Il cammino cristiano




Il carattere di Dio tra Antico e Nuovo Testamento

 

"Come puoi spiegare la differenza tra il carattere severo di Dio descritto nell'Antico Testamento e il Dio d'amore di cui parla il Nuovo Testamento? Può Dio cambiare nel corso dei secoli?"


Per rispondere alla tua domanda riguardante la differenza del carattere di Dio tra Antico e Nuovo Testamento, dovrei cominciare dalla storia di Israele; non posso risponderti in poche parole, comunque cercherò per quanto possibile di evitare di dilungarmi oltre il dovuto.

In passato Dio scelse Israele come suo popolo; era un popolo che serviva l'unico Dio, a differenza degli altri popoli che, in quanto pagani, adoravano immagini scolpite e ad esse sacrificavano i propri figli.
Israele, vivendo in comunione con Lui, avrebbe dovuto essere di esempio e testimonianza agli altri popoli, per far conoscere Dio al mondo.
E Dio diede una legge a Israele, affinché camminassero rettamente e amassero Dio e il loro prossimo, praticando la giustizia e giudicando con imparzialità, ripagando i torti commessi, facendo del bene ai bisognosi, e questo per il loro stesso bene. Era una legge che richiedeva fedeltà assoluta, poiché Dio è santo e non può tollerare alcun tipo di peccato.

Israele, però, fu un popolo ribelle e in molte occasioni disobbedì a Dio, trasgredendo la sua legge e scegliendo il peccato.
Egli, quale loro Dio e loro creatore, avrebbe potuto distruggerli senza pietà, eppure Egli cercava di richiamarli a sè, come farebbe un Padre con il proprio figlio. Mandava allora dei profeti a parlare al popolo, per poterli risparmiare.
In Geremia 2:2 ad esempio leggiamo:
"Va' e grida alle orecchie di Gerusalemme, dicendo: Così dice l'Eterno: Io mi ricordo di te, della tenera attenzione della tua giovinezza, dell'amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata [...] Che cosa hanno trovato di ingiusto in me i vostri padri, per allontanarsi da me, andare dietro alla vanità e diventare essi stessi vanità? [...] Io vi ho condotto in un paese fertile, perché mangiaste dei suoi frutti e dei suoi beni; ma quando siete entrati, avete contaminato il mio paese e avete reso la mia eredità un'abominazione. I sacerdoti non hanno detto: "Dov'è l'Eterno?", quelli che si occupano della legge non mi hanno conosciuto, i pastori si sono ribellati contro di me..."

Non è questo il linguaggio di un marito affettuoso, di un Padre amorevole?

In alcuni casi, il popolo accettò la riprensione, e Dio "si pentì del male che aveva detto di far loro, e non lo fece". Avvenne in altre parole quello che accadde nel caso dei Niniviti, ai quali Dio mandò il profeta Giona per annunciargli la distruzione della loro città e quando essi sentirono il suo messaggio si pentirono delle loro malvagità e Dio ebbe pietà di loro e non mise ad effetto contro di loro il male che aveva detto di fare loro (cfr. Giona 3:10). Ma in molti altri casi, il popolo aggiungeva al suo peccato altra ribellione, rivoltandosi contro i profeti che Dio aveva mandato per il loro bene, e Dio dovette punirli severamente.

"Perciò così dice l'Eterno degli eserciti: Ecco, io li raffinerò e li saggerò. Cos'altro infatti posso fare per la figlia del mio popolo? La loro lingua è una freccia micidiale; essa non dice che menzogne. Con la bocca ognuno parla di pace al suo vicino, ma nel suo cuore sta in agguato. Non dovrei forse punirli per queste cose?, dice l'Eterno. Non dovrei vendicarmi di una nazione come questa?"

Già nell'Antico Testamento, quando la grazia non era ancora stata rivelata, Dio è descritto come: "L'Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in benignità e fedeltà, che usa misericordia a migliaia, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato, ma non lascia il colpevole impunito".
Dio, essendo giusto, non può tollerare l'ingiustizia né giudicare con parzialità, ed essendo santo, non può tollerare il peccato.
È per questo che Egli combatte la ribellione e il peccato laddove non c'è ravvedimento, e corregge chi rifiuta di ravvedersi e disprezza la riprensione.
Ma se castiga lo fa per un motivo ben preciso: "perché l'Eterno corregge colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce" (Proverbi 3:12); "qual è infatti il figlio che il padre non corregga?" (Ebrei 12:7).
Egli potrebbe ben disinteressarsi dell'uomo, abbandonandolo a se stesso e lasciandolo vivere come meglio crede, per poi giudicarlo in base alle sue opere dopo la morte, ma se lo corregge è per aprirgli gli occhi e ricondurlo a sè.

Dio stesso dice: "Com'è vero che io vivo, dice il Signore, l'Eterno, io non mi compiaccio della morte dell'empio, ma che l'empio si converta dalla sua via e viva" (Ezechiele 33:11).

E anche: "Provo forse piacere della morte dell'empio? - dice il Signore, l'Eterno - e non piuttosto che egli si converta dalle sue vie e viva?" (Ezechiele 18:23).

"...togliete dalla mia presenza la malvagità delle vostre azioni, cessate di fare il male. Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova. Venite quindi e discutiamo assieme, dice l'Eterno; anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana" (Isaia 1:16-18).

