IL
VERDETTO
di C. H. Spurgeon
Sappiamo molto bene che
nei tribunali sono espressi dei verdetti: colpevole o innocente. Il
verdetto: "non colpevole" equivale ad un'assoluzione e l'imputato
è immediatamente prosciolto da ogni accusa.
Il linguaggio del vangelo è identico; la sentenza: "non condannato"
indica la giustificazione del peccatore. Questo vuol dire che il credente
in Cristo riceve immediatamente la giustificazione. La fede non produce
i suoi frutti lentamente, ma istantaneamente. Dal momento che la giustificazione
è il risultato della fede, essa è concessa nell'attimo in cui il credente
accetta Cristo come suo Salvatore e Signore. Siamo nella stessa posizione
di coloro che sono davanti al trono di Dio: giustificati, vero?
Il ladrone penitente sulla croce fu giustificato quando volse gli
occhi della fede verso Gesù, inchiodato vicino a lui.
Lo stesso apostolo Paolo, ormai vecchio, dopo anni di servizio, non
fu "maggiormente" giustificato del ladrone che non aveva svolto alcun
servizio.
Il verdetto viene emesso nel momento in cui accettiamo il Signore
Cristo Gesù. È stato oggi? Allora oggi noi siamo accettati in Cristo,
oggi siamo assolti dal peccato, oggi siamo innocenti agli occhi di
Dio. Che verità meravigliosa!
Ci sono cose che non potremo assaporare fino a che non saremo in Cielo;
questa verità, invece, fa parte dei cibi buoni e succulenti che sono
già a nostra disposizione quaggiù (Isaia 55:2). Non è come il grano
di Canaan che non ci si poteva sfamarsi se prima non si passava il
fiume Giordano; è, invece, come la manna del deserto e fa parte della
razione quotidiana che dà la forza di andare avanti, giorno dopo giorno.
Ora siamo perdonati, ora i nostri peccati sono allontanati, ora Dio
ci vede come se non fossimo mai stati colpevoli. Ci vede innocenti
come Adamo prima della caduta, come se non fossimo mai stati contaminati:
"Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo
Gesù" (Romani 8:1).
Non c'è più un solo peccato ad incriminare il popolo di Dio, non c'è
più capo d'imputazione, non resta più alcun difetto o macchia o ruga
sul credente, perché è giustificato davanti al Giudice di tutta la
terra.
Ma non è soltanto una giustificazione immediata, è anche una giustificazione
eterna. Nel momento in cui abbiamo creduto, è stato emesso il verdetto:
"Non colpevole". Da allora sono passati parecchi giorni e nonostante
abbiamo visto molti cambiamenti, restando fedeli al Signore, anche
oggi siamo "non colpevoli".
Noi abbiamo piena fiducia nelle promesse della Parola di Dio e sappiamo
che i doni di Dio sono senza pentimento. Rimanendo fermi nella fede
senza vacillare, anche se dovessimo passare quaggiù altri cinquanta
anni resterebbe valida la promessa: "Chi crede in Lui non è condannato".
Se per qualche misterioso disegno della Provvidenza la nostra vita
fosse allungata di dieci volte e arrivassimo a ottocento o novecento
anni, come Methushelah, questa promessa varrebbe ancora. "Io do loro
la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano"
(Giovanni 10:28); "Il giusto per fede vivrà" (Romani 1:17); "Chiunque
crede... non resterà confuso" (I Pietro 2:6).
Coloro che credono, sono liberati da ogni iniquità, da ogni colpa,
da ogni biasimo. Se dunque l'avversario ci presenta un'accusa deve
essere falsa perché la Parola di Dio dichiara, senza mezzi termini:
"Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica" (Romani
8:33). Cioè, essi sono completamente liberi da ogni condanna, al punto
che nessuno può trovare nella loro alcuna macchia o un difetto. Dal
momento che hanno creduto in Cristo Gesù e hanno perseverato nella
fede non sono parzialmente innocenti, davanti a Dio sono perfetti;
non sono lavati a metà, sono bianchi come neve! Tutte queste promesse
mostrano che la giustificazione che Cristo ci dà per fede è eterna,
dura fino a che vivremo, e proseguirà anche nell'eternità come premio
alla nostra perseveranza finale.
