Il cammino cristiano




I carismatici e la "danza nello Spirito"

 

L'argomento ha avuto vasta rilevanza in quest'ultimo anno soprattutto per l'influenza dei cosiddetti gruppi "carismatici", i quali praticano la danza come metodo di adorazione al Signore affermando che questo sistema è la riscoperta di una realtà biblica.

Spesso si afferma con leggerezza che una dottrina o una pratica sono bibliche unicamente perché si trovano dei versi della Bibbia che riportano certi eventi e che vengono usati fuori del loro regolare contesto.

Prima ancora di esaminare direttamente il soggetto è necessario fare due premesse:

A. Nessuno mette in dubbio la sincerità di coloro che sostengono questo metodo.

B. Nessuno vuole impedire la libertà individuale del credente di adorare in privato il Signore.


NELL'ANTICO TESTAMENTO

Iniziamo un esame obiettivo e senza pregiudizio dei casi dell'Antico Testamento che riguardano la danza e immediatamente si nota che questi risultano sempre essere atti spontanei e non deliberati o regolati da una forma di liturgia prestabilita: come Miriam che "prese in mano il timpano e tutte le donne uscirono dietro a lei con dei timpani e danzando..." (Esodo 15:20); come nel caso della figlia di Jefte che uscì incontro a suo padre "con timpani e con danze (Giudici 11:34); o come Davide il quale "danzava a tutta forza davanti all'Eterno (2 Samuele 6:14).

Prova ulteriore che la danza di Davide fosse spontanea e non prestabilita sta nella descrizione dello stesso fatto riportato in i Cronache 15:16:

"Davide ordinò ai capi dei Leviti che chiamassero i loro fratelli cantori a prestar servizio con i loro strumenti musicali, salteri, cetre e cembali da cui trarrebbero suoni vigorosi in segno di gioia"; la danza non era prevista tant'è vero che dal testo risulterebbe che soltanto Davide la esercitò.

Nella dedicazione del Tempio descritta in 2 Cronache 5:12,13 ugualmente non esiste alcun riferimento alla danza mentre c'è una descrizione precisa del canto di lode: "cantavano come un sol uomo, fecero un' unica voce per celebrare e lodare l'Eterno".

I sostenitori della "danza nello Spirito" citano i seguenti testi: "Lodino il suo nome con danze" (Salmo 139:3) e "Lodatelo col timpano e le danze" (Salmo 150:4) a riprova che esiste uno specifico ordino biblico a danzare come mezzo di adorazione a Dio. Ma basta leggere il contesto dei due salmi, come ad esempio "esultino i fedeli adorni di gloria e cantino di gioia sui loro letti" (Salmo 139:5) per comprendere che non esiste nessun ordine per stabilire un sistema di lode o adorazione a Dio, ma soltanto un invito gioioso ad adorare il Signore spontaneamente, altrimenti, seguendo lo stesso criterio, dovremmo portare dei letti nei luoghi di culto per adorare Dio.

Infine non esiste alcun testo biblico che parli di "danza nello Spirito", sol­tanto nel caso di Davide è detto: "danzava davanti all'Eterno", quindi più che una manifestazione del "ministerio" dello Spirito Santo si trattava di una espressione di gioia ed emotività certamente legittima per ogni credente che adora a "tutta forza" il proprio Dio.


NEL NUOVO TESTAMENTO

Nel Nuovo Testamento esistono soltanto tre riferimenti alla danza.

Il primo è quello di Erodiada che: "...ballò davanti ad Erode e ai commensali" (Marco 6:22) e chiese la testa di Giovanni Battista come premio nefando. E ovvio che questo ballo come quello degli Israeliti che danzavano intorno al vitello d'oro (Esodo 32:19) non può essere considerato "danza nello Spirito".

Il secondo riferimento è quello di Gesù il quale assomiglia la sua generazione "ai fanciulli seduti nelle piazze che gridano ai loro compagni e dicono: vi abbiamo suonato il flauto e voi non avete ballato, vi abbiamo cantato dei lamenti e voi non avete fatto cordoglio" (Matteo 11:16,17). Anche in questo caso è evidente che non si tratta di "danza nello Spirito", ma soltanto di una similitudine che Gesù usa per dire che i propri contemporanei erano disubbidienti, disordinati e non inclini a colla­borare con Dio.

Infine c'è il riferimento alla Parabola dei due figli. Il fratello del figliuol pro­digo "era ai campi e come tornando fu vicino, udì la musica e le danze" (Luca 15:25). E evidente che questa bellissima parabola di Gesù descrive una normale festa secondo gli usi e i costumi dell'oriente e questo fatto di vita quotidiana come tutti gli altri esposti nelle parabole ha una applicazione spirituale e morale, ma come è noto a chiunque abbia seguito dei basilari studi biblici, nessuna parabola può essere presa come fondamento di una dottrina o di una pratica biblica.

In conclusione quindi i suscritti riferimenti alla danza non possono assolutamente essere presi come fondamento di una pratica di culto nella chiesa fedele all'Evangelo.


IL SILENZIO DEGLI ALTRI E DELLE EPISTOLE

È veramente significativo il fatto dell'assenza totale di qualsiasi riferimento alla danza nel ministerio di Cristo e nella chiesa del Nuovo Testamento. La chiesa dell'era apostolica è certamente il modello per la chiesa cristiana di ogni tempo e, sia negli atti degli apostoli che nelle epistole non v'è alcun riferimento a gruppi di cristiani che esercitano "la danza nello spirito", eppure questi credenti veramente "carismatici" e pentecostali" nel senso più completo del termine manifestavano varie componenti dell'adorazione al Signore con manifestazioni di "canti pneumatici", cioè cantici spirituali spontanei ed estemporanei ispirati dallo Spirito Santo, con espressioni udibili di lode e ringraziamento a Dio, esortazioni, doni delle lingue ed interpretazioni e profezie, mentre manca qualsiasi riferimento ad una eventuale "danza nello Spirito".


