L'Israele
di Dio
Messaggio
ai Cristiani
a
cura del past. Veglio, ministro della Chiesa cristiana evangelica di Trieste
INTRODUZIONE
Ringrazio il Signore perché ha voluto chiamare noi, gli ultimi, i più
miseri, per comunicarci la sua parola, la verità. Egli ci ha detto che
soltanto la verità ci renderà liberi e che se vogliamo avere libertà
abbiamo bisogno della sua parola. Abbiamo bisogno di Gesù, che è
la parola di Dio.
Questa è la parola che ho ricevuto dal Signore.
Leggiamo quello che è scritto nella Lettera ai Romani, capitolo 11:
1Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il
suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono Israelita, della discendenza
d’Abrahamo, della tribù di Beniamino. 2Dio
non ha ripudiato il suo popolo, che ha riconosciuto già da prima. Non sapete
ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro
Israele, dicendo: 3"Signore, hanno ucciso
i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono
la mia vita"? 4Ma che cosa gli rispose
la voce divina? "Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio
davanti a Baal". 5Così anche al
presente, c'è un residuo eletto per grazia. 6Ma
se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia
non è più grazia. 7Che dunque?
Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti;
e gli altri sono stati induriti, 8com'è
scritto: "Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchie
per non udire, fino a questo giorno". 9E
Davide dice: "La loro mensa sia per loro una trappola, una rete, un inciampo e
una retribuzione. 10Siano gli occhi loro
oscurati perché non vedano e rendi curva la loro schiena per sempre". 11Ora
io dico: sono forse inciampati perché cadessero? No di certo! Ma a causa
della loro caduta la salvezza è giunta agli stranieri per provocare la
loro gelosia.
12Ora, se la loro caduta è una ricchezza
per il mondo e la loro diminuzione è una ricchezza per gli stranieri, quanto
più lo sarà la loro piena partecipazione! 13Parlo
a voi, stranieri; in quanto sono apostolo degli stranieri faccio onore al mio
ministero, 14sperando in qualche maniera
di provocare la gelosia di quelli del mio sangue, e di salvarne alcuni. 15Infatti,
se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà
la loro riammissione, se non un rivivere dai morti? 16Se
la primizia è santa, anche la massa è santa; se la radice è
santa, anche i rami sono santi. 17Se alcuni
rami sono stati troncati, mentre tu, che sei olivo selvatico, sei stato innestato
al loro posto e sei diventato partecipe della radice e della linfa dell'olivo,
18non insuperbirti contro i rami; ma, se
t'insuperbisci, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice
che porta te. 19Allora tu dirai: "Sono
stati troncati i rami perché fossi innestato io". 20Bene:
essi sono stati troncati per la loro incredulità e tu rimani stabile per
la fede; non insuperbirti, ma temi. 21Perché
se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppure te.
22Considera dunque la bontà e la
severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso
di te la bontà di Dio, purché tu perseveri nella sua bontà;
altrimenti, anche tu sarai reciso. 23Allo
stesso modo anche quelli, se non perseverano nella loro incredulità, saranno
innestati; perché Dio ha la potenza di innestarli di nuovo. 24Infatti
se tu sei stato tagliato dall'olivo selvatico per natura e sei stato contro natura
innestato nell'olivo domestico, quanto più essi, che sono i rami naturali,
saranno innestati nel loro proprio olivo. 25Infatti,
fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi:
un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non
sia entrata la totalità degli stranieri; 26e
tutto Israele sarà salvato, così come è scritto: "Il liberatore
verrà da Sion. 27Egli allontanerà
da Giacobbe l'empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quando
toglierò via i loro peccati". 28Per
quanto concerne il vangelo, essi sono nemici per causa vostra; ma per quanto concerne
l'elezione, sono amati a causa dei loro padri; 29perché
i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili. 30Come
in passato voi siete stati disubbidienti a Dio, e ora avete ottenuto misericordia
per la loro disubbidienza, 31così
anch'essi sono stati ora disubbidienti, affinché, per la misericordia a
voi usata, ottengano anch'essi misericordia. 32Dio
infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti. 33Oh,
profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto
inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie! 34Infatti,
"chi ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi è stato suo consigliere?
35 O chi gli ha dato qualcosa per primo,
sì da riceverne il contraccambio?" 36Perché
da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in
eterno. Amen.