Nel cielo non riceveremo un'ulteriore giustificazione, diversa da
quella che realizziamo sulla terra. Oggi il credente è rivestito della
giustizia di Cristo, e porterà questo stesso abito di nozze al grande
banchetto celeste. E se dovesse consumarsi? Se nell'eternità questa
giustizia perdesse le sue virtù? Amato dal Signore, non aver timore,
il cielo e la terra passeranno, ma la Sua giustizia non verrà mai
meno. Nessuna tignola la consumerà, nessun ladro la rapirà. È eterna
come è eterno Cristo, nostra giustizia. Poiché Egli è il giusto, l'eterno,
l'immutabile Yahwèh, i cui giorni non avranno fine e la cui forza
non verrà meno, allora la nostra giustificazione non avrà termine.
Le Scritture insegnano molto chiaramente che chi ha creduto in Cristo
e avrà perseverato fino alla fine ha ricevuto una giustificazione
eterna.
La giustificazione in Cristo è anche completa. La promessa: "Chi crede
in Lui non è condannato" non vale soltanto fino ad un certo punto
o ad una certa misura. So che è possibile, dal nostro punto di vista,
trovarci in una condizione tale che ci sentiamo un po' condannati
e un po' accettati; quando pecchiamo ci sentiamo condannati e quando
ci comportiamo bene ci sentiamo accettati da Dio. Questo perché in
quei momenti l'angoscia del peccato oscura questa verità: la salvezza
non ci è data per i nostri atti meritori, ma semplicemente per grazia,
per l'atto di fede che noi riponiamo in Colui che ci giustifica pienamente
(cfr. Romani 5:1).
Perciò, anche quando veniamo meno, se i nostri peccati vengono confessati,
non soltanto vengono coperti, ma anche cancellati; non solo nascosti
alla vista, ma anche gettati nelle profondità del mare; non soltanto
allontanati a grande distanza, ma anche portati via, una volta per
sempre! Tuttavia, Colui che ci giustifica, ci chiama a santificarci
e a praticare le buone opere che "Dio ha precedentemente preparate
affinché le pratichiamo" (Efesini 2:10), poiché senza la santificazione
nessuno potrà mai entrare nella gloria eterna di Dio (cfr. Ebrei 12:14).
I Giudei che osservavano i rituali per la purificazione non si sentivano
mai liberi dal peccato. Dopo un sacrificio avevano subito bisogno
di un altro, perché si trattava di "Sacrifici che non possono...render
perfetto colui che offre il culto" (Ebrei 9:9).
I peccati del giorno dopo richiedevano un nuovo agnello, e le trasgressioni
del mese o dell'anno successivo richiedevano un nuovo capro espiatorio.
Ma: "Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il
suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici che non
possono mai togliere i peccati, Gesù, dopo aver offerto un unico sacrificio
per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio" (Ebrei
10:11, 12).
Dunque non servono più olocausti, lavacri, sacrifici espiatori e sangue:
"Tutto è compiuto", gridò il Salvatore morente. I tuoi peccati hanno
già subito la pena di morte, la tua veste di giustizia ha già ricevuto
gli ultimi ritocchi: è compiuto, è completo, è perfetto! Non c'è bisogno
di aggiungere nulla, altrimenti andrebbe sminuito il valore sufficiente
ed eterno dell'opera salvifica di Gesù Cristo.
Spero che ogni cristiano faccia sua questa preziosa verità, anche
se, con la mia limitatezza, non riuscirò a spiegare tutta la gloria
e preziosità.
Siamo perfettamente accettati in Cristo e la nostra giustificazione
non è parziale e momentanea, ma eterna e perfetta; la nostra ingiustizia
è stata espiata e siamo completamente liberi da ogni condanna! C'è
di che far saltare di gioia un uomo, anche se le sue gambe fossero
incatenate! E c'è di che farlo cantare di gioia, anche se fosse imbavagliato!
