L'Inquisizione: cos'era
L'Inquisizione era uno speciale tribunale ecclesiastico della chiesa cattolica
romana, che aveva come scopo quello di combattere e sopprimere ciò che
essa considerava essere eresia. Il papato lo istituì quando constatò
la sua impotenza dinanzi ai progressi dei Catari e dei Valdesi (cristiani protestanti).
Nata in Francia (1198), paese in cui inizialmente si sviluppò l'Inquisizione
medievale, si estese successivamente in Spagna, dove si affermò l'Inquisizione
spagnola, creata da Sisto IV nel 1478, su sollecitazione della regina Isabella
di Castiglia e del re Ferdinando d'Aragona (essi ottennero che l'Inquisizione
dipendesse da un organismo spagnolo, presieduto dal Grande Inquisitore di Spagna,
dei quali il più tragicamente famoso sarà il domenicano Tomas de
Torquemada, passato alla storia soprattutto per la spietatezza verso gli ebrei),
e, infine, in Italia, dove fu stabilita l'Inquisizione romana con la "Congregazione
della sacra romana e universale Inquisizione", istituita dal papa Paolo III
nel 1542 (in Italia, il Supremo Inquisitore era il papa; tra i processi celebri
del Sant'Uffizio figurano quello contro Galileo
Galilei, colpevole di aver sostenuto le tesi copernicane, e quello contro
Giordano Bruno, domenicano e filosofo).
Quando nacque l'Inquisizione
L'organismo inquisitoriale,
cui aveva preparato la strada il pontefice Innocenzo III (1198-1216), fu istituito
da papa Gregorio IX (1227-1241) il quale tra il 1231 e il 1234 stabilì
per l'Europa dei tribunali d'Inquisizione, presieduti da degli inquisitori permanenti,
i quali esercitavano i loro poteri entro determinate circoscrizioni. A tale scopo
Gregorio IX scelse i Francescani e i Domenicani, i quali dapprima furono designati
a tale ufficio dai loro superiori e più tardi dal papa stesso. Questo papa
pubblicò una decretale che diventò il fondamento della legislazione
inquisitoriale nei tempi posteriori; in questa decretale egli affermava che gli
eretici che venivano condannati come tali, dovevano essere abbandonati al braccio
secolare per ricevere un castigo esemplare, mentre coloro che facevano ritorno
alla chiesa cattolica dovevano essere condannati alla prigione a vita.
Nel 1252 Innocenzo IV (1243-1254) con la bolla Ad Extirpanda confermò
l'Inquisizione autorizzando la tortura contro tutti gli "eretici". Nel
1480 su licenza papale venne istituita l'Inquisizione in Spagna, che nel corso
dei secoli sterminò migliaia e migliaia di persone (tra cui anche molti
Ebrei). Nel 1542 Paolo III (1534-1549) con la bolla Licet ab initio istituì
l'Inquisizione romana, che doveva combattere l'eresia in ogni luogo, ponendo su
basi amministrative centralizzate la vecchia Inquisizione medioevale.
Bastava un'accusa per fare sì che l'inquisitore citasse le persone compromesse
davanti a lui o farle trarre in arresto sia dalle autorità civili che dai
propri dipendenti. Erano sufficienti due testimoni per stabilire la colpevolezza
dell'imputato (i "maestri" dell'Inquisizione lo chiamavano reo perché
per loro egli era già colpevole dal momento che veniva accusato e doveva
solo ammettere le sue colpe). Ma le accuse dei testimoni venivano notificate all'accusato
solo quando gli era stata estorta la confessione oppure quando l'inquisitore riteneva
che ormai l'accusato non avrebbe più confessato, e ciò avveniva
senza fargli conoscere i nomi dei testimoni.
Nel caso l'imputato, interrogato dall'inquisitore, non volesse confessare di essere
un eretico, il tribunale faceva ricorso contro di lui ad ogni mezzo per estorcergli
la confessione; l'imputato veniva posto in celle strettissime senza luce, con
i ceppi ai piedi e le catene ai polsi, gli veniva fatto mancare il cibo, non veniva
fatto dormire, oppure veniva fatto dormire sulla terra. Oltre a ciò egli
subiva ogni sorta di torture fisiche.
Se il condannato dichiarava di rinnegare i suoi errori, il tribunale lo restituiva
all'inquisitore, che lo sottoponeva ad un interrogatorio molto serrato nel quale
il penitente doveva denunciare i suoi complici e rinnegare una per una le sue
eresie; dopodiché egli veniva condannato al carcere a vita. Nel caso invece
egli rimanesse impenitente fino alla fine, veniva bruciato o vivo o dopo essere
stato ucciso pubblicamente.
Non era raro che gli inquisitori condannassero persino delle persone già
morte (un esempio fra tutti: John Wycliffe, un cristiano protestante che diede
al popolo inglese una copia manoscritta dell'intera Bibbia nella loro lingua,
condannato perché contrario alle imposizioni del papato). Gli inquisitori ne esumavano
i cadaveri, quindi li bruciavano e confiscavano i beni agli eredi del condannato.
