Spiegazione
delle parole di Giacomo sulle buone opere
Nota:
Si consiglia di leggere prima questa pagina: La
salvezza: per opere o per grazia?
Giacomo, il fratello
del Signore, ha scritto:
"Abramo,
nostro padre, non fu egli giustificato per le opere quando offrì il suo
figliuolo Isacco sull'altare? Tu vedi che la fede operava insieme con le
opere di lui, e che per le opere la sua fede fu resa compiuta; e così fu
adempiuta la Scrittura che dice: E Abramo credette a Dio, e ciò gli fu
messo in conto di giustizia; e fu chiamato amico di Dio. Voi vedete che l'uomo
è giustificato per opere, e non per fede soltanto" (Giacomo 2:21-24).
Spiegazione delle parole di Giacomo sul valore delle buone opere
Innanzi tutto, a chi
stava scrivendo Giacomo? A dei credenti (verso 2:1), a persone che avevano già
creduto nel sacrificio di Gesù, e che quindi erano giustificati e salvati
per fede. Si noti che Giacomo non ha detto affatto che la salvezza si ottiene
mediante le opere o che l'uomo peccatore viene perdonato o riceve la vita eterna
in virtù delle sue opere buone; attribuire questo significato alle sue
parole significherebbe dire che Giacomo aveva sovvertito l'Evangelo perché
costringeva i Gentili a giudaizzare. Infatti:
"L'uomo
non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto
per mezzo della fede in Cristo Gesù" (Galati 2:16).
Perché allora
Giacomo disse "per opere e non per fede soltanto"? Perché alcuni
di quei credenti a cui stava scrivendo, pur avendo fede in Gesù, rifiutavano
di compiere le opere buone, pensando che la loro fede sarebbe stata sufficiente.
Così, invece di vivere una vita di fede sincera, si limitavano a dire di
credere, e al tempo stesso anziché fare il bene vivevano nel peccato (si
legga Giacomo 4:1-4).
Rifiutare di compiere opere buone, vivere nel peccato, e al tempo stesso dire
di "avere fede", di essere cristiani, porta il nostro prossimo a biasimare
il Signore a causa nostra: "Per causa vostra il nome di Dio è bestemmiato
fra i Gentili" (Romani 2:24).
Questo è il motivo per cui Giacomo li rimproverò, dicendo: "A
che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede ma non ha opere? Può
la fede salvarlo?" (Giacomo 2:14), e anche: "Ma vuoi tu, o uomo vano,
conoscere che la fede senza le opere non ha valore?" (Giacomo 2:20). Se uno
dice di avere fede, cioè di aver creduto in Gesù, ma quella fede
non porta frutto, non produce opere, la sua fede non ha valore (v. 2:17).
È lo stesso che nelle parole di Gesù in Matteo 25:34 e seguenti.
Quelli che hanno avuto fede sincera nell'opera di Gesù e sono stati rinnovati
nella nuova nascita, hanno speso la loro vita nell'amore del Signore e del loro
prossimo. I tanti che invece "dicono" di credere ma hanno una fede morta,
una fede che non li porta ad amare il prossimo e non li porta a onorare il Signore,
vengono scacciati dalla presenza del Signore.
A questo punto completiamo il quadro leggendo anche gli altri insegnamenti apostolici.
In 2 Timoteo 1:9 è scritto: "Egli ci ha salvati e ci ha rivolto
una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito
e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità".
In Romani 3:20 e Galati 3:11 è scritto che nessuno sarà giustificato
mediante le opere.
Galati 2:16 dice
che "L'uomo non è giustificato per le opere della legge
ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù".
Efesini 2:8-10
è ancora più chiaro:
"Infatti
è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e
ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù
di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo
stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha
precedentemente preparate affinché le pratichiamo."
Dunque, la Bibbia dice
chiaramente che:
-
si
può essere salvati solo per grazia, mediante la fede in ciò che
Gesù ha fatto per noi sulla croce;
-
la
salvezza non è assolutamente per opere;
-
come
conseguenza della salvezza, dobbiamo portare come frutto le opere buone che Dio
stesso ha preparato perché le pratichiamo;
-
la nostra
salvezza deve essere basata unicamente sul sacrificio di Gesù per ciascuno
di noi, senza i nostri meriti personali; l'apostolo esprimeva bene l'idea di salvezza
che ogni credente deve avere: "di essere trovato in Lui non con una giustizia
mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo:
la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede", Filippesi 3:9).
