in una raccolta formale o dal mero riconoscimento umano. Il
canone dell'Antico Testamento accettato dai cristiani evangelici è identico
a quello giudaico e, tra l'altro, a quello riconosciuto dai primi cristiani e
padri della chiesa.
È importante sottolineare che gli Ebrei non riconoscevano i libri apocrifi
come ispirati, né li riconoscono tuttora. Ricordiamo che è agli
Ebrei che "furono affidati gli oracoli di Dio" (Rom. 3:2), ed essi hanno
fedelmente protetto e conservato i libri canonici dell'Antico Testamento, nonostante
in essi si parla delle loro ribellioni e dei castighi da parte di Dio, ed è
profetizzata in dettaglio la venuta di Gesù.
Lo storico giudeo Giuseppe Flavio considerava chiuso il canone dell'Antico Testamento
ai giorni di Artaserse, ossia al tempo di Esdra. Ecco le sue parole:
"Abbiamo
soltanto 22 libri illustranti la storia dell'intero periodo, ritenuti di origine
divina. Cinque di questi appartengono a Mosè e contengono le sue leggi
e le tradizioni delle origini del genere umano fino al tempo della morte di Mosè.
Dopo di essa, fino al regno di Artaserse, i profeti che successero a Mosè
scrissero la storia degli avventi che si verificarono nel loro tempo in 13 libri.
I rimanenti 4 libri comprendono inni a Dio e precetti per la condotta nella vita
dell'uomo.
Dai tempi di Artaserse fino ai nostri giorni, ogni avvenimento è stato
riportato, ma questi recenti documenti non sono stati reputati degni di credito
pari a quelli che li hanno preceduti, in quanto manca l'esatta successione
dei profeti.
La prova pratica dello spirito con il quale trattiamo le nostre Scritture sta
nel fatto che benché sia ora trascorso un così grande lasso di tempo,
non un'anima si è avventurata ad aggiungere o togliere o alterare una sillaba,
ed è nella natura di ogni Ebreo, dal giorno della sua nascita, di considerare
queste Scritture come insegnamento di Dio e di osservarle e, se ne sorgesse la
necessità, dare con gioia la sua vita per esse".
LE PIÙ ANTICHE SCRITTURE CRISTIANE
Per quasi due decenni dopo l'ascensione del Signore Gesù, le Scritture
dell'Antico Testamento, principalmente in greco, costituirono la Bibbia dei cristiani.
Il primo libro del Nuovo Testamento fu probabilmente 1 Tessalonicesi, scritto
forse già dal 45 d.C. L'Apocalisse è comunemente ritenuto l'ultimo,
ed è solitamente datato intorno al 95 d.C. (diversi studiosi ritengono
invece che possa risalire a un periodo ancora precedente).
Pietro predicò dall'Antico Testamento (Atti 2:14-36); così fecero
anche Stefano (Atti 7:2-53), Filippo (Atti 8:32-35) e Paolo. Ecco perché
tutti gli scritti del Nuovo Testamento erano impregnati di Antico Testamento e
perché i loro scritti ispirati affondano le radici nell'Antico Testamento.
ORIGINE DEI LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO
L'Evangelo fu prima predicato verbalmente e interpretato alla luce della storia
e della profezia dell'Antico Testamento. Resoconti orali della vita e dell'opera
di Cristo furono poi messi per iscritto (i Vangeli sinottici risalgono a qualche
anno prima del 70 d.C.). Il bisogno della sana dottrina sulla Persona e sull'opera
di Cristo divenne presto una necessità, accentuata dall'esigenza di dover
difendere il cristianesimo contro errori come il legalismo e l'antinomianismo.
Le epistole paoline furono scritte per rispondere a questo bisogno. L'esigenza
di scrivere un profilo storico sullo sviluppo della chiesa trovò una risposta
nel libro degli Atti, mentre l'Apocalisse fu scritta per completare la rivelazione
del piano e degli scopi di Dio per il tempo e l'eternità.
IL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO
Inizialmente furono le lettere di Paolo e degli altri apostoli che cominciarono
a circolare tra le comunità per ordine degli stessi apostoli (cfr. Col.
4:16; 1 Tess. 5:27; 2 Cor. 1:1; Giac. 1:1; 1 Piet. 1:1).
Inoltre, l'apostolo Pietro parla delle epistole di Paolo facendo supporre che
esse circolavano già tra le chiese: "Considerate che la pazienza
del nostro Signore è per la vostra salvezza, come anche il nostro caro
fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data
e questo egli fa in tutte le sue lettere, in cui tratta di questi argomenti. In
esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili
travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture" (2 Pietro
3:15,16).
Questi scritti, riconosciuti e citati dalla chiesa apostolica, s'imposero ben
presto autonomamente, secondo la volontà di Dio, e assunsero autorità
canonica. L'apostolo Pietro, parlando delle lettere di Paolo, le metteva sullo
stesso piano delle Scritture dell'Antico Testamento (2 Pietro 3:15).
Una conferma storica della loro autorevolezza, è data dal fatto che tutto
il Nuovo Testamento, tranne undici versetti, è citato negli scritti dei
padri della chiesa dei primi due secoli.
Quando S. Girolamo
tradusse la Bibbia in latino, negli anni 382-404 d.C., non tradusse i libri apocrifi.
