Il cammino cristiano




Rosacroce: domande e risposte

 

INDICE

  • Introduzione
  • È possibile conciliare reincarnazione e Bibbia?
  • È possibile aggiungere dettagli riguardanti la Salvezza al di fuori della Parola di Dio?
  • Gesù e Buddha sono la stessa cosa?
  • La Bibbia è un libro simbolico?
  • Lo gnosticismo è conciliabile con il cristianesimo rivelato?
  • Cristo è solo una forza?

 

Introduzione

Come il Branhamismo, la Scuola Unità e l'Astrologia, così i Rosa-croce non costituiscono una religione organizzata; sono piuttosto una comunità fraterna simile a quella Massonica. Gli scrittori più antichi fanno risalire il movimento all'Antico Egitto, e precisamente a Thutmosi III, vissuto nel XV secolo (1489) a.C. Altri storici fanno risalire l'origine di questa confraternita ad un uomo, non si sa se leggendario o realmente vissuto, chiamato Christian Rosenkreuz. Si dece che sia vissuto nel XIV o XV secolo d.C.

Oggi due gruppi principali sostengono di rappresentare gli antichi insegnamenti rossocrociani: un gruppo costituisce la Comunione dei rossocrociani, l'altro gruppo porta il nome di Antico ordine mistico della Rosa-croce. Quest'ultimo gruppo insiste in modo particolare sulla propria originalità e autenticità.

Perché si chiamano "rosacrociani" o "della rosa-croce"? Il simbolo mistico di questo gruppo è una croce formata da uomini con le braccia allargate, sulla quale è disegnata una rosa quale simbolo di castità e di purezza. Attorno al simbolo c'è la scrittura: "Sulla tua croce fioriscano le rose", che probabilmente vuole essere un augurio per una perfezione crescente.

Che cosa credono i rosa-crociani? È difficile avere un quadro chiaro delle loro dottrine e delle loro credenze, poiché queste sono riservate ai membri del gruppo, sono segreti della confraternita e non devono uscire dall'ambito di essa. Tale conoscenza segreta, viene promesso ai membri della confraternita, li condurrà ad incredibili conquiste e al pieno dominio di sé.

Si tratta, in ogni modo, di vedute spesso parallele a quelle della teosofia, compresa la teoria della reincarnazione. Alcuni estratti da un opuscolo intitolato Am I my brother's keeper? ci dicono qualcosa dello spirito e degli scopi di questo movimento: "Questa è la mistica via alla felicità, al successo e alla pace profonda... è veramente la chiave segreta per il progresso materiale e la gioia sulla terra, come anche per la felicità spirituale o mistica in seno alla coscienza universale" (p. 7). "Libero da credi e da dogmatismi settari, tollerante e benevolo, l'Ordine dei Rosacroce, che non presenta nessun redentore nel mondo né anticipa alcun salvatore tranne che Dio stesso nell'uomo, apre a tutti le Sue porte e invita tutti quanti sono nell'ignoranza e ancora stanno cercando, a dedicarsi ai consolanti ritiri che conducono alla conoscenza mistica e alla via rigenerata" (p. 9).

Come valutare il movimento dei rosacrociani? Un passo della Scrittura conosciutissimo ed inequivocabile, Giovanni 3:16, indica chiaramente a coloro che fondano le loro credenze sulla Bibbia, che l'unico requisito per la vita eterna è la fede. La fede biblica vuol dire impegno personale, non la scoperta di un segreto; per questo, ancora una volta, Galati 1:8,9 è il passo appropriato. Paolo pronuncia la maledizione su chiunque proclama un messaggio diverso da quello che Dio ha rivelato a lui, l'Evangelo di Gesù Cristo.


1. È possibile conciliare reincarnazione e Bibbia?

(per approfondire l'argomento, si veda questa pagina)


Risposte alle domande più comuni:


Una possibilità di ricominciare: "Un essere umano che non ha avuto tutta la sua parte di vita o che l’ha sciupata deve avere la possibilità di recuperarla in un'altra esistenza. L'uomo deve beneficare di esami di riparazione..."