Dio ci comunica realtà eterne. È scritto che la parola di Dio
è sempre "Sì e amèn". Egli non muta, non è una volta
"sì" e l’altra "no" (2Corinzi, 1:19-20). Nel Signor Gesù
non c’è né titubanza, né incertezza. Noi siamo insufficienti
e imperfetti, per questo Dio ci dà secondo la misura della nostra fede
(Romani, 12:6). Ci dà solo quello che possiamo portare e non ci
costringe a credere quello che non riusciamo ad accettare. È scritto che
i profeti profetizzano secondo la misura della loro fede, ciò significa
che parlano di ciò che hanno ricevuto dal Signore nella misura in cui vi
hanno creduto. Non possono dire di avere ricevuto da Dio ciò che non credono
provenire dal Signore. Quello a cui non credono non lo considerano parola di Dio.
Così è anche per tutti noi: quello che non crediamo non lo consideriamo
parola di Dio. Il Signore ci parla in tante maniere, Dio ci sta dando tesori immensi,
ricchezze meravigliose, infinite, ma noi siamo limitati, e nella nostra limitatezza
riteniamo provenire dal Signore soltanto quello che riusciamo ad accettare. Dio
non è avaro, ma noi siamo limitati e non siamo in grado di capire cose
tanto grandi. Ma grazie a Dio abbiamo accolto la verità. Grazie a Dio abbiamo
accettato Gesù, il fondamento della nostra fede e della nostra salvezza,
e con Gesù la vita eterna. Su questo viene costruita l’opera di Dio. Tutta
la nostra vita, tutto ciò che Dio ci dona viene messo pietra sopra pietra
e così veniamo edificati in Cristo.
Dio ci ha chiamati a libertà. Ma, se vogliamo piacere a Dio, non possiamo
vivere una vita secondo la nostra volontà; dobbiamo vivere una vita conforme
alla Sua volontà, conforme cioè a quello che Lui ci ha detto. Ora
le cose che abbiamo conosciuto sono parziali: non imperfette ma parziali, perché
noi, non siamo in grado di capire tutto. Come ci dice lo Spirito Santo per mezzo
dell’apostolo Paolo: "Oggi noi contempliamo come in uno specchio" – cioè
come di riflesso – le cose grandi di Dio, ma quando saremo col Signore, allora
le vedremo direttamente, "faccia a faccia" (1Corinzi, 13:12). Allora vedremo
le cose in una maniera molto più profonda, in una maniera completa. Riusciremo
a comprendere la meravigliosa grandezza di Dio, perché vi saremo immersi.
Saremo anche noi là, assieme a Lui.
La Sacra Scrittura ci dice che non tutti i popoli sono popolo di Dio, ma soltanto
uno: il Popolo di Israele. Noi abbiamo accettato Gesù, il Figlio di Dio,
e in Lui siamo diventati anche noi figli di Dio. Per accettare Gesù, la
Parola di Dio, abbiamo rinunciato (siamo morti) alla nostra vecchia vita e abbiamo
cominciato a vivere la nuova vita che è Gesù Cristo stesso in noi.
Gesù, che è la progenie d’Israele, è colui che vive in noi
(come dice l’apostolo Paolo: "non sono più io che vivo, ma Cristo vive
in me"; Galati, 2:20). Essendo Gesù la discendenza d’Israele, tutti
coloro che accettano Gesù diventano in lui l’Israele spirituale.
Noi sappiamo che Israele non ha accettato Gesù. Il popolo d’Israele,
ufficialmente, non ha accettato Gesù come il Messia, cioè l’Unto
(Mashiach) di Dio. Non lo ha riconosciuto come figlio di Dio e non lo ha
accettato come Salvatore; pertanto il popolo d’Israele non ha ottenuto la salvezza.
Gesù è l’unica salvezza, l’unica via, l’unica verità e l’unica
vita, l’unico attraverso cui si può essere salvati e ottenere la vita eterna.
Certo, anche fra gli Israeliti ci sono coloro che hanno accettato Gesù:
anche l’apostolo Pietro e l'apostolo Paolo erano israeliti, praticamente tutta
la Chiesa di Gerusalemme era israelita. Quindi non è vero che nessuno del
popolo d’Israele abbia accettato Gesù, anzi. Ma non la nazione d’Israele.
