Il cammino cristiano




Cristiani fra i Musulmani

la testimonianza di Ruth Hussein

Tratta dal libro "Ma la loro gioia rimane" di Anneke Companjen - edito da La Casa della Bibbia
Copyright (c) 2001 edizione italiana - Porte Aperte Italia - Tutti i diritti riservati
Pubblicato con permesso dell'Editore

 

"Dio è padre degli orfani e difensore delle vedove nella Sua santa dimora; a quelli che sono soli Dio dà una famiglia." (Salmo 68:5-6)


Era una splendida giornata di primavera. Ruth Hussein era affaccendata in casa per preparare il pranzo a suo marito Mansur che poteva tornare a casa da un momento all'altro. Distratta guardava dalla finestra. Ad un tratto si fermò una macchina davanti a casa. Suonarono alla porta, Ruth aprì e vide due poliziotti e Harold, un amico di famiglia e collaboratore di Mansur nella libreria cristiana.
Il cuore le batteva forte in gola e le mani le tremavano dalla paura. Pensò a Mansur. Si ricordò che nelle ultime settimane aveva detto di sfuggita di essere stato minacciato di morte.
"Entrate", disse tesa. Fu colpita dal volto pallido e preoccupato di Harold.
"Vorremmo farle qualche domanda", esordì uno dei poliziotti. "Suo marito ha dei debiti, o qualcuno gli deve del denaro? Ha dei nemici?"
"Per quanto io sappia", rispose Ruth, "non ha problemi con nessuno".
"Potrebbe avere una relazione con un'altra donna?"
A Ruth venne quasi la nausea. "Perché non lo chiede a lui?" rispose seccamente.
"Glielo abbiamo chiesto, ma volevamo avere la conferma da lei".
La mente di Ruth lavorava freneticamente. Non riusciva a cogliere lo sguardo di Harold. Perché non la guardava? "Perché mi chiedete tutto questo?" chiese infine. "C'è qualcosa che non va?"
"No, no, è tutto a posto".
Ruth capì benissimo che non era vero. Tremò dalla paura e allo stesso tempo si infuriò per l'indifferenza degli agenti. Prese uno di loro per la camicia e gli gridò: "Mi racconti quello che è successo!"
L'uomo fece due o tre passi indietro e disse: "Mi dispiace, signora, mi dispiace, ma qualcuno è morto".
Ruth si rivolse a Harold che la guardò timidamente. "Harold, è vero? Mansur è morto?"
"Sì, Ruth". La voce di Harold era appena udibile. "E' vero quello che dicono".
Ruth vestì velocemente suo figlio Kevin di un anno, uscì come impazzita, fermò un taxi e si fece portare a casa dei suoi genitori dove Mansur andava spesso. Non lo trovò, ma Ruth rifiutò ancora di credere a ciò che aveva sentito.
"La polizia ha detto che qualcuno è morto", disse agitata a sua sorella. "Ma non ci credo. Pensavo che forse sarebbe venuto qua".
"No, oggi non è stato qui. Credo che sia meglio andare all'ospedale. Se veramente gli è successo qualcosa probabilmente si troverà là" rispose sua sorella, prendendo la sua borsetta per uscire.
Insieme ad alcuni familiari Ruth si strinse nel taxi. Tutti erano molto tesi. Nessuno diceva nulla mentre percorrevano le strade affollate.
Appena il taxi si fermò davanti all'ospedale, Ruth scese con un balzo. Entrò di corsa. "Sto cercando mio marito", disse all'infermiere del Pronto Soccorso.
"Il suo nome per favore?" le chiese con calma.
"Mansur Hussein".
L'infermiere sfogliò alcuni moduli. "Hussein. Ah sì. E' un suo familiare?"
Ruth respirò profondamente. "Sì, sono sua moglie".
"Allora venga con me".
Ruth fu condotta nell'obitorio dove vide la salma di Mansur. Non c'era dubbio su ciò che era successo. Lei stessa poté vedere i fori che le pallottole avevano lasciato nel suo corpo. Rimase quasi paralizzata; solo la sua mente lavorava a pieno ritmo, febbrilmente in cerca di risposte. Perché qualcuno avrebbe voluto uccidere Mansur? Che cosa poteva aver fatto di terribile da indurre qualcuno a volere la sua morte? Chi avrebbe potuto fare una cosa simile?
Quel lunedì 21 aprile 1997, Mansur era uscito con entusiasmo per andare alla libreria cristiana di Arbil (Kurdistan) dove lavorava. La sera precedente uno sconosciuto gli aveva telefonato dicendo che il giorno seguente avrebbe riportato un libro preso in prestito. Mansur sperava sempre di avere l'opportunità di parlare del Vangelo ed era andato alla libreria parecchio tempo prima dell'apertura, pronto a dare allo sconosciuto tutto il tempo necessario.
Finalmente era arrivato qualcuno, ma non per parlare. Più tardi, quando Harold arrivò per iniziare il lavoro, trovò Mansur morto, riverso in una pozza di sangue.