RISPOSTA - La verità cristiana si articola in 2 affermazioni:

1. Essere sempre pronti. Questa vita non è uno scherzo. La nostra morte è l'incontro supremo con il Dio della Vita alla quale dobbiamo essere SEMPRE pronti. Gesù ci narra la parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte che non si erano preparate al ritorno del Signore e che all'ultimo istante erano andate a comprare dell'olio per le loro lampade. Ma al loro ritorno trovarono la porta irrimediabilmente chiusa. Non avremo "esami di riparazione" di fronte al Signore. Il Signore prende sul serio il nostro agire, il nostro cuore. Dobbiamo imparare a spendere bene i giorni che passiamo su questa terra, perché non avremo una seconda opportunità.

2. Il tempo è relativo: "Per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno" (2 Pt 3,8). Il Dio della Bibbia ama talvolta prendersi gioco del tempo quando si tratta di guarire i suoi figli nel corpo o nell'anima. È la storia del ladrone che sulla croce riparò tutti gli errori della sua vita in pochi istanti prima di morire. Ma la vita non è uno scherzo e l'ultimo "si" o "no" alla Verità è preparato da tutti gli atti liberi della nostra vita e li riassume tutti. Del resto, se la nostra vita si esaurisse su questa terra, allora qualsiasi disuguaglianza nella nascita sarebbe un'ingiustizia, un inganno. Se da una parte i cristiani sono chiamati a combattere le forme di ingiustizia e questo come preparazione del Regno, dall'altro sono chiamati a superare ogni forma di materialismo: l'uomo non è fatto di sola carne, l'uomo non è fatto per esaurirsi nella materia, ma sente un indicibile desiderio di andare oltre, oltre ciò che si può misurare, toccare, vedere. "Perché hai visto, hai creduto, Tommaso. Beati coloro che pur non vedendo crederanno".
Il nostro essere aspira ad andare oltre. Non siamo nati per vivere su questa terra. Ma la nostra vita prosegue, trasformata. Quindi nessuna ingiustizia divina, se una persona vi trascorre 100 anni, mentre un'altra solo 10.


L'origine dell'anima dei neonati
: "secondo Platone, il numero delle anime è fisso e immutabile. Esse non possono essere create dal niente, ma preesistono da sempre alla nascita dei neonati. Così le anime dei viventi non possono venire che dai morti".

RISPOSTA - La visione cristiana dell'anima non si rifà a Platone. Dio è Creatore, sempre, e non cessa di creare nuove anime, per i corpi appena concepiti dall'uomo e dalle altre creature. Tuttavia, il libro della Genesi ci mostra una enorme differenza tra l'anima umana, sede della razionalità, dei sentimenti, e quella animale: l'anima umana è immortale perché immagine del Dio vivente. Inoltre l'uomo primordiale, si legge, non è appagato dalla presenza degli animali intorno a sé: segno della differenza profonda che lo separa dal resto del creato. Ciò non toglie che l'uomo possa e debba vivere dal "fratello" con tutto il creato, non come padrone, ma come pro-creatore, che porta avanti cioè l'opera creatrice di Dio.
Se le anime attuali fossero sempre le stesse come si spiega l'aumento vertiginoso della popolazione mondiale? Dove si trovavano quelle anime?


Le disuguaglianze naturali
: "Se Mozart a 5 anni componeva musiche così elaborate, evidentemente deve averle già abbozzate in precedenti vite", pensano gli adepti della reincarnazione. "Perché un bambino nasce mongoloide, mentre suo fratello gemello è superdotato? Evidentemente il primo deve purificarsi da colpe passate, mentre il secondo gode i benefici del suo impegno passato. Ogni azione produce prima o poi il suo effetto buono o cattivo: nell'induismo questa legge cosmica del rapporto causa-effetto e della retribuzione quasi meccanica dei nostri atti si chiama karma".

