Giovani
traditi dall'ecstasy
a
cura di C. Climati
La discoteca rappresenta
una risposta a un sano e comprensibile desiderio dei giovani: quello di riunirsi
per trascorrere qualche ora insieme, incontrando altri amici.
Questo è il punto di partenza, che accomuna tanti ragazzi. E fino a qui,
non ci sarebbe nulla di male. Ma il punto d'arrivo, a volte, è ben diverso.
Si inizia con il desiderio di stare insieme, e si finisce con il consumare droga
o morire in automobile, sulla strada del ritorno a casa.
Ciò significa
che qualcosa non funziona. La voglia di divertimento dei ragazzi viene tradita
dai "burattinai" di turno. Ovvero: da chi gestisce le discoteche e si
arricchisce sulla pelle dei giovani, creando ambienti pericolosi e facendo finta
di non vedere ciò che accade nei propri locali.
Nell'oscurità della notte, infatti, si nasconde un grande nemico. Un traditore
che si presenta con un volto simpatico, innocuo, amichevole. Si chiama "ecstasy".
E' la nuova droga che miete vittime in molte discoteche, in ogni parte del mondo.
L'ecstasy è una pillola colorata, venduta in molti locali da ballo. E'
il principale strumento di autodistruzione delle nuove generazioni, sempre associato
al suono assordante e martellante della musica da discoteca.
Si ingerisce con facilità e non desta le preoccupazioni di altri tipi di
droga (come, ad esempio, il rischio di contrarre l'Aids).
Chi consuma l'ecstasy
crede di assumere dei "superpoteri". In realtà, l'unico vero
potere ce l'ha la droga, ed è quello di rendere lentamente schiavi.
Il prezzo che si paga, ingerendo certe pastiglie, è altissimo. L'ecstasy
produce un'eccitazione del tutto innaturale e una perdita di consapevolezza delle
reazioni del proprio corpo.
Il rischio mortale è legato al possibile colpo di calore, dovuto all'eccessiva
attività fisica e all'aumento critico della temperatura corporea.
Il vero dramma è che i giovani non sono assolutamente consapevoli delle
terribili conseguenze di questo nuovo tipo di droga. Non a caso, l'ecstasy viene
offerta sotto forma di pastiglie che hanno un'apparenza simpatica, accattivante,
affascinante.
Alcune pillole
raffigurano disegni che si ispirano ai personaggi dei fumetti e dei cartoni animati.
Ad esempio: Superman, Batman, Snoopy, Braccio di Ferro, i protagonisti della serie
"Flintstones", i nani di Biancaneve e altri.
Ci sono, poi, immagini di animali (colomba, cane, gatto, passerotto, bulldog,
rondine, toro, cavallo), o simboli grafici di marche di automobili e sigarette.
Altre volte, le pillole vengono semplicemente definite con nomi di donna, di gruppi
rock o con parole che fanno riferimento al sesso.
Naturalmente, non
tutte le discoteche sono uguali e non bisogna cadere nell'errore di generalizzare.
Ma al tempo stesso, non si devono chiudere gli occhi di fronte alla realtà.
Esistono dei problemi e non si possono nascondere.
La notte sembra essersi trasformata in un enorme palcoscenico in cui, spesso e
volentieri, è di scena lo spettacolo del cattivo gusto. Lo specchio perfetto
di questa tendenza è racchiuso nei biglietti che pubblicizzano alcune feste
in discoteca.
Si tratta di cartoncini colorati, di varie dimensioni, che vengono distribuiti
gratuitamente ai ragazzi per invitarli a partecipare a un particolare evento.
Molti di questi biglietti d'invito non si limitano soltanto a fare pubblicità
a discoteche, ma raffigurano immagini con contenuto violento e brutale. Proviamo
ad osservarne alcuni.