La sua severità non è dovuta a un capriccio e, come è scritto nella Bibbia, "non è volentieri che umilia ed affligge i figli degli uomini".

La Bibbia, non solo nel Vangelo, ma dall'inizio alla fine ci parla di un Dio che, come chiunque Lo conosce sa, "è amore".
Egli non è un Dio crudele, lontano, disinteressato, ma un Padre e Signore che desidera ardentemente la comunione personale con ogni uomo singolarmente.
Dio non cambia. Prima ancora del Vangelo, è stato questo il suo scopo fin dalla creazione dell'uomo: averlo vicino a sè, farsi conoscere da lui, dare la vera gioia al suo cuore, farlo abitare insieme a Lui per sempre, e questo è ancora il suo scopo, che sarà infine adempiuto verso i credenti come è scritto nel libro dell'Apocalisse:
"Ed egli abiterà con loro; e essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte né cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima son passate".

Perché allora la morte, la malattia, la separazione da Dio, le guerre...?
Dio può permettere che, come puoi leggere nel libro di Giobbe, Satana colpisca l'uomo con malattie, lutti, situazioni disperate, ma se lo fa è per insegnargli qualcosa, e "fargli, alla fine, del bene".
Ma la causa di tutto il male che imperversa nel mondo è proprio quella ribellione che dal primo uomo, Adamo, non ha smesso di esistere nel mondo, e in ogni uomo indistintamente.
Questo è il peccato. E dove c'è il peccato, Dio è costretto ad abbandonare l'uomo in balia delle sue stesse decisioni: il suo egoismo, la sua incredulità, la sua testardaggine, la sua durezza di cuore. E alla fine l'uomo viene ripagato dal proprio peccato, con la sofferenza e la morte. La Bibbia infatti dichiara:
"Il salario del peccato è la morte";
"Le vostre iniquità hanno prodotto una separazione fra voi e il vostro Dio e i vostri peccati hanno fatto nascondere la sua faccia da voi, per non darvi ascolto";
"Poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio";
"Non c'è alcun giusto, neppure uno".

È questa la condizione di tutti gli uomini.

Dio potrebbe a questo punto abbandonare il mondo con tutte le sue creature, rispondendo all'accusatore, Satana, mediante l'esecuzione della condanna dell'intero genere umano.
Ma proprio perchè Dio è amore, ha fatto molto di più che dare all'uomo un aiuto per non commettere qualche peccato, o per vivere una vita migliore.

Dio ha mandato il Suo unico Figlio, Gesù Cristo, nel mondo: "Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna" (Giovanni 3:16).

Gesù ha assunto un corpo di carne proprio come il nostro, ha vissuto una vita perfettamente giusta e santa, adempiendo tutta la legge di Dio, accogliendo a sè chiunque, dalla prostituta al più colto dei sacerdoti; ha sofferto fame, sete, scherni, flagellazioni; ma questo è ancora poco in confronto a quello che era venuto - di sua volontà - a fare per gli uomini: Egli si è caricato di tutti i peccati dell'intero genere umano, tutti, anche i più infamanti; e si è lasciato crocifiggere sulla croce dagli uomini, accettando la condanna che Dio avrebbe dovuto infliggere a ognuno di noi per i nostri peccati: la morte.
Quando Egli morì, "la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo" (Marco 15:38); quella cortina, cioè, che rappresentava simbolicamente la separazione tra Dio e gli uomini a causa del peccato, era ora distrutta. Questo segno era un'ulteriore conferma da parte di Dio che l'accesso a Lui è adesso libero per ogni uomo, per ogni peccatore che si ravvede e che va a Dio attraverso Gesù Cristo.
Cristo il terzo giorno risorse, ed è ora "alla destra di Dio, e intercede per noi".

Questo è il dono di Dio al mondo: Cristo ha già pagato al posto tuo e al posto di ogni uomo, e se semplicemente credi sei salvato, sei giustificato non per qualche tua opera giusta o meritoria, ma perchè ti è imputata per fede la giustizia di Cristo stesso. "Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere...".

Dio chiede soltanto questo agli uomini: che riconoscano di aver vissuto lontano da Lui e di essere dei peccatori, e che, lasciato ogni peccato, accettino semplicemente il Suo dono di salvezza e di vita eterna, vivendo da quel giorno in poi in comunione con Dio, pregandoLo con la spontaneità di un figlio, e imparando ciò che ci dice nella Sua Parola.

Cristo non è più sulla croce, ma è vivente, e ti ama! Egli ama tutti gli uomini, siano essi bestemmiatori o malviventi, o persone che si ritengono moralmente "a posto" o religiosi; non c'è differenza davanti a Dio, poichè davanti a Lui, come abbiamo letto, tutti sono peccatori.
Noi non abbiamo dei santi come intercessori, ma il Figlio di Dio stesso: c'è "un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù" (1 Timoteo 2:5); e non è un mediatore che non abbia sofferto come noi, ma anzi "in ogni cosa ha sofferto come noi" e può simpatizzare con noi nelle nostre difficoltà.
Gli uomini che vogliono ricevere salvezza e incontrarLo, devono solo accettare il suo sacrificio, ravvedersi e rispondere al suo invito.

Questo è il Dio che io conosco, di cui la Bibbia parla, e che ogni cristiano sincero conosce.
Spero vivamente che attraverso queste riflessioni il Signore possa parlare al tuo cuore come fece con me.



Si veda anche:

  • Qual è il messaggio del Vangelo?
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