Il
Credente e il Peccato
sermone di Marco
deFelice, dal sito Aiutobiblico
Il messaggio del Vangelo
è il messaggio di come l'uomo può essere riconciliato con Dio. Esso
è fondato sulla realtà che l'uomo è separato da Dio, e che
ha bisogno di essere riconciliato. Ciò che separa l'uomo da Dio è
il suo peccato, perché Dio è SANTO, e odia il peccato.
Oggi, vogliamo considerare come dovremmo vedere il peccato.
La gravità
del peccato
Per capire il peccato,
dobbiamo iniziare considerandone la gravità. Sia per arrivare alla salvezza,
sia per camminare come figli di Dio, è necessario comprendere la gravità
del peccato.
Non è facile da comprendere. Innanzi tutto, il mondo intorno a noi, con
la sua influenza, non capisce affatto la gravità del peccato. Certamente,
in ogni società, certe azioni sono viste come mali. Ma, di solito, non
è perché sono considerate un'offesa contro Dio, ma perché
offendono quel senso di coscienza che è dentro ogni uomo. Il più
delle volte, infatti, quelle azioni che sono considerate malvagie sono quelle
che causano del male verso gli altri uomini. Agli uomini, importa poco che un
certo comportamento offenda Dio e vada contro la Sua legge. Per questo, il mondo
intorno a noi capisce molto poco il peccato.
Poi, bisogna considerare che il peccato fa parte della natura dell'uomo. Perciò,
l'uomo per conto suo non comprende la gravità del peccato.
Per capire che cos'è il peccato, abbiamo bisogno della Parola di Dio, e
dello Spirito Santo. Leggiamo qualche brano che ci aiuta a capire che cos'è
il peccato. 1 Giovanni 3:14 ci dichiara: "Chiunque commette il peccato
trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge"
(1 Giovanni 3:4 NRV).
"Ogni iniquità è peccato" (1 Giovanni 5:17 NRV).
Allora, il peccato
è andare contro qualsiasi legge di Dio. È la legge di Dio che determina
che cosa è peccato. Il metro del mondo non importa.
Commettere qualsiasi atto vietato dalla legge è peccato, quanto lo è
omettere di fare qualsiasi cosa che la legge richiede. Cioè, non fare qualcosa
che si sa essere giusto è peccato.
Giacomo 4:17 "Chi
dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato".
Se poi non siamo sicuri
se una cosa è legittima o no, e abbiamo dei dubbi, e andiamo avanti a fare
quella cosa, commettiamo peccato, non tanto perché farla è peccato,
ma perché l'abbiamo fatta, nonostante i nostri dubbi. Leggiamo di questo
in Romani 14:23: "Ma
chi ha dei dubbi riguardo a ciò che mangia è condannato, perché
la sua condotta non è dettata dalla fede; e tutto quello che non viene
da fede è peccato".
Tutto quello che non
viene dalla fede è peccato; in altre parole, se avete l'idea che qualcosa
sia peccato, ma non siete sicuri, non andate avanti a farlo, finché non
siete sicuri. Ciò che non viene dalla fede, è peccato.
Quindi, il peccato è qualsiasi cosa che va contro la legge di Dio. Se Dio
dichiara che un certo comportamento è peccato, il fatto che la società
l'approvi non cambia il fatto che è peccato. Allo stesso modo, se la nostra
coscienza non ci fa pesare un peccato commesso, ciò non cambia il fatto
che quel comportamento è peccato. L'unico metro che determina che cosa
è peccato è la Parola di Dio.
Perché l'uomo pecca? Tanti vorrebbero spiegare il peccato come una conseguenza
delle difficoltà o della situazione in cui l'uomo vive. Invece, nella Bibbia,
Dio afferma chiaramente che l'uomo pecca perché l'uomo è un peccatore.
