I
Concili e la dottrina
Secondo i teologi cattolici,
i concili della chiesa cattolica sono parte della sua tradizione, e difatti per
essi costituiscono sempre dei punti di riferimento per ciò che riguarda
la dottrina. Essi nella pratica attribuiscono ai decreti dei concili uguale importanza
che alla Parola di Dio, e questo perché ritengono che i loro concili si
siano riuniti nello Spirito Santo. Per loro sono infallibili perché il
concilio Vaticano II ha decretato quanto segue: "L'infallibilità promessa
alla chiesa risiede pure nel corpo episcopale, quando questi esercita il supremo
magistero col successore di Pietro" (Concilio Vaticano II, Sess. V. cap.
III).
Di seguito vedremo alcuni esempi di come i concili hanno decretato cose contrarie
alla Parola del Signore oppure hanno decretato delle cose che prima o dopo furono
condannate da altri concili, dai "padri" o dai papi stessi. Facciamo
questo affinché chi legge comprenda che i concili non possono essere messi
sullo stesso piano né dell'assemblea di Gerusalemme né della Parola
di Dio.
Eresie insegnate dai concili
I concili di Tiro (335), Antiochia (340), di Milano (355) e di Rimini (359) approvarono
l'eresia di Ario che negava la divinità di Cristo.
Il concilio di Efeso (431) dichiarò Maria
"madre di Dio".
Il terzo concilio di Costantinopoli ordinò che i matrimoni contratti con
gli eretici si dovevano sciogliere.
Il quarto concilio Laterano (1215) decretò la transustanziazione e la confessione
al prete di tutti i peccati da farsi almeno una volta all'anno e che gli eretici
dovevano essere sterminati.
Il concilio di Costanza (1415) decretò la soppressione del calice e che
fosse lecito non mantenere il giuramento fatto agli eretici.
Il concilio di Firenze (1439-1443) proclamò ufficialmente l'esistenza del
purgatorio.
Il concilio di Trento (1545-1563) aggiunse ai libri canonici i libri apocrifi,
dichiarò che la tradizione deve essere
riverita al pari della Sacra Scrittura, e definì l'istituzione di tutti
i sacramenti da parte di Cristo e il loro numero settenario.
Il concilio Vaticano del 1870 decretò l'infallibilità
del papa.
Contraddizioni tra concili stessi e con i cosiddetti "padri" della
chiesa e papi
Il concilio di Elvira (306) impose il celibato
ai preti (o almeno la completa astensione dai rapporti coniugali), mentre quello
di Costantinopoli del 692 (che va sotto il nome di Quinisextus in Trullo o semplicemente
Trullano) decretò che i preti possono continuare a vivere nel matrimonio
celebrato prima della loro ordinazione, astenendosi dai rapporti coniugali solo
nel giorno del loro servizio sacro, mentre negli altri giorni possono convivere
come marito e moglie con la propria sposa.
Il concilio di Nicea del 325 condannò l'eresia di Ario, ma dieci anni dopo
il concilio di Tiro (non ecumenico), che si trasferì a Gerusalemme, decretò contro
la decisione di Nicea e ristabilì Ario e proclamò dottrina della
Chiesa l'eresia condannata dal concilio niceno. Il concilio di Antiochia (340)
riconfermò la decisione di Tiro, mentre quello di Sardica del 343 condannò
di nuovo la dottrina di Ario. In seguito il concilio di Milano (355) e quello
di Rimini (359) decretarono di nuovo a favore dell'eresia di Ario.
Il terzo concilio Costantinopolitano ordinò, nel secondo canone, che si
ribattezzassero coloro che erano stati battezzati dagli eretici; mentre il loro
padre Agostino e il loro papa Stefano avevano dichiarato che non si doveva ribattezzarli.
Il concilio di Costantinopoli (754) condannò espressamente il culto delle
immagini raffiguranti Cristo, Maria e i santi. Nel documento finale di questo
concilio sono scritte queste parole: 'Noi possiamo inoltre dimostrare il nostro
sentimento per mezzo delle sante Scritture e dei padri. Infatti si legge nella
Scrittura: "Iddio è spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino
in ispirito e verità"; e: "Non ti fare scultura alcuna né
immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla
terra"; anche Dio ha parlato agli Israeliti dal mezzo del fuoco e dalla cima
della montagna e non gli ha mostrato nessuna immagine; in un altro passaggio:
"Hanno mutato la gloria dell'incorruttibile Iddio in immagini simili a quelle
dell'uomo corruttibile, e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore"
(...) Noi dunque appoggiandoci sulla santa Scrittura e sui Padri, dichiariamo
unanimemente, in nome della santa Trinità, che noi condanniamo, rigettiamo
ed allontaniamo con tutte le nostre forze dalla Chiesa cristiana qualsiasi immagine
di qualsiasi maniera che sia fatta con l'arte della pittura'.