Amici in cerca della verità

Già sin dall'inizio della loro amicizia Ruth era rimasta impressionata da Mansur, che nella loro comunità era conosciuto come uno scrittore dotato. Ruth era un'insegnante che nutriva un grande amore per la storia e per la letteratura, e amava leggere le sue poesie. Sin dal giorno che si erano conosciuti trascorsero molte ore insieme. Ebbero discorsi animati sulle cose che li interessavano e cercarono insieme il significato della vita.
Conoscendolo meglio Ruth scoprì che Mansur discendeva da una tribù kurda che originalmente abitava sul confine fra l'Iran e l'Iraq senza avere una nazionalità precisa. Lui stesso era nato e cresciuto a Baghdad e la sua famiglia parlava solo l'arabo. Aveva studiato all'università tecnica della capitale ed era ingegnere civile. Per un periodo aveva gestito un'azienda di costruzioni insieme a suo padre e ai suoi fratelli. All'inizio degli anni '80 aveva lasciato Baghdad per lavorare temporaneamente in Iran. Durante la sua permanenza lì aveva studiato con cura l'islam ed era arrivato alla conclusione che quella religione non gli piaceva. Dopo alcuni trasferimenti si era infine stabilito nell'Iraq settentrionale.
Quando Ruth un giorno fece visita ad un suo collega incontrò anche Mansur. I due ebbero una breve ma interessante discussione sulla storia, una materia a cui entrambi erano molto interessati. Ruth prestò a Mansur il suo libro preferito e da quel momento divennero amici. Con il passare del tempo l'amicizia divenne amore.
Fino a quel momento tutti consideravano Mansur ateo. Sin dagli studi all'università i suoi scritti risentivano degli ideali marxisti. Il comunismo però non dava una risposta ai suoi numerosi interrogativi, né soddisfaceva i suoi bisogni intcriori. Era ancora in cerca di risposte quando incontrò un gruppo di cristiani ad Arbil e cominciò a bersagliarli di domande.
"In che cosa Gesù è diverso dagli altri profeti? E' stato un uomo buono, lo so. Ma perché è così particolare ciò che ha fatto?"
"Penso innanzitutto al fatto che risuscitò dalla morte", spiegò uno dei cristiani, "ma disse anche di essere Dio e uno con il Padre celeste. In sintesi: se Gesù non era Dio non era neanche un uomo buono. O era pazzo, oppure era davvero ciò che pretendeva di essere".
"Ma anche se fosse Dio, qual è la differenza fra un buon cristiano e un buon musulmano? Entrambi digiunano, pregano e cercano di vivere una vita di alto livello morale. Allora perché non si potrebbe rimanere musulmani?"
"C'è una grande differenza", spiegò una delle donne presenti. "Nell'islam bisogna compiere certe cose per poter entrare in paradiso. I cinque pilastri... beh, non c'è bisogno che io te lo spieghi. Nella fede cristiana però Dio ha fatto già tutto per noi. Per mezzo della morte di Gesù sulla croce e della Sua risurrezione possiamo essere salvati per grazia e non per i nostri sforzi. Dobbiamo credere nel Suo lavoro per noi e in seguito aprirci al Suo Spirito affinché ci trasformi prima il cuore e poi la vita. Le nostre buone opere confermano la nostra fede, ma non sono la condizione per la nostra salvezza".
La curiosità di Mansur era insaziabile. Voleva sapere tutto sull'identità di Gesù, sulla Trinità, sulla Bibbia... tante domande occupavano la sua mente. Per ore parlava con gli amici che con pazienza cercavano di spiegargli le cose. A gennaio del 1996 la ricerca di Mansur ebbe fine: decise di arrendersi a Gesù Cristo.
La trasformazione in lui fu radicale. La sua natura calma e contemplativa fu ravvivata dalla gioia e dall'entusiasmo. Rideva di continuo. Ruth ricorda molto bene quei giorni felici. Anche lei credette in Cristo e da quel momento seguirono Gesù insieme.
Ovunque andasse, Mansur portava sempre un piccolo Nuovo Testamento in tasca. Parecchie volte al giorno lo tirava fuori, sia per studiarlo che per condividere la Verità con altri.
"Ruth, sono certo di aver trovato la Via, la Verità e la Vita", le disse un giorno.
"Anch'io ne sono certa", rispose. "Non ho mai sperimentato una tale pace e gioia".
"Non sarà facile", la avvertì. "Per me però non c'è più una via di ritorno".
"Come potremmo mai voltare le spalle a Gesù, dopo tutto ciò che ha fatto per noi?"
Così decisero di perseverare nella nuova fede insieme. Non fu una decisione facile in un ambiente prevalentemente islamico.


