La chiave di questo
brano è il v.14: A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede
ma non ha opere? Può la fede salvarlo?
In questo brano, Giacomo considera il caso di chi dice di avere fede, ma
non ha vera fede. A che serve, se uno dice di avere fede, ma non ha opere?
Oggi, tante persone dicono di avere fede. Quando spieghiamo il vangelo, insegnando
che la salvezza si ha per fede, tante persone affermano subito di avere fede.
Tutto quello che spieghiamo, loro dicono di crederlo. Allora, cosa dobbiamo pensare
in questi casi? È salvato chiunque dice di avere fede?
Giacomo spiega che quando una persona dice di avere fede, ma non ha le opere,
la sua fede non serve a nulla, la sua fede è una fede morta.
Dobbiamo capire che il discorso di questo brano non riguarda il modo in cui si
può essere salvati. Giacomo ha già parlato del fatto che siamo stati
salvati per fede. Egli non insegna una salvezza per opere. Questo l'abbiamo visto
in Giacomo 1:17,18: ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto
e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione
né ombra di mutamento. Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà
mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le
primizie delle sue creature.
Dio ci ha generati, ovvero, salvati, mediante la Parola della Verità, cioè,
mediante il Vangelo. Non ci ha generati tramite le nostre opere, ma tramite il
Messaggio della salvezza in Cristo.
Il discorso di questo brano riguarda la differenza tra una fede viva, che salva,
e che produce opere, e una fede morta, che non salva, e non produce opere.
Allora, nel v.14, quando si parla di chi dice di avere fede, si tratta
di una persona che non ha una fede viva. La fede morta non serve a nulla. Non
salva. Questo brano spiega che la fede morta non produce opere.
Paragone con le
parole dei vv.15-16
Nei vv. 15,16, Giacomo
usa un paragone per rendere più chiaro il concetto:
15 Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano,
16 e uno di voi dice loro: "Andate in pace, scaldatevi e saziatevi",
ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? 17 Così
è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta.
In questo paragone, Giacomo fa l'esempio di una persona che ha parole di compassione,
che però non producono azioni di compassione. Allora a cosa servono quelle
parole? Non servono a nulla. In questo esempio, è da presumere che la persona
che parla abbia qualche possibilità di aiutare la persona bisognosa. Dunque,
mostrare compassione a parole, ma non a fatti, rivela che la compassione di quella
persona è morta, cioè non è una vera, viva compassione. La
vera compassione non è fatta di parole. È qualcosa che nasce dal
cuore, che possiamo vedere maggiormente nelle azioni. Una compassione che non
porta all'azione è una compassione morta.
v.17 Così è della fede; se non ha opere, è per sé
stessa morta.
Nello stesso modo, la fede, se non ha opere, cioè, se non produce opere,
è una fede morta. Le opere non salvano, ma la fede viva tramite la quale
Dio ci salva, produce opere.
Nei vv. 18 e 19, Giacomo
si confronta con un ipotetico oppositore; una persona che ha una fede morta, e
che vuole affermare che quella fede è in grado di salvarlo.
Leggiamo il brano: 18 Anzi uno piuttosto dirà: "Tu hai la fede,
e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere
ti mostrerò la mia fede". 19 Tu credi che c'è un solo Dio,
e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano.
Per capire questi versetti, dobbiamo capire chi sono le persone che stanno parlando.
Qui, abbiamo due persone. Uno è un vero credente. L'altra persona dichiara
di essere credente. Dichiara di aver fede, ma non è salvata, e la sua fede
è senza opere, cioè, è una fede morta.
Ovviamente, la persona con una fede morta aveva dichiarato di avere fede. Perciò
colui che ha la vera fede gli dice: Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami
la tua fede senza opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.
Chiaramente, non è possibile mostrare la fede, se non per mezzo delle opere.
Cioè, la vera fede, in sé, è invisibile. La vera fede riempie
il cuore, e trasforma la vita. Ma, in sé, non è visibile.