Il più impressionante
è certamente quello che ospita la foto di due bambini, deformata al computer,
con una grande scritta in lingua inglese: "Father I wanna kill you"
(Padre, io voglio ucciderti). Altrettanto agghiacciante è il cartoncino
pubblicitario in cui spicca l'immagine di un teschio con gli occhi infuocati e
i denti da vampiro. Intorno al cranio c'è una corona di spine. Sullo sfondo,
si vedono alcuni uomini incappucciati che bruciano delle croci.
Un altro biglietto raffigura un condannato a morte sulla sedia elettrica. Sotto,
c'è una scritta beffarda: "Elettroshock for your minds" (Elettroschock
per le vostre menti).
Spesso si trovano
disegni o simboli tipici del mondo del satanismo. Ad esempio, un cartoncino raffigura
un demone, con le corna, che sta per avventarsi su una donna nuda. Un altro mostra
l'immagine di un uomo urlante che sovrasta una stella a cinque punte in un cerchio.
Si tratta di un simbolo che viene utilizzato nei riti satanici o di stregoneria.
La festa pubblicizzata, non a caso, si chiama "Inferno".
La stessa stella compare sul petto di un bambino circondato dalle tombe di un
cimitero, in un biglietto che pubblicizza una festa di Capodanno. Intorno ci sono
delle scritte dal sapore enigmatico: "L'anno vecchio è morto, ma quello
nuovo è così malato". E ancora: "Buon anno nuovo e buona
malattia a tutti".
Scritte di questo
genere si possono trovare spesso sui cartoncini d'invito di alcune discoteche.
Ecco, ad esempio, che cosa si legge su un biglietto che pubblicizza una festa
intitolata "Mater tenebrarum" (dal latino "Madre delle tenebre"):
"Ella sfida Iddio. Ella è anche la madre delle follie; l'ispiratrice
dei suicidi. ..." e così via.
Se questi sono i biglietti d'invito, possiamo ben immaginare che cosa troveranno
i ragazzi nelle feste che vengono pubblicizzate. Sicuramente, non un ambiente
positivo.
A peggiorare la
situazione, poi, sono i modelli di vita proposti da certi cantanti, molto ascoltati
dai giovani, che esaltano il culto della droga in canzoni, concerti ed interviste.
Così facendo, finiscono per incoraggiare l'idea di una droga "simpatica",
accettabile, con cui sarebbe possibile convivere senza problemi.
Non meravigliamoci, allora, se esiste l'ecstasy in discoteca. La non-cultura delle
pillole colorate è figlia di certi "cattivi maestri", che tradiscono
i sogni e le speranze dei ragazzi.
Fortunatamente,
esistono anche testimonianze di artisti che abbandonano la droga. Un caso significativo
è quello di Roberto Bignoli, cantautore portatore di handicap, protagonista
di una storia bellissima. Roberto
ha vissuto da bambino l'esperienza della povertà e della malattia, per
passare successivamente a quella della droga e del carcere. Ma poi è arrivata
la luce. La fede ha cambiato radicalmente la sua vita, indicandogli una strada
nuova.
L'infanzia
di Roberto è stata drammatica. Figlio di una ragazza madre, si è
ammalato di poliomielite e ha vissuto per anni in vari istituti. "Nella mia
gioventù - racconta Roberto - provavo una profonda sensazione di rabbia.
E l'ho sfogata attraverso l'esperienza della droga, che mi ha condotto anche in
carcere. Sono stati anni difficili, in cui mi illudevo di trovare la felicità
fuggendo dal mondo. Poi, col passar del tempo, ho capito che tutto questo era
un inganno. La droga non può e non potrà mai essere una risposta,
una soluzione ai propri problemi. E' ciò che cerco di comunicare, oggi,
ai tanti giovani che cercano un'evasione nell'ecstasy.
Vorrei invitarli
a usare la testa e a capire che la vita non può essere sprecata in questo
modo. Deve diventare, invece, una stupenda occasione per fare del bene e aprirsi
agli altri".
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