PURIFICAZIONE DELLA LEBBRAdi C. H. Spurgeon
"Se la lebbra produce delle eruzioni sulla pelle, e copre tutta la pelle di colui che avrà la piaga, dal capo ai piedi, dovunque il sacerdote potrà vedere con gli occhi, il Sacerdote lo esaminerà; e quando avrà visto che la lebbra copre tutto il corpo, dichiarerà puro colui che ha la piaga" (Levitico 13:12,13). Ecco un apparente paradosso, non considerato tale da chi conosce l'Evangelo. Noi siamo debitori di grazie infinite a Dio, che ci ha liberato da questo demonio dell'oriente, la lebbra, così poco conosciuta fra noi; anche nei casi in cui la lebbra si manifestò nella nostra terra, si mostrò sempre di una natura più mite e più benigna di quella che provarono gli Ebrei nella terra di Canaan. Dio, nella sua infinita misericordia, si servì di una malattia così spaventevole, come se fosse una specie di parola per il suo popolo. Per noi la lebbra è da riguardarsi come il tipo del peccato; leggendo nel Levitico quanto si riferisce al segregare o appartare o al purificare colui che era guarito dalla lebbra, tutto ciò ha per noi un'istruzione religiosa, insegnandoci qual è la condizione del peccatore nel cospetto di Dio, qual è la cura che il peccatore deve fare e com'egli possa riconquistare tutti quei privilegi dai quali decadde interamente per la lebbra del peccato. Io non avrò bisogno di prefazione, poiché il soggetto è d'altissima importanza e tale lo troverà ognuno di noi. Se siamo convenuti qui con la coscienza del peccato e con il peso della nostra iniquità, sono certo che il mio sermone sarà motivo di allegrezza nei nostri cuori e che ritorneremo alle nostre case, rallegrandoci nel Signore. Tenete ben presente nella vostra mente l'unica chiave del nostro testo: la lebbra è il tipo del peccato; ed io in primo luogo vi farò vedere il lebbroso ed in esso il peccatore. Dopo averlo bene osservato, noi lo condurremo davanti al sacerdote perché lo esamini. Fatto ciò, appena la sentenza sarà pronunziata, noi ascolteremo attentamente quali riti e cerimonie sono necessarie per mondare questa lebbra, riti che non erano altro che figura di quanto abbiamo bisogno noi per essere purificati dal peccato. Ed avremo anche un breve tempo per dare un'occhiata a certi riti posteriori alla purificazione, e non intrinseci con quella, ma pur necessari, perché l'uomo potesse effettivamente riconquistare quei privilegi cui gli dava diritto la purificazione. 1.
Lasciate dunque che io vi preghi di rivolgere prima di tutto il vostro
sguardo sul disgustoso ed orrido spettacolo di un lebbroso. Tutto sarebbe proceduto come prima e lievissima sarebbe stata la sofferenza; ma le ossa sarebbero gradatamente marcite, in molte circostanze le dita sarebbero cadute, mentre senza assistenza di chirurgo la parte priva del membro si sarebbe naturalmente richiusa, cosicché non ci sarebbe stato perdita di sangue. Diffondendosi rapidamente, ogni parte del corpo si dissolveva essendosi rotti i legamenti; e quello che prima era dimora dell'uomo appariva poi una confusione di parti animate. Non potrei porre sotto i vostri occhi tutto il disgustoso e stomachevole spettacolo di Ebrei consumati dalla lebbra; sarebbe troppo spiacevole, se non ributtante.
Permettete però che io vi faccia osservare che un tale testo, per
quanto orribile vi appaia, altro non è che un miserevole ritratto
della repellente bruttura del peccato.
Se egli toccava le mura di una casa queste erano contaminate ed era
necessario purificarle. Dovunque il lebbroso si presentasse, infettava
l'atmosfera; il suo alito era contagioso come la peste. Il suo sguardo
era pernicioso. Quanto egli facesse, era affetto dalla stessa sua
bruttura.