Egli rifiutò di riconoscerli come parte del Canone delle Scritture. Egli
scrisse nel prologo a Graziano:
"La
chiesa legge il libro di Tobia, di Giuditta, dei Maccabei, di Baruc, di Susanna,
della Sapienza, dell'Ecclesiastico, l'inno dei tre giovani e le favole di Belo
e del dragone, ma essa non le riceve punto nel novero delle Scritture autentiche;
le legge soltanto a fine di ricavarne una lezione per la vita e un esempio per
i costumi, ma non già per stabilirvi una dottrina".
IL CANONE E I CONCILI DI NICEA E CARTAGINE
Il canone del Nuovo Testamento era riconosciuto dalla chiesa primitiva, già
prima del Concilio di Nicea del 325 d.C. (il quale, tra l'altro, non discute
il canone).
La formazione del canone non è stata una decisione conciliare. Il Concilio
di Cartagine nel 397 non fece altro che ratificare il giudizio delle chiese primitive
e decise di limitarsi nelle letture pubbliche soltanto alle Sacre Scritture. Non
c'erano dispute sulla canonicità, sebbene alcuni erano ancora incerti riguardo
all'ispirazione di alcune epistole.
Eusebio di Cesarea (264-340 d.C.) preparò per l'imperatore 50 Bibbie che
contenevano tutti i libri dai quali essa è composta oggi.
Il canone dell'Antico e Nuovo Testamento fu dunque accettato dalla Chiesa Cristiana
molto tempo prima della formazione della chiesa cattolica romana. I 27 libri che
compongono il Nuovo Testamento (Vangeli, Atti degli Apostoli, Lettere apostoliche,
Apocalisse di Giovanni) sono accettati da tutta la Cristianità; essi rappresentano
il modello, l'unità di misura (tale è il senso del greco kanòn)
a cui ci si deve attenere fermamente.
ESATTEZZA E AUTENTICITÀ DEL CANONE
Lo Spirito Santo non ha solo ispirato il canone della Scrittura e ha preservato
i suoi autori da ogni errore (circa le presunte contraddizioni si vedano i link
a fine pagina), ma ha pure messo in grado le diverse generazioni del popolo di
Dio di riconoscere i libri canonici quando essi apparivano: "Quando andrete
a destra o quando andrete a sinistra, le tue orecchie udranno dietro a te una
voce che dirà: Questa è la via; camminate per essa!" (Isaia
30:21). "Lo Spirito della verità... vi guiderà in tutta
la verità" (Giov. 16:13). Quando questi libri furono riconosciuti
come provenienti da Dio, essi furono inclusi nel canone.
Chi nega l'opera dello Spirito Santo lo fa per dare gloria a una elite
di ecclesiastici o a una data denominazione religiosa, anziché a Dio.
La Bibbia, Parola di Dio, non è sorta né dai cosiddetti padri
della chiesa, né dai concili, ma è opera di Dio, che ha guidato
ogni evento secondo la Sua volontà.
La Bibbia stessa ci
dà vari esempi dell'accettazione delle sue parti da parte del popolo di
Dio. A Mosè era stato detto di mettere per iscritto la rivelazione che
Dio gli aveva data (Es. 34:27; vedi Es. 24:4). I libri della legge di Mosè
(i cinque libri che ora vengono chiamati Pentateuco) furono affidati da Dio a
Giosuè (Giosuè 1:7,8); Giosuè scrisse il resoconto delle
sue conquiste nella terra di Canaan (Giosuè 24:26), e questa relazione
venne a far parte del canone crescente della Scrittura.
Tutto attraverso l'Antico Testamento, mentre erano scritti libri sotto l'ispirazione
dello Spirito Santo (cfr. 2 Pietro 1:21), essi venivano aggiunti alla collezione
dei libri ispirati, così che per il tempo di Gesù il canone era
completo nei suoi 39 libri che oggi noi possediamo e che gli Ebrei hanno ora nella
loro Scrittura. Nessuno mancava e nessuno era superfluo. Insieme tutti essi comprendono
la rivelazione che Dio aveva data prima dell'avvento di Cristo.
Su che base è stato fatto questo riconoscimento? Il popolo di Dio durante
1000 anni circa di storia ebraica accettò gli scritti dei profeti, od altri
ispirati dallo Spirito Santo. Quegli stessi libri furono citati largamente dagli
apostoli e da Gesù, che ne riconobbe il canone (cfr. Luca 24:44).
Allo stesso modo, durante il periodo in cui fu scritto il Nuovo Testamento (circa
50 anni), Dio guidò il suo popolo a riconoscere ed accettare gli scritti
di coloro che erano stati apostoli di Cristo (o i loro rappresentanti), cosicché
per la fine del primo secolo, si arrivò ai 27 libri inclusi nel Nuovo Testamento
- nessuno in più e nessuno in meno.
In questi 66 libri canonici non vi sono contraddizioni o errori storici, e tutto
ciò che essi insegnano su Dio, Cristo, noi stessi e su come possiamo avere
un rapporto personale con Dio, insieme alla via della salvezza, è magnificamente
coordinato.
Nella sua totalità
il canone ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere in merito a questo rapporto
di salvezza, sia per il presente che per l'avvenire.
Per approfondimenti si vedano:
Datazione dei libri del Nuovo Testamento
I libri apocrifi e deuterocanonici, canone alessandrino
e palestinese
I vangeli gnostici
Esistono contraddizioni nella Bibbia?
La Sacra Bibbia: origini, attendibilità
e affidabilità storica
Prove storiche sull'esistenza e la vita di
Gesù Cristo da fonti non cristiane
Prove archeologiche a conferma della Bibbia
I rotoli di Qumran
La tradizione cattolica
Il Nuovo Testamento su questo sito
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