Invece, le opere che la vera fede produce sono visibili. La persona con una fede
morta, cioè, una fede non vera, non farà opere che mostrino la sua
fede. Perciò, gli sarà impossibile mostrare la propria fede.
Invece, quando uno ha una fede vera, ci sarà anche vero frutto. Naturalmente,
ci possono essere situazioni in cui il frutto può non essere visibile.
Per esempio, il ladro sulla croce accanto a Gesù, credette in Cristo. Però,
morì poco dopo aver creduto. In quel caso, non era possibile vedere frutto
nella sua vita. Però, salvo in quei casi in cui la persona muore subito
dopo la conversione, la vera fede produce vere opere. Queste opere possono aiutare
a dimostrare la realtà della fede.
Dobbiamo capire che è possibile per una persona non salvata credere di
avere quello che sembra essere un vero frutto. Per esempio, i Farisei erano molto
impegnati nelle opere religiose. Ci sono tante persone oggi che si dedicano a
opere di bene, ma che non hanno vera fede in Cristo Gesù. Esteriormente,
certe opere possono sembrare le stesse compiute dai veri credenti, anche quando
vengono fatte da persone che non sono veri credenti. Le opere in sé non
sono una garanzia della vera fede. Sono una forte indicazione, ma non sono una
garanzia.
Invece, quando NON ci sono le opere, questa è una forte indicazione che
la fede di quella persona è morta. Quindi, quando una persona dichiara
di avere fede, e non segue l'insegnamento di Dio nella Bibbia, non porta il frutto
che dimostra la veracità della sua fede.
Allora, i vv.18 e 19 parlano di come le opere possono mostrare la realtà
della fede. L'idea qui è che la vera fede cambia la vita, e produce una
vita di opere. Senza opere, la fede non si dimostra vera. È una fede morta.
Il v.19 è un'ulteriore
conferma che la fede morta non serve a nulla:
v.19 Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni
lo credono e tremano.
Questa persona, che ha una fede morta, si sente tranquilla, perché crede.
Ma il suo "credere" è solo intellettuale, cioè, crede
ai fatti che riguardano Dio. Crede che c'è un solo Dio. Giacomo dimostra
che questo modo di credere non salva, perché anche i demoni credono queste
cose. La fede che porta alla salvezza non è una semplice presa di posizione
intellettuale, ma significa accogliere personalmente per fede Gesù Cristo
nella propria vita. Questa fede viva produce opere.
Nei versi da 20 a 26,
Giacomo usa tre esempi per mostrare che la vera fede produce opere, e quindi,
che una fede senza opere non è una vera fede, e non può salvare.
Le opere dimostrano che la fede è viva.
Quando leggiamo questi versetti, dobbiamo ricordare che l'insegnamento che Giacomo
sta dando non è che la salvezza è per opere anziché per fede,
perché anche Giacomo, coerentemente con gli altri apostoli, insegna che
la salvezza si ha solo mediante la fede. Il punto del suo discorso è che
una fede che non produce opere si dimostra una fede morta. Quella fede non salva.
v.20 Insensato! Vuoi renderti conto che la fede senza le opere non ha valore?
Giacomo chiama questa persona "insensato", perché quella persona
vuole credere di essere stata salvata, quando invece non ha una fede vivente.
La sua fede non produce opere, eppure vuole credere che comunque abbia valore.
Per questo è insensato. Questi esempi gli dimostrano che una fede morta
non serve a nulla.
Allora, tenendo questo in mente, guardiamo i tre esempi che Giacomo usa. Prima,
parla di Abraamo, poi di Raab, e poi fa un esempio sul corpo umano.
Leggiamo ora i vv.21-24:
Abraamo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere quando offrì
suo figlio Isacco sull'altare? 22 Tu vedi che la fede agiva insieme alle sue opere
e che per le opere la fede fu resa completa; 23 così fu adempiuta la Scrittura
che dice: "Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come
giustizia"; e fu chiamato amico di Dio.
Questo brano, quando viene letto frettolosamente, crea tanta confusione nella
gente. Però, basta leggerlo con cura, nel suo contesto, e possiamo comprenderne
la logica.
