Il cammino cristiano




Il pensiero evoluzionista

riflessioni da uno scritto di David Pawson

 

Se studiassimo la vita di Charles Darwin, ci troveremmo davanti ad un uomo che fuggiva Dio. Allevato in una famiglia benestante, ricevette un'educazione cristiana, nonostante l'ateismo del nonno. Purtroppo non aveva un buon rapporto con suo padre, per cui, come spesso accade, di riflesso ebbe una cattiva relazione anche con il proprio Padre celeste. Suo padre voleva che studiasse per diventare medico, quindi lo mandò all'università di Edinburgo; ma come studente era molto pigro, anche a causa della disponibilità di denaro che aveva, per cui non riuscì a superare gli esami e dovette tornare a casa. Era consuetudine, in quei giorni, che quelli che non riuscivano negli studi intraprendessero la carriera di ministri nella chiesa anglicana; e fu la sorte che toccò anche a Charles: studiare teologia a Cambridge. L'istruzione che allora era impartita in quell'università, era di tipo deista, e non teista come vorrebbe la Bibbia, in ogni modo anche in quel caso fu un pessimo studente: era un donnaiolo e giocava d'azzardo; quindi, non riuscì nemmeno in teologia. Alla fine della sua carriera di studente, Charles, non credeva più nell'Antico Testamento, anche se diceva di continuare a prestare fede nel Nuovo. Questa è però una situazione che non può durare a lungo, perché il non credere più in una parte della Bibbia, ti porterà inesorabilmente a non credere più in nessun'altra parte di essa.
Un giorno Darwin sentì parlare di una nave che faceva il giro del mondo per studi naturalistici, e così decise di imbarcarsi insieme con un suo amico di Cambridge che era cristiano. Al loro ritorno, Charles Darwin scrisse il famoso libro: "L'origine delle specie". Da quel momento non parlò più con nessuno di religione, anche se sua moglie ed i figli erano cristiani. La perdita della fede fu accompagnata anche dalla perdita della salute. Charles fu un uomo malato per il resto dei suoi giorni, non solo, ma perse anche l'interesse per la bellezza insita nella natura, per la poesia, ed addirittura per la musica; è una storia molto triste. Forse si rese conto di ciò che aveva fatto quando un suo professore di Cambridge definì il suo libro: "Una porzione di marcio materialismo ben cotto, e servito per renderci indipendenti dal nostro Creatore".

Dopo alcuni anni, anche Darwin ammise che il motivo principale per cui scrisse quel libro era appunto quello di renderci indipendenti da Dio, perché ormai non ne avevamo più bisogno; era arrivato finalmente il momento in cui potevamo evolvere da soli. Da allora l'umanità ebbe una forte spinta ad indirizzare la propria fede nell'uomo anziché in Dio, e nacque così l'umanesimo. L'effetto di tale spostamento fu inverso a quello sperato, infatti, anziché avanzare verso una società più umana, c'incamminammo verso una società più bestiale. La teoria darwiniana dà particolare risalto alla lotta per la sopravvivenza che, nel mondo animale, seleziona i più forti a scapito dei più deboli.

Il sogno Hitleriano della razza superiore aveva la stessa origine; come dimostrò il suo libro "Meine kampf", scritto in prigione. Dietro di lui c'era la mente di Friedrich Wilhelm Nietzsche, il filosofo ateo precursore del fascismo e del nazionalsocialismo, colui che diceva che Dio è morto e che "gli dei d'oggi sono la razza superiore". Così fatalmente tutti gli europei si trovarono impegnati in guerre per colonizzare l'Africa, che era considerata terra popolata da razze inferiori; mentre il mondo apparteneva agli europei, che erano superiori. Non fu solo l'Africa a soffrire per questa follia omicida, anche l'Australia, per mezzo dei colonizzatori inglesi, ebbe una sorte analoga. In Tasmania, ad esempio, vivevano delle popolazioni aborigene, che erano considerate ad un gradino molto basso sulla scala dell'evoluzione, e perciò ritenuti a malapena umani. Così gli inglesi, per fare un po' di sport, andarono a caccia d'aborigeni, fin quando non li ebbero uccisi tutti.