Essi sono lebbrosi fuori di ogni speranza di essere guariti, perché
nessuno può essere puro dal peccato, finché egli non sia pronto a
confessarlo. Ma portate ancora una volta la vostra attenzione al lebbroso. Essendo egli una causa di contagio e di contaminazione ovunque si presentava, il Signore volle che egli fosse isolato da ogni gruppo del popolo d'Israele. Fuori del campo c'era un luogo sterile e solitario dove il lebbroso era confinato. Gli era imposto di coprirsi la bocca e di velarsi il labbro superiore, e, se avveniva che qualcuno passava di là, doveva gridare: "Impuro! Impuro! Impuro!"; grido che soffocato dal velo di cui era coperta la bocca del lebbroso, doveva apparire più orribile di ogni altro grido umano e piuttosto simile a quello della morte. Alcuni rabbini traducono: "Guardati! Guardati! Guardati!"; un poeta americano lo rese con le parole: "Largo al lebbroso! Largo!". Ma certo è fuor di dubbio che la parola è generalmente interpretata: "Impuro! Impuro! Impuro!". Segregati dai più intimi amici, lontani da tutti i piaceri della società, era loro imposto di non bere mai da un ruscello le cui acque potessero essere bevute da altri, di non sedersi lungo le vie sopra alcun muricciolo, sul quale altri potevano probabilmente sedersi. Essi erano morti sotto ogni rapporto a tutte le gioie della vita; morti a tutte le dolcezze e alla compagnia dei loro amici. E tale è lo stato del peccatore in rapporto al popolo di Dio. Non senti tu, povero convinto peccatore, che sei indegno di unirti alla chiesa di Cristo? Tu puoi andare e rallegrarti di quelle gioie che a te possono procurare i tuoi consimili. Ma là dov'è il popolo di Dio, non è luogo per te. Tu senti in te stesso che non hai comunione con i santi. Non puoi unirti alle loro preghiere, né intonare con loro i loro cantici. Tu non conosci le loro gioie. Tu non hai mai gustato la loro perfetta pace. Tu non sei mai entrato in quel riposo che dura in eterno per loro, ma che non è fatto per te, finché tu resti come sei. Ed è anche questa la sciagurata posizione dell'orribile lebbra del peccato; che molti si accontentano di essere divisi dalla società dei buoni e vi sono anche taluni che si vantano di disprezzare quei privilegi che a loro non è dato godere. Non potendo essi essere santi, mettono la santità in ridicolo.
Non potendo godere le delizie della pietà, si pongono sotto ai piedi
e dicono che non esiste gioia nella religione, né contentezza nell'amor
di Cristo.
Rifletti su ciò peccatore! Come peccatore, e pieno d'iniquità, tu
sei diviso da ogni comunione con Dio e non ricevi neppure una di quelle
delizie che Dio partecipa al suo popolo. Tu non puoi resistere al
Suo cospetto, perché Egli è un fuoco consumante che ti annichilirebbe.
Le tue preghiere non hanno accesso a Lui, le tue parole non giungono
al Suo orecchio. Tu sei un figlio prodigo e il padre tuo è lontano
da te. Tu hai speso le tue ricchezze nelle lascivie della vita e nessuno
può aiutarti. Ti sei fatto il compagno dei porci e saresti appagato
di riempire il tuo ventre con gli avanzi che essi mangiano. L'occhio
di tuo padre non ti riguarda. Tu non siedi al banchetto del padre
tuo. I servi di tuo padre hanno abbastanza pane ed anche oltre il
bisogno, mentre tu muori di fame. Ogni uomo per natura è affetto dalla lebbra. Ributtante nella persona, contaminato in ogni sua azione, in ogni cosa che egli faccia; egli è indegno per ogni verso di unirsi al popolo di Dio e per il suo peccato egli è interamente respinto dalla presenza di quel Dio da cui non può in nessun modo essere accetto. 2.
