Il cammino cristiano




Il vero nemico di Sigmund Freud

di Rusty Wright



Nel 1937, poco tempo dopo la seconda guerra mondiale, un dottore ebreo seguì il consiglio di un collega che lo invitava a scappare dall'Austria per sfuggire all'oppressione nazista. Il dottore replicò che il suo "vero nemico" non erano i nazisti ma la "religione", la chiesa Cristiana. Che cosa ispirò un simile odio in questo scienziato?

Suo padre Jakob leggeva il Talmud (insieme di scritti rabbinici) e celebrava le festività ebraiche. Da piccolo, quel dottore sviluppò un profondo affetto per il suo insegnante di Scritture bibliche, e più tardi dichiarò che esse avevano avuto un effetto positivo sulla sua vita. La cura del bambino era affidata a una balia, che lo accompagnava in chiesa. Quando tornava a casa, egli parlava entusiasticamente di Dio ai suoi genitori ebrei.
Ma l'idillio ebbe fine quando la balia, accusata di un furto, fu licenziata; in seguito, egli la ritenne responsabile di molte delle sue difficoltà. Per "dispetto", il futuro dottore cominciò la sua attività professionale la domenica di Pasqua.

L'antisemitismo ossessionava il ragazzo ai tempi della scuola. Verso i dodici anni d'età, fu sconvolto nell'apprendere l'esperienza che suo padre Jakob ebbe da giovane con il bigottismo dei Gentili (i non ebrei, n.d.t.). "Ebreo! Togliti dal pavimento!", gridò un presunto "cristiano" al giovane Jakob dopo avergli gettato il cappello nel fango. Con dolore, il figlio apprese che suo padre aveva dovuto ubbidire.

Alla scuola secondaria, egli abbandonò il Giudaismo preferendo la scienza secolare e l'umanesimo. All'Università di Vienna, studiò gli scritti del filosofo ateo Ludwig Feuerbach e ne portò l'ateismo nella sua futura carriera di psichiatra. La religione per lui era semplicemente "autoappagamento", una favola per bambini inventata dagli uomini per soddisfare le loro incertezze.

Questo psichiatra era Sigmund Freud. Egli divenne forse il più influente psichiatra della storia, influenzando la medicina, la letteratura, le lingue, la religione e la cultura. Ossessionato con quello che definiva il "doloroso enigma della morte", una volta confessò di avervi pensato giorno per giorno durante la sua vita.
La morte del suo nipote preferito produsse in lui un dolore lancinante: "Ogni cosa ha perso significato per me...", scrisse. "Non riesco a trovare gioia nella vita". Chiamava se stesso un "ebreo senza dio". Si spense nel 1939, in seguito a un'overdose volontaria di morfina, che prendeva per alleviare il dolore del suo cancro.

Quali fattori possono aver influenzato la reazione di Freud verso il Cristianesimo? Sei mai stato scoraggiato della vita o arrabbiato con Dio a causa di una forte delusione o del modo in cui ti ha trattato un presunto Cristiano? Nella sezione successiva considererò l'incontro di Freud con il bigottismo.


Antisemitismo

Hai mai osservato un Cristiano comportarsi in modo indegno di Cristo? Come ti sei sentito? Dispiaciuto? Imbarazzato? Disgustato? Forse puoi identificarti con Sigmund Freud. Quando Freud aveva circa dodici anni, e suo padre Jakob gli raccontò dello spiacevole incontro con il coetaneo razzista, il piccolo Sigmund reputò vigliacco il comportamento di suo padre. Non aveva risposto all'insulto, ma aveva semplicemente raccolto il suo cappello.
Annibale, il generale semita che combattè l'antica Roma, divenne il nuovo eroe di Freud. Il conflitto di Annibale con Roma simbolizzava per Freud il conflitto Giudeo-Cattolico Romano (cfr. Sigmund Freud, "L'interpretazione dei sogni", 1900).

Verso i vent'anni, Freud descrisse un altro incidente antisemita avuto su un treno. Nell'aprire un finestrino per far entrare dell'aria fresca, egli dovette ascoltare le grida degli altri passeggeri che gli intimavano di chiuderlo (il finestrino si trovava sul lato esposto al vento). Freud rispose che era disposto a farlo purché un altro finestrino fosse stato aperto dal lato opposto. Nella discussione, qualcuno gli gridò: "Noi cristiani teniamo in considerazione ben altre persone, farai bene a pensarti meno importante".

Freud gli disse di tenere per sé la sua insulsa critica e disse a un altro di farsi avanti e prendere la sua "medicina". "Ero ben pronto a ucciderlo", scrisse Freud, "ma quello non si alzò..." (cfr. Sigmund Freud; Ernst L. Freud, ed., "Letters of Sigmund Freud", 1873-1939, London: Hogarth, 1961, pp. 92-94).

