Il cammino cristiano




Iconoclastia e immagini sacre

 

Molti lettori cattolici mi scrivono esprimendo la loro ferma convinzione che la cancellazione del secondo Comandamento da parte della Chiesa Cattolica sia giustificata, e che sia doveroso per ogni credente offrire la propria venerazione alle cosiddette immagini sacre.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in effetti insegna: "Fondandosi sul mistero del Verbo incarnato, il settimo Concilio ecumenico, a Nicea (nel 787), ha giustificato, contro gli iconoclasti, il culto delle icone: quelle di Cristo, ma anche quelle della Madre di Dio, degli angeli e di tutti i santi. Incarnandosi, il Figlio di Dio ha inaugurato una nuova "economia" delle immagini. [...] L'onore tributato alle sacre immagini una "venerazione rispettosa", non un'adorazione che conviene solo a Dio." (2131-2132).

Di seguito riporto qualche stralcio delle mie risposte ai lettori cattolici, nella speranza che possano essere di qualche utilità a quanti sono confusi sull'argomento in questione.


Lettore: "Nonostante le categoriche disposizioni bibliche il popolo ebraico non fece del tutto a meno delle immagini. Vari passi della Bibbia stanno a indicare che erano tollerate e persino permesse nell'antico Testamento."

C'erano le immagini del tabernacolo; i veli di filo di lino con i cherubini artisticamente lavorati, e i due cherubini d'oro ai lati del propiziatorio. E c'erano i decori del secondo Tempio, con le palme e i fiori. Ma attenzione, stiamo parlando del ritualismo giudaico, e di prescrizioni che Dio diede a Israele, e non ai Cristiani. Non dimentichiamo poi che nessuno venerò mai le immagini di quei cherubini, proprio perché avevano una funzione decorativa, e perché il popolo e i sacerdoti erano ben consapevoli del divieto da parte di Dio.
Né gli Ebrei si fecero mai delle statue di Mosé o di Abramo o di Isacco o di Giacobbe o di qualsiasi altro esempio di fede.

Inoltre, è bene ribadire che NON stiamo assolutamente dicendo che tutte le immagini in generale sono vietate, ma solo quelle proibite dal comandamento. Cioè, le immagini alle quali si offre o l'adorazione ("non li servire") o la venerazione ("non ti prostrerai davanti a loro").
Questo è il significato del Comandamento, non certo che non possiamo tenere la foto dei nostri figli sulla scrivania o che non possiamo dipingere una decorazione per abbellire la parete di un locale di culto!

Lettore: "In alcuni casi Dio stesso ha prescritto la costruzione di immagini sacre."

Ma non ha mai autorizzato né i sacerdoti né gli israeliti (né tantomeno noi) a inchinarsi davanti a loro, a rivolgergli preghiere, o a baciarle. Erano decorazioni, e in alcuni casi avevano un significato simbolico.

Prendiamo il serpente di rame che Mosè fece costruire per ordine di Dio nel deserto. Il popolo stava morendo, ma come Dio aveva promesso, chiunque guardava quel serpente scampava alla morte (questo, non perché il serpente avesse virtù particolari; la guarigione avveniva perché chi lo guardava dimostrava fede nella promessa di Dio).

Il significato spirituale ce lo ha spiegato Gesù nel Vangelo: "E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna." (Giovanni 3:14-16)
Il serpente di rame prefigurava Gesù, perché Gesù sulla croce si fece carico di tutti i nostri peccati: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno" (Galati 3:13).

Torniamo ora all'immagine. Dio non aveva mai autorizzato nessuno a venerare un'immagine che pure aveva un'importanza così grande (sia nell'immediato, per guarire il popolo, sia per il suo significato), e che Lui stesso aveva comandato di costruire.
E infatti, cosa accadde poi? Che quando gli israeliti cominciarono a venerare l'immagine, Dio lo fece addirittura distruggere assieme agli idoli pagani, per mano di un suo servo, Ezechia, il re d'Israele.

Tutto ciò dovrebbe farci capire - se proprio non vogliamo ascoltare il secondo Comandamento - qual è la posizione di Dio rispetto alla tradizione del culto delle immagini.
Resta comunque il fatto che il secondo comandamento è uno dei dieci Comandamenti che Dio ci ha dato, e che nessuno di noi è autorizzato a rigettarlo o a cancellarlo. "Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando, e non ne toglierete nulla.." (Deut. 4:2).


Si vedano anche:

  • I Dieci Comandamenti
  • Cos'è l'idolatria - approfondimento
  • La testimonianza di Giovanni Battista Treccani
  • Risposte ai miei amici cattolici


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