Anche questo è stato un frutto del pensiero evoluzionista, così come le terribili guerre combattute per lo stesso principio in Africa. Oltre a quelle che abbiamo citato vi sono state, e vi sono anche oggi, altre gravi conseguenze di questo pensiero: mi riferisco particolarmente all'idea di competizione che è entrata nel mondo degli affari. La teoria di base del moderno capitalismo afferma che è meglio che i deboli muoiano per lasciare il posto ai più forti. Seguendo questo principio alcuni grandi sono diventati sempre più grandi, monopolizzando intere aree di mercato e riuscendo spesso ad imporre le loro regole anche ai governi d'alcuni paesi. Questo è il mondo in cui noi tutti stiamo vivendo; anche per merito delle dottrine darwiniane. L'America settentrionale è il luogo dove questo principio è stato più largamente applicato al mondo degli affari. E' successo la prima volta con le compagnie ferroviarie, che nel secolo scorso si contavano in gran numero, e che, per effetto di tale lotta, si sono drasticamente ridotte di quantità, lasciando l'intero territorio sotto la gestione di pochi grandi. Penso che un caso limite di questo stile di vita sia rappresentato da John Davison Rockfeller che, uomo spregiudicato negli affari, ha avuto un grandissimo successo, schiacciando senza alcun rispetto tutti i suoi concorrenti. La cosa più incredibile è che era anche monitore in una scuola domenicale, ed insegnava ai bambini che la sopravvivenza del più forte è un insegnamento biblico. Il suo concetto di società competitiva, che è comune anche ad altri personaggi del proprio stampo, è che i ricchi devono arricchire, mentre i poveri impoverire, ed è ciò che puntualmente avviene, perché alcune persone riescono sempre ad avere un vantaggio sugli altri.

Inutile sostenere che anche questi casi sono opposti agli insegnamenti cristiani biblici. E' incredibile come una stessa teoria possa essere approvata anche da ideologie addirittura opposte; com'è accaduto in questo caso, dove anche Karl Marx ha trovato la base per la sua storica lotta. Secondo la dottrina capitalista i più forti sono i ricchi, mentre per quella comunista sono i proletari, ma nella Russia, dove la parola "lotta" era la preferita, era addirittura obbligatorio leggere le opere di Darwin. Se facciamo una ricerca sul perché in certi ambienti questa parola sia usata così spesso, scopriremo quasi certamente che è a causa del suo legame con l'evoluzionismo. Così fatalmente, sotto il regime stalinista furono assassinate ben ottanta milioni di persone perché non erano considerate degne di vivere; quest'orribile sterminio è in pratica sconosciuto alla maggioranza.

Oggi ci troviamo così di fronte ad una scelta: vogliamo vivere in una società competitiva, dove si lotta per l'esistenza personale o del proprio gruppo, cercando sempre di sconfiggere la concorrenza; oppure una società che ama e che si prende cura degli altri, dove il più forte si preoccupa del più debole ed il ricco del povero? Nietzsche aveva un'idea ben precisa in proposito, che trovava la sua ragione nella parola "selezione"; la chiave dell'evoluzionismo. Lui affermava che il cristianesimo altera il principio della selezione naturale, perché attribuisce ai deboli lo stesso valore che hanno le persone più forti. Secondo il suo pensiero, agendo con questo principio, si rovina l'intero processo d'evoluzione, facendo correre all'umanità il rischio di degenerare, invece di perfezionarsi. In altre parole lui affermava che era un male curare i malati, sarebbe stato molto meglio per tutti lasciarli morire, così si sarebbe evitato che potessero riprodursi indebolendo la razza umana. Per questo in Germania i malati di mente, così come le persone più anziane, erano messe a morte. A questo scopo servivano anche i campi di sterminio; per liberarsi dei più deboli.

Su una cosa Nietzsche però aveva ragione: lo spirito del cristianesimo autentico è contrario a quello della selezione naturale. Per Gesù tutte le persone hanno pari valore, ed è per il suo insegnamento se i cristiani si sono prodigati nella cura dei più deboli.

[...] Le agitazioni che sono in corso dimostrano però che c'è ancora una minoranza che si ribella contro questo stato di cose, e che rivendica una società che ama, a loro non interessa la competizione, ma la fratellanza.

Tutti questi guasti alla società del ventesimo secolo sono l'eredità che ci ha lasciato Darwin con le sue teorie. I cristiani hanno però il dovere di dimostrare nelle loro comunità un tipo d'alleanza alternativa all'attuale, dove i deboli hanno veramente lo stesso peso dei potenti, ed i malati quello dei sani; perché questo è il modo di pensare di Dio. Recentemente sono venuti da me alcuni zingari, pregandomi di rivolgermi a loro nome presso le autorità, perché gli sia permesso di fare una campagna d'evangelizzazione per far conoscere Cristo ad altri zingari. Questo perché nessuna città inglese permette d'avere grandi raduni di nomadi, giacché sono molto prevenuti nei loro confronti, e quindi li rifiutano. Anche in questo caso abbiamo una dimostrazione della grazia di Dio, perché quelli che gli uomini rifiutano Dio li ama, ed oggi assistiamo un gran risveglio in queste comunità. Hitler mandava gli zingari nelle camere a gas. Dio, invece, li sta accogliendo presso di Sè nel cielo.



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