In effetti, Israele sta ancora spettando il Messia. Ora, avendo rifiutato Gesù
come figlio di Dio, ha rifiutato la salvezza e fino a oggi, quindi, il popolo
d’Israele non è ancora salvato. Perciò noi che abbiamo accettato
Gesù come nostro salvatore siamo diventati popolo di Dio, l’Israele spirituale,
mentre il popolo d’Israele, che non ha ancora accettato Gesù, non è
ancora entrato a far parte dell’Israele spirituale.
Questa è solo la premessa.
L'ELEZIONE DI ISRAELE
Abbiamo visto che è scritto: "Ora io dico: sono forse inciampati perché
cadessero? No di certo! Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta
agli stranieri per provocare la loro gelosia" (v. 11).
Quindi, il popolo d’Israele non è inciampato per non rialzarsi più,
non ha rifiutato per sempre Gesù l'Unto. Neanche Dio li ha rifiutati per
sempre. Piuttosto: a causa del loro indurimento, del loro rifiuto, la salvezza
è giunta agli altri popoli.
Sin dall’inizio, prima ancora della distruzione del Tempio, i fratelli hanno
subìto persecuzioni a causa della loro fede. Sono stati tutti dispersi;
solo gli apostoli sono rimasti a Gerusalemme (Atti, 8:4e 11:19), gli altri
sono dovuti scappare in altre città e così facendo hanno diffuso
la parola di Dio, annunciando Gesù in tutti i luoghi dove sono andati.
Negli scritti del Nuovo Testamento troviamo che quando l’apostolo Paolo arrivava
in una città, prima di tutto entrava nella Sinagoga e lì annunciava
la buona notizia della salvezza in Gesù Cristo (Atti, 13:5,14,17:1-3).
Ma quando, come purtroppo è avvenuto, questo annuncio è stato rifiutato
dagli ebrei, allora Paolo si è rivolto agli altri popoli (ai Gentili).
Dicendo agli israeliti: "Era necessario che a voi per primi si annunciasse la
Parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi ritenete degni della vita
eterna, ecco, ci rivolgiamo agli stranieri" (Atti, 13:46). E così
è avvenuto, il vangelo è stato annunciato agli stranieri e molti
hanno accettato Gesù. Quindi, a causa della caduta del popolo d’Israele,
a causa del loro rifiuto, noi che siamo stranieri (estranei alle promesse, al
patto, all’elezione) siamo stati raggiunti dalla Parola di Dio e abbiamo potuto
ricevere la salvezza nel Signore Gesù e diventare così popolo di
Dio. Ma il piano di Dio non si ferma qui.
"Ora, – continua la Scrittura – se la loro caduta è una ricchezza per
il mondo e la loro diminuzione è una ricchezza per gli stranieri, quanto
più lo sarà la loro piena partecipazione! Parlo a voi, stranieri;
in quanto sono apostolo degli stranieri faccio onore al mio ministero, sperando
in qualche maniera di provocare la gelosia di quelli del mio sangue, e di salvarne
alcuni. Infatti, se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo,
che sarà la loro riammissione, se non un rivivere dai morti?" (vv. 13-15).
Questa parola scuote profondamente. La loro caduta, il loro rifiuto è stato
per noi la salvezza. Non c’era nessuno che offrisse salvezza, come non c’è
tuttora nessuna religione, nessuna dottrina, che offra salvezza. Tanti parlano,
predicano, insegnano a fare buone opere, penitenze, riti, purificazioni e tante
altre cose, ma nessuno assicura: "facendo così sarai certamente salvato".
Dicono: "Facendo questo, diventerai migliore, sarai più gradito a Dio,
riceverai l’illuminazione", ma, sino alla venuta del Signor Gesù – e ancora
sino a oggi – non c’è stato nessun altro che abbia offerto la salvezza
e la vita per l’eternità, gratuitamente. Solo il Signore Gesù.
Solo chi accetta Gesù nel suo cuore può dire: "Sì, io
sono salvato". Perché Gesù Cristo è la salvezza. Chiunque
ha accettato Gesù Cristo nel proprio cuore, ha ricevuto la salvezza. E
così, chi ha accettato Gesù può dire agli altri: "Accetta
Gesù nel tuo cuore e sarai salvato anche tu". Non c’è un altro modo
per essere salvati. Cosicché quando quei popoli – in quel tempo, come anche
oggi – hanno udito questa parola così certa, così ferma, così
chiara, hanno accettato, perché non avevano mai sentito dire che questo
fosse possibile.
