Cose
da buttare
Buttiamo via i mormorii
Cosa c'è
di peggio in una Chiesa che dei credenti che mormorano? Si lamentano di tutto
e di tutti, non gli va bene assolutamente niente. Loro stessi non fanno nulla
ma giudicano severamente l'operato di chi s'impegna per l'opera di Dio. La Scrittura
ci fa un identikit dei mormoratori: "Sono dei mormoratori, degli scontenti;
camminano secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce cose incredibilmente
gonfie, e circondano d'ammirazione le persone per interesse" (Giuda 1:16).
Dio c'invita a buttare via dal nostro cuore i mormorii: "Non mormorate, come
alcuni di loro mormorarono, e perirono colpiti dal distruttore" (1 Corinzi
10:10).
Ogni credente desideroso di fare la volontà di Dio, deve fare ogni cosa
senza mormorii: "Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute" (Filippesi
2:14).
Buttiamo via le nostre giustificazioni
Se abbiamo la tendenza a giustificare le nostre debolezze e l'amore per le cose
del mondo, smettiamola! Il Seme, cioè la Parola di Dio che è caduto
fra le spine, rappresenta coloro che hanno udito, ma se ne vanno e restano soffocati
dalle cure e dalle ricchezze e dai piaceri della vita e non arrivano a maturità:
"Quello che è caduto tra le spine sono coloro che ascoltano, ma se
ne vanno e restano soffocati dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri
della vita, e non arrivano a maturità" (Luca 8:14).
Quante scuse a volte troviamo, per giustificare le nostre debolezze: "Tutti
insieme cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: "Ho comprato un campo
e ho necessità di andarlo a vedere; ti prego di scusarmi".Un altro
disse: "Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi".
Un altro disse: "Ho preso moglie, e perciò non posso venire"
(Luca 14:18-20).
Buttiamo via le nostre giustificazioni e l'amore per le cose del mondo: "Non
amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore
del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel
mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia
della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza;
ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1 Giovanni 2:15-17).
Buttiamo via tutte quelle abitudini che non ci permettono di leggere e meditare
la Parola di Dio
Talvolta ci sono abitudini che ci tolgono il tempo per la lettura e la meditazione
della Parola di Dio. Ricordiamoci che senza cibo e senza acqua, l'uomo muore.
Allo stesso modo, senza la Parola di Dio, l'uomo è destinato alla morte
spirituale. Colui che trascura la Parola di Dio, vede il suo cuore indurirsi giorno
dopo giorno: "Perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile,
sono divenuti duri d'orecchi, e hanno chiuso gli occhi, affinché non vedano
con gli occhi e non odano con gli orecchi, non comprendano con il cuore, non si
convertano, e io non li guarisca" (Atti 28:27). Non è forse vero che
mentre l'uomo parla a Dio attraverso la preghiera, Dio parla all'uomo attraverso
la Sua Parola? Dio vuole comunicare la Sua volontà: "Questo libro
della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte;
abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché
allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai" (Giosuè
1:8). È Dio che dette questo consiglio a Giosuè che resta valido
per ogni generazione. Deve essere presente in ogni sincero credente questo desiderio:
"Mi alzo prima dell'alba e grido; io spero nella tua parola. Gli occhi miei
prevengono le veglie della notte, per meditare la tua parola" (Salmo 119:147,148).
Quanto tempo dedichiamo alla TV? Quanto tempo perdiamo in cose futili ed inutili?
Torniamo alla Parola di Dio se vogliamo vedere l'aurora: "Alla legge! Alla
testimonianza!" Se il popolo non parla così, non vi sarà per
lui nessuna aurora!" (Isaia 8:20).
Buttiamo via gli aspetti negativi del nostro carattere
Un'espressione che l'apostolo Paolo usa al riguardo è: "Gettare via":
"Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva
con ogni sorta di cattiveria!" (Efesini 4:31).
Il nostro temperamento deve essere controllato dallo Spirito Santo. Nel momento
in cui ciò non avviene, ecco manifestarsi i frutti della carne: "Ora
le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutez-za,
dolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni,
sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali,
come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà
il regno di Dio" (Galati 5:19-21). Un temperamento controllato dallo Spirito
Santo, produrrà invece il frutto dello Spirito: "Il frutto dello Spirito
invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge. Quelli che
sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri.
Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito" (Galati
5:22-25).
Non giustifichiamoci dietro la famosa frase: "Questo è il mio carattere",
perché dicendo questo, affermiamo che Dio non può fare più
nulla per noi. Dio ci ama così come siamo ma ci ama così tanto
da non lasciarci come siamo: "Io quindi corro così; non in modo incerto;
lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio
corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver
predicato agli altri, io stesso sia squalificato" (1 Corinzi 9:26,27).