Infatti, sebbene le
buone opere sono una cosa spontanea per un cristiano, non dobbiamo commettere
l'errore di basarci in qualche misura sull'osservanza delle opere per la nostra
salvezza, altrimenti per quanto ci riguarda Cristo è morto inutilmente:
"Se
la giustizia si ottenesse per mezzo della legge, Cristo sarebbe dunque morto inutilmente.
Questo soltanto desidero sapere da voi: avete ricevuto lo Spirito per mezzo delle
opere della legge o mediante la predicazione della fede? Siete così insensati?
Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con
la carne?" (Galati 2:21-3:2)
Riassumendo, se diciamo
di credere e poi viviamo come prima, secondo la carne, senza portare frutto al
Signore, la realtà della nostra fede è in dubbio; il peccatore che
accetta Gesù come suo salvatore, viene salvato e riceve una nuova vita
e una nuova natura: "nasce di nuovo". Tutte le sue priorità cambiano
immediatamente, i suoi desideri sono volti al Signore, il suo cuore si strugge
per far conoscere agli altri l'amore di Dio per loro... la vera fede produce tutto
questo. "Quello che vale è la fede operante per mezzo dell'amore"
(Galati 5:6).
La vera fede ci spinge ad operare, guidati dall'amore del Signore. La fede morta
invece è la fede dei tanti che dicono di credere in Dio, ma vivono la loro
vita come se Dio non esistesse.
Spiegazione dell'esempio di Giacomo riguardo alle opere di Abramo
a cura di G. Butindaro
Giacomo ha fatto l'esempio di Abramo per spiegare come il patriarca fu giustificato
per le sue opere e non per la sua fede soltanto. Ora, per evitare malintesi cominciamo
col dire che Abramo, secondo ciò che dice la Scrittura, quando credette
alla promessa fattagli da Dio la sua fede gli fu messa in conto di giustizia secondo
che è scritto: "Ed egli credette all'Eterno, che gli contò
questo come giustizia" (Gen. 15:6), quindi lui ricevette il perdono dei suoi
peccati mediante la sua fede, per grazia. Non fece nessuna opera meritoria od
opera buona per ottenere la giustizia, perché pure lui fu giustificato
da Dio mediante la fede. Difatti Paolo dice che "se Abramo è stato
giustificato per le opere, egli avrebbe di che gloriarsi; ma dinanzi a Dio egli
non ha di che gloriarsi" (Rom. 4:2) perché la Scrittura dice che egli
credette a Dio e questa sua fede gli fu messa in conto di giustizia. Quindi, Abramo
ebbe fede in Dio, ma il patriarca dimostrò di avere fede in Dio sia quando
credette con il suo cuore nella promessa che Dio gli aveva fatto e sia quando
offrì il suo figliuolo Isacco sull'altare come gli aveva ordinato di fare
Dio. Voi sapete infatti che dopo diversi anni da che Abramo aveva creduto, Dio
mise alla prova Abramo ordinandogli di andare su un monte e offrire in olocausto
il suo figliuolo Isacco. E Abramo ubbidì a Dio, ritenendo che Dio lo avrebbe
risuscitato dai morti per adempiere a suo riguardo la promessa che aveva fatto
(cfr. Ebr. 11:17-19). Quindi egli credette che avrebbe ricuperato il suo figliuolo
mediante una risurrezione, e che non lo avrebbe perduto perché Dio doveva
mantenere le promesse fattegli. E per questa sua fede egli piacque a Dio infatti
quando egli stava per compiere il sacrificio, l'angelo di Dio gli disse: "Non metter
la mano addosso al ragazzo, e non gli fare alcun male; poiché ora so che
tu temi Iddio" (Gen. 22:12) e gli giurò pure per se stesso che lo
avrebbe benedetto e gli avrebbe moltiplicato la progenie come le stelle del cielo.
