Il cammino cristiano




La Sacra Sindone

di S. Olivieri


Dal 18 aprile al 14 giugno si è riaperta a Torino l'ostensione della Sindone, il più misterioso lenzuolo funebre. E si allarga il dibattito sull'arcano che non è stato ancora svelato e che appassiona tutti, credenti e non, attirando sinceri fedeli verso una verità distorta. La sindone, parola che in greco indica una pezza di tela - ma anche un lenzuolo funebre -, è un drappo di lino antico, a lisca di pesce, lunga metri 4,35 e larga metri 1,10; che mostra una impalpabile immagine frontale e dorsale di un uomo, morto in seguito alla crocifissione, della statura di m 1,78 circa. Questa, in particolare, porta i segni di almeno due incendi e i rattoppi di bruciature troppo evidenti. Ma reca soprattutto, con impressionante fedeltà, i segni delle torture inflitte a Gesù descritte nei vangeli, come le ferite della flagellazione, quelle provocate dalla corona di spine, e quella al costato, inferta dal soldato per far fuoriuscire fino all'ultima preziosa goccia di sangue.

E fin qui le corrispondenze fra quanto raccontato sulla passione di Gesù e l'immagine sulla sindone sono davvero strabilianti. Se però leggiamo attentamente quanto è descritto in Giovanni 19:40 "E preso il corpo di Gesù, lo avvolsero in bende con gli aromi" - mirra e aloe - e ancora poco dopo in Giovanni 20:6 "Pietro entrò nella tomba e vide le bende in terra e il sudario che era sul capo di Gesù, non per terra con le bende, ma ripiegato in un angolo a parte", possiamo notare che solo la testa fu coperta dal sudario mentre tutto il resto del corpo fu avvolto in bende e che né l'uno né le altre riportavano tracce dell'impronta sindonica; dal canto loro, gli apostoli, lasciarono tutto sul luogo e panni e sudario non furono presi nemmeno in considerazione, e "i discepoli dunque se ne tornarono a casa" così come è sottolineato dal verso in Giovanni 20:10. Se la Sindone fosse stata vera e per ciò un oggetto da rimandare a Lui, le Scritture sicuramente avrebbero dato maggior rilievo ad un episodio tanto importante.

Perché allora questo lenzuolo è considerato da tutto il mondo cattolico e in particolar modo dal Papa come una reliquia? Della Sindone si hanno testimonianze certe a partire dalla metà del XIV secolo che la vede a Lirey, in Francia. Prima di questa data si presuppone che essa si trovasse in Oriente, e più precisamente ad Odessa, Costantinopoli, e che durante le Crociate fosse stata portata in Europa. Ai Savoia venne ceduta nel 1453, che la possedettero fino al 1983 fino a quando cioè Umberto II la lasciò in eredità alla Santa Sede (anche se l'incarico di custodire il lenzuolo è stato affidato all'arcivescovo di Torino). I Savoia nel 1506, anno in cui venne approvato il pubblico culto, sistemarono la sindone nella cappella di Chambery, l'originaria capitale del loro ducato. Il primo incendio si sviluppò proprio qui nel 1532 ed essa venne salvata a fatica. Nel 1578 la famiglia Savoia si trasferì nella nuova capitale in Piemonte e con loro la sindone, che fu custodita nella cappella che si trova fra il Duomo e il Palazzo Reale. Nel 1993 venne traslocata, temporaneamente per l'inizio dei lavori di restauro, nel coro del Duomo. E qui si salvò dall'incendio scoppiato l'11 aprile del 1997.

Le ostensioni della sindone cominciarono nel 1578 a Torino in occasione dell'arrivo del famoso arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo. Ne seguirono molte altre in occasione dei matrimoni e di ricorrenze particolari di Casa Savoia. Fino ad arrivare al nostro secolo, in cui le ostensioni pubbliche si sono tenute nel 1931, nel 1933, nel '73 e nel '78, anno del quarto centenario del suo trasferimento a Torino. La data attuale ha un significato simbolico in quanto ricorre il quinto centenario del termine di costruzione del Duomo, ma anche il primo della prima fotografia scattata alla sindone. Ne è prevista un'altra nel 2000 nell'ambito delle celebrazioni per il Giubileo. Nel 1898, durante un'ostensione per l'Esposizione d'Arte sacra, all'avvocato Secondo Pia fu permesso di fotografare, per la prima volta, la sindone. Nello sviluppo del negativo si scoprirono dei particolari che non erano ben visibili nel positivo. E da allora le ricerche scientifiche sono continuate con mezzi sempre più sofisticati che hanno rilevato dati ancora maggiori che però non hanno svelato ancora il mistero su come questa immagine si sia potuta formare. Nel 1988 venne fatta la "prova di datazione" col metodo del carbonio 14 su un frammento della sindone che la collocò fra il 1260 e il 1390 d.C. Questi risultati furono comunque subito messi in discussione in quanto non si tenne conto che il lenzuolo ha sicuramente subito delle alterazioni dovute all'incendio e all'inquinamento nel corso dei secoli. Fatto sta che la sindone viene considerata da milioni di persone come la vera immagine di Gesù. Fatto che i religiosi non smentiscono facendone invece un vero e proprio culto. Anche l'attuale arcivescovo di Torino, cardinale Giovanni Saldarini, ha confermato che "il significato dell'ostensione è religioso: il lenzuolo che reca in maniera impressionante i segni della Passione di Gesù, diventa occasione di preghiera e di conversione, nella dimensione religiosa del pellegrinaggio". E già Paolo VI in occasione della prima ostensione televisiva nel 1973 ha detto: "Guardando a questa immagine so che crescerà in noi tutti, credenti e profani, il fascino misterioso di Lui e risuonerà nei nostri cuori il monito evangelico della sua voce, la quale ci invita a cercarlo poi là, dove Egli ancora si nasconde e si lascia scoprire, amare e servire in umana figura". Ma in Esodo 20:4 c'è scritto: "Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra" e chi è l'uomo per decidere al di là della Parola di Dio quale sia la verità? Ricordiamoci che in Giovanni 14:6 Gesù disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me"; la salvezza non passa attraverso nessun lenzuolo!



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