Una
testimonianza dal passato
La seguente testimonianza
proviene da una biografia sul pastore evangelico Aniello Mataluni. Mataluni nacque
a Montesarchio (frazione Varoni) il 12 febbraio 1885, da una famiglia di contadini.
Nel marzo del 1926, in seguito alla lettura di un Nuovo Testamento che gli era
stato donato, Mataluni accettò il messaggio del vangelo e negli anni che
seguirono il Signore ne fece un suo ministro.
Quando Aniello visitò il paese di Nusco (AV), già vi era presente
un piccolo gruppo di credenti concentrato soprattutto nella periferia del paese.
Alloggiò in campagna presso una famiglia che aveva messo a disposizione
la propria casa per svolgere le riunioni di culto. Non distante da questa casa,
a circa 800 metri abitava il padre della credente evangelica che dava ospitalità
ad Aniello. Era una persona anziana e malata che viveva con un'altra figlia, anch'essa
credente evangelica. Un giorno Aniello si recò a visitare il padre della
credente.
Entrò in casa e dopo aver salutato i presenti, si diresse verso la stanza
da letto dove stava Amato (questo era il nome del padre della sorella evangelica).
C'era un ingombrante letto matrimoniale con un tipico materasso di lana piuttosto
alto sul quale giaceva un uomo anziano che aveva una corona tra le mani dalla
quale penzolava un crocefisso; di tanto in tanto Amato borbottava delle parole,
che lasciavano intendere che stava recitando un rosario. Aniello si fece animo
e prese a dire: "Amato vuoi dare il tuo cuore al Signore?". Il vecchio
aprì la bocca e con tono grave aggiunse: "È quello
che sto facendo". Aniello pensò che era meglio non insistere e visto
che stava per fare buio cominciò a prepararsi per la riunione di culto.
Dopo la riunione, fu invitato a tornare nuovamente alla casa dove stava Amato
ed ivi trascorrere la notte, di modo che il giorno successivo avrebbe potuto avere
l'opportunità di parlare con il vecchietto malato.
Aniello acconsentì. Era d'inverno; faceva molto freddo. La mattina seguente
Aniello si alzò, scese e andò a sedersi davanti al focolare. Quel
giorno in casa oltre ai membri della famiglia, c'era anche un gruppo di operai
che lavorava nella fabbrica di tegole.
Verso le dieci del mattino si alzò anche Amato. Camminava ricurvo, appoggiato
al bastone, quasi a formare con la schiena un angolo di novanta gradi; tra le
mani, come sempre, aveva la corona del rosario. Si avvicinò lentamente
e si sedette vicino al focolare per dare ascolto alle cose che diceva Aniello.
Tutto il giorno il vecchietto rimase ad ascoltare gli ammaestramenti che Aniello
rivolgeva ai presenti. Sul far della sera Aniello cominciò a cantare un
inno:
Nel
Getsemani il mio Gesù
arrestato e legato fu
con canna in mano
schernito e ferito
per i miei peccati fu tormentato
Ora le turbe gridando dicevano
a quel malfattore togli la vita
vituperato e flagellato
Gesù pagò il mio peccato
Il vecchietto alle
parole di quell'inno fu compunto nel cuore e cominciò a piangere. Quella
sera dovevano recarsi al culto che si svolgeva presso la casa dell'altra credente
che inizialmente aveva ospitato Aniello. Il vecchietto espresse il desiderio di
andare al culto ma la figlia lo scoraggiò, viste le sue pessime condizioni
fisiche. Il vecchietto insistè e decise di andare noncurante di ciò
che gli aveva detto la figlia. La casa distava circa 800 metri e ci sarebbero
voluti per una persona normale una decina di minuti. Amato invece impiegò
ben tre ore per arrivare al luogo di culto. Quando arrivò, il culto già
aveva avuto inizio e la gloria del Signore si stava manifestando in mezzo alla
congregazione. Amato si sentì subito investito dalla presenza del Signore.
Quando giunse il momento delle testimonianze (una caratteristica tipica delle
comunità pentecostali) il vecchietto si alzò in piedi con le braccia
alzate e cominciò a gridare e saltellare: "Sono salvato, sono perdonato,
sono guarito!". Quella sera il culto non potè proseguire, non ci fu
predicazione né altro. Le figlie e tutti coloro che lo conoscevano cominciarono
a piangere e a rallegrarsi nel Signore per l'opera compiuta.
Finita la riunione, la figlia voleva farlo restare in casa propria, ma Amato ancora
una volta insistè per tornare a casa sua e dormire insieme al 'fratello
Aniello'. Le figlie erano preoccupate per le sue condizioni fisiche, ma quella
sera il vecchietto camminava più velocemente di tutti e fu il primo a giungere
a casa. Iddio lo aveva completamente guarito.
Tutto ciò avvenne in giorno di sabato. Il giorno successivo era domenica
ed erano previsti dei battesimi; anche Amato decise di battezzarsi all'aperto
nel fiume che scorreva lì vicino. Quella mattina faceva molto freddo, e
sul fiume galleggiavano grosse lastre di ghiaccio; Aniello scese nel fiume ghiacciato
e cominciò a battezzare i credenti convenuti. Il primo a battezzarsi fu
proprio quel vecchietto, il quale dopo l'immersione in acqua si recò subito
a casa della figlia.
Quando Aniello ricordava queste cose in famiglia continuamente aggiungeva: "Tutta
la gloria appartiene al Signore!"
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