Notizie terribili

Ora però tutto era diverso. Mansur non c'era più. Il loro profondo amore reciproco e la loro ricerca unanime di crescita e di intesa spirituale nella fede cristiana erano finiti per sempre. Erano stati rimpiazzati dallo smarrimento, dalla confusione e da una tristezza profonda.
Ruth era stata sposata con Mansur poco più di due anni. La sua perdita era indescrivibile. Aveva perso il marito e anche l'amico migliore. Kevin sarebbe cresciuto senza mai più vedere suo padre. Nei giorni successivi Ruth non riuscì a mangiare, a dormire e per-sino a parlare. La sua solitudine fu insopportabile. Si sentì completamente sola con i pensieri che la tormentavano.
A volte trovò un po' di consolazione prendendo fra le mani l'amato Nuovo Testamento di Mansur. L'avevano trovato per terra, di fianco al suo cadavere. Quel libriccino logoro divenne uno dei beni più preziosi di Ruth. Il suo spirito però non trovava requie. Ogni aspetto della sua vita era oscurato dal dolore.
Nei giorni terribili dopo l'assassinio Ruth e suo figlio erano sostenuti al massimo dagli amici. Le facevano visita, la incoraggiavano e la consolavano. Quando erano tutti insieme, ognuno le raccontava qualche ricordo particolare di Mansur. Un giovane ricordò il suo coraggio.
"Sapete ciò che successe durante l'invasione delle truppe di Saddam nell'ottobre del 1996? Quasi tutti i credenti fuggirono a Dohuk, ma Mansur si intestardì e rifiutò di lasciare Arbil".
"Perché dovrei avere paura?" aveva chiesto agli amici inizialmente. Alcuni pensavano che avesse perso il senno.
"Come mai non aveva paura?" si chiese il giovane amico scuotendo la testa mentre raccontava la storia. "Comunque sia, non ne aveva. Non aveva mai paura. Mai".
"Ed era sempre così gentile verso tutti", aggiunse un altro amico. "Parlava sempre di Gesù Cristo. Rimaneva impassibile quando la gente contrastava le sue parole, quando si arrabbiava con lui o lo scherniva. Era gentile e cortese, e trattava qualsiasi persona con la massima educazione".
"Vi ricordate", disse un'amica ridendo, "quella volta che fu sottoposto all'anestesia?"
Tutti coloro che conoscevano la storia si misero a ridere. Prima di un'operazione Mansur era stato sottoposto ad anestesia totale nell'ospedale locale. "Con stupore di tutti", concluse l'amica, "cominciò a cantare e a pregare ad alta voce. Tutto l'ospedale poteva sentirlo!"
Rammentando tutte queste cose Ruth e gli altri si resero conto che Mansur era stato minacciato di morte mentre lavorava nella libreria. Uno dei presenti espresse ciò che tutti credevano: "Non c'è dubbio che Mansur sia morto da martire. Ha dato la sua vita come testimone di Cristo. Questa è certamente la ragione per cui è stato assassinato".
Ruth non solo faceva cordoglio per la perdita del marito, ma era anche in ansia per il loro amico Harold che, come Mansur, era un kurdo convertito dall'islam a Cristo. Fu il primo ad entrare nella libreria dopo l'assassinio. Ora era stato arrestato ed incarcerato perché accusato di complicità.
Ruth fu sollevata quando sentì che Harold era stato rilasciato dopo nove giorni di interrogatori. Non era più sicuro per lui rimanere ad Arbil, temette per la sua vita e cominciò a trasferirsi da un posto all'altro. Ruth sentiva la sua mancanza, perché in passato veniva spesso a trovarla. Sapeva che anche lui era in lutto per la morte di suo marito, ma non potevano più tenersi in contatto. Harold era chiaramente in pericolo. Non avendo scelta lasciò quella parte estremamente pericolosa del mondo e fuggì all'estero.