Ma il concilio di Nicea del 787 negò l'ecumenicità del concilio
del 754 e approvò una definizione di fede sulla legittimità delle
immagini e la natura del culto relativo che si concludeva con quattro condanne
degli iconoclasti. Nel documento finale si leggono le seguenti parole: 'Noi definiamo
con ogni accuratezza e diligenza che, a somiglianza della preziosa e vivificante
Croce, le venerande e sante immagini sia dipinte che in mosaico, di qualsiasi
altra materia adatta, debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, nelle
sacre suppellettili e nelle vesti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle
vie; siano esse l'immagine del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo,
o quella della immacolata Signora nostra, la santa madre di Dio, degli angeli
degni di onore, di tutti i santi e pii uomini. Infatti, quanto più continuamente
essi vengono visti nelle immagini, tanto più quelli che le vedono sono
portati al ricordo e al desiderio di quelli che esse rappresentano e a tributare
ad essi rispetto e venerazione'.
E ancora, nel concilio di Francoforte del 794 venne condannato di nuovo il culto delle immagini che era
stato approvato al concilio di Nicea del 787. Infine questo culto delle immagini
venne approvato dal concilio di Trento (cfr. Concilio di Trento, Sess. XXV).
Il concilio di Costantinopoli (754) negò la presenza reale e la transustanziazione
perché chiamò il pane e il vino della santa cena 'l'immagine del
corpo vivificante di Cristo', mentre il concilio Laterano IV e quello di Trento
dichiararono la presenza reale e la transustanziazione.
Il concilio di Costanza nel 1415 dichiarò il concilio superiore al papa
infatti disse: 'Chiunque, di qualunque condizione e dignità, compresa quella
papale, è tenuto ad obbedirgli...' (Concilio di Costanza, Sess. IV. Ricordiamo
che questo concilio depose tre papi, ossia Giovanni XXIII, Gregorio XII e Benedetto
XIII), mentre il concilio Lateranense V (1512-1517) affermò il contrario
dicendo: 'Il romano pontefice, in quanto ha un'autorità superiore a tutti
i concili, ha pieno diritto e potestà di indire, trasferire, sciogliere
i concili' (Concilio Lateranense V, Sess. XI). Sempre il concilio di Costanza
decretò la soppressione del calice ma quello di Basilea ne decretò
la restituzione ai Boemi (restituzione abolita in seguito da Pio V).
Il concilio di Trento nel 1546 dichiarò canonici i libri apocrifi
includendoli nel canone; con questa decisione il concilio di Trento annullò
la decisione che il concilio di Laodicea, tenutosi nella seconda metà del
IV secolo, aveva preso a riguardo del libro di Giuditta, di quello di Tobia, della
Sapienza, dell'Ecclesiastico, e dei libri I e II Maccabei, che era stata quella
di non dichiararli canonici. In altre parole il concilio di Trento dichiarò
nulla la decisione di non includere questi libri nel canone presa dal concilio
di Laodicea. La prova che questi libri apocrifi da quel concilio di Laodicea non
furono riconosciuti ispirati da Dio la si trova nel canone n° 60 dove è
enumerato il catalogo dei libri dell'Antico Patto che è privo del libro
di Giuditta, di quello di Tobia, della Sapienza, dell'Ecclesiastico e dei Maccabei.
Riteniamo che questi esempi siano sufficienti per far comprendere quali eresie
i concili hanno introdotto nella chiesa cattolica romana e in quali contraddizioni
sono caduti i concili nel corso del tempo.
Come si può quindi reputare anche la tradizione derivata dai concili come
Parola di Dio quando la tradizione contraddice in molti punti la Sacra Scrittura
e si contraddice essa stessa?
La Sacra Scrittura è l'autorevole Parola che Dio ha dato
agli uomini affinché conoscano la verità. Ma per quanto riguarda
molti decreti dei concili che si sono tenuti nel corso dei secoli essi sono soltanto precetti
umani che contribuiscono a mantenere nel buio della superstizione le persone che li seguono.
(G. Butindaro)