È un romanzo
di James Redfield, pubblicato per la prima volta nel 1993, e da allora protagonista
di un successo planetario. Al centro della vicenda, un viaggio in Perù,
sulle tracce di un misterioso antico manoscritto, che tutte le autorità
e le istituzioni di potere, dalla Chiesa alle forze armate ai governi, insieme,
starebbero cospirando per occultare.
Gli indizi per questa ricerca arrivano al protagonista sotto forma di una pioggia
continua di coincidenze, di messaggi sibillini, e di labirintici giochi del destino.
Grossolane incongruenze linguistiche (come nomi propri scritti scorrettamente,
o personaggi peruviani e scandinavi dal nome inglese) spuntano qua e là,
a fianco d'improbabili divagazioni fisiche e astronomiche (in cui apprendiamo,
ad esempio, che la luna calante sorge a mezzogiorno, o che la fusione nucleare
è un processo di elevazione di ogni elemento alla vibrazione energetica
successiva), per non parlare di un'intera città Maya che sorge in Perù
piuttosto che in America Centrale, e del fatto che il fatidico documento fosse
stato scritto in aramaico nel Sudamerica del Seicento avanti Cristo, senza che
di questo sia data alcuna spiegazione nel testo. Cosa c'entrano, queste incongruenze
e questi giudizi di valore letterario, con i temi della razionalità e dello
scetticismo?
C'entrano, perché l'autore del libro, invece di limitarsi a presentarlo
come un'opera di fantasia, ne ha fatto esplicitamente una guida spirituale, una
sorta di "Vangelo della Nuova Era". Gli insegnamenti contenuti nel manoscritto
segreto si articolano in nove successivi livelli di conoscenza, chiamati Illuminazioni,
ognuno dei quali consiste in una "rivelazione" sull'Universo, sulla
natura umana, o addirittura sul futuro della nostra intera civiltà. Non
si tratta di un semplice racconto, elevato spontaneamente dopo, dai lettori, a
testo filosofico. L'autore stesso (in una collaborazione a quattro mani) ha scritto
successivamente una Guida per aiutare il lettore a comprendere a fondo le Illuminazioni,
e a crescere spiritualmente secondo il percorso indicato nel romanzo; ha fondato
una rivista ispirata alle stesse tematiche, e ha messo in piedi un florido mercato
di corsi, seminari, dischi, e accessori vari dell'usuale spiritualità consumistica
New Age. Non nasconde quindi il proprio intento di proporsi come maestro,
pur blandamente rivestito delle solite rassicurazioni, secondo cui ognuno deve
trovare da solo la sua strada, senza alcun'autorità morale da riconoscere.
Quale sarebbe, in definitiva, il messaggio di Celestino? Decisamente, nulla di
originale: ci si limita a ripetere, come ai primissimi albori delle manie acquariane,
che il mondo è sull'orlo di una radicale trasformazione; che questa avverrà
quando un numero sufficiente di persone avrà raggiunto la consapevolezza,
trascinando tutte le altre per un effetto di massa critica (non ricorda la leggenda
della centesima scimmia, che circola da quarant'anni e che è stata
ampiamente smentita?); che le istituzioni scientifiche, politiche e religiose
si oppongono strenuamente a questo processo, e fanno di tutto perché la
gente ne resti all'oscuro; e soprattutto, tema centrale battuto quasi ossessivamente,
che noi creiamo la nostra realtà, e che non esiste realtà al di
fuori di quella che desideriamo, che inventiamo, e che crediamo vera. Tutto questo,
è espresso nel più consueto linguaggio pseudoscientifico caro ai
devoti della Nuova Era (New Age), con uso massiccio
della magica parola energia, con interpretazioni del tutto indebite di
concetti mutuati dalla fisica moderna, e con una caratterizzazione dei ruoli (lo
scienziato scettico e intollerante, il sacerdote illuminato, il cardinale reazionario
e così via) talmente macchiettistica da non sembrare nemmeno destinata
a un pubblico adulto. Per un inciso riservato al lettore italiano, che potrebbe
pensare che Celestino sia l'autore dell'antico manoscritto: non c'è nessun
personaggio con questo nome, nel romanzo, il titolo è soltanto una traduzione
molto libera dell'originale inglese, The Celestine Prophecy, in cui il
termine Celestine è un aggettivo che vale più o meno come
"celestiale".
