Il cammino cristiano




Critica neotestamentaria moderna: alcune note

(contributo, autore sconosciuto)

 

Le scuole di pensiero

In estrema sintesi sono:

1) Scuola tradizionale cristiana (non ha bisogno di spiegazioni).
2) Scuola mitologica: Gesù non è mai esistito (completamente abbandonata, con qualche rara eccezione).
3) Scuola critica: Gesù è esistito, è stato un uomo rivoluzionario trasformato dai suoi discepoli in Dio.
4) Scuola di Gerusalemme: Gesù è stato soltanto un buon rabbino, un fariseo che voleva predicare solo agli ebrei, ha sempre rispettato la Torà, Paolo è l'ideatore del cristianesimo e ne ha aperto le porte anche ai pagani. I maggiori esponenti di questa corrente sono David Flusser, Pinchas Lapide, Ben Chorin Shalom, e Riccardo Calimani. Altri, come Ida Magli, sono arrivati agli antipodi della scuola di Gerusalemme, sostenendo che Gesù ha svuotato di significato la Torà.


Gesù era un fariseo?

Non c'è dubbio che Gesù (Yeshua) sia un rabbì, e, sebbene questo sia un titolo farisaico, Gesù non era certamente un fariseo. Gli esponenti della scuola di Gerusalemme invece si sono fissati su questo punto, sottolineando ad esempio che Gesù insegna nelle sinagoghe come i farisei e usa il mantello dei rabbini con le frange. In realtà Gesù insegna ovunque; se lo troviamo anche nelle sinagoghe è semplicemente perché sono luoghi dove la gente si trova radunata, esattamente come in una piazza o nel Tempio. Inoltre proprio Gesù polemizza con gli eccessi nella pratica delle frange (Mt 23,5).

Gesù non fa passare "neppure uno iota" della Legge, ma non di quella mosaica con tutte le sue prescrizioni rituali, bensì della Legge di Dio, l'amore. Il comandamento fondamentale (da cui dipendono tutta la legge e i profeti) come ripetuto da Gesù, è: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e il prossimo come te stesso".

In Mt 23 Gesù dice alla folla e ai suoi discepoli: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. […] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi."

"Quanto vi dicono fatelo", in quanto trasmettono la dottrina tradizionale ricevuta da Mosè. Questa però non impegna affatto le loro interpretazioni personali, di cui Gesù altrove ha mostrato ciò che si deve pensare (cf. 15, 1-20; 16,6; 19, 3-9). "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei!" (Mt 16,6).

Gesù inoltre fa delle cose inaccettabili per qualunque tipo di fariseo: accetta delle donne tra i suoi discepoli, si accosta a una niddà (la donna dal flusso di sangue), cancella le leggi sui cibi puri ed impuri (Mc 7,19), e soprattutto, rifiuta la tradizione orale che per i farisei è di capitale importanza. I farisei si sono sempre "scandalizzati" di Gesù (Mt 15,12).


Le "contrapposizioni" provano che fosse fariseo?

Inoltre, ci sono le famose contrapposizioni: "Voi avete udito, ... ma io vi dico". Quelli della scuola di Gerusalemme hanno sostenuto che il testo greco era una scorretta traduzione dell'ebraico. L'espressione originaria ebraica a parere loro è "Wa'ani omer lahem", che tradotta suona "E io vi dico", la quale, non intende introdurre una contrapposizione alla Torah, bensì semplicemente commentarla.
Questi pensieri si trovano nei libri di Lapide (Bibbia tradotta Bibbia tradita). Non siamo per nulla d'accordo. Non si può confondere un "kai" con un "de". Se ci fosse davvero un "e", Gesù si sarebbe contraddetto in continuazione, visto che di solito il verso dopo dice l'esatto contrario della legge mosaica: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; MA io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori" (Mt 5,43). "Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; MA io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra".

"Ed egli rispose: Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto" (Mt 17, 11-12). Non "verrà" ma "è già venuto". Le due parti della frase sono chiaramente antitetiche.
Gesù ha preso più volte distacco dalla posizione dei farisei e dei sadducei, il "ma" qui sta d'incanto. Il fatto che utilizzi una formula tipica rabbinica non è una prova, visto che potrebbe usarla proprio per capovolgerne il significato.