Il figlio di Sigmund, Martin Freud, ricordò un'incidente che lo sconvolse profondamente. Durante una vacanza estiva, la famiglia Freud incontrò dei bigotti: circa dieci uomini che, brandendo bastoni e ombrelli, gridavano "abuso antisemita", e apparentemente cercavano di bloccare la strada dove stava camminando Sigmund. Ordinando a Martin di stare indietro, Sigmund "senza la minima esitazione... continuando al centro della strada, marciò verso il gruppo ostile". Martin prosegue dicendo che suo "...padre, brandendo un bastone, attaccò il gruppo ostile, che scappò davanti a lui e fu prontamente disperso, consentendogli di passare liberamente. Quella fu l'ultima volta che vedemmo quegli stranieri". Forse Sigmund voleva che i suoi figli vedessero nel padre un uomo coraggioso nel combattere il bigottismo, anziché la codardia che egli riteneva avesse mostrato suo padre Jakob (cfr. Martin Freud, "Sigmund Freud: Man and Father", New York: Jason Aronson, 1983, pp. 68-71).

Gli ebrei nell'Austria di Freud subirono tremendi abusi da parte di cosiddetti Cristiani. Non c'è dunque da meravigliarsi che provasse risentimento verso la fede Cristiana. In che modo il dispiacere e la perdita possono aver contribuito alla posizione anti-cristiana di Freud?


Dolore nella distretta

Sei mai stato abbandonato, o hai perduto un tuo caro, o hai attraversato una malattia e ti sei chiesto, "Dov'è Dio?". Forse puoi comprendere Freud.

Prima ho parlato della balia cattolica di Freud, che egli amava molto, e che fu accusata di furto e per questo fu licenziata. Da adulto, Freud accusò questa balia di molti dei suoi problemi psicologici (cfr. Sigmund Freud, Letters 70 (October 3-4, 1897) and 71 (October 15, 1897) to Wilhelm Fliess).
L'improvviso allontanamento per presunto furto di un'affettuosa persona Cristiana in cui aveva fiducia potrebbe aver lasciato nel bambino paure di abbandono (cfr. Sigmund Freud, "The Psychopathology of Everyday Life", 1901) e nel Freud adulto sdegno verso la fede della sua balia. Freud scrisse: "Ci sentiamo naturalmente feriti dal fatto che un Dio giusto e una tenera provvidenza non ci proteggano meglio da simili influenze [fato] durante i periodi più privi di difesa delle nostre vite" (cfr. Sigmund Freud, Leonardo da Vinci and a memory of his childhood, 1910; citato in Ana-Maria Rizzuto, "Why Did Freud Reject God? A Psychodynamic Interpretation", New Haven: Yale University Press, 1998, pp. 241-242).

La figlia di Freud, Sophie, morì improvvisamente dopo una breve malattia. In una lettera al marito vedovo di lei, Freud scrisse: "...è stato un colpo brutale e senza senso del fato a portare via la nostra Sophie ... noi siamo ... meri giocattoli per le potenze celesti" (cfr. Ernst Freud, Lucie Freud, e Ilse Grubrich-Simitis, eds., "Sigmund Freud: His Life in Pictures and Words", London: Andre Deutsch, 1978, p. 220).

La morte dell'amato nipote all'età di quattro anni lasciò Freud depresso e compunto dal dolore. "Essenzialmente ogni cosa ha perduto ogni senso per me", ammise brevemente dopo la morte del bambino (cfr. Sigmund Freud, "Letters of Sigmund Freud", ed. Ernst L. Freud, trans. Tania e James Stern, New York: Dover, 1960).

Tra i problemi di salute di Freud c'era un cancro alla mascella contro il quale egli lottò per sedici anni. Nel 1939, con l'avvicinarsi della morte causata dal cancro, Freud scrisse: "il mio mondo è... una piccola isola di dolore che galleggia su un'oceano di indifferenza" (cfr. Max Schur, "Freud: Living and Dying", New York: International Universities Press, Inc., 1972, p. 524).

Come tanti altri, Freud non riusciva a conciliare la sofferenza umana con l'idea di un Dio benigno. Nel 1933, in una lezione affermò: "Non sembra essere possibile che ci sia un potere nell'universo che vegli sul benessere degli individui con cura paterna e che conduca ogni cosa ad un lieto fine. Al contrario, ... Forze oscure, insensibili, malvagie determinano il nostro fato" (cfr. Armand Nicholi, Jr., "When Worldviews Collide: C. S. Lewis and Sigmund Freud: A comparison of their thoughts and viewpoints on life, pain and death", Parte 1, The Real Issue 16:2, Gennaio 1998, p. 11).