Giacomo dice che Abramo fu giustificato per opere quando offrì il suo figliuolo
e questo è vero perché Abramo mediante quell'opera che compì
dimostrò di temere Dio e di credere fermamente nella sua promessa. Quindi
possiamo dire che Abramo dimostrò con i fatti la fede che egli aveva in
Dio; e per questo fu chiamato amico di Dio. Come Abramo pure noi che abbiamo creduto
saremo chiamati amici di Cristo se facciamo ciò che egli ci comanda di
fare secondo che é scritto: "Voi siete miei amici, se fate le cose
che io vi comando" (Giov. 15:14); ma se noi diciamo di credere in Cristo
Gesù e poi rifiutiamo di osservare le sue parole come potremo dimostrare
di credere in lui e pretendere di essere chiamati amici di Cristo e di Dio? Ci
metteremmo allo stesso livello di tante persone del mondo che si dicono Cristiani,
dicono di credere in Gesù, ma essendo incapaci di compiere qualsiasi opera
buona dimostrano di non credere in lui. Come la fede di Abramo fu resa compiuta
mediante le sue opere, così anche la nostra fede sarà resa compiuta
dalle nostre opere buone. L'apostolo Pietro spiega questo concetto nella sua seconda
epistola in questa maniera: "Facendo queste cose, non inciamperete giammai,
poiché così vi sarà largamente provveduta l'entrata nel regno
eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo" (2 Piet. 1:10,11).
Quali cose? Quelle di cui lui ha parlato poco prima: cioè aggiungendo alla
fede la virtù, la conoscenza, la continenza, la pazienza, la pietà,
l'amore fraterno e la carità (cfr. 2 Piet. 1:5-7). Quindi anche Pietro
credeva che aggiungendo alla nostra fede le opere buone (difatti la pietà,
l'amore fraterno e la carità come si manifestano nella pratica se non facendo
opere buone nei confronti di quelli di dentro prima e poi di quelli di fuori?)
ci sarà provveduta l'entrata nel regno di Dio, o detto in un altra maniera
renderemo sicura la nostra vocazione ed elezione. Riflettiamo: perché dopo
avere creduto si sente la necessità di compiere opere buone? Sì,
si è sicuri di essere stati perdonati dal Signore, sì, si é
sicuri di essere dei figliuoli di Dio, di avere la vita eterna; ma nonostante
ciò in noi è sorto il grande desiderio di darci da fare per rendere
sicura la nostra elezione, perché sentiamo che dicendo solo di credere
senza fare nulla a pro dei santi alla gloria di Dio, non renderemmo ferma la nostra
elezione. E poi va sempre tenuto presente che le opere buone spingono il prossimo,
che ce le vede compiere, a glorificare Iddio infatti Gesù disse: "Così
risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché veggano le
vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è ne' cieli"
(Matt. 5:16); e quindi costituiscono una maniera per onorare Dio e la sua dottrina.
Al contrario il rifiutare di compiere opere buone porta il nostro prossimo a biasimare
il nome di Dio e la sua dottrina secondo che è scritto: "Per cagione
vostra il nome di Dio è bestemmiato fra i Gentili" (Rom. 2:24).
Per concludere diciamo questo: la fede ha bisogno delle opere buone per essere
compiuta, ma questo non significa che la fede non è sufficiente per essere
giustificati perché la Scrittura afferma che "l'uomo non è
giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della
fede in Cristo Gesù" (Gal. 2:16). Lungi da noi perciò il
metterci a fare come fecero i credenti della Galazia che dopo avere cominciato
con lo Spirito volevano raggiungere la perfezione con la carne, dopo avere accettato
Cristo vi avevano rinunciato perché volevano essere giustificati per la
legge (cfr. Gal. 5:4), il che fece indignare e preoccupare Paolo che li ammonì
severamente e disse loro che era di nuovo in doglie per loro finché Cristo
fosse formato in loro (cfr. Gal. 4:19). Fratelli, badate a voi stessi, e tenete
sempre presente che cercare di volere essere giustificati per le opere è
un offesa nei confronti di Cristo perché si annulla la sua opera espiatoria.
Siate zelanti nelle opere buone ma non pensate che esse possano aggiungere alcunché
ai meriti di Cristo come purtroppo fanno i Cattolici romani.
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