La natura dell'uomo mira a peccare. Quindi, non dobbiamo mai scusarci, perché
non sono le nostre circostanze che ci fanno peccare. Il peccato è sempre
una nostra scelta, che nasce dal peccato nel nostro cuore. Non siamo mai costretti
a peccare. Pecchiamo perché fa parte della nostra natura.
La condanna del
peccato
Allora, abbiamo visto
che cos'è il peccato, e abbiamo visto perché l'uomo pecca. Ora consideriamo
qual è la condanna del peccato. Che retribuzione ci sarà per chi
pecca?
Agli occhi del mondo, non ci sono gravi conseguenze per il peccato. Il mondo vede
il peccato come qualcosa di poco grave, qualcosa che succede, senza conseguenze
importanti, o comunque senza conseguenze eterne. Però, non è così.
Il peccato è una grave offesa a Dio, che sarà punita per l'eternità.
Dio ha stabilito una condanna terribile per chi pecca. Già in Genesi Dio
annuncia questa condanna all'uomo. In Genesi 2, troviamo che Dio aveva provveduto
una situazione stupenda per l'uomo:
"Dio il
SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l'uomo che aveva
formato. Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli
a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l'albero della vita in mezzo al giardino
e l'albero della conoscenza del bene e del male." (Genesi 2:8-9 NRV)
Dio aveva provveduto
tutto ad Adamo, non solo il necessario, ma tante cose belle da vedere e da mangiare.
Poi, Dio diede ad Adamo un solo comandamento:
"Dio il SIGNORE prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché
lo lavorasse e lo custodisse. 16 Dio il SIGNORE ordinò all'uomo: "Mangia
pure da ogni albero del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del
male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente
morirai"." (Genesi 2:15-17 NRV)
Dio diede ad Adamo
un comandamento, e gli spiegò che se non avesse ubbidito a quel comandamento
sarebbe andato incontro alla morte. Dio dichiarò: nel giorno che tu ne
mangerai (ovvero, nel giorno che tu disubbidirai al mio comandamento) certamente
morirai. Certamente! Sarà una cosa certa. Infatti, il giorno stesso che
Adamo ed Eva disubbidirono al comandamento di Dio, morirono spiritualmente, e
la morte fisica entrò nel mondo.
Il giudizio per il peccato è la morte, che è la separazione da Dio.
Questa verità viene ripetuta altrove nella Bibbia, anche nel NT. Per esempio,
leggiamo in Romani 6:23: "perché il salario del peccato è
la morte..." (Romani 6:23 NRV)
Dobbiamo capire che il peccato, qualsiasi peccato, porta alla morte, la morte
eterna, la separazione eterna da Dio, in un luogo di tormento eterno. Dio ci spiega
nella Bibbia che il tormento sarà un tormento continuo, giorno e notte,
nei secoli dei secoli.
In Marco 8, Gesù spiega che qualsiasi guadagno sulla terra è inutile,
se poi una persona è destinata alla morte eterna, chiamata in quel caso:
perdere la propria anima.
"E che giova
all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?" (Marco 8:36
NRV)
La condanna per il
peccato è la morte eterna, la separazione eterna da Dio. Questa condanna
è più terribile di qualsiasi altra cosa. È molto importante
meditare su questo fatto, per capire meglio quanto il peccato sia una cosa terribile
per il Signore. Quanto dev'essere abominevole il peccato per Dio se la punizione
per anche un solo peccato è il tormento eterno. O che Dio ci aiuti a capire
meglio queste cose.
Il peccato è dunque veramente terribile, e separa l'uomo da Dio. La condanna
che ne consegue è la morte, la separazione eterna da Dio. Essendo colpevole,
l'uomo non può pagare la propria condanna. È impossibile per l'uomo
salvarsi da sé.
La salvezza dal
peccato
Sappiamo che Dio offre
la salvezza all'uomo. Essendo giusto, Dio deve applicare la condanna del peccato.