Ma Israele ha rifiutato Gesù Cristo, e a causa di questo rifiuto noi
stranieri abbiamo ottenuto grazia, perché abbiamo ricevuto la parola di
Dio. E Gesù ci ha rinnovati completamente, abbiamo difatti rinunciato volentieri
a tutto ciò che era vergognoso, peccaminoso, iniquo, cioè a tutto
il nostro vecchio modo di vivere, le vecchie tradizioni, le nostre vecchie passioni
e i vecchi piaceri; e adesso siamo nuove creature. Ora se il rifiuto dell’Unto
Gesù da parte del popolo d’Israele è stato per noi la salvezza,
e oggi abbiamo la gioia di poter vivere in comunione con Dio e abbiamo pace nel
cuore, avendo avuta trasformata la nostra vita, se Dio ha fatto
questo in noi a causa del rifiuto del popolo d’Israele, che cosa succederà
quando anche il popolo d'Israele accetterà Gesù? Questo è
ciò che dice la parola di Dio: "Se il loro rifiuto è stata la riconciliazione
del mondo, che sarà la riammissione, se non un rivivere dai morti?" (v.
15). Visto che non c’è un modo per poter esprimere qualcosa di così
grande, l’apostolo lo esprime con questa frase interrogativa. Che altro può
essere, se non qualche cosa di meraviglioso? Se oggi noi cristiani abbiamo già
così tanto, che cosa succederà quando Israele si ravvederà
e accetterà Gesù? Essi ai quali appartengono l'adozione, la gloria,
i patti, la legislazione, il servizio sacro, le promesse e i padri, e dai quali
proviene, secondo la carne, il Cristo (Romani, 9:4-5). Il popolo che ha
la cultura di Dio, le tradizioni di Dio. (Mi riferisco alle tradizioni bibliche,
non a quelle che ha assimilato dal mondo, corrompendosi, corruzione che poi ha
anche pagato amaramente). Io ho visto che queste cose a noi mancano. Lo Spirito
di Dio mi ha mostrato una cosa che non conoscevo: il popolo d’Israele ha una ricchezza
che a noi cristiani manca. È vero, gli manca Gesù, e senza il figlio
di Dio è privo della salvezza e della vita eterna. Ma quando Israele accetterà
Gesù, la grande ricchezza che possiede diventerà patrimonio di tutto
il popolo di Dio, ebrei e non ebrei.
L'OLIVO
C’è ancora qualcosa di meraviglioso. Rileggiamo la parola. "Se la primizia
è santa, anche la massa è santa. Se la radice è santa, anche
i rami sono santi. Se alcuni rami sono stati troncati, mentre tu che sei olivo
selvatico sei stato innestato al loro posto e sei diventato partecipe della radice
e della linfa dell’olivo, non insuperbirti contro i rami naturali, ma se ti insuperbisci,
sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
Allora tu dirai: sono stati troncati dei rami perché fossi innestato io.
Bene, essi sono stati troncati per la loro incredulità e tu rimani stabile
per la fede. Non insuperbirti, ma temi, perché se Dio non ha risparmiato
i rami naturali, non risparmierà neanche te. Considera dunque la bontà
e la severità di Dio. La severità su quelli che sono caduti, ma
verso di te la bontà di Dio, sempreché tu perseveri nella sua bontà,
altrimenti anche tu sarai reciso. Allo stesso modo anche quelli, se non perseverano
nella loro incredulità, saranno innestati. Perché Dio ha la potenza
di innestarli di nuovo. Infatti se tu che sei stato tagliato dall’olivo selvatico
per natura e sei stato contro natura innestato nell’olivo domestico, quanto più
essi che sono i rami naturali saranno innestati nel loro proprio olivo." (vv.
16-24). Ecco cosa ha preparato Dio. Questo indurimento d’Israele, durato per lungo
tempo - duemila anni - ha fatto sì che la parola di Dio, cioè l’evangelo,
la buona notizia, potesse venir annunciato per tutto il mondo, così che
nessuno rimanesse senza la possibilità di conoscere la verità -
cioè Gesù - e quindi di ricevere la salvezza e la vita eterna. Ora
noi cristiani non dobbiamo giudicare gli israeliti. È vero che loro hanno
perseguitato Gesù e gli apostoli, hanno rifiutato il Signore e la salvezza
che egli offriva loro. Ma se ci mettiamo a giudicarli per questo, noi, nel nostro
cuore per natura malvagio, siamo portati a giudicarli in modo sbagliato. Giudicando
così, alcuni hanno gridato: "Perfidi Giudei!". Per lunghi anni sono echeggiate
queste terribili parole e, a causa di questo modo di interpretare e di giudicare
le cose, tremende persecuzioni si sono abbattute sul popolo d’Israele. Da quello
che è scritto, però, vediamo che lo Spirito ci dice: non ti inorgoglire.