La sofferenza di Freud lo lasciò profondamente ferito nell'intimo. Può essere questo uno dei motivi che lo indussero a concludere che non esiste un Dio benevolo? Conosci persone il cui dolore le ha indotte a odiare Dio, o le ha convinte che Egli non esiste? Il dubbio intellettuale spesso ha radici biografiche.


Confusione spirituale

I cristiani ipocriti suscitavano la collera di Sigmund Freud. Le morti dei suoi amati e il suo cancro produssero in lui una grande sofferenza. La sua perdita e la sua sofferenza sembravano incompatibili con l'idea di un Dio amorevole. Dunque quale pensava che fosse il messaggio principale della fede Cristiana?

Il libro "Il futuro di un'illusione", la maggiore diatriba di Freud contro la religione, riassume la sua comprensione del Cristianesimo. Egli riteneva che il Cristianesimo parlasse di uomini che hanno uno "scopo superiore"; di un'intelligenza superiore che guidasse la vita "per il meglio"; della morte vista non come "estinzione" ma come inizio di "un nuovo tipo di esistenza"; e di una "suprema corte di giustizia" che avrebbe ricompensato i buoni e punito i malvagi (cfr. Sigmund Freud, "The Future of An Illusion", New York: W.W. Norton, ediz. 1961, pp. 23-24).

La concezione di Freud omette qualcosa di estremamente importante: l'enfasi sul ristabilimento della relazione tra l'uomo e Dio ricevendo gratuitamente il Suo dono, il perdono attraverso la morte sacrificale di Gesù sulla croce per le colpe dell'umanità.

Le discussioni sul messaggio biblico spesso omettono o oscurano questo concetto essenziale. C'era un tempo in cui io credevo di dovermi guadagnare l'amore di Dio attraverso i miei sforzi. Ma poi imparai che dalla prospettiva biblica, nessuno può raggiungere la perfezione e la giustizia necessarie a guadagnare la vita eterna (Efes. 2:8-9; Rom. 1-5).
La visione di Freud del Cristianesimo a questo punto pare mancare della grazia, di Gesù, e della sua opera sulla croce.

Due anni dopo aver scritto "Il futuro di un'illusione", Freud sembrò avere un'idea più chiara del perdono Cristiano. Egli scrisse che precedentemente aveva "mancato di apprezzare" il concetto Cristiano di redenzione attraverso la morte vicaria di Gesù Cristo, mediante la quale Egli prese "su di sè la colpa che è comune a tutti" (cfr. Sigmund Freud, "Civilization and Its Discontents", ed. James Strachey, New York: W.W. Norton, ediz. 1961, pp. 99-100).
Freud attaccò anche la validità intellettuale della fede Cristiana. Egli obiettò sul fatto che non si debba mettere in dubbio la validità di una religione e che noi dovremmo credere solo perché i nostri familiari credono. Non lo biasimo. Sono questioni che non soddisfano neppure me. Ma Freud sentiva anche che gli scritti biblici non sono affidabili. Egli non mostra di essere a conoscenza della mole di prove a conferma, ad esempio, della risurrezione di Gesù (tra tutti potremmo citare il libro di Josh McDowell, "The New Evidence That Demands A Verdict", Nashville: Thomas Nelson Publishers, 1999), o dell'autorevolezza storica delle Sacre Scritture, o delle innumerevoli conferme provenienti dall'archeologia.
La sua apparente mancanza di familiarità con il metodo e le prove storiche può essere stata una una funzione del suo periodo, dei suoi studi accademici, o della sua professione.
Forse fu la confusione sulle questioni spirituali a dipingere la visione distorta della fede di Freud. Quante persone conosci che sono confuse sul messaggio di Gesù o sulla certezza della sua validità?


L'amico Cristiano di Freud

Freud spesso dimostrava il suo disprezzo verso il Cristianesimo, ma era molto legato a un Cristiano. Al punto di posticipare la pubblicazione della sua opera di critica della religione per timore di dare un dispiacere a questo amico. Alla fine, Freud lo avvertì che stava per pubblicare il libro (cfr. Heinrich Meng and Ernst L. Freud, eds., "Psycho-Analysis and Faith: The Letters of Sigmund Freud and Oskar Pfister", London: Hogarth Press/Institute of Psycho-Analysis, 1963, pp. 109-110).