Perciò, per poter salvare l'uomo e allo stesso tempo mantenere la sua giustizia,
Dio Padre mandò suo figlio Gesù Cristo a morire sulla croce, come
sacrificio di sostituzione. Il sacrificio di Cristo soddisfò l'ira di Dio
contro il peccato. Quando una persona si rende conto veramente della sua colpa
davanti a Dio, e desidera la salvezza più di qualsiasi altra cosa, e sa
di non poter mai meritare la salvezza, e pone tutta la sua fede nell'opera di
Cristo sulla croce, allora, Dio applica il beneficio della morte di Cristo a quella
persona, e così la persona passa dalla morte alla vita, e la sua condanna
viene pagata. Diventa un figlio di Dio. Questa è la salvezza.
Il peccato e il
credente
Abbiamo considerato
brevemente quanto il peccato è abominevole agli occhi di Dio, e che la
condanna del peccato è la morte spirituale, la separazione eterna da Dio.
Ora consideriamo il rapporto fra chi è già credente e il peccato.
Cosa c'entra il peccato con noi, che ci chiamiamo figli di Dio?
Vorrei menzionare qualcosa che ci aiuterà a capire meglio la Bibbia. Molto
spesso, la Bibbia parla di una persona nei termini che quella persona usa per
se stessa. Perciò, ad esempio, se una persona si dichiara credente, la
Bibbia la chiama credente. Ciò non vuol dire che lo è. Però,
la Bibbia si rivolge alle persone in base a ciò che loro dichiarano di
sé.
Allora, che cosa dichiara la Bibbia per quanto riguarda il peccato nella vita
di coloro che si dichiarano figli di Dio?
Quanto grave è il peccato nella vita di un credente, o almeno, nella vita
di chi dice di essere un credente?
Chiaramente, anche in questo caso, dobbiamo rivolgerci alla Bibbia per capire
l'insegnamento di Dio al riguardo. Perciò, consideriamo brevemente Matteo
7:13-23.
"Entrate per
la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che
conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece
è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli
che la trovano. "Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi
in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti.
Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero
buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono
non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni.
Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete
dunque dai loro frutti. "Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà
nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei
cieli. Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi
profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome
tuo molte opere potenti?" Allora dichiarerò loro: "Io non vi
ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!"" (Matteo 7:13-23
NRV)
Notiamo alcune delle
verità principali in questo brano. Prima di tutto, notiamo che stretta
è la porta e angusta è la via che porta alla vita eterna. Essere
un figlio di Dio è un dono di Dio. Però, richiede una vita di combattimento
contro la carne. Chi combatte, combatte nella forza di Dio. Però, deve
combattere. Chi non combatte, dimostra di non appartenere a Dio. La PORTA è
stretta, cioè, si diventa figlio di Dio passando per la porta stretta della
fede in Gesù Cristo. Non ci sono altre porte.
Inoltre, la VIA è angusta, cioè, la vita di un figlio di Dio è
una vita in cui bisogna lottare contro il peccato, contro la carne.
Gesù parla di falsi credenti in questo brano. Specificamente, falsi profeti,
che non solo si dichiarano credenti, ma si presentano come insegnanti. Gesù
dichiara che si riconosce un albero dal frutto che esso porta. Poi, Gesù
dichiara che nel giorno di giudizio, ci saranno MOLTI che avranno dichiarato di
essere credenti, ma che in realtà non lo erano. Leggiamo ancora il v.21.
"Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei
cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli".
La salvezza è
per fede, non per opere. Però, il FRUTTO della vera salvezza è una
vita di ubbidienza, significa FARE la volontà di Dio, e quindi, allontanarsi
del peccato. Chi si dichiara credente, ma continua a fare la propria volontà,
anziché la volontà di Dio, non ha il frutto della vera salvezza
nella sua vita.
Gesù ripete questo insegnamento tante volte nei Vangeli. Per esempio, leggiamo
Giovanni 14:21:
"Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama
sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò
a lui" (Giovanni 14:21 NRV).