Gesù argomenta come ciascuno del suo tempo che sia abituato a simili moduli stilistici e retorici. Ad esempio, a Roma c'erano varie scuole di retorica, ognuna caratterizzata per il suo stile. Prendiamo l'asianesimo, la scuola retorica che ebbe successo a Roma con Ortensio Ortalo. Dobbiamo forse concludere che tutti gli oratori di scuola asiana avessero le stesse idee politiche? Certamente no. Ad esempio Ortalo divenne in una seconda fase amico di Cicerone, che non aderiva all'oratoria asiana. Dobbiamo forse aspettarci che siccome sono amici dovrebbero avere un modo di argomentare e di stilare orazioni uguale?

Anche se per assurdo si potesse dimostrare che Gesù osserva la Torah con un legalismo farisaico, questo non lo renderebbe un fariseo ma un ebreo osservante. Infatti i farisei hanno degli elementi distintivi di capitale importanza, come la loro tradizione orale (quasi in ex aequo con la Torah) che Gesù rifiuta decisamente.

Il problema di questi nuovi studi sul "Gesù ebreo" è che alcuni sono seri, e tanti altri (come quelli di Calimani) no. Tra i non seri, si cerca di trasformare Gesù non in un ebreo, ma in un fariseo, come se non avesse cambiato nulla rispetto all'ebraismo precedente.
In realtà Gesù, che dice che i legami di sangue non hanno nessuna importanza, che dice ai figli di non seppellire i loro padri morti, che accoglie le prostitute e salva le adultere dalla lapidazione, che pare infrangere la sacralità del sabato, ha dimostrato la sua posizione nei confronti dei formalismi della legge mosaica più e più volte.

"Non pensate di dire dentro di voi: "Abbiamo per padre Abraamo"; perché io vi dico che da queste pietre Dio può far sorgere dei figli ad Abraamo" (Mt 3,9).

Gesù dichiara che i vincoli familiari basati sul sangue non hanno importanza, che i suoi familiari sono quelli che amano Dio (Mt 12,47-50). Arriva al culmine dicendo ad un ragazzo di non seppellire suo padre: "lascia che i morti seppelliscano i loro morti!". Già, "i morti", una terminologia quasi da Eraclito. Questo è un episodio sconvolgente per la mentalità ebraica, c'è un brano di Magli davvero chiarificatore: "Una frase che è sicuramente di Gesù... Toccava a lui, al figlio maschio, chiudere gli occhi al padre, subito dopo la morte, spogliarlo e stenderlo in terra, avvolto in un lenzuolo; toccava a lui essere presente e dirigere le preghiere che dovevano essere recitate per tutta una settimana in casa per il defunto, preghiere che non potevano aver luogo senza la sua presenza. Doveva inoltre stracciarsi la camicia... e non uscire di casa per una settimana. Si trattava di doveri non solo religiosi e morali, ma prescritti rigorosamente dalla legge. Invitando questo giovane a non compierli, Gesù infrange uno dei tabù più forti per gli ebrei... il rispetto del rituale per i defunti" (GdN, p. 69-70).

Gesù, poi, non solo considera le donne pari ad un uomo, ma anche degne del suo insegnamento. Basta ricordare l'episodio di Maria e Marta in casa di Lazzaro. Dov'era qui il Gesù fariseo? Maria sta ad ascoltare Gesù e Marta si lamenta perché la sorella invece dovrebbe essere ad aiutarla in cucina! La risposta di Gesù è davvero emblematica (Lc 10, 39-42).

Si vedano anche Mt 15,12, Mt 16,11-12, Mt 21,45, Mc 2,16, Mc 2,24, Lc 5,21, Lc 11,42-43, e riguardo alla tradizione orale Mt 7,13, Mt 15,3 e Mc 7,8.


Concludendo

Voler far passare Gesù per un fariseo è assurdo. Gesù nei Vangeli polemizza così tante volte con loro che il termine "fariseo" è ormai diventato sinonimo di "ipocrita".

"Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 5,20).

"Gesù disse loro: «Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei" (Mt 16,6).

"Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli" (Mt 23, 2-10).

Per non parlare della sua solenne censura agli scribi e ai farisei (Mt 23, 13-33).

Infine, nel vangelo di Giovanni capitolo 7 si legge chiaramente, ai versi 14-15:

"Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava. I Giudei ne erano stupiti e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». Gesù rispose: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato."

Se Gesù fosse stato un fariseo avrebbe avuto la loro stessa cultura. Non si sarebbe potuto dire che non aveva studiato, e la gente certo non si sarebbe certo meravigliata del suo insegnare. Invece...

"...la folla si stupiva del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi" (Mt 7, 28,29; Lc 4,22, 31,32).


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