La Profezia di Celestino è un esempio eccellente di come si possa avere
un seguito sterminato senza dire praticamente nulla. La sua attrattiva sta nella
naturalezza con cui banalizza ogni cosa, con cui liquida temi complessi e pesantissimi
(come gli abusi psicologici, o i problemi ecologici planetari) con un ottimismo
zuccheroso, incoraggiando il lettore al relativismo, all'illusione e al disimpegno.
Se il vero cambiamento deve avvenire dentro di noi, a che serve darsi da fare
in modo più concreto? Tanto, la realtà è quella che ci si
crea...
Dopo le prime nove è giunta puntualmente La Decima Illuminazione,
in un sequel scritto tre anni dopo; e recentemente anche l'undicesima, in un nuovo
testo intitolato Il segreto di Shambhala.
Uno dei romanzi più suggestivi tra quelli inquadrabili nel movimento New
Age è il best-seller di James Redfield The Celestine Prophecy, An Adventure,
conosciuto in Italia come La profezia di Celestino. Tradotto in quindici
lingue, è stato il libro più venduto negli nel 1994 e in Italia
ha venduto più di 400.000 copie. Tra i suoi estimatori più conosciuti
si annovera Bill Clinton il quale afferma di averlo letto più volte e di
considerarlo una vera e propria guida spirituale per la propria vita personale
e politica.
La Profezia di Celestino è un romanzo fondato sullo gnosticismo,
e questo salta immediatamente agli occhi; teorizza difatti la necessità
dell'essere umano di superarsi per avviarsi alla riscoperta del sè e riappropriarsene,
diffonde un concetto di Dio impersonale, visto come pura energia cosmica, parla
di reincarnazione e della possibilità anzi, della necessità di diventare
Dio. Il romanzo è infarcito di un sincretismo religioso finalizzato alla
dissoluzione di tutte le religioni organizzate e delle relative Chiese.
Particolarmente suggestiva è la didascalia: "Un antico manoscritto.
Nove chiavi per arrivare alla conoscenza. Una nuova era di consapevolezza spirituale."
Il romanzo si fonda sul ritrovamento di un antico manoscritto che preconizza una
trasformazione dell'umanità attraverso nove illuminazioni progressive.
Il romanzo è un pretesto, sia pur suggestivo, per rigettare gli insegnamenti
della Chiesa e, nel contempo, diffondere queste nove illuminazioni, che altro
non sono se non un cammino pseudospirituale per arrivare all'alterazione dello
stato di coscienza, alla separazione dal mondo, all'Io-sono-Dio. È emblematica
- a dir poco - la sorte che subisce chi raggiunge l'ultima illuminazione: sparisce!
La Profezia di Celestino non è dunque un semplice romanzo ma, come la maggior
parte delle pubblicazione della nuova era (New Age), un vero e proprio programma
ed un cammino reale. Questo è così vero che ad esso è seguita
la pubblicazione della Guida alla Profezia di Celestino che è, come
recita la didascalia: "Un prezioso strumento per espandere la conoscenza
contenuta in ognuna delle nove illuminazioni della 'Profezia di Celestino', e
applicarne il messaggio modificando sostanzialmente la propria vita". Si
è passati agevolmente dalla pubblicazione di un romanzo di successo ad
un vero e proprio corso di formazione e trasformazione della mente nella direzione
della spiritualità New Age. Milioni di persone sono state influenzate da
questi due libri. L'ultimo aggiornamento di tale corso è La decima illuminazione,
romanzo che, solamente in Italia, nelle prime due settimane di diffusione ha venduto
più di 150.000 copie.
Durante i primi secoli, i cristiani hanno preferito le torture, la prigione e
la morte, piuttosto che aderire alle teorie gnostiche. Ai nostri giorni sono innumerevoli
i martiri che hanno rifiutato l'ideologia nazista o marxista per rimanere fedeli
alla persona del Cristo. Tanto è vero che - oggi come ieri - essi non hanno
mai giocato con la propria fede. Non flirtiamo con l'errore, non scendiamo a patti
con la menzogna, non compromettiamo la verità. Non bariamo con Dio.
Nel prossimo decennio il credente si troverà sempre più di fronte
alla scelta tra le esigenze della propria fede e le sue strane contraffazioni.