Ma come, proprio tu che a causa del loro indurimento hai ricevuto grazia, ora
li stai trattando così duramente, giudicandoli e disprezzandoli in questa
maniera? Non capisci che proprio il fatto che hanno indurito il loro cuore ha
dato a te la possibilità di ricevere la verità? È vero che
alcuni rami dell’olivo sono stati recisi per la loro incredulità, perché
si può essere salvati solo credendo in Gesù Cristo e in nessun altro
modo. Tutti allo stesso modo, ebrei e pagani, senza distinzione.
Gesù è il Signore! Non uno dei signori: l'unico Signore. Quindi
c’è solo una salvezza: Gesù Cristo, il Signore. Ma per quanto alcuni
d’Israele, a causa della loro incredulità, siano stati recisi quali rami
dell’olivo, non di meno Dio non si è dimenticato di loro. Invece, noi che
eravamo parte dell’olivo selvatico, siamo stati innestati al loro posto. Così
ora possiamo ricevere la grazia di Dio, cioè la sostanza grassa della radice
dell’olivo. Partecipiamo, cioè, della grazia proveniente dalla salvezza
che è in Cristo Gesù, l’olivo di Dio. Se loro sono stati recisi
per la loro incredulità - perché non hanno accettato Gesù
- e Dio ha potuto innestare noi al posto loro (e l’ha fatto davvero, perché
proprio per questo noi abbiamo vita: Gesù ci ha fatto partecipi di questa
grazia, e noi sappiamo che cosa è avvenuto nella nostra vita il giorno
che lo abbiamo accettato, e come questa è stata veramente trasformata,
non esteriormente ma in profondità dentro di noi, per poi manifestarsi
anche fuori: noi lo sappiamo e possiamo testimoniarlo), se Dio è stato
capace di un’opera così impossibile, innestando noi che eravamo pagani
al posto dei rami recisi del popolo d’Israele, quanto più egli potrà
prendere di nuovo i rami tagliati, ma naturali, e reinnestarli al loro posto.
È opera più facile questa, piuttosto che ciò che il Signore
ha fatto per noi. Non è difficile per l’Onnipotente reintegrare il popolo
d’Israele nella grazia che ha preparato innanzitutto per loro (come è anche
scritto in Romani, 1:6 e 2:10). Prima per loro e poi anche per noi, non
solo per l’uno o solo per l’altro. Quindi loro non sono esclusi, anzi vengono
prima di noi. Se non perseverano nell'incredulità, saranno innestati di
nuovo nell’olivo, cioè in Gesù il Messia. Perché Dio ha la
potenza di reinnestarli (v. 23).
Vale la pena sottolinearlo: se Dio ha fatto questo con noi, tanto più
può farlo con loro. Fratelli, non voglio che ignoriate
questo mistero, affinché non siate presuntuosi. Infatti, è facile
cadere nella presunzione, e quando questo avviene, ci si inorgoglisce e si giudica
in modo errato. Non vorrei dimenticaste che "un indurimento si è prodotto
in una parte d’Israele finché non sia entrata la totalità degli
stranieri" (v. 25). Quindi l'indurimento si è prodotto solamente in una
parte e soltanto finché non sia entrata la totalità degli stranieri,
cioè dei popoli non ebrei. Dio ci ha rivelato che siamo negli ultimi tempi,
anzi ci ha rivelato che i tempi sono finiti. Sono stato mandato ad annunciare
queste testuali parole: "I tempi sono finiti, ravvedetevi, convertitevi a Gesù
Cristo". Questa è parola di Dio. Perciò, se i tempi sono finiti,
ecco che questo "finché non sia entrata la totalità degli stranieri"
ora è avvenuto. Questa condizione si concretizza ora, alla fine dei tempi,
quando ormai gli stranieri, tutti i popoli, hanno ricevuto la parola di Dio. E
tutto Israele sarà salvato, così come è scritto: il liberatore
verrà da Sion. Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà e questo
sarà il mio patto con loro, quando toglierò via i loro peccati.