Kurdistan: una bomba politica ad orologeria

Per molti decenni i kurdi sono stati un popolo dimenticato. Quando gli alleati occidentali sconfissero l'esercito di Saddam Hussein scacciandolo dal Kuwait, i kurdi iracheni approfittarono del caos per proclamare l'indipendenza. Fino ad oggi nessuna nazione ha riconosciuto il Kurdistan, ma la nazione esiste ancora perché l'ONU è obbligata a proteggere gli abitanti della zona.
Un rifugio sicuro per i kurdi iracheni rimane comunque un'utopia a causa delle continue rivalità interne. Il boicottaggio economico contro l'Iraq ha avuto ripercussioni anche in Kurdistan. E Saddam Hussein ha peggiorato ulteriormente la situazione proclamando un embargo contro i kurdi come vendetta per la loro proclamazione di indipendenza. Questo ha distrutto l'economia della zona e di conseguenza la gran parte della popolazione è disoccupata.
La maggioranza dei kurdi non è mai stata raggiunta dal Vangelo e i cristiani fra loro sono pochi. I cristiani della zona appartengono per lo più alle minoranze armene e assiriane. Per supplire alla grave carenza di Bibbie, di libri cristiani, di videocassette e di altro materiale, le squadre di Porte Aperte hanno percorso una lunga distanza attraverso la Turchia per aiutare la piccola comunità cristiana del Kurdistan. Così alcuni dei nostri colleghi hanno conosciuto Mansur, ecco perché abbiamo anche notizie di Ruth.


Una lettera di Ruth

"Sembra che il Signore cominci ad alleggerire il peso doloroso sulle spalle di Ruth", ci scrisse uno dei suoi amici circa un mese dopo l'assassinio. "Oggi l'abbiamo vista giocare con suo figlio Kevin ed è riuscita a ridere con noi. Sappiamo però che la strada sarà ancora lunga. Il 7 maggio ha scoperto di essere in attesa del secondo figlio di Mansur. Pregate affinché lei e il nascituro stiano bene, e che il piccolo possa portare gioia in mezzo a tanto dolore".
Nell'agosto del 1997 uno dei nostri colleghi ottenne un visto per entrare in Kurdistan. Visitò Ruth e Kevin, portando loro una grande quantità di lettere e cartoline di cristiani di tutto il mondo. Con l'aiuto di varie organizzazioni, fra cui Porte Aperte, lei e sua madre hanno potuto acquistare una casa nella quale si sono trasferite. Dalla chiesa di Arbil riceve ulteriori aiuti per potersi prendere cura della famiglia. Quattro mesi dopo la morte del marito ci scrisse:
"Con amore e con rispetto, e anche da parte di mio figlio e dei miei familiari, vi ringrazio di cuore per la vostra partecipazione, testimoniatami dalle lettere e dalle cartoline che mi avete spedito dopo la morte di mio marito Mansur. Vi ringrazio anche per le vostre preghiere e per il vostro sostegno.
Ringrazio il mio Signore per avermi dato dei fratelli e delle sorelle come voi, sia in Olanda che in altre nazioni. Spero che continuiate sempre a ricordarci in preghiera. Pregate affinché Dio doni salute e forza a mio figlio Kevin e al bimbo in arrivo. Pregate affinché Dio mi aiuti ad allevarli come piace a Lui e a dare loro speranza per il futuro. Spero che un giorno potrò raccogliere tutti gli scritti del loro padre e che le indagini sull'assassinio portino a qualche risultato.
Prego affinchè gli altri credenti non si lascino intimidire e che la loro fede rimanga intatta. Prego di poter incontrare mio marito nel Regno di Dio. Amen".
La libreria di Arbil è rimasta chiusa per un po' di tempo, ma è stata riaperta a dicembre del 1997. Ruth si è offerta di lavorarvi part-time se necessario, ma viste le sue condizioni gli amici cristiani glielo hanno sconsigliato.
Harold, l'amico e collaboratore di Mansur, sta studiando all'estero. Ha dovuto lasciare il suo paese, perché gli assassini di Mansur lo considerano un probabile testimone del crimine. Per questa ragione anche lui potrebbe rimanere vittima di un attentato.