Oskar Pfister, il pastore svizzero che aveva vinto il cuore di Freud, rispose: "Ho sempre creduto che ogni uomo debba dire la sua sincera opinione forte e chiaro. Sei sempre stato tollerante verso di me, posso io essere intollerante verso il tuo ateismo?" (Ibid., p. 110).
Freud rispose caldamente e accolse la critica pubblicata da Pfister. La loro corrispondenza è un meraviglioso esempio di studiosi che pur nella differenza discutono con grazia e dignità, e pur non essendo d'accordo con le idee preservano la loro amicizia. Il loro scambio può ben essere d'esempio a quanti oggi dibattono sulle questioni politiche, culturali e religiose.

La corrispondenza più lunga di Freud fu quella con Pfister. Durò 30 anni (Nicholi, loc. cit.). Nella figlia di Freud, Anna, il carattere del pastore lasciò un segno. Durante la sua infanzia, ella vedeva Pfister come "un visitatore di un altro pianeta" nella "del tutto irreligiosa dimora dei Freud". Il suo "calore umano ed entusiasmo" contrastavano con l'impazienza degli psicologi che venivano in visita, che vedevano l'ora di pranzo come "una sgradita interruzione" nelle loro importanti discussioni. Al contrario, Pfister "incantò" la figlia di Freud, entrando nella vita della famiglia e diventando "un graditissimo ospite" (Meng and E. Freud, op. cit., p. 11).

Freud rispettava l'opera di Pfister. Egli scrisse: "sei nella fortunata posizione di poter guidare ... [la gente] a Dio" (Ibid., p. 16).

Freud chiamava Pfister "un uomo notevole... un vero servitore di Dio,... [che] sente il bisogno di fare del bene spirituale a tutti quelli che incontra. Hai fatto del bene in questo persino a me" (Ibid., p. 24).

"Caro uomo di Dio", cominciò Freud dopo essere tornato a casa in un'occasione. "Una lettera da parte tua è una delle migliori cose possibili che ci si potrebbero attendere al proprio ritorno" (Ibid., p. 16).

Pfister era una testimonianza reale di Cristo. Ma alla fine, per quel che ne sappiamo, Freud decise di non accettare la fede personale.

Le persone rigettano Cristo per molti motivi. Incontrare dei cristiani ipocriti è uno di questi. Altri si sentono disillusi, amareggiati, o diventano scettici in seguito a perdite o sofferenze. Alcuni sono confusi su chi è Gesù e come conoscerLo personalmente. Comprendere queste barriere alla fede può aiutare scettici e cercatori a discernere le radici dei loro dilemmi e spingerli a un secondo sguardo. Esempi come quello di Pfister possono dimostrare che dopo tutto può valere la pena di seguire quell'Uomo di Nazareth.


Note sulle dottrine di Freud:
Sigmund Freud riteneva che il comportamento umano è sempre e comunque determinato dalla libido, il cui unico movente è il godimento che, direttamente o indirettamente, è riconducibile al sesso.
Partendo da una contorta e morbosa disamina della sessualità infantile, Freud vede riscontri della sua dottrina nei bambini che succhiano il latte dal seno materno, o nella retenzione delle feci in età prepuberale.
Emblematica la dichiarazione che segue: "Chi abbia visto un poppante staccarsi sazio dal seno materno e cadere addormentato con le guance arrossate e con il viso beato, non può rifiutarsi di riconoscere che questa immagine è il prototipo dell'espressione del soddisfacimento sessuale nella vita dell'adulto."
Per Freud, inoltre, la verginità al matrimonio è un "grave ostacolo" alla vita di coppia, perché dopo il primo rapporto, il marito diverrebbe oggetto dell'odio inconscio di sua moglie.
I seguaci di Freud vanno ancora oltre, asserendo che ogni simbolo religioso è una forma di simbolismo sessuale, e che il fatto di ringraziare Dio o gioire della bellezza del creato non rappresentano altro che una "compensazione di nevrosi", o anche un tentativo di "esorcizzare la paura per l'ignoto".
Un critico rende molto bene il quadro della situazione: "Nella visione del mondo che la psicanalisi ci vuole imporre non esistono sentimenti nobili. Tutto viene degradato: non esiste altruismo, non esiste generosità, non esiste bontà, non esiste fedeltà, ma solo "compensazioni" di sensi di colpa, di nevrosi o di chissà quale perversione sessuale repressa... L'uomo viene ridotto a semplice automatismo biologico. I vizi più perversi vengono presentati come indiscutibili necessità e ciò in quanto ogni repressione della libido cagiona... La lìbido si configura come una sorta di nuovo dio; ovviamente cornuto, che la religione psicanalitica vuole farci adorare. Tutto viene reinterpretato in questa chiave riduzionistica, meccanicistica, perversa".


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