RISPOSTA - La prima risposta biblica alla visione karmica delle disuguaglianze naturali consiste in una sublimazione della razionalità umana: "Le vie di Dio non sono le vostre vie" (Is 55,8). Le persone handicappate, prive di salute, possono essere dotate di un cuore eccezionalmente capace di amore. Non si tratta necessariamente di persone inaridite dai peccati passati. Inoltre le disuguaglianze naturali sono il semplice risultato della varietà in natura. Come i fiori sono tutti diversi, così è per gli esseri umani: non è necessario scomodare la legge del karma per spiegare le disuguaglianze naturali.


L'esperienza del risveglio dal coma: "dopo l'esperienza del coma alcuni dei risvegliati sono inclini a credere nella reincarnazione; non concepiscono più la morte come un annientamento, ma come una rinascita; morire consente di rinascere per conoscere una nuova vita più serena".

RISPOSTA - Il coma non è esperienza di morte, così, tale esperienza non è di per sé probante. Al contrario, i cristiani hanno la prova storica della Resurrezione del Cristo. Molti testimoni lo videro, poterono testimoniare in presenza di persecuzioni corporali, poterono testimoniare anche quando tutto sembrava finito. E lo fecero. Perché avevano visto.

Alcuni passi biblici: nella Bibbia un personaggio può essere portato ad assumere il ruolo di qualcuno che l'ha preceduto. Per esempio, Eliseo è stato un altro Elia. Allo stesso modo, come precursore del Messia, si aspettava un secondo Elia. Di fatto l'angelo annuncia a Zaccaria che suo figlio "gli camminerà innanzi con la forza e lo spirito di Elia" (Lc 1,17). Questa continuità nella missione non comporta assolutamente identità tra i due esseri.

A maggior ragione Gesù non poteva essere una reincarnazione del Battista, poiché suo contemporaneo! Ma un uomo superstizioso come Erode poteva vedere nella potenza soprannaturale che Gesù di Nazareth sembrava possedere un prolungamento della potenza di cui già godeva il Battista. Mai Gesù o i suoi apostoli pronunciano una parola che si avvicini anche di poco alla credenza della reincarnazione.

Quando gli apostoli suggeriscono come spiegazione della cecità di un cieco dalla nascita un peccato che poteva essere imputato a lui, ciò non prova che pensassero necessariamente a una colpa commessa in un'esistenza anteriore. Potevano semplicemente pensare che questa infermità fosse dovuta, come insegnavano alcuni rabbini dell'epoca, a una colpa commessa dal bambino stesso durante la sua gestazione.

Gesù dal canto suo rifiuta ogni nesso tra la malattia e un qualsiasi peccato. Egli non accenna mai ad un possibile rapporto di causa-effetto tra le disgrazie degli uomini e una macchia contratta in una vita precedente. Gesù non indirizza i nostri passi verso il passato, ma verso il futuro. Ciò che davvero conta è farsi trovare pronti alla venuta di "Colui che viene come un ladro" (Mt 24,43).


Ulteriori contrasti

1. Siamo una triunità. La reincarnazione sottende inoltre un concetto che sembra scontato, ma che non lo è affatto: il corpo sarebbe solo un involucro. Paolo afferma che ciascuno di noi è "spirito, anima e corpo" (1 Ts 5,23). Noi non siamo solo l'anima, ma siamo anche lo spirito e il corpo. Siamo una "tri-unità". Dunque non siamo semplicemente un'anima che trasmigra da un corpo all'altro.

2. Salvezza per fede e non per opere. La dottrina della reincarnazione fa ovviamente leva su quella del karma: il destino del nostro essere dipenderebbe dalle nostre azioni. Come se, al termine della nostra vita, dovessimo mettere su un piatto della bilancia il bene e il male che abbiamo commesso; avremo allora un destino migliore se la bilancia pende verso il bene, al contrario avremo un destino peggiore.

Per quanto questa dottrina della "meritocrazia" sia entrata nel sangue dei cristiani, non c'è niente di biblico in tutto ciò.
Nelle sue lettere Paolo afferma categoricamente e con forza che la salvezza dell'uomo è dono di Dio, dono gratuito. Cioè, in altre parole, l'uomo è salvato per grazia. In che modo l'uomo può appropriarsi di questa opera salvifica? Con i suoi meriti personali? No, cari amici. Con i meriti della morte e resurrezione del Cristo, cioè per fede. La fede in Cristo è il nostro mezzo di salvezza.

Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.
(Ef 2,8-9)

L'uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.
(Rm 3,28)

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
(Gv 3,16)

La salvezza si ha per fede in Cristo e non per le nostre opere. La Parola di Dio è chiara come il sole. A coloro che pensano di doversi meritare con le opere la salvezza e che pensano che la salvezza per fede escluda ogni valore alle opere, ricordiamo che le opere sono conseguenza dell'amore di un essere rinnovato, reso libero dalla schiavitù dell'IO e del peccato, libero dalla morte. Non sono le opere che ci fanno meritare la vita eterna, ma è la stessa nuova vita che produce in noi opere rinnovate.

Ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?
(Rm 2,4).

Non è la nostra opera, la nostra conversione, che ci fa meritare l'amore di Dio, ma l'amore di Dio produce in noi conversione.


2. È possibile aggiungere dettagli riguardanti la Salvezza che non siano già inclusi nella Parola di Dio?

Una cosa che colpisce molto quando si assiste agli incontri dei Rosacroce è la presenza di manifesti che riportano schemi e immagini che servono a spiegare i misteri della salvezza e dello sviluppo spirituale dell'uomo. Ciò che stupisce non è tanto la presenza di manifesti, quanto la dovizia di particolari aggiunti e precisati con certezza assoluta e che sempre senza alcuna incertezza vengono presentati ai candidati "cercatori".

Che cosa dice la Bibbia in proposito? Con l'Apocalisse la Chiesa ha ritenuto concluso l'insieme delle Verità rivelate all'uomo per la sua salvezza. La Chiesa era consapevole della differenza tra ciò che è Parola di Dio e ciò che è parola umana, tra una sacra rivelazione data per tutti i tempi e per tutte le generazioni e una parola personale limitata al contesto storico. I primi cristiani hanno fortemente sentito che con l'Apocalisse il patrimonio di tutto ciò che era necessario per la Vita Eterna era al completo. Non che la Parola di Dio spieghi tutto nei dettagli, ma rivela quanto basta raggiungere la vita eterna.

La Bibbia stessa dice:

Fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
(2 Tim 3,15-16)

Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
(Gv 20, 30-31)

Le Sacre Scritture dunque hanno il compito di istruirci e di condurci alla salvezza che si ottiene per mezzo della fede in Cristo. Giovanni stesso attesta che non tutto quanto Gesù fece e disse è stato riportato, ma quello che è stato scritto è finalizzato alla fede salvifica, affinché "crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome". Evidentemente non manca niente e niente è stato nascosto di quanto è necessario per la nostra salvezza.

Non è necessario insistere molto: la Parola di Dio è chiara, rassicurante ed esauriente in proposito. Niente è trascurato che possa essere necessario alla Vita Eterna, Dio non lo avrebbe permesso.

Coloro che aggiungono parole proprie alla Parola di Dio e ne fanno una necessità per i credenti, non solo compiono una pura speculazione teologica, rendendo la Bibbia una barzelletta, ma compiono anche una infamia nei confronti dei credenti abusando della loro buona fede e addossando su di loro inutili fardelli e così facendo attirano su di sé la maledizione dell'Apocalisse:

Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.
(Ap 22, 18-19)


3. Gesù e Budda sono la stessa cosa?

I Rosacroce pretendono di trovare verità inconfutabili in tutte le religioni, anzi per essere più precisi: tutte sarebbero vere.

L'"illuminazione" sperimentata da Budda si riduce alla convinzione che il mondo è cattivo, che è fonte di male e di sofferenza per l'uomo. Per liberarsi da questo male bisogna liberarsi dal mondo; bisogna spezzare i legami esistenti nella nostra costituzione umana, nella nostra psiche e nel nostro corpo. Più ci liberiamo da tali legami, più ci rendiamo indifferenti a quanto è nel mondo, e più ci liberiamo dalla sofferenza, cioè dal male che proviene dal mondo.