Buttiamo via la nostra ansia
Quanta apprensione si nasconde talvolta nella nostra vita, che facilmente si trasforma
in ansia. Domandiamoci: "Siamo o no figli di Dio? Dio è nostro Padre?"
Se soltanto rispondiamo di si a queste domande, non dobbiamo temere di nulla:
"Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa
mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete.
Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai,
e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E
chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata
della sua vita? E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate
come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io
vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di
loro. Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e
domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi,
o gente di poca fede? Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo?
Che berremo? Di che ci vestiremo?" Perché sono i pagani che ricercano
tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste
cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno
date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il
domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo
affanno" (Matteo 6:25-34).
Notiamo in questi versetti l'invito del Signore: "Non siate in ansia".
Gettiamo via da noi ogni sollecitudine ansiosa, perché Dio si prende cura
di noi: "Io, il Signore, il tuo Dio, fortifico la tua mano destra e ti dico:
Non temere, io ti aiuto! Non temere, Giacobbe, vermiciattolo, e Israele, povera
larva. Io ti aiuto", dice il Signore. "Il tuo salvatore è il
Santo d'Israele" (Isaia 41:13,14).
Buttiamo via la nostra pigrizia
A volte capita d'incontrare cristiani particolarmente pigri: hanno voglia di non
fare nulla. La pigrizia è un pericolo da non trascurare. Il grande re Davide
cadde in un vortice di peccati a causa della pigrizia: "L'anno seguente,
nella stagione in cui i re cominciano le guerre, Davide mandò Ioab con
la sua gente e con tutto Israele a devastare il paese dei figli di Ammon e ad
assediare Rabba; ma Davide rimase a Gerusalemme. Una sera Davide, alzatosi dal
suo letto, si mise a passeggiare sulla terrazza del
palazzo reale; dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno. La donna era
bellissima" (2 Samuele 11:1,2).
Se la pigrizia trovò posto nel cuore di Davide, può trovarla anche
nel nostro e in quel caso grande sarà la nostra rovina: "Fino a quando,
o pigro, te ne starai coricato? Quando ti sveglierai dal tuo sonno? Dormire un
po', sonnecchiare un po', incrociare un po' le mani per riposare. La tua povertà
verrà come un ladro, la tua miseria, come un uomo armato" (Proverbi
6:9-11).
La via del pigro conduce velocemente alla povertà come dimostrano i seguenti
versetti:
- Proverbi 13:4 "Il pigro desidera, e non ha nulla, ma l'operoso sarà
pienamente soddisfatto.
- Proverbi 15:19 "La via del pigro è come una siepe di spine, ma il
sentiero degli uomini retti è piano".
- Proverbi 19:15,24 "La pigrizia fa cadere nel torpore, e la persona indolente
patirà la fame". Il pigro tuffa la mano nel piatto e non fa neppure
tanto da portarla alla bocca".
- Proverbi 20:4 "Il pigro non ara a causa del freddo; alla raccolta verrà
a cercare, ma non ci sarà nulla".
- Proverbi 21:25 "I desideri del pigro lo uccidono, perché le sue
mani rifiutano di lavorare".
- Proverbi 26:15 "Il pigro tuffa la mano nel piatto; e gli sembra fatica
riportarla alla bocca".
- Ecclesiaste 10:18 "Per la pigrizia sprofonda il soffitto; per la rilassatezza
delle mani piove in casa".
Buttiamo via da noi la pigrizia: "Quanto allo zelo, non siate pigri; siate
ferventi nello spirito, servite il Signore" (Romani 12:11).
Rimbocchiamoci le maniche perché le campagne sono bianche da mietere e
gli operai sono pochi: "E diceva loro: "La mèsse è grande,
ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché
spinga degli operai nella sua mèsse" (Luca 10:2).
Buttiamo via i giudizi
Gesù dice - e la nostra esperienza lo ha più volte dimostrato -
che è più facile vedere la pagliuzza che è nell'occhio del
fratello, che la trave che è nel nostro occhio, è più facile
che ingoiamo il cammello, mentre filtriamo il moscerino. I difetti degli altri
sono come gli anabbaglianti della macchina: sono sempre quelli degli altri che
ci danno fastidio: "Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché
con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con
la quale misurate, sarà misurato a voi. Perché guardi la
pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave
che è nell'occhio tuo? O, come potrai tu dire a tuo fratello: "Lascia
che io ti tolga dall'occhio la pagliuzza", mentre la trave è nell'occhio
tuo? Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per
trarre la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello" (Matteo 7:1-5). È
facile giudicare gli altri, più difficile giudicare noi stessi: "Guai
a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati,
che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia.
Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni
d'ipocrisia e d'iniquità" (Matteo 23:27,28).
L'ipocrita era una maschera teatrale, dietro la quale si nascondeva l'attore.
Buttiamo via da noi questa maschera, mostriamo il nostro vero volto, perché
solo così saremo meno severi con gli altri. Talvolta capita che proprio
quando viviamo una vita non conforme alla volontà di Dio, che diventiamo
troppo severi con gli altri, come accadde a Davide: "Davide si adirò
moltissimo contro quell'uomo e disse a Natan: "Com'è vero che il Signore
vive, colui che ha fatto questo merita la morte e pagherà quattro volte
il valore dell'agnellina, per aver fatto una cosa simile e non aver avuto pietà".
Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo!" (2 Samuele 12:5-7).
Impara ad essere tollerante verso gli sbagli degli altri come lo sei con te stesso
e soprattutto guarda gli altri non dimenticando che Gesù è morto
anche per loro.
Buttiamo via la gelosia e l'invidia
Secondo un'enciclopedia, la gelosia è: "Invidia, rivalità",
mentre l'invidia è: "Sentimento di rancore e d'astio per la felicità
o le qualità degli altri".
La gelosia che porta alla contesa è prova di carnalità nella chiesa:
"Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi
come a carnali, come a bambini in Cristo. Vi ho nutriti di latte, non di cibo
solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure
adesso, perché siete ancora carnali. Infatti, dato che ci sono tra di voi
gelosie e contese, non siete forse carnali e non vi comportate come qualsiasi
uomo"? (1 Corinzi 3:1-3). Invidia e gelosia verso dei fratelli sono dunque
sentimenti negativi presenti in coloro che non gioiscono del bene e delle qualità
altrui, ma se ne irritano perché le vorrebbero per sé. È
mancanza di amore e di sottomissione a Dio nello accettare la "misura della
fede" che Lui ci ha assegnata. Gelosia per un dono di predicazione che può
farci ombra, per una famiglia ordinata e sottomessa a Dio, per un'intesa profonda
fra coniugi, per l'apprezzamento che altri fratelli ottengono.
Invidia e gelosia, finché non generano contese e altri guai, possono non
trasparire all'esterno, ma rodono il nostro rapporto col fratello e rovinano la
nostra vita spirituale.
Un esame interessante sarebbe accertare quando proviamo nel nostro cuore (spesso
senza rendercene chiaramente conto) il compiacimento per le disgrazie degli altri.
Se riusciamo ad essere sinceri fino in fondo, credo che dovremmo vergognarci e
gridare al Signore. Tendenziosità, sospetto, cattiva intenzione presunta
negli altri, modo negativo di considerare il fratello, compiacimento per gli errori
altrui: tutti sentimenti purtroppo diffusi che restano dentro, ma che avvelenano
sovente i rapporti e preparano a guasti più clamorosi.
Buttiamo via l'ira e la collera
Quest'impeto dell'animo improvviso e violento che si rivolge contro qualcuno o
qualcosa, quest'infiammarsi, accendersi, avvampare, ardere d'ira, non deve essere
presente nella vita del credente: "Sia ogni uomo lento all'ira, perché
l'ira dell'uomo non mette in opera la giustizia di Dio" (Giacomo 1:19).
L'ira dell'uomo è sempre vista negativamente. Nella parabola del figlio
prodigo, il fratello maggiore si adira e non vuole entrare nel banchetto d'amore:
"Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e
lo pregava di entrare. Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti
servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato
neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto
questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato
per lui il vitello ingrassato" (Luca 15:28-30).
L'ira è sempre condannata da Gesù: "Chiunque s'adira contro
suo fratello sarà sottoposto al tribunale" (Matteo 5:22).
Ira e collera sono fra le cose da deporre: "Ora invece deponete anche voi
tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di
bocca parole oscene" (Colossesi 3:8).
Le parole di Efesini 4:26: "Adiratevi e non peccate, il sole non tramonti
sopra la vostra collera", non esortano all'ira, significano piuttosto: "Mostrate
sdegno, però, attenti a non peccare" (TILC) e non rimanete in quest'atteggiamento.
"Sia tolta via ogni ira" (v. 31).
Fruga negli angoli più remoti della tua vita, forse si è ammucchiata
tanta spazzatura: non risparmiarla, buttala via.
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