Giacomo inizia dichiarando che Abraamo fu giustificato per le opere quando offrì
suo figlio Isacco sull'altare. Però, Giacomo cita Genesi 15:6. Quel brano,
dichiara che Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come giustizia.
Questo avvenimento accadde molti anni prima della nascita di Isacco. Allora, Giacomo
stesso, usando questo versetto, conferma che Abraamo fu giustificato solo per
fede. Il senso di questi versetti, perciò, non può essere che Abraamo
fu giustificato in base all'opera di offrire Isacco in sacrificio.
Invece, il punto del discorso di Giacomo è che la fede di Abraamo fu manifestata
come fede viva per mezzo delle opere che produsse. Cioè, Abraamo fu salvato
dal momento in cui credette a Dio, il che avvenne molto presto nella sua vita.
Però questa fede si rivelò visibilmente a noi soprattutto quando
Egli si dispose ad offrire Isacco come sacrificio. In questo senso fu giustificato
per le opere, cioè, non nel senso che le opere siano state il mezzo della
sua giustificazione, che aveva già ricevuto anni prima, ma nel senso che
esse rendevano evidente la realtà di questa fede. Considerando la fede
viva e la fede morta in quanto visibili agli uomini, Abraamo fu giustificato,
cioè, la sua fede fu resa visibile tramite le sue opere.
Quando Giacomo dichiara, nel v.22: "Tu vedi che la fede agiva insieme
alle sue opere e che per le opere la fede fu resa completa;" la parola
originale qui tradotta con "completa" è una forma di "telios",
che vuol dire maturo, come frutta matura.
La fede di Abraamo era genuina già prima che egli offrisse Isacco, però,
non era completa. Cioè, Dio aveva stabilito quella prova per dimostrare
la realtà della fede di Abraamo. La fede già c'era. Abraamo era
già salvato per mezzo della fede.
Un melo è un melo da momento in cui nasce. Non diventa un melo quando produce
le mele. Però, sarebbe possibile ingannarsi guardando un albero che sembri
un melo, senza esserlo. Oppure, si potrebbero avere dei dubbi guardando un albero
che è realmente un melo. Allora, quando arriva il frutto, non cambia quella
che già era la realtà. Produrre mele non fa diventare un albero
un melo: lo è già. Invece, produrre mele rende evidente il fatto
che quello è un melo, cioè, rende chiaro, rende visibile ciò
che esso è. Questo è il senso della parola "completa"
nel v.22. Le opere rendono completa la fede, cioè, la rendono visibile.
Comprendiamo, perciò, che il discorso di Giacomo riguarda il modo in cui
possiamo riconoscere la veracità della nostra fede. Abraamo è un
buon esempio a cui dovrebbero guardare quanti pensano che una fede morta valga
qualcosa. Una fede viva produrrà frutti nella forma di opere visibili.
Il v.24 dice: Dunque vedete che l'uomo è giustificato per opere, e non
per fede soltanto. Giacomo ha già spiegato che la fede soltanto, senza
opere, è una fede morta. L'uomo non è giustificato da una fede che
non produce opere.
Poi, Giacomo usa l'esempio
di Raab come secondo esempio di come la vera fede produce opere. Leggiamo il v.25:
E così Raab, la prostituta, non fu anche lei giustificata per le opere
quando accolse gli inviati e li fece ripartire per un'altra strada?
Se ricordate la storia, dopo i 40 anni nel deserto, il popolo di Israele era ormai
alla frontiera della terra promessa. Dovevano solo attraversare il fiume Giordano.
Giosuè aveva mandato delle spie per esplorare la città di Gerico,
che si trovava davanti a loro, al di là del fiume. Quando la presenza delle
spie nella città fu scoperta, la prostituta Raab dimostrò di avere
fede in Dio, nascondendoli e chiedendo loro di salvare la vita di lei e della
sua famiglia quando sarebbero ritornati vittoriosi.