Per quanto concerne l’evangelo essi sono nemici: per causa vostra, però,
per consentire a voi di venire salvati. Ma per quanto concerne l’elezione, sono
amati a causa dei loro padri. Perché i doni e la vocazione di Dio
sono irrevocabili (v. 26-29). Cioè, come dice un’altra traduzione: senza
pentimento. Dio non si pente di quanto ha dato e noi sappiamo bene che le sue
promesse sono per il popolo d’Israele. Noi cristiani non abbiamo soppiantato il
popolo d’Israele, come alcuni pensano. Costoro credono che il popolo d’Israele
sia stato reciso e che i cristiani siano diventati popolo d’Israele al loro posto.
Ma Dio ha un solo popolo, da sempre. Il popolo d’Israele rimane il suo popolo
e noi cristiani non l’abbiamo soppiantato: per grazia siamo stati integrati nel
popolo di Dio.
Certamente nessuno entrerà nel regno dei cieli senza convertirsi e accettare
Gesù: su questo non ci possono essere dubbi. Ma ciò non toglie che
tutti gli israeliti che accettano Gesù sono il vero popolo d’Israele. Non
tutti gli israeliti sono "Israele", come è anche scritto (Romani,
9:6), ma soltanto coloro che credono: solamente coloro che hanno accettato Gesù
sono il vero Israele. Perché ci sono tanti della progenie d’Israele che
non credono e anzi rifiutano la fede. Questi non saranno salvati, pur essendo
nati da genitori israeliti. Ma ciò non ci dà il diritto di dedurre
che noi cristiani abbiamo soppiantato Israele. No, noi siamo diventati parte del
popolo d’Israele! Siamo diventati parte dell’olivo: "Innestati", come è
scritto. Alcuni rami sono stati tagliati; altri, però, non sono stati tagliati.
Ma il tronco non è cambiato e le radici non sono mutate: la sacra Scrittura
è la stessa, le promesse sono le stesse, le profezie sono le stesse, il
Signore è lo stesso. Alcuni rami sono stati tagliati e noi siamo stati
innestati al posto loro, ma l’albero è sempre quello. Noi cristiani quindi
siamo stati innestati e siamo entrati a far parte del popolo d’Israele. Questo
è fondamentale, fratelli: Israele non è stato rifiutato.
Noi cristiani non dobbiamo diventare né dei soppiantatori, come Giacobbe,
e neanche dei profani, come Esaù. E noi diventiamo tali quando nel nostro
inorgoglimento pensiamo di essere diventati il vero Israele. Piuttosto, abbiate
l’umiltà necessaria e abbassatevi, perché a Dio non viene difficile
reinnestare i rami tagliati del popolo d’Israele; mentre a noi è detto
che se non perseveriamo nella verità verremo a nostra volta tagliati. Come
Dio non ha esitato a rigettare quelli d’Israele che non hanno creduto, così
non esiterà a rigettare neanche noi, se ci inorgogliamo. Quindi, rimani
umile e sii riconoscente, perché altrimenti anche tu sarai reciso (v. 22).
Fate attenzione, quindi, a non innalzarvi e a non mettervi a giudicare Israele
con un cuore altero e gonfio d’orgoglio. Noi cristiani abbiamo il Vangelo, è
vero, ed essi sono stati effettivamente nemici del Vangelo: ma questo è
avvenuto per causa nostra, come abbiamo visto, cioè perché noi fossimo
salvati. Quindi, come in passato voi siete stati disubbidienti a Dio e ora, per
la loro disubbidienza, avete ottenuto misericordia – così, "anch’essi sono
stati ora disubbidienti, affinché, per la misericordia a voi usata, ottengano
anch’essi misericordia" (v. 31). Fratelli, è così difficile, ma
è meraviglioso. Ecco ciò che dice: Voi che in passato eravate estranei
alla vita di Dio, avete ottenuto misericordia, perché Israele ha indurito
il suo cuore verso Gesù e non lo ha voluto accettare. Ma, come essi sono
stati disobbedienti affinché voi accettaste Gesù, attraverso di
voi ora, per la misericordia che voi avete ottenuta, anche loro accetteranno Gesù.