DANZA E RITMI

A parte la definizione non scritturale, come è stato già detto, di "danza nello Spirito, bisogna tener presente che la pratica attualmente usata in circoli "carismatici", creando non edificazione ma distensione, è legata non a manifestazioni spontanee ma generalmente a ritmi musicali che incosapevolmente spingono a muovere il corpo e al battito delle mani per darsi il tempo.

Perché c'è stato sempre nella chiesa cristiana fedele all'Evangelo il ripudio della danza? Non era forse perché saggiamente si riteneva non soltanto una manifestazione artistica, ma una componente emotiva che spingeva all'eccitazione dei sensi? Il ritmo di certe musiche cosiddette spirituali non ha nulla di veramente spirituale in senso biblico ed è pericoloso. Una stessa frase o una stessa parola e una stessa melodia scandite ritmicamente divengono una specie di droga. Basti pensare a certe sette orientali giunte anche nel nostro paese che ripetono le loro nenie a ritmo di campanelli e tamburini affermando di trovare così la felicità. Questi ingredienti psicologi non servono altro che a sollecitare i sensi, ma non elevano lo spirito a Dio.

Tornando all'episodio del vitello d'oro descritto in Esodo 32 occorre notare quanto segue: "Or Giosuè, udendo il clamore del popolo disse a Mosé: S'ode un fragore di battaglia nel campo. E Mosé rispose: Questo non è né grido di vittoria né grido di vinti, il clamore che io odo è di gente che canta. E come fu vicino al campo vide il vitello e le danze" (Esodo 23:17-19). Doveva certamente essere un "clamore", un "fragore" ritmico se gli israeliti ballavano. Qualcosa che li eccitava e gli entusiasmava molto simile alla eccitazione di massa che si nota nei grandi "concerti hard-rock" di oggi.

Questi espedienti psicologici sono stati introdotti tra gruppi carismatici che reputano fondamentale creare un'atmosfera "spirituale" artificiosa con cori che ripetono, privi di un vero messaggio di lode, generalmente sempre una stessa parola, e con ritmi appropriati. Non necessariamente veloci, i quali spingono il corpo a muoversi in una specie di danza.


ALLORA?

Occorre chiarire a questo punto che non si intende mettere in dubbio la sincerità di coloro che praticano la danza come forma di adorazione, (forse c'è da dubitare di quelli che la introducono allo scopo di ottenere dei risultati che apparentemente possono sembrare "spirituali") ma sarebbe utile che questi credenti mostrassero più maturità spirituale non identificando la "danza carismatica" come un segno di risveglio e piuttosto scoprissero che il vero risveglio spirituale comincia dal cuore, dall'arrendimento della nostra vita all'ubbidienza della volontà di Dio. Coloro che rivendicano questa pratica come biblica, come è stato provato obiettivamente, sbagliano, perché nel Nuovo Testamento fra le tante manifestazioni carismatiche non esiste la "danza". Se poi si pretende che questo metodo spinga alla libertà dell'adorazione a Dio, allora si tenga presente la che libertà nello Spirito non si esprime con movimenti fisici esteriori, soprattutto quando sono condizionati da un ritmo musicale senza il quale questi non si manifestano.

Nessuno ha mai impedito la manifestazione spontanea ed isolata di un credente il quale durante la preghiera o il culto a Dio eleva le braccia e batte le mani ma quando questo fa parte di una liturgia di chi anima la riunione allora dov'è la libertà individuale tanto vantata? L'adorazione non è una forma di intrattenimento artistico né può essere manipolata con espedienti umani mentre talvolta tutte le apparecchiature elettroniche messe bene in evidénza in alcune sale di culto sembrano richiamare l'attenzione della comunità sulla loro supremazia.

"La musica è l'umile ancella della parola", affermava un riformatore cristiano che ne sapeva di più dal punto di vista dell'esperienza come dal punto di vista della dottrina di molti cristiani di oggi che evidenziano più emotività che spiritualità.

Che fare allora, come comportarsi? Il culto a Dio, la vera adorazione che il Signore apprezza è un cuore disposto alla lode e alla gratitudine, ma queste seguono il vero ravvedimento, come l'ispirato Gioele, il profeta biblico tanto citato esorta: "Stracciatevi il cuore e non le vesti", cioè sia la vostra una adorazione più interiore che esteriore.

Occorre quindi considerare se questa pretesa scoperta di maggiore libertà mediante "la danza nello Spirito" produca maggiore santità, maggiore umiltà allontanando dalla vanità e dalla pericolosa esteriorità superficiale.

Occorre considerare se produce dei risultati spirituali duraturi nei cristiani che la praticano che l'induca ad una vita di maggiore consacrazione ed impegno per la causa di Cristo o se questo metodo non sia una "variante" per far rientrare dalla finestra un tipo di mondanità santificata che i cristiani, fedeli a Tutto l'Evangelo, avevano cacciato dalla porta e ripudiato per sempre.

Occorre, infine, considerare se questa pratica edifica la comunità oppure crea dissensioni e turbamenti perché quello che non edifica deve essere abbandonato seguendo il principio apostolico:

"IL PRIVILEGIO CHE AVETE, NON SIA DUNQUE OGGETTO DI BIASIMO" (Rom. 14:16).



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