Giorni duri per i cristiani in Kurdistan

Dopo la morte di Mansur la situazione nell'Iraq settentrionale è peggiorata. La frontiera con la Turchia è stata chiusa ed è molto difficile entrare nel paese. E' possibile soltanto dalla Siria, con tante difficoltà. I cristiani coraggiosi continuano a servire il Signore, ma molti di loro fuggono, specialmente i giovani. I cristiani sono attaccati sempre più spesso da estremisti islamici.
La Grace Community Church a Dohuk è stata attaccata da una banda di vandali che hanno minacciato di uccidere il loro pastore Yusuf Matti se non lascia il paese. I suoi figli sono traumatizzati e per il momento la chiesa è stata chiusa. Gli evangelici sono sempre più terrorizzati da fazioni kurde rivali che cercano di epurare il paese dai cosiddetti "elementi non kurdi".
Malgrado tutte queste avversità, i cristiani continuano a servire la causa di Cristo con coraggio e con perseveranza. La loro fedeltà dà al popolo kurdo la possibilità di conoscere il Vangelo. Recentemente un cristiano ha confidato ad una nostra squadra: "Negli ultimi tre anni il mio popolo ha potuto leggere molti più libri cristiani che durante gli ultimi tre secoli".


"Il mio peso è alleggerito"

Circa otto mesi dopo la morte del marito ricevemmo la buona notizia che Ruth Hussein il 26 dicembre 1997 aveva dato alla luce un neonato sano di tre chili e mezzo, si chiama Danny. In lingua kurda il suo nome significa "dono", com'è scritto: "Ringraziato sia Dio per il Suo dono ineffabile!" (2 Corinzi 9:15). Il messaggio era conciso: "Ruth è in buona salute ed è molto riconoscente".
Dopo la nascita di Danny un nostro collega la visitò. Come l'altra volta le portò una grossa quantità di cartoline e regali provenienti da cristiani di tutto il mondo. Ruth ha chiesto le nostre preghiere particolari per i suoi due figli e per lei stessa, per essere in grado di educarli nel modo migliore. Ha chiesto anche di pregare per la sua salute, perché sin dalla morte del marito soffre di una malattia ai reni.
Sappiamo che, secondo la legge islamica, i parenti di Mansur hanno il diritto di toglierle i due figli per dare loro un'educazione islamica. Questo pericolo è reale, preghiamo che ciò non accada.
Nella lettera consegnataci dal nostro amico, Ruth ringrazia tutti i credenti che la ricordano in preghiera e che dimostrano la loro premura e il loro amore spedendole lettere e cartoline. Come la volta precedente conclude chiedendo l'intercessione per gli altri.
"Ringrazio Dio per i credenti locali che mi aiutano enormemente nella cura e nell'educazione dei miei figli. Mi incoraggiano spiritualmente e mi soccorrono materialmente. Così il mio peso è alleggerito. Voglio anche chiedervi di pregare per i nostri fratelli responsabili, perché hanno il grande compito di diffondere il Vangelo".
Preghiamo per il popolo kurdo, e in particolare per i coraggiosi responsabili cristiani che lavorano così fedelmente. Ricordiamoci anche di Harold che non può ancora tornare in Kurdistan. E di tutte le sorelle come Ruth, che devono affrontare un futuro incerto.



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