Descritti così il lebbroso o il peccatore, ora io lo porterò dinanzi
al Sommo Sacerdote.
Ecco un altro che non ha che una o due macchie più basse nella pelle;
tutto il resto del suo corpo è perfettamente sano: il Sacerdote lo
pone da parte, egli è un immondo lebbroso.
Ora io porterò dinanzi all'Altissimo Sommo Sacerdote il peccatore.
Vi sono pur tanti che, pur presentandosi in questo luogo sono disposti
a confessare di aver fatto molte cose che non dovevano essere fatte;
ma pur vogliono difendersi dicendo: "Benché abbiamo fatto molto per
cui non possiamo discolparci, abbiamo fatto anche molto che può stare
a bilanciare il peccato. Non abbiamo usato carità con i poveri, istruito
gli ignoranti, ricondotto sul retto sentiero i traviati! Abbiamo commesso
dei peccati, è vero, ma in fondo abbiamo fatto anche molto bene e
possiamo sperare per questo di essere salvi". Ed io quest'oggi vi
pongo, nel nome di Dio, da parte come lebbrosi. Per voi non c'è speranza,
non c'è promessa alcuna di salvezza. "Ma pure", "dice egli", sebbene io non abbia alcunché da gloriarmi, né alcuna giustizia su cui possa confidare, pure io spero che potrò emendarmi con un pentimento sincero; io confido, con la perseveranza assoluta in buone opere, annullare la mia vita passata ed acquistarmi l'entrata in cielo." Io pongo anche questo da parte come un immondo lebbroso e i riti di purificazione non siano provveduti per lui. Egli è uno di quelli da tenersi ancora fuori dal campo: non è ancora arrivato a quello stadio in cui sia possibile renderlo puro. Ma ecco qua un terzo che si presenta. Probabilmente egli è molto migliore degli altri due, ma non dinanzi alla sua coscienza. Egli si pone innanzi a noi e in mezzo alle lacrime ed ai sospiri, confessa d'essere del tutto rovinato. Vede la sua giustizia come un panno sporco e tutta la sua bontà essere immondizia. Afferma che non c'è nulla di buono nella sua vita, confessa di essere un peccatore indegno della gloria di Dio. Dichiara che se c'è un peccatore che merita la condanna è lui e che è un uomo che non ha scuse, non ha attenuanti. Non può impegnarsi con Dio perché appartiene a quella categoria di persone che ha promesso spesse volte e poi ho mancato. Tante volte ha riposto in se stesso la sua fiducia fallendo miseramente. Comprende che se ritornasse sano, sarebbe solo per la grazia di Dio. Confessa apertamente che desidera essere liberato dal peccato, ma che ogni tentativo è risultato vano. Vorrebbe vedere il suo cuore cambiato, ma aggiunge che sarebbe più facile per la vipera non essere più capace di avvelenare, per l'Etiope cambiare colore alla sua pelle e per il leopardo le sue macchie, che per lui cessare di peccare. Questa è la sua dichiarazione: "Io mi getto Signore ai Tuoi piedi: sono pieno di lebbra dalla testa ai piedi; non ho di che vantarmi; non mi posso fidare di nulla, eccetto della tua misericordia." Fratello mio, tu sei netto dalla tua lebbra: i tuoi peccati ti sono tutti rimessi, la tua iniquità è coperta. Per il sangue di Gesù Cristo morto sulla croce, tu sei salvo. Appena la lebbra si era sviluppata interamente su tutto il corpo, l'uomo era puro; ed appena il peccato si mostra interamente al peccatore, cosicché egli si trova veramente tale nella sua coscienza, c'è per lui una via di salvezza. Per l'aspersione del sangue e per il lavacro dell'acqua, egli può essere reso puro.
Finché l'uomo sente in sé qualche ragione per gloriarsi, non c'è Cristo
per lui; ma Cristo diviene tutto suo dal momento in cui egli sente
di non aver nulla di proprio.
