L'Ecclesiaste
"Vanità
delle vanità, dice l'Ecclesiaste, tutto è vanità... Che profitto
ha l'uomo di tutta la fatica che dura sotto il sole?" (Ecclesiaste
1:2-3)
Il libro della Bibbia
denominato Ecclesiaste dà grandi e profonde lezioni. Le sue sentenze sono
serie e solenni al massimo grado. Esse mirano prima di tutto a farci prendere
coscienza del fatto che la condizione umana, senza la vivificante conoscenza dell'amore
divino e di ciò che Dio ha operato in favore degli uomini, è miserabile
e sfocia inesorabilmente nella morte e nel giudizio.
Qualcuno, alla lettura di questo libro, ha esclamato: "È opera di
un depresso!" Niente affatto. Dio, invece, ha scelto un uomo perfettamente
lucido e d'una intelligenza eccezionale, per porre gli uomini davanti alla loro
reale condizione e ai loro veri bisogni.
L'autore ispirato, il re Salomone, disponeva di tutto ciò che può
assicurare il benessere materiale. Egli ci dà la conclusione che si impone
al suo spirito, dopo aver goduto di tutto senza restrizione: "Tutto è
vanità e un correre dietro al vento" (1:14).
Infatti, se ci fermiamo un momento per riflettere, dobbiamo riconoscere che la
vita senza Dio non ha nessun senso. Non c'è niente di durevole, niente
di stabile; l'uomo si affatica in una perpetua ricerca della felicità,
e anche se può godere del legittimo frutto del suo lavoro, tutto questo
è solo per breve tempo. A che serve la conoscenza scientifica (1:12-14),
la saggezza filosofica (2:12-16), le molteplici attività umane (3:1-8)
in un mondo sempre imperfetto (1:15), spesso ingiusto (3:16), oppressore (4:1-3),
se l'uomo non è mai veramente soddisfatto, e se comunque alla fine bisogna
lasciare tutto? Sì, a che cosa serve vivere senza Dio in questo mondo (4:2-3)?
"Ma ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima
che vengano i cattivi giorni. Temi Dio e osserva i suoi comandamenti."
(Ecclesiaste 12:3,15)
È di capitale
importanza occuparci della finalità della nostra vita sin dalla nostra
giovinezza, prima di quegli anni che precedono il giorno inevitabile in cui "la
polvere torna alla terra com'era prima, e lo spirito torna a Dio che lo ha dato"
(12:9).
Ci sorprende questa espressione, alla fine di un libro che, fin qui, chiedeva
soltanto di sapere se l'uomo poteva, per mezzo della sua saggezza, godere del
benessere sulla terra, e concludeva con la constatazione di un fallimento. Ma
questo significa forse che l'anima umana si dissolverà nell'universo? Che
pericolosa illusione! No, la Parola di Dio aggiunge: "Temi Dio... poiché
Dio farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto,
sia bene, sia male" (12:15,16).
Così un giorno, l'uomo dovrà comparire davanti al suo Creatore e
renderà conto di tutta la sua vita. Il male che avrà compiuto, sarà
troppo tardi per rimpiangerlo; e il bene che avrà la pretesa di aver fatto
non potrà in nessun modo renderlo degno di abitare il cielo di gloria.
Per essere ammessi alla presenza di Dio non basta essere abbastanza buoni e non
troppo cattivi: bisogna essere interamente puri. "Dio è luce"
e soltanto dei "figliuoli di luce " (1 Tessalonicesi 5:5) possono sussistere
davanti a lui (1 Giovanni 1:5, Efesini 5:8). Il sacrificio di Cristo purifica
il credente da ogni peccato (1 Giovanni 1:7). Questa è la certezza che
dà alla vita il suo vero senso.
Questa porzione della Bibbia contribuisce dunque a distogliere i nostri sguardi
da tutto ciò che è vanità per volgerli verso quel Dio che
rimane il giudice sovrano delle nostre vite, ma che è anche l'Iddio Salvatore
(1 Tessalonicesi 1:9-10).