Il cammino cristiano




Evangelicali o Evangelici?

adatt. da uno scritto di L. DeChirico

 

Il termine "evangelico", dal latino evangelicus, fu usato assai presto nella storia della chiesa cristiana per indicare il riferimento all'Evangelo (o Vangelo). Il messaggio portato dal Signore Gesù e dai suoi discepoli era effettivamente un euanghélion e cioè un buona notizia per uomini e donne senza speranza. A partire dal significato biblico, il termine è stato associato a coloro che mostravano la volontà d'aderire con semplicità e coerenza al messaggio del Signore senza farsi condizionare dalle pressioni delle varie tradizioni ecclesiastiche. John Wycliffe (1329-1384) era chiamato il dottor "evangelicus" e lasciò un'opera incompiuta dal titolo Opus evangelicus. In questo modo si sottolineava il collegamento con il messaggio dell'Evangelo.
I Riformatori del XVI secolo privilegiavano poi la designazione di "evangelici viri", cioè di uomini evangelici. Nel 1524 Lutero scriveva che "un vero evangelico non correrebbe qua e là, ma rimarrebbe attaccato alla verità fino alla fine". Egli aveva infatti riscoperto la pura verità evangelica corrispondente all'antica fede apostolica e cristiana.

Pur avendo alle spalle delle basi consolidate, il termine "evangelico" cominciò a registrare un certo mutamento verso il XVIII secolo. Il contesto era quello del Risveglio spirituale anglosassone. Il messaggio predicato dai fratelli Wesley era detto "Evangelical Revival", in quanto poneva un forte accento sulla conversione individuale e su una vita di santificazione. Oltre a Wesley, si può accennare a George Whitefield ed altri, e al loro sforzo per risvegliare la chiesa. Ingredienti di quell'azione erano l'accento sulla conversione, sull'autorità suprema della Parola di Dio, sull'intensa attività evangelistica e sulla centralità di Cristo. Sul modello dei raggruppamenti degli "Evangelicals" della Gran Bretagna, venne fondato anche in Svizzera, una Società évangélique che ebbe una notevole influenza per l'impegno profuso nel sottolineare l'importanza della Bibbia come libro ispirato da Dio e la necessità di una vita consacrata a Dio. Sotto la spinta di questi fermenti, al termine evangelico si cominciò ad affiancare quello di evangelicale come una particolare componente di quel mondo che poneva un forte accento sulla necessità della conversione individuale.

Nel XX secolo, l'evangelicalismo vuole porsi in continuità con la fede cristiana storica e nel medesimo tempo marcare una certa distanza sia dalle tendenze liberali trascinate dalla modernità, che da quelle neo-fondamentaliste angosciate dalla nostalgia. Nei confronti del liberalismo teologico, gli evangelicali sottolineano la propria adesione alle convinzioni del Cristianesimo storico. Si riafferma così l'importanza della Scrittura come autorità finale e un senso di certezza capace di sostenere la militanza evangelistica. L'evangelicalismo vuole distanziarsi anche dalle tendenze neo-fondamentaliste e dalle loro ossessioni per il separatismo e per il settarismo censorio. Nei confronti di queste ultime si vuole ricordare l'impegno per scoprire nella Scrittura il messaggio per tutto l'uomo e non solo per una parte di esso.

L'uso del termine evangelicale è diffuso in molte lingue. In inglese si usa evangelical, mentre in Germania si usa il termine Evangelikaler per distinguere l'evangelicale dall'Evangelisch, che è più genericamente l'aderente alle chiese riformate. In francese, évangélique fa riferimento agli evangelicali ma non ai protestanti. Si può dire che il termine evangelicale corrisponde a evangelico radicale, evangelico biblico, conservatore, tutti termini che tentano d'evocare l'interesse dell'evangelismo per le fondamenta della fede.

I contenuti dottrinali sono infatti sentiti così importanti da permettere il superamento delle frontiere denominazionali. In maniera più o meno cosciente coloro che si richiamano alla comprensione evangelicale della fede aderiscono a delle convinzioni comuni e tali da legittimare un consenso assai ampio. Si può dire molto in generale che un evangelicale è sia un "cristiano della Bibbia" che un "cristiano dell'Evangelo" (John Stott), ma questo appare evidentemente troppo generico per soddisfare una presentazione del movimento. Secondo il teologo evangelico James Packer, i punti essenziali dell'identità evangelicale sono:

1. l'autorità della Bibbia;
2. la maestà di Gesù Cristo;
3. la signoria dello Spirito Santo;
4. la necessità della conversione;
5. la priorità dell'evangelizzazione;
6. l'importanza della comunione.

John Stott afferma che la fede evangelicale "non è altro che la fede cristiana storica. La fede evangelicale non è una peculiarità o una versione particolare della fede cristiana - è la fede cristiana. Non è una innovazione recente, è il cristianesimo originario, biblico e apostolico". Anche se l'evangelicalismo è usualmente visto come un fenomeno recente, il suo spirito è riscontrabile attraverso la storia della chiesa. Si può dire che gli evangelicali confessano le dottrine fondamentali del cristianesimo storico e che in tal senso rappresentano l'ala teologicamente conservatrice del mondo protestante.


Nota del curatore:

Ho riportato questo articolo per dare chiarimenti sul termine "evangelicale", che troppo spesso è usato in maniera errata dai media. Ciò detto, e al di là delle etichette che ci vengono affibbiate di volta in volta, invitiamo a ricorrere semplicemente al termine "evangelico", atto a segnalare, come in effetto storicamente segnala, tutti i gruppi cristiani che si richiamano al Vangelo.

È evangelico tutto ciò che viene a rapportarsi con la Parola di Dio e segnatamente con l'Evangelo di Gesù Cristo. Sono chiese "evangeliche" tutte le chiese cristiane - siano esse considerate "riformate" o "fondamentaliste" - che hanno come base della loro confessione di fede la Parola di Dio, la Bibbia.


PER APPROFONDIRE SI VEDANO:

  • Chi sono i Cristiani Evangelici?
  • La stampa e le elezioni USA 2004


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