Qui, Gesù descrive
chi sono quelli che Lo amano veramente. In vari casi, come questo, la Bibbia descrive
la persona salvata come chi ama Dio. Quindi, Gesù sta descrivendo la vita
di chi è veramente salvato. Notiamo quello che dichiara: "Chi HA
i miei comandamenti e li OSSERVA, quello mi ama".
Un frutto che sarà presente in ogni vero credente sarà che la persona
conoscerà e osserverà i comandamenti di Dio. Chi dice di amare Dio,
ovvero, chi dice di essere salvato, però NON cammina in ubbidienza ai comandamenti
di Dio, ovvero, continua a camminare nel peccato, inganna se stesso.
Notiamo alcuni altri versetti che dichiarano la stessa verità: "perché
non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l'osservano
saranno giustificati." (Romani 2:13 NRV)
La vera fede porta
all'ubbidienza. Se una persona si fida veramente del proprio medico, prenderà
la medicina che il medico le dà. È facile dire di avere fede in
Dio, ma è l'ubbidienza che dimostra la realtà della fede.
In Tito, leggiamo di alcuni che professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con
i fatti, perché continuano a peccare. Continuano a ribellarsi contro Dio.
Leggiamo Tito 1:16: "Professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con
i fatti, essendo abominevoli e ribelli, incapaci di qualsiasi opera buona."
(Tito 1:16 NRV)
Se uno dice di conoscere Dio, ovvero, di essere salvato, ma non cammina in ubbidienza
a Dio, il suo comportamento dimostra che in realtà, non conosce Dio, non
è salvato.
Il libro di Giacomo è molto importante per capire bene questo insegnamento.
Sarebbe utile leggere tutto il capitolo 1 e 2. Per ora, vi leggo soltanto alcuni
versetti.
Prima, leggiamo Giacomo 1:22: "Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela
soltanto, illudendo voi stessi." (Giacomo 1:22 NRV)
Chi ascolta la Parola
di Dio, tramite la lettura o l'insegnamento, ma non la mette in pratica, ovvero,
non si sottomette a Dio, lasciando un peccato nella sua vita, si illude, cioè,
si autoinganna, immaginando di essere a posto con Dio, quando in realtà,
è un ribelle. Non è il fatto di ascoltare la Bibbia che ci salva,
è una questione di avere veramente fede in Dio, una fede vivente che produce
ubbidienza. Siamo salvati per FEDE, e l'ubbidienza è un frutto necessario
della vera fede.
Infatti, quando c'è una fede che NON produce opere, cioè, le opere
di ubbidienza, quella fede è una fede MORTA, è una fede senza valore,
che non può salvare. Giacomo dichiara questo in Giacomo 2:15,17,26:
"A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere?
Può la fede salvarlo?" (Giacomo 2:14 NRV)
"Così è della fede; se non ha opere, è per sé
stessa morta." (Giacomo 2:17 NRV)
"Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche
la fede senza le opere è morta." (Giacomo 2:26 NRV)
Le opere descritte
qui sono opere di ubbidienza a Dio. Quindi, se una persona rifiuta di abbandonare
un peccato, non ha il chiaro frutto di essere veramente salvato. Una fede che
non porta all'ubbidienza a Dio è una fede morta, che non può salvare.
Anche la lettera di 1 Giovanni parla di questo in termini molto chiari. Ci sono
tanti versetti che ne parlano, leggiamone solo alcuni.
"Chiunque rimane in lui non persiste nel peccare; chiunque persiste nel
peccare non l'ha visto, né conosciuto. Figlioli, nessuno vi seduca. Chi
pratica la giustizia è giusto, com'egli è giusto. Colui che persiste
nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perché il diavolo pecca
fin da principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per
distruggere le opere del diavolo." (1 Giovanni 3:6-8 NRV)
Chi persiste nel peccato
non ha mai veramente conosciuto Dio, cioè, non è salvato. La vera
salvezza e il continuare nel peccato si escludono a vicenda.