Ciò potrebbe richiedere un atto eroico. Dal punto di vista della morale,
esistono dei mestieri che un cristiano non può esercitare senza rinnegarsi
in quanto tale, o per lo meno, se non con enormi rischi. Così, nell'ambito
della fede, egli dovrà confrontarsi spesso con tragici dilemmi: perdere
il suo impiego o accettare di subire delle costrizioni, o comunque delle influenze
che possano mettere in pericolo la sua fede. Alla fine, la scelta cruciale tra
i suoi modi di vivere e le sue ragioni di vivere, tra la sua famiglia da nutrire
e la sua Chiesa da sostenere. Non c'è niente di utopico in questo! Conosco
uomini che hanno preferito rompere il loro contratto con determinate società
che imponevano ai loro membri seminari di formazione alla New Age. Essi hanno
preferito vivere in povertà, piuttosto che rischiare di perdere le ricchezze
della propria anima. Sono incompresi, misconosciuti, criticati, biasimati da colleghi,
amici e dalla famiglia. Sconosciuti testimoni della fede, fanno parte di una corte
di eroi silenziosi. Nessuno ne parla. Pochi lo sanno. Dio se ne meraviglia. In
cielo, saranno il nostro stupore.
Chissà se ben presto la New Age non avrà talmente plasmato l'opinione
pubblica, penetrato le mentalità, forgiato la cultura generale, da far
sembrare le verità cristiane bizzarre, strampalate e pericolose, occultando
totalmente la loro bellezza e semplicità?
Ben presto i cristiani fedeli saranno emarginati, guardati come degli strani esseri,
se non addirittura come degli squilibrati. Arriverà l'ora in cui essi saranno
internati in ospedali psichiatrici come succedeva in URSS? È così
utopico? Conosco già dei giovani trattati da anormali dal momento in cui
si azzardano a parlare delle loro autentiche esperienze spirituali, o semplicemente
delle verità essenziali della loro fede. La preghiera è sospettata
di fuga dalla realtà; la loro vita spirituale di schizofrenia; il loro
rifiuto di una sessualità sfrenata, di masochismo; la loro lucidità
davanti al male generale, paranoia, ecc.
Testimonianza di una credente:
Ero stata incuriosita, anzi impressionata da una domanda sentita qualche tempo
fa: il libro "La profezia di Celestino" è compatibile con la
fede cristiana? La domanda era stata appena accennata, ma aveva scavato dentro
di me un solco. Mi fu chiesto di provare a scrivere qualche impressione, qualche
commento. Comprai il libro, che non avevo mai letto prima e rimasi a riflettere
e pregare molto, prima di incominciare. All'inizio ero spaventata dalla difficoltà:
il libro era troppo vasto, sfuggente ed ambiguo nella sua apparente ingenuità.
Pensavo che avrei potuto forse scrivere degli appunti, ma che li avrei lasciati
negli scaffali di casa, o che al massimo li avrei fatti rilegare come una tesi
di laurea. Piano piano però mi accorgevo di sentire la necessità
di fare un commento al libro della profezia di Celestino, di doverlo fare come
se fosse stato proprio un compito mio, da fare adesso. Mi sembrava di capire che
il libro sulla profezia di Celestino trasmette un messaggio globale distruttivo,
illusorio, pericoloso perché contiene un indecifrabile miscuglio di affermazioni
vere ed affascinanti e di subdole e illusorie tentazioni; queste ultime mascherate
e manipolate a bella posta affinché non siano percepibili al lettore superficiale
che viene trascinato senza accorgersene lontano da Dio e destinato ad una amara
delusione. Contemporaneamente tuttavia mi pareva di capire che coloro che si entusiasmano
per Celestino, hanno un bisogno profondo di verità e di giustizia, hanno
il vivo desiderio di seguire qualcuno che promette un mondo migliore e insegna
loro il modo di costruirlo. Hanno nostalgia della dolcezza, del sorriso, della
bontà, della bellezza, dell'amore, e meritano di più che una illusoria
promessa di consapevolezza e di energia superiore. Hanno un bisogno struggente
di Dio, anche se non se ne accorgono o non lo ammettono, e bisogna aiutarli a
capire che il libro sulla profezia di Celestino non li potrà saziare. Mi
pareva che il mio compito fosse quello di confrontarmi con altri, di condividere
la ricerca suggerendo una diversa interpretazione degli argomenti proposti da
"Celestino", di aiutarli a ritrovare il gusto di stare insieme ad ascoltare
la Parola di Dio, di costruire un ponte sicuro e sereno per chi vuole uscire dalla
superficialità e dalla solitudine. Ho arato un campicello, l'ho sarchiato,
ho tracciato un piccolo solco; vi ho deposto un seme. Ho finito il mio compito.
Se Dio vorrà questo seme germoglierà.