Ci avviciniamo a Dio in questo modo? Nella "illuminazione" trasmessa da Budda non si parla di ciò. Il buddismo è in misura rilevante un sistema ateo. Nel Buddismo, non ci liberiamo dal male attraverso il bene, che proviene da Dio; ce ne liberiamo soltanto mediante il distacco dal mondo, che è cattivo. La pienezza di tale distacco non è l'unione con Dio, ma il cosiddetto Nirvana, ovvero uno stato di perfetta indifferenza nei riguardi del mondo. Salvarsi vuol dire prima di tutto liberarsi dal male, rendendosi con le proprie forze indifferenti verso il mondo che è fonte del male. In ciò culmina il processo spirituale.

Ma Cristo non propone un mero distacco ascetico dal mondo. Propone il distacco dal mondo per unirsi a Ciò che è al di fuori del mondo: e non si tratta del Nirvana, ma di un Dio personale. L'unione con Lui non si realizza soltanto sulla via della purificazione, ma mediante l'amore di Dio, l'ubbidienza, la fede.

Una questione a parte è la rinascita delle antiche idee gnostiche nella forma del cosiddetto New Age. Non ci si può illudere che esso porti a un rinnovamento della religione. È soltanto un nuovo modo di praticare la gnosi, cioè quell'atteggiamento dello spirito, che in nome di una cosiddetta "profonda conoscenza" di Dio, finisce per stravolgere la Sua Parola sostituendovi parole che sono soltanto umane. La gnosi non si è mai ritirata dal terreno del cristianesimo, ma ha da sempre convissuto con esso, a volte sotto forma di corrente filosofica, più spesso con modalità religiose e parareligiose, in deciso anche se non dichiarato contrasto con ciò che è essenzialmente cristiano.


4. La Bibbia è un libro simbolico?

"Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi. Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani".
Mentr'egli diceva queste cose in sua difesa, Festo disse ad alta voce: "Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuori di senno".
Ma Paolo disse: "Non vaneggio, eccellentissimo Festo; ma pronunzio parole di verità, e di buon senno".

(Atti 26, 21-25)

Dunque Paolo ha anche rischiato la vita per parlare della resurrezione. Paolo afferma addirittura: "null'altro io affermo se non che [...] Cristo sarebbe morto e che, primo tra i risorti da morte [...]".

Null'altro! Vi sembra un linguaggio simbolico? Paolo avrebbe potuto spiegarlo ai suoi persecutori e dire loro che era un semplice modo di dire che Gesù aveva in un certo senso vinto se stesso. Sarebbe stato un discorso più normale e i suoi persecutori avrebbero capito.

Ancora:

E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?
(1 Cor 15, 29)

Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.
(1 Cor 15, 32)

Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore. Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
(1 Cor 15, 41-44)

Vi sembrano affermazioni simboliche? Tuttavia, è anche vero che Gesù Cristo ci ha parlato di una resurrezione interiore che avviene qui, su questa terra, che può avvenire ora, perché è proprio ora che l'umanità è morta a causa del peccato, e vive nel senso di smarrimento, nell'incapacità di andare oltre le illusioni, di andare oltre il proprio io, l'incapacità di amare fino in fondo.

Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio.
(Colossesi 3,1)

Esistono quindi 2 resurrezioni: una resurrezione spirituale ed una corporale. La Bibbia spiega e mostra questo chiaramente e in definitiva afferma:

Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo
(1 Tess 4, 16)

Paolo quindi parla di morti in Cristo e risorti in Cristo: in definitiva è la stessa cosa, chi è morto in Cristo è anche risorto in Cristo perché Cristo è storicamente morto e storicamente risorto. Risorgeranno i morti in Cristo: che cosa può significare se non che ci sarà in futuro un evento grandioso in cui coloro che hanno annullato il proprio IO e che hanno impostato la loro vita sulla roccia del Cristo, che cioè sono morti e risorti in Cristo, realmente e corporalmente risorgeranno?

Leggere la Bibbia è importante. Ancora più importante è leggerla bene e complessivamente.