Quindi, è estremamente importante capire che non è possibile per
un vero credente persistere nel commettere un peccato. Se uno si dichiara credente,
ma continua a persistere in un peccato è bugiardo. Giovanni spiega questo
chiaramente nel capitolo 2.
"Da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.
Chi dice: "Io l'ho conosciuto", e non osserva i suoi comandamenti, è
bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola,
in lui l'amore di Dio è veramente completo. Da questo conosciamo che siamo
in lui" (1 Giovanni 2:3-5 NRV).
O cari, se uno non
osserva i comandamenti di Dio, è inutile dire di conoscere Dio, ovvero,
di essere salvato. L'UNICA via per un vero credente è l'ubbidienza a Dio,
perché la salvezza viene per la FEDE, e la vera fede produce UBBIDIENZA.
Quando non c'è ubbidienza, non c'è la fede, e quando non c'è
la fede, non c'è la salvezza.
Ubbidienza in quali
campi
A questo punto dovremmo
fermarci per considerare attentamente come applicare questo insegnamento alla
nostra vita. Delle volte, è facile accettare un insegnamento al livello
teorico, ma non arrivare a riconoscere la sua validità in senso pratico
nella nostra vita.
Parlando di questo insegnamento, potrebbe essere facile essere d'accordo che un
vero credente non deve più disubbidire ai comandamenti di Dio. Però,
in pratica, potremmo avere un concetto dei comandamenti che riguarda solamente
quelle cose che noi già non facciamo. Potremmo, come tanti non credenti,
pensare maggiormente a quei peccati che non sono una tentazione per noi. Facendo
così, potremmo sentirci a posto.
Però, agli occhi di Dio, ogni peccato, qualsiasi peccato è un abominazione.
Perciò, il fatto di osservare i comandamenti di Dio riguarda ogni aspetto
della nostra vita. Per esempio, Dio comanda ai mariti di amare le loro mogli come
Cristo ama la chiesa, e quindi, di sacrificarsi per loro. Dio comanda alle mogli
di essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa, come a Cristo. Quindi, se un
marito non si impegna ad amare veramente sua moglie, senza inasprirsi contro di
lei, non osserva la parola di Dio, e mette in grave dubbio il fatto di essere
veramente salvato. Se una moglie rifiuta di essere sottomessa al suo marito in
qualcosa, non in tutto, ma in qualsiasi campo, allora lei non osserva la parola
di Dio, e mette in grave dubbio il fatto di essere salvata.
Se un figlio rifiuta di ubbidire ai suoi genitori, o rifiuta di agire con onore
nei loro riguardi, non osserva i comandamenti di Dio.
Se qualcuno agisce con orgoglio, e con egoismo, e non si ravvede, non osserva
i comandamenti di Dio.
Se non abbondiamo nel ringraziamento, non osserviamo i comandamenti di Dio.
Se non diamo a Dio le primizie dei nostri beni, non osserviamo i comandamenti
di Dio.
Se non cerchiamo per primo il regno di Dio, ovvero, se abbiamo qualcosa che, al
livello pratico, ci importa più del regno di Dio, non stiamo osservando
i comandamenti di Dio.
Se una ragazza non è modesta nel suo modo di vestirsi, o se un uomo guarda
un'altra donna con desiderio oltre a sua moglie, non sta osservando i comandamenti
di Dio.
Potrei andare avanti, ma penso che il punto sia chiaro: l'insegnamento di osservare
i comandamenti di Dio non riguarda solamente comandamenti contro i cosiddetti
grandi peccati. TUTTI i comandamenti di Dio sono importanti. Ogni peccato, di
qualsiasi tipo, è un'abominizione per Dio.
Quindi, è essenziale avere una vita i cui ci arrendiamo a Dio in OGNI CAMPO!
Chi si impegna molto nell'opera di Dio, però, ignora un peccato, e quindi,
non abbandona quel peccato, sia esso un peccato di atteggiamento, o di pensiero,
di parola o di azione, quella persona potrebbe pensare di camminare bene, ma in
realtà, il fatto che non si arrende a Dio in quella cosa mette in dubbio
che sia veramente salvato.