Attraverso di voi, perché non c’è nessun altro che possa annunciare
Gesù, se non coloro che credono in Gesù. Quindi loro, che aspettano
ancora il Messia, hanno bisogno di ricevere la testimonianza da noi. Per la misericordia
che è stata fatta a noi, anche loro otterranno misericordia. Così
Dio ha deciso, perché nessuno si glori, perché tutti rimaniamo lì
dov’è il nostro posto, cioè a terra, nella polvere, ai piedi del
Signore. Dio, infatti, ha rinchiuso tutti nella disubbidienza, per fare misericordia
a tutti (v. 32). Perché altrimenti Israele si sarebbe inorgoglito, come
è successo in passato, perché aveva le promesse ed era il popolo
eletto. Essendosi inorgogliti sono scaduti e non possono venire salvati, finché
non accettano Gesù. Adesso devono ascoltare, sono costretti ad accettare
Gesù attraverso noi cristiani. Ma neanche noi abbiamo motivo di inorgoglirci.
Perché è a causa della loro disubbidienza che la salvezza è
giunta a noi. Guardate che cosa hanno dovuto sopportare, perché noi fossimo
salvati. Hanno dovuto sopportare sofferenze indicibili, perché hanno rifiutato
Gesù e lo hanno consegnato ai pagani affinché fosse crocefisso.
Questo li ha messi nella condizione di non poter avere più pace. Da allora
il popolo d’Israele, per quanto la brami, non ha più pace, non ha più
casa, non ha avuto più patria, sino a ora. E tutto questo perché
noi entrassimo nella loro eredità. Vedete quindi come non abbiamo nessun
motivo d’inorgoglirci, ma anzi dobbiamo veramente dire: Signore, quanto sei misericordioso
con noi. Così, né noi abbiamo motivo d’inorgoglirci, né lo
avranno loro. Perché dovranno umiliarsi ad accettare Gesù attraverso
labbra balbuzienti, come dice il profeta Isaia, ossia attraverso lingue straniere
(1Corinzi, 14:21).
Che umiliazione! Loro, che sono il popolo eletto, che hanno le promesse e la
legislazione, loro che hanno i patti, che hanno così grandi ricchezze spirituali,
dovranno umiliarsi a ricevere Gesù da noi miseri incirconcisi. Perché
se Israele non riceve Gesù in questa maniera, non potrà essere salvato.
Dio è stato capace di fare questo. Perché nessuno si inorgoglisca.
Nessuno si innalzi. Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e non investigabili
le sue vie. Infatti, chi ha conosciuto il pensiero del Signore, o chi gli è
stato consigliere, o chi gli ha dato qualcosa per primo, per poter pretendere
qualcosa in cambio? Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte
le cose. A lui sia la gloria in eterno! Amen (vv. 33-36).
LA VISIONE
Una notte ebbi una visione in sogno, che si è ripetuta due volte.
In questa visione venivo trasportato dallo Spirito per una lunga strada. Era
verso sera. La strada attraversava un centro abitato e aveva delle casette da
entrambi i lati. La gente, come alla fine della giornata, quando rientra a casa
dal lavoro e le famiglie sono riunite, stava seduta in veranda, o davanti a casa,
a cenare o a riposarsi e chiacchierare. Mentre passavo sopra tutte queste persone,
unto dallo Spirito annunciavo loro: "I tempi sono finiti. Ravvedetevi! Convertitevi
a Gesù Cristo". E tutte le persone mi stavano ad ascoltare con molta serietà.
Facevano silenzio e cominciavano a meditare. Vedevo che venivano toccati fino
nell’intimo. Scossi profondamente, parecchi si alzavano subito e, raccolte le
loro cose, si ritiravano in casa. E comunque si vedeva chiaramente che tutti realizzavano
la gravità di questo annuncio. Lasciato il centro abitato, continuavo a
seguire la strada che proseguiva attraverso una vasta pianura erbosa e varie persone,
in coppia o singolarmente, la percorrevano a piedi. Anche a loro predicavo lo
stesso messaggio e vedevo che anche a questi accadeva la stessa cosa.
Quando il Signore mi ha dato questa parola sul destino d’Israele, mi ha anche
riportato alla mente la visione che ho appena descritto. Perché i tempi
sono finiti. E questa è la reintegrazione d’Israele che deve avvenire alla
fine dei tempi.