Quando il tribunale ecclesiastico sentenziava la condanna di un eretico e lo consegnava
alle autorità civili, faceva giurare a queste di trattarlo con clemenza
e di risparmiare la sua vita, ma si trattava di un giuramento ipocrita, il cui
scopo era far sì che l'autorità ecclesiastica non venisse considerata
apertamente responsabile dell'esecuzione delle pene capitali. Al tempo stesso,
la chiesa cattolica romana obbligava i funzionari pubblici ad eseguirle sotto
pena di essere considerati anche loro degli eretici. Con il concilio di Narbona
(1244) aveva infatti dichiarato che nel caso una persona rivestita di potere temporale
si fosse dimostrata pigra nel sopprimere l'eresia, sarebbe stata dichiarata come
complice degli eretici, e quindi andava incontro alle medesime pene di costoro.
Essa inoltre reputava il mettere a morte un eretico un atto meritevole, al punto
da concedere l'indulgenza plenaria a coloro che portavano la legna per erigere
il rogo.
Nel 1908 l'Inquisizione cambiò nome e prese quello di Sant'Uffizio; dal
1965 porta il nome di "Congregazione per la Dottrina della Fede".
La chiesa cattolica del tempo dunque, pur dichiarandosi cristiana, si comportava
sfacciatamente in modo contrario alla volontà di Gesù Cristo. I
cui comandamenti: "Ama il tuo prossimo" e "Non uccidere" furono
calpestati, al pari degli altri insegnamenti biblici: "Chi non ama non ha
conosciuto Dio, perché Dio è amore" (1 Gv. 4:8), "Non
abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri" (Rm.
13:8), ecc. L'odio contro il prossimo, gli omicidi, l'arroganza, tutti peccati
che provengono da un cuore non rigenerato (Mc. 7:21), furono le virtù di
quei papi che, ritenendosi allora come oggi assolutamente "infallibili in
materia di fede", diedero vita alle feroci e ignobili persecuzioni contro
i cristiani e i non cristiani.
La caccia alle streghe
Come abbiamo visto,
le persecuzioni organizzate cominciarono quando papa Gregorio IX decretò
che gli eretici dovevano essere consegnati al braccio clericale ai fini dell'esecuzione
della pena. Le centinaia di morti torturati e bruciati testimoniano la follia
dell'Inquisizione cattolica contro gli "eretici".
A tali stragi, si affiancarono in seguito le cacce alle streghe, massacri compiuti
contro tutte quelle donne anche solo sospettate di praticare la stregoneria.
Intanto, però, alle cerimonie stregonesche la chiesa cattolica romana opponeva
sue personali forme di magia - riprese dalle religioni pagane e leggermente modificate
- come acqua santa, candele benedette, rosari, reliquie, e varie cerimonie, che
sussistono ancora oggi, nonostante i divieti della Bibbia.
Il punto di partenza delle nuove persecuzioni, sul piano giuridico, fu la bolla
di papa Innocenzo VIII (1484), Summis desiderantes affectibus, che autorizzava
a procedere formalmente contro le streghe, tramite procedure giudiziarie, funzionari
inquisitoriali, processi, e prevedeva i casi in cui applicare la pena di morte.
Due anni dopo furono
pubblicati decine di migliaia di esemplari di un manuale per gli inquisitori,
il Malleus maleficarum (Martello delle streghe), scritto da due inquisitori
domenicani tedeschi, Heinrich Institoris e Jakob Sprenger.
Questo libro, approvato dai teologi di Colonia nel 1487, era un'accozzaglia di
credenze e superstizioni mescolate alla teologia, direttive su come svolgere i
processi e le torture, ed esprimeva così il pensiero dell'epoca sulle donne:
"Che cosa è la donna se non un nemico dell'amicizia, una inevitabile
punizione, un male necessario, una tentazione naturale?"
Altre opere simili sono il De strigiis e il Lucerna inquisitorum, di Bernardo
da Como; il Compendium maleficarum di Francesco M. Guazzo; e il De strigibus di
Bartolomeo Spina.
Qualcuno si chiederà se il pensiero dell'epoca sulle donne fosse di origine
Biblica. Ancora una volta la risposta è negativa. Già moltissimo
tempo prima (quasi 15 secoli), contro le concezioni del tempo, la Bibbia dichiarava
l'uguaglianza dell'umanità davanti a Dio: "Non c'è qui
né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero;
non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete
uno in Cristo Gesù" (si vedano Galati 3:28, Colossesi 3:11,
ecc).
La posizione della chiesa cattolica oggi
Qualcuno si chiederà
se oggi la chiesa romana condanna l'Inquisizione, condannando coloro che la promossero.
La risposta purtroppo è negativa. Quando ne parla o in un modo o nell'altro
la giustifica, condannando solo alcuni comportamenti che essa definisce "abusi".
È vero che il papato fa presente che li punì e li scomunicò,
ma a che serve dire questo quando il sistema inquisitoriale istituito dai papi
era iniquo dall'inizio alla fine perché completamente contrario alla parola
di Cristo?
D'altronde, come potrebbe il papato condannare l'Inquisizione, quando essa fu istituita e confermata
da dei papi, che si ritengono infallibili in materia di fede, e alcuni di loro sono anche stati dichiarati
santi dalla chiesa romana?
(testo
tratto e adattato dagli scritti di G. Butindaro e altri autori)