5. La gnosi è conciliabile con il cristianesimo rivelato?

La gnosi è il cammino di ricerca personale che non si ferma al "sentito dire", ma vuole sperimentare in prima persona, vuole conoscere. Purtroppo, i movimenti gnostici nella storia si sono sempre proposti come vie alternative ed uniche al Padre, in contrapposizione alla Rivelazione. Sostituiscono i concetti chiave di ricerca alla rivelazione, di comprensione alla fede, di conoscenza all'impegno sociale. Così facendo, la gnosi diventa un campo che invece di liberare l'uomo lo imbriglia sempre più nel suo IO perché sostituisce concetti puramente umani a quanto ci è stato rivelato da Dio stesso.

I Rosacroce, ad esempio, nelle loro conferenze richiedono una certa dose di fede che loro definiscono "apertura". Avere fede significherebbe avere una certa dose di apertura, non essere troppo diffidenti. Di chi, di Dio? No, è sottinteso, diffidenti nei loro confronti e nelle loro dottrine. Ma è proprio questo il concetto di fede che ci richiede e ci propone la Bibbia?

La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono.
(Eb 11, 1)

La fede è un fondamento. È il fondamento della nostra speranza. Non si può sperare senza aver prima sperimentato l'amore di Dio, altrimenti cadiamo nel fideismo, nell'irrazionalismo e nell'ingenuità. La fede è prova. La fede rende presente ciò che non si vede, ciò che non può essere materialmente toccato, come il pensiero, ma che è ugualmente presente e reale. La fede costituisce quindi per i cristiani una nuova sensibilità, un senso che ci mette in comunicazione con le realtà spirituali.

Ancora:

Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio
(Ef 2,8)

La fede è il mezzo che l'uomo ha a disposizione per la salvezza. Fidarsi di Dio, affidargli la propria vita operando un decentramento, spodestando il mio IO, è l'unico mezzo per raggiungere la Vita Eterna. Fede, dunque come mezzo salvifico.

Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità
(Gal 5,6)

Quando siamo esseri rinnovati in Cristo una sola cosa conta: la fede operante. La fede vera spinge verso l'amore, spinge verso il sociale. Non ti fa chiudere in te, nella tua stanzetta, ma ti apre anche verso il mondo, con una forza mai sentita prima, ti rende operoso, attivo e non amorfo. Fede non è un insieme di conoscenze o un culto, ma un rapporto vitale e ravvivante con Dio fonte di amore, di vita e di giustizia. È in questo rapporto che cresciamo, ci sviluppiamo come cristiani e che camminiamo, camminiamo sempre.

Dunque la fede non è solo "un po' di apertura" verso dottrine umane. Nella gnosi rosacrociana non ha senso attribuire alla fede altro valore, dal momento che l'unico agente operante sei tu, la forza dello Spirito tutt'al più "viene in aiuto", ma un aiuto non è l'essenza.


6. Gesù Cristo è solo una forza?

I Rosacroce affermano che Cristo sarebbe "una forza" che si sarebbe manifestata nella storia in forma umana nella persona di Gesù di Nazaret.

"Si può dire che il Cristo fu inviato dalla Fraternità Universale nel nostro campo di vita non come un sublime maestro, ma come un essere sovraterrestre, un potenziale permanente di Forza e di Luce. Per assolvere il suo compito discese sulla Terra come essere umano. Una volta trascorso nel grembo di Maria tutto il processo che precede la nascita terrestre, si risvegliò come Gesù di Nazareth nel mondo dello spazio e del tempo, unendosi così pienamente alla nostra umanità caduta e ricollegandola all'ordine divino".

Che dire? Si rimane spiazzati. Dio è stato sostituito dalla "Fraternità Universale". Gesù sarebbe una forza apparsa in forma umana. Secondo i Rosacroce, Gesù non ha vinto il peccato, ma ha "ricollegato la nostra umanità caduta all'ordine divino". Non sono altri modi di dire la stessa cosa. Sono altri modi per dire altre cose, ossia falsità mascherate da teologia dotta. Gesù sarebbe diventato una specie di extra-terrestre, un sovraumano la cui umanità, il cui essere profondamente uomo viene svilito e annullato. Altra cosa la teologica cristiana rivelata, in cui Cristo è vero Dio e vero Uomo, non mezzo Dio, non mezzo uomo, non luce soltanto divina, non maestro soltanto umano, non solo Dio, non solo uomo, ma contemporaneamente e completamente Dio e contemporaneamente e completamente uomo con tutti gli attributi umani ad eccezione del peccato.

Egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.
(Eb 4,15)

Può essere tentata o messa alla prova una "forza"?

Gesù non fu mai soltanto una forza, ma un "qualcuno" con cui condividere il proprio cammino di rinnovamento interiore, come i discepoli sulla strada di Emmaus:

In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.
Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.
Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?".

Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto".

Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?".
(Lc 24,13-32)

In questo bellissimo brano Gesù Cristo neanche dopo la resurrezione si presenta semplicemente come forza. Gesù appare con un corpo trasfigurato, un corpo che può essere riconosciuto solo con gli occhi della fede, ma pur sempre un corpo. Gesù torna sulla strada, cammina con i discepoli. Mangia con loro. La forza è qualcosa di passivo, è qualcosa che agisce nella misura in cui io me ne approprio. Al contrario, Dio-persona è un qualcuno, qualcuno che ha la capacità di rendermi auto-cosciente nella misura in cui ho una RELAZIONE con Lui, nella misura mi lascio appropriare.

Gesù come ci ha presentato Dio? Come una forza? Come luce? No, come Padre. Padre non è niente se non un titolo di relazione. Non dice la sua essenza, dice che vuole essere in relazione con me, come un padre con il figlio. I Vangeli ci parlano di Gesù come "luce": Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9).

Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
(Gv 8,12).

Quando Gesù parla di luce riferendola a se stesso non intende dire che egli sia una luce. È un modo di parlare figurato: Gesù intende quanto spiega subito dopo, vale a dire che chi fonda la sua vita sulla sua Parola, chi mette al centro il Cristo non camminerà nell'incertezza, nell'angoscia. Nel buio si sbatte, si rischia di farsi male. La luce rivela ogni pericolo, la luce mostra le cose come stanno. Nelle tenebre ogni illusione prende corpo. La luce è coscienza e consapevolezza. E tutto ciò è frutto del rapporto vitale che ci lega a Cristo, se noi lo seguiamo: ma occorre seguire Gesù, non la propria strada, occorre avere la pazienza e la fiducia di seguirlo senza anticiparlo. Con calma, con serenità. Ecco perché Gesù è la luce del mondo. Ma ciò non significa che l'essenza di Cristo sia la luce, che Cristo sia dunque solo una forza, per quanto divina.

Nella sua esistenza terrena Gesù Cristo ha pianto di fronte alla morte di Lazzaro. È arrivato a momenti di sofferenza intensissima nel Getsemani, prima di essere catturato. Ha vissuto con gli apostoli come maestro e come uomo, fino in fondo, eccetto che nel peccato. Ha vissuto quindi una vita limpida, cristallina, aperta.

Anche dopo la sua resurrezione Gesù Cristo si presenta come uomo, trasfigurato, ma uomo, che parla con gli apostoli, li incoraggia, sta loro vicino, mangia con loro. Perché? Perché non era una forza, ma un Qualcuno.

Se è vero che Dio è l'Inconoscibile, l'Indicibile, è vero a maggior ragione che possiamo dire di Lui solo quanto Lui stesso ci ha rivelato attraverso le Sacre Scritture. E la Chiesa da sempre lo ha riconosciuto vero Dio e vero Uomo con parole che non riescono ad esprimere pienamente e razionalmente il suo essere. Ma la Bibbia è chiara come sempre: non esiste alcuna forza cristica, esiste Gesù Cristo che è stato Gesù prima e dopo la sua vita terrena. Ed è stato Cristo prima e dopo, da sempre.


Si vedano anche:

  • La storia di Gesù di Nazareth
  • Testimonianze cristiane
  • Qual è il messaggio del Vangelo?
  • ritorna all'indice



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