Chi erano coloro che nella visione ascoltavano? E quelli che venivano raggiunti
e toccati dal messaggio, chi erano? Non era forse il popolo d’Israele che riceve,
finalmente, il suo salvatore? Che riceve finalmente la notizia che Gesù
è il Signore? Sulla mia bandiera desidero scrivere in caratteri d’oro:
"Gesù è il Signore!" Questo è immutabile: Gesù è
il Signore! Questo voglio che tutti sappiano, israeliti e gentili, perché
tutti possano essere salvati in Gesù. È meraviglioso conoscere la
verità, sapere che noi discepoli di Gesù siamo parte del popolo
d’Israele, che il popolo d’Israele non è stato rimpiazzato dai non ebrei,
ma è sempre lo stesso, e ci rende partecipi delle sue ricchezze inestimabili.
Tutte le ricchezze, le profezie, i padri spirituali, le rivelazioni, le promesse
che Dio ha dato al suo popolo Israele, le ha date senza pentimento. Egli non le
richiederà indietro. Dio non ritirerà mai ciò che ha donato
e ciò che ha promesso. Come è scritto, noi cristiani entriamo a
far parte di tutto questo. Quando verranno al Signore, daranno modo anche a noi
di attingere a quanto hanno ricevuto e ci faranno partecipi di questa grande ricchezza,
che è meravigliosa. Noi cristiani abbiamo quello che loro non hanno, ma
loro hanno per tradizione cose che noi non immaginiamo neanche. Meravigliose,
profondissime, uno spirito straordinario, puro, santo. Quando uno dei non ebrei
riceve la parola di Dio, egli è un terreno incolto che con difficoltà
accoglie il seme. E anche quando questo seme viene piantato, cresce sì,
ma quanti sassi ci sono ancora, quante spine. C’è tanto da estirpare e
da dissodare! Quanto dobbiamo cercare la santificazione, gridare a Dio, eliminare
dal nostro cuore l’iniquità della cultura pagana nella quale questo mondo
ci ha allevati! Loro, invece, li vedo come un campo dissodato, dove è facile
seminare, perché il terreno, la coltura è già preparata per
ricevere il Messia, la parola di Dio. Quando apriranno il loro cuore, sarà
veramente una vita fra i morti. Qualcosa di straordinariamente prezioso.
LABBRA BALBUZIENTI
Credo che questo momento sia finalmente arrivato. È arrivato il momento
di andare a parlare ai figli d’Israele, e il Signore mi spinge a farlo. Attraverso
labbra straniere, labbra balbuzienti Dio parlerà loro, dice il profeta
(Isaia, 28:11).
Oggi, è venuta da me una persona per invitarmi a un incontro religioso,
e questa persona era balbuziente. Gli veniva tanto difficile esprimere il suo
pensiero. Ce l’aveva nella mente, ma la bocca non riusciva a pronunciarlo. Il
pensiero era chiaro, ma la bocca non lo serviva. Alla fine, riusciva a esprimerlo,
ma quanto tempo bisognava aspettare! A volte, gli suggerivo io stesso la parola,
ma era inutile, perché lui non riusciva a pronunciarla. Non è che
non la sapesse, quindi non aveva necessità che gliela suggerissi, ma non
riusciva a dirla. Queste sono le labbra balbuzienti. Così ho potuto capire
quello che il Signore intende dire. Non sarà attraverso un grande oratore,
attraverso una predicazione eloquente e dotta, che riceveranno Gesù. Perché
nessuno si inorgoglisca, né chi parla né chi ascolta. Non che io
sia balbuziente, nel senso letterale della parola; però ai loro occhi probabilmente
risulterò così. Gloria a Dio anche per questo.
Vi ho annunciato quello che il Signore mi ha dato, e ritengo sia una cosa importante.
Si tratta sicuramente dell’adempimento delle Scritture. Cioè del momento
in cui le due greggi diventeranno una sola. "Io ho anche altre pecore che non
sono di questo ovile. Anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia
voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore", ha detto il Signore Gesù
(Giovanni, 10:16). Le "altre pecore" a cui si riferiva Gesù siamo
noi non ebrei. Siamo stati radunati e ora egli vuole fare dei due un unico gregge,
perché ci sia un solo gregge e un solo pastore. È arrivato anche
questo momento, perché i tempi sono finiti e il Signore viene.
Unitevi a me in quest’opera di grazia.
Maran athà!
E noi diciamo: Amèn! Vieni Signor Gesù!