O che Dio possa farci capire sempre di più quanto ogni peccato è
una grave offesa a Dio. Può capitare che un vero credente cada nel peccato,
ma non ci resterà, e non continuerà a peccare. Chi continua nel
peccato dimostra di non appartenere a Dio.
Cosa fare quando
pecchiamo
È importantissimo
capire quanto il peccato è grave, e che chi continua a peccare volontariamente
dimostra di non appartenere a Dio.
Però, lo scopo di questo insegnamento non è di farci dubbitare la
nostra salvezza. È molto importante capire quanto il peccato sia grave.
Però, dubitare della propria salvezza non risolve nulla. Invece, capire
questo dovrebbe spingerci ad odiare e ad abbandonare ogni nostro peccato. Un vero
credente non cammina nel peccato.
Però, dobbiamo capire che un vero credente può CADERE nel peccato.
C'è una grande differenza fra cadere nel peccato e camminare nel peccato.
Leggiamo ciò che ci insegna Dio su questo in 1 Giovanni 1:
"Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre,
noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella
luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il
sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di
essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in
noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci
i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato,
lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo
queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo
un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. Egli è il sacrificio
propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per
quelli di tutto il mondo." (1 Giovanni 1:6-2:2 NRV)
Questo brano è
fondamentale per capire bene l'insegnamento di Dio per quanto riguarda i credenti
e il peccato. Questo brano dichiara che chi cammina nelle tenebre, ovvero nel
peccato, non ha comunione con Dio, in altre parole, non è salvato. Fratelli,
non si può essere più chiari di così. È impossibile
per un vero credente continuare a camminare in un peccato, qualunque esso sia.
Allo stesso tempo, il versetto 8 dichiara, parlando dei veri credenti, che se
diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi. In altre parole, finché
siamo in questa carne, cadremo nel peccato. C'è una grande differenza fra
cadere nel peccato e camminare nel peccato. Si cammina per scelta, decidi tu dove
porre i tuoi piedi. Invece quando uno cade, non è per sua scelta. Cercava
di rimanere in piedi, ma inciampa e cade. Comunque è sempre responsabile
per aver peccato. Però, non è una condizione in cui vive. Teniamo
questa distinzione bene in mente.
Quindi, questo brano ci insegna che sebbene un vero credente può cadere
nel peccato, non camminerà nel peccato.
La domanda importantissima, a cui questo brano risponde è: che cosa dobbiamo
fare quando cadiamo nel peccato? C'è solamente una risposta, la troviamo
nel versetto 9. Se non avete già memorizzato questo versetto, voglio incoraggiarvi
a memorizzarlo al più presto. Leggiamo il v. 9:
"Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci
i peccati e purificarci da ogni iniquità." (1 Giovanni 1:9 NRV)
O carissimi, la verità
in questo versetto è fondamentale ed anche preziosa. Chi veramente appartiene
a Dio odia il peccato, e non vuole peccare. Quindi, quando cade nel peccato vuole
sapere come uscire. Vuole sapere come tornare ad essere puro. Questo versetto
ci spiega la via che Dio ha provveduto.
Quando cadiamo nel peccato, dobbiamo confessarlo. Attenzione, non basta ammetterlo!
C'è un'enorme differenza fra ammettere un peccato e confessarlo. Ammettere
un peccato vuol dire riconoscere di averlo commesso, però senza accettarne
la responsabilità. Un esempio di ammettere un peccato sarebbe se io parlo
bruscamente, e poi mi scuso dicendo: "sì, riconosco di aver parlato
bruscamente, però è accaduto perché ero molto nervoso."
In questo caso, ho riconosciuto di aver parlato bruscamente, ma non ho riconosciuto
la mia colpa, perché mi sono scusato dicendo che l'ho fatto perché
ero nervoso. Basti pensare all'esempio di Adamo ed Eva.