Cristo morì per i peccatori. Sono io peccatore? Affligge e dà pena
all'anima mia la mia natura di peccatore? Dunque Cristo morì per me. 3. Dopo aver condotto l'uomo dinanzi al sacerdote, soffermiamo la nostra attenzione alle cerimonie da lui usate nella purificazione del lebbroso. Leggerò rapidamente i versi e ne darò quindi una breve esposizione: "Ed esca il sacerdote dal campo e se, avendolo riguardato, la piaga della lebbra è guarita, comandi che si prendano, per colui che si purificherà, due uccelli vivi, sani, e del legno di cedro, dello scarlatto e dell'issopo. Poi il sacerdote comandi che si scanni uno degli uccelli, versandone il sangue dentro un vaso di terracotta, sopra dell'acqua viva. Quindi prenda l'uccello vivo, il legno di cedro, lo scarlatto e l'issopo. Intinga quelle cose nel sangue dell'uccello scannato sopra l'acqua viva, e spruzzi sette volte colui che si purifica dalla lebbra. E dopo averlo così purificato, lasci andare l'uccello vivo per i campi".
Voi noterete in primo luogo che il sacerdote si avvicinò presso il
lebbroso e non il lebbroso verso il sacerdote. Noi non possiamo salire
da noi stessi in cielo, finché Cristo non scenda dalla gloria del
Padre fino a noi, laddove, quali lebbrosi, siamo tenuti lontano da
Dio. Oh glorioso Sommo Sacerdote! C'era in primo luogo un sacrificio. Uno degli uccelli s'immolava e il suo sangue si raccoglieva in un vaso pieno, come si legge nel testo ebraico, di acqua corrente: acqua non ristagnante, ma pura. Come dal costato di Gesù Cristo, quando fu messo a morte, uscirono acqua e sangue, per essere doppio medicamento al peccato, così nel vaso di terracotta si raccoglievano prima l'acqua pura e poi il sangue dell'uccello, che era stato sacrificato. Se il peccato si può cancellare, è solo per il sangue. Non c'è altro mezzo per cancellare il peccato nel cospetto di Dio, tranne le fonti che derivano dalle vene aperte di Cristo. Non v'era nulla che il lebbroso facesse; voi dovete osservare che egli non fa nulla in tutta questa funzione, restando in piedi e partecipando umilmente ai benefici di cui gli è fatto dono per la missione del sacerdote e per l'uccisione dell'uccello. In seguito il secondo uccello era immerso nel sangue, tanto che le penne si tingevano di rosso e gocciolavano di quello. Esso era fermato senza dubbio intorno al legnetto di cedro in cima al quale era l'issopo, per formare una specie di pennello. Le ali dell'uccello erano legate lungo il legno ed il tutto era immerso nel sangue dell'uccello immolato; e, quando ciò si era ripetuto per sette volte si recidevano le cordicelle, e si dava all'uccello vivo la libertà di volarsene. E questa è una viva figura del Cristo. Come uccello vivente egli sale in cielo dopo essere stato sacrificato per noi. Egli sale oltre le nubi, spruzzando le rosse gocce del riscatto su noi; e, scomparendo ai nostri sguardi, presenta dinanzi al trono del Padre suo il merito infinito del sacrificio, offerto da lui una volta per tutti.
Il lebbroso era reso puro per il sacrificio e per la risurrezione;
ma non era puro finché il sangue non era spruzzato su di lui.
Quanti vi sono in mezzo al popolo di Dio che dicono: "So che Cristo
morì per i peccatori, ma ciò non mi reca alcun conforto, poiché io
non mi sento salvato". Questo è solo un giustificare la natura umana
nel modo più illusorio. Voi non siete salvati dal sentire che Cristo
è morto per voi, ma dal suo morire per voi. Se egli morì per voi,
voi foste salvati quando egli morì. Se egli prese sopra di sé i vostri
peccati, Egli li prese veramente e non sono più vostri. Se Cristo
si pose in vece vostra, Dio non potrà mai punire due per l'offesa
di uno solo.
