Il cammino cristiano




Ci può essere del buono nella sofferenza?

(dal sito 'La chiesetta di campagna')

 

"Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno" (Romani 8:28).


Affrontare la malattia e la morte

"Gesù, udito ciò, disse: «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato»… Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto, e per voi mi rallegro di non essere stato là, affinché crediate; ma ora, andiamo da lui!»… Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi, e molti Giudei erano andati da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. Marta dunque disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo»" (Giovanni 11: 4, 14, 17-27).

Quando il loro fratello Lazzaro si ammalò gravemente, Maria e Marta mandarono a chiamare Gesù. Gesù era un loro caro amico ed in passato si era fermato diverse volte in casa loro. Era dunque naturale che le due sorelle si rivolgessero a Lui nel momento della malattia di Lazzaro.

Dopo essere stato interpellato Gesù disse che quella malattia non doveva portare la morte, ma piuttosto sarebbe stata uno strumento per glorificare il Padre ed il suo Figlio Divino. Gesù aspettò due giorni prima di partire verso Betania e quando vi giunse, Lazzaro era morto da quattro giorni. Maria e Marta erano profondamente addolorate.

Gesù le confortò, e disse a Marta che Lazzaro sarebbe resuscitato. Marta pensò che Gesù si riferisse alla resurrezione degli ultimi giorni. Il Maestro le disse allora: "IO SONO la resurrezione e la vita, chiunque crede in me anche se muore, vivrà".

L'afflizione arriva sia per i cristiani come per i non cristiani, ma il cristiano non si dispera, perché ha una beata e certa speranza in Gesù Cristo. Ecco perché noi possiamo essere afflitti ma non disperati: perché la nostra speranza è nel Figlio di Dio.


La vittoria in mezzo ai problemi

"Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com'è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Romani 8:35).

La vittoria in mezzo ai problemi. Finché avremo vita, su questa terra saremo soggetti alle avversità, ai problemi, alle vicissitudini di questa vita che ci attaccheranno nel corpo, nella mente e nello spirito.

Ma come abbiamo letto, nel brano biblico di Romani, che è definito "l'inno di vittoria dei credenti", non esiste alcuna potenza, sia essa umana o diabolica, che ci possa separare dall'amore infinito di Dio, manifestato a noi per mezzo del suo Figliolo Cristo Gesù.

Ed in mezzo alle tante vicende, ai problemi, ai travagli della vita, noi possiamo scoprire l'unica vera vittoria nell'amore di Dio manifestato a noi in Cristo Gesù. Umanamente parlando, se vediamo queste cose ne subiamo il peso, ma contro tutte queste cose, possiamo fare nostra l'esclamazione dell'apostolo Paolo: "Noi siamo più che vincitori in Cristo Gesù."


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