Cioè, le opere di Raab, quelle di salvare la vita di queste spie e di chiedere
loro la salvezza, mostra una fede nel Dio di questi uomini. Ella, avendo sentito
parlare di quello che Dio aveva già fatto per Israele, pose la sua fede
in questo Dio. E dimostra questo fatto, scegliendo la protezione di Dio, anziché
quella degli idoli della sua religione. La sua fede in Dio era una fede viva,
e perciò, produsse frutto. Il frutto nel suo caso era l'aiuto che diede
a queste spie.
Allora Giacomo, parlando di Raab, mostra ancora che la vera fede produce frutto.
La fede che non trasforma la vita non è una fede viva, è una fede
morta. Dio non salva chi ha una fede morta.
Infine, Giacomo conclude il suo discorso con un altro esempio. Questa volta, egli
fa un paragone fra un corpo morto ed un corpo vivo, per mostrare la differenza
fra la fede morta e la fede viva.
Leggiamo il v.26: Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così
anche la fede senza le opere è morta.
In questo esempio, Giacomo parla del corpo umano. Qual è la differenza
fra una persona vivente, e una persona morta? Consideriamo che, ad esempio, dieci
secondi dopo la morte, il corpo è pressoché identico a come era
dieci secondi prima, ma non ha la vita. Cioè, pur essendo rimasto identico
esteriormente, è del tutto diverso, non ha più la vita. La differenza
è che lo spirito di quella persona ha lasciato il corpo.
Allora, come il corpo senza lo spirito è morto, così la fede senza
le opere è morta. Cioè, un corpo senza spirito non vale nulla. È
morto. Lo si potrebbe anche vestire bene, si potrebbe cercare di farlo sembrare
ancora vivo, ma se non c'è lo spirito, non avrà mai vita. Non serve
a nulla.
Così è con la fede senza le opere. Quella fede è una fede
morta, non autentica. Chi ha una fede che non produce opere, non dovrebbe credere
di essere salvato mediante quel tipo di fede.
Conclusione
Allora, come dobbiamo
applicare la verità di questo brano? Cosa vuole dire a noi?
Prima di tutto, dovremmo esaminare noi stessi. Dovremmo esaminarci per riconoscere
se abbiamo il vero frutto della nostra fede. È giusto e necessario vedere
le opere prodotte dalla nostra fede. Dovremmo vedere una vita più santa,
un cuore più desideroso di Cristo, dovremmo vedere un impegno sempre più
forte verso gli altri e verso l'opera di Dio.
Questo è il primo frutto che dovremmo avere dallo studio di questo brano
di Giacomo.
Poi, dovremmo tenere queste verità in mente quando parliamo con le persone.
Sappiamo che tante persone dicono di credere in Dio e in Gesù Cristo. Questo
brano ci aiuta a capire se la fede che dicono di avere è una vera fede
o no. Non siamo chiamati a diventare "poliziotti di Dio", per metterci
a decidere noi lo stato spirituale di tutti. Però, conoscendo le Scritture,
dovremmo aiutare le persone a valutarsi alla luce delle verità bibliche,
affinché non si illudano, se la loro fede non è vivente. Dobbiamo
spiegare cosa vuol dire Dio per fede vivente, e mostrare dalla Scrittura la necessità
di una fede vivente, che produce sempre opere buone!
Dobbiamo ricordare che le opere buone in sé non sono una garanzia di una
fede vivente, in quanto esse si possono fare anche per motivi sbagliati, senza
avere la vera fede. Però, non si può avere la vera fede se non ci
sono opere buone.
Cioè, si possono avere opere buone senza una fede viva, ma non si può
avere una fede viva senza opere buone.
Questo non vuol dire che in ogni istante possiamo vedere sempre delle opere buone.
Ma una vita in cui da diverso tempo non ci sono opere buone, è una vita
che non mostra di avere la vera fede.
Perciò, impegniamoci come viene detto in Tito 2:14, Egli ha dato sé
stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo
che gli appartenga, zelante nelle opere buone.
Viviamo zelanti nelle opere buone. Non viviamo per le cose che la vita ci offre,
viviamo per compiere opere per il Signore. Questa è la nostra chiamata,
e questo è un frutto della vera salvezza.