Se una barca di soccorso, si avvicinasse ad un povero infelice vicino
ad affogare e una mano potente lo tirasse fuori dalle acque, riprendendo
coscienza egli verificherebbe il suo essere nella barca; ma non sarebbe
questa verifica a salvarlo, ma la barca di soccorso. E così è quando
Cristo salva il peccatore: non è il modo in cui ciò si sente, non
è la nostra volontà, non le nostre opere. Nel cielo la gloria della
salvezza sarà data alle ferite di Gesù, non ad altri.
È questa la sola parte difficile. Se siete oggi disposti a starvene
come peccatori condannati (niente più che peccatori) allora Cristo
è morto per voi. Da voi non si chiede altro che porre fiducia per
l'anima vostra nel fatto che Cristo fu appeso alla croce per i peccatori. 4.
Ora siate compiacenti con me e datemi ascolto ancora per un minuto
o due mentre io vi farò osservare che il lebbroso, dopo essere stato
reso puro, aveva anche lui qualche cosa da fare. Non v'era per lui
nessun fatto da compiere, finché era impuro. E il peccatore non può
fare nulla per la propria salvezza. Il suo luogo è quello della morte.
Deve essere Cristo la sua vita. Il peccatore è in tale stato di miseria
che Cristo solo deve cominciare, condurre e finire l'opera della Sua
redenzione: quando il peccatore è salvato, allora egli comincia ad
operare in giustizia e con zelo.
Il sacerdote non gli dice per prima cosa di lavarsi, perché non gli
sarebbe servito a nulla. Non dice di lavare per prima cosa i suoi
abiti e radersi. "Le forme esterne non fanno l'uomo puro. La lebbra
uccide l'uomo nel cuore profondo". Il radersi rappresentava il fatto che ogni cosa vecchia dovesse passare e come tutto dovesse divenir nuovo. Ogni pelo bianco, come leggete al verso nove, doveva essere raso: "Si rada tutti i peli, il capo, la barba e le ciglia degli occhi". Non doveva rimanere traccia di quello stato: tutto doveva cambiare.
Così è per il peccatore. Una volta perdonato, una volta puro, allora
egli comincia a spogliarsi dei vecchi abiti, delle vecchie superbie,
delle sue vecchie gioie. Quella barba di cui andava superbo il canuto
giudeo, doveva essere rasa e quelle ciglia, che sembravano così necessarie
a dare all'uomo un contegno maestoso, dovevano essere rase interamente. Vi è nell'ottavo verso una cosa su cui vorrei portare la vostra attenzione ed è quella che non gli era permesso di entrare nel suo padiglione. Egli poteva unirsi al suo popolo, ma non poteva entrare nel suo padiglione.
E benché il peccatore abbia la sua fiducia in Cristo, non può entrare
direttamente nel suo padiglione: non potrà mai verificare che Cristo
è fatto suo personalmente, finché non vi sia in lui qualche cosa di
più della fede, cioè la purificazione che viene per la potenza dello
Spirito. Quanto alla piena sicurezza, io non credo si possa ottenere
per la fede immediata in Cristo; una sicurezza assoluta è un fatto
posteriore. La fede va crescendo per l'influenza dello Spirito, finché
giunge a farsi certezza. Io non vi tratterrò più a lungo di quanto occorra per farvi osservare che l'uomo, prima di poter gioire dei privilegi che a lui procurava la recuperata salvezza, doveva offrire un'offerta ed il sacerdote doveva presentarlo alla porta del Tabernacolo. Egli non avrebbe mai osato venire da sé, ma ora poteva presentarvisi.