Ogni qualvolta noi riconosciamo di aver commesso un certo peccato, però
ci scusiamo trovando un motivo per cui abbiamo commesso quel peccato, che diventa
un modo per scusarci, stiamo solo ammettendo il peccato, anziché confessarlo.
In contrasto, confessare un peccato vuol dire riconoscere di averlo commesso,
e riconoscere palesemente di essere stati completamente responsabili della nostra
azione. In altre parole, confessare un peccato vuol dire assumersene tutta la
responsabilità. Vuol dire accettare tutta la colpa, riconoscendo che nessuna
situazione o avvenimento ci ha forzato a peccare, ma che anzi è stata una
scelta nostra.
Quindi, quando un vero credente cade nel peccato, ha bisogno di correre subito
a Dio, per confessare il suo peccato, chiedendo perdono per mezzo del sacrificio
che Gesù Cristo ha compiuto per noi sulla croce. Questa è la parte
del credente. Finché uno cerca di scusarsi, spiegando che ha peccato a
causa di questo o quell'altro motivo o situazione, non sta veramente confessando
il suo peccato, sta solo ammettendo di aver peccato. Non c'è perdono per
chi si limita ad ammettere il proprio peccato.
Invece, quando confessiamo veramente i nostri peccati, come dichiara il versetto,
Dio è fedele e giusto da perdonarci i nostri peccati, e di più,
ci purifica da ogni iniquità.
In base all'opera di Gesù Cristo sulla croce, quando confessiamo i nostri
peccati Dio ci perdona completamente. Toglie via tutta la nostra colpa, ci lava
dalla macchia con la quale siamo stati segnati dal peccato. Inoltre, Dio ci purifica
da ogni iniquità. Opera in noi per santificarci e farci crescere.
Non posso dire abbastanza quanto è importante confessare subito ogni peccato
a Dio. Chiaramente, confessare un peccato vuol dire abbandonare quel peccato.
Finché uno sceglie di continuare a peccare, è ipocrisia confessare
quel peccato. È una grande offesa a Dio confessare un peccato e allo stesso
tempo non scegliere di abbandonare quel peccato.
Quindi, quando cadiamo nel peccato, dobbiamo riconoscere quanto il peccato è
una grave offesa a Dio, dobbiamo abbandonare e confessare il nostro peccato a
Dio.
E poi, che cosa dobbiamo fare? Qui, arriviamo ad un punto in cui tanti credenti
sbagliano. La nostra parte è quella di confessare ogni peccato. La parte
di Dio, e Dio è sempre fedele, è di perdonarci e purificarci. Tristemente,
tanti credenti hanno difficoltà ad accettare il perdono di Dio. Anche dopo
che sono stati perdonati, continuano a battersi il petto, per modo di dire, come
se non fossero ancora perdonati. O cari amici, non offendiamo Dio così!
Quando Dio dichiara di averci perdonato, prendiamolo in parola! Chi veramente
confessa i suoi peccati a Dio può credere di tutto cuore di essere stato
perdonato da Dio. Dio è fedele alla sua parola.
E quindi, quando abbiamo confessato un peccato, possiamo rallegrarci del perdono
di Dio. Possiamo abbondare nel ringraziamento che per mezzo di Gesù Cristo,
il nostro avvocato, abbiamo libero accesso al trono della grazia, per ottenere
il perdono che ci serve.
Possiamo fare questo, e dobbiamo fare questo. Solo facendo così possiamo
avere vittoria sui nostri peccati e conoscere la gioia della nostra salvezza!
Conclusione
Nel Salmo 51, Davide
capiva bene la gravità del peccato, e sapeva a chi rivolgersi per ottenere
vero perdono.
O che Dio ci aiuti a capire meglio quanto il peccato è terribile, e quanto
è meraviglioso il perdono di Dio per mezzo di Cristo Gesù.
Si vedano anche:
Vittoria sul peccato
Il messaggio del Vangelo
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