Così l'uomo che ha ottenuto il perdono può andare diritto al trono
del Dio di bontà ed offrire l'offerta della sua santità e delle sue
buone opere. Ora egli è un uomo puro. È scritto: "Lo metta sull'estremità dell'orecchio destro e sul pollice della mano destra". L'avete letto? Quante volte la mano destra peccò contro Dio! Come vi hanno contaminato le vostre azioni. "Lo metta sull'estremità dell'orecchio destro di colui che si purifica, sul pollice della mano destra e sull'alluce del piede destro". Quante volte i vostri piedi corsero dietro all'iniquità! Oh, come avete bisogno di essere puri! Ma riflettete che il sacerdote faceva anche di più: dopo aver posto il sangue sulle orecchie e sulle dita, egli lo ungeva. Leggete al verso 17: "E sul rimanente dell'uomo che aveva sulla palma della mano, ne metta sull'estremità dell'orecchio destro di colui che si purificherà, sul pollice della sua mano destra e sull'alluce del piede destro, sopra il sangue del sacrificio per la colpa". E diceva a lui ancora una volta, e chiaramente, quanto doveva essere osservato già nel tipo dei due uccelli. Una volta che l'uomo giunge ad essere perdonato, passa ancora del tempo prima che egli possa comprendere perfettamente il piano della sua salvezza. Reso puro, egli si vede purificato per il sangue: tutti i suoi peccati di udito, di tatto, di piede, quali che essi siano, sono tutti cancellati per il sangue. In seguito, affinché egli possa divenire il servo di Dio, egli è unto di un olio santificante, per l'influenza dello Spirito Santo. E quest'olio gli è posto sull'orecchio, affinché egli oda la voce del suo Signore e porga ascolto alla Parola di Dio. Quell'olio gli è versato sulla mano, affinché egli sia fatto santo per servire il suo Dio. Quell'olio è versato sui suoi piedi, affinché egli possa correre con essi nelle vie e negli statuti del Signore fino alla fine.
Ma osservate, ve ne prego, perché io temo di non raggiungere lo scopo
al quale miro. Osservate che tutto ciò si faceva dopo che il lebbroso
era purificato della sua lebbra. Di tutte queste cose nessuna poteva
farne da se stesso, finché la prima parte non fosse stata dal sacerdote
per lui. A chi è offerto un medicamento? Forse per chi è sano? Sarebbe un insulto. Esso è per il malato. La tua infermità è per te una caparra. Corri all'ospedale delle Misericordie e fatti curare. Per chi credi che Cristo sia venuto a caricarsi sulle spalle per condurlo al cielo? Forse quelli che possono salirvi da se stessi? No. Lascia che essi si trascinino per la loro via faticosa; se essi credono di poter salire al cielo con le loro buone opere, lascia che essi corrano. O tu devi salvarti senza aver meritato la tua salvezza o devi farti da te questa salvezza, e conseguire il possesso della gloria per l'adempimento intero della legge.
Se dunque ti piace ricorrere a Cristo così come sei, senza alcun merito,
ma piuttosto come semplice peccatore, allora Cristo si è fatto per
te purificazione; i tuoi peccati sono coperti. Dio ti accoglie a sé,
tu sei un peccatore riscattato. Tu puoi andare libero e ripetere nel
tuo cuore: "Giustificati per la fede abbiamo pace presso Dio per Gesù
Cristo nostro Signore". E non solamente questo, ma: "E ci rallegriamo
altresì in Dio per Gesù Cristo nostro Signore per il quale noi abbiamo
ricevuto redenzione". Quanto a santità e buone opere, anche queste
verranno, ma dopo. Aggiunga Dio le Sue benedizioni. Io mi sono studiato di annunziarvi con quanta chiarezza possibile l'Evangelo. Nonostante ciò, potrei essere frainteso. Ma se così fosse, io credo che non sia colpa mia. Io ho ripetuto più e più volte al peccatore, condotto quasi a disperare: "Vai a Gesù, poni in lui la tua fiducia, e cerca vita nella morte di Gesù; cerca nelle Sue ferite la tua salvezza". (Sermone tratto dal sito Cristiani Evangelici, pubblicato con permesso)
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