Infine, il verdetto: "non colpevole" è già valido.
In Inghilterra, durante il regno di Giorgio III, il figlio di un membro
della nostra chiesa fu condannato a morte per reati di falsificazione.
Il pastore che fu mio predecessore, il dottor Rippon, dopo estenuanti
tentativi, riuscì ad ottenere la promessa che la sentenza sarebbe
stata condonata. Ma, per una coincidenza fortuita, l'attuale consigliere
più anziano - che allora era un ragazzo - seppe dal governatore della
prigione che il condono non era arrivato a destinazione. Perciò, il
povero prigioniero sarebbe stato sicuramente giustiziato l'indomani
mattina se il dottor Rippon non si fosse recato in gran fretta a Windsor,
se non avesse ottenuto un colloquio col re e se non avesse ricevuto
dalla mano stessa del re una copia di quel decreto di sospensione
che qualche funzionario negligente aveva messo da parte. "Pastore,
le ordino di fare in fretta"! Il dottor Rippon ringraziò della fiducia
accordatagli e ritornò a Londra appena in tempo, perché il prigioniero
stava già marciando, con altri condannati, verso il patibolo.
Quel perdono era stato concesso, ma l'uomo sarebbe stato ugualmente
giustiziato se il documento non fosse stato consegnato.
Ma, grazie a Dio, il nostro verdetto di non colpevolezza è già entrato
in vigore, è operativo. Non dipende da una lettera, ma da un fatto:
il perfetto sacrificio espiatorio di Cristo! Anche per chi vive nel
peccato la condanna è un fatto. Quando soffrivamo lontano dal Signore
ed eravamo sotto la schiacciante influenza della legge del peccato,
sentivamo che le sue maledizioni non erano spauracchi, ma realtà.
Altrettanto reale è la giustificazione prodotta dalla grazia divina.
Se credi in Cristo, non sei assolto soltanto a parole ma lo sei nella
realtà; non sei considerato innocente soltanto a parole, ma sei veramente
reso tale; non ti viene solo detto che ti sono rimessi i peccati,
ti sono stati rimessi davvero; Dio non ti ha promesso di accoglierti,
ti ha accolto. Tutto ciò è un dato di fatto per il credente, esattamente
come il fatto che ha peccato. Tu non dubiti del fatto che hai peccato,
allora non devi dubitare neppure del fatto che, quando hai creduto,
i tuoi peccati ti sono stati rimessi. Sicuramente la tua anima si
era macchiata quando avevi peccato; altrettanto certo è il fatto che
sei stato interamente lavato dal sangue di Cristo versato per te sulla
croce.
Pensa, sei stato effettivamente ed efficacemente liberato da ogni
colpa; sei stato tratto fuori di prigione; non sei più legato nei
ceppi; sei stato liberato dai legami della legge divina; sei stato
liberato dal peccato; il sangue del Salvatore ti ha procurato la piena
assoluzione. Ma se vuoi continuare ad essere una persona libera, devi
fare attenzione a non cadere più nel peccato. Certo, bisogna considerare
ancora le tue debolezze, le tue paure, i tuoi dubbi... Se pensi che
ubbidire a Dio per il resto dei tuoi giorni sia un'impresa difficile
non ti scoraggiare! Ora hai tutto il diritto di venire ai piedi del
Padre celeste. Non devi più temere le fiamme di vendetta, né la spada
di fuoco; la giustizia non può colpire l'innocente! Anche le tue incapacità
sono state tolte di mezzo; una volta eri incapace di vedere il volto
di Dio, ora lo puoi vedere; non potevi parlare con Lui, né Lui poteva
parlare con te, ma ora anche tu hai: "Avuto, per la fede, l'accesso
a questa grazia nella quale stiamo saldi" (Romani 5:2).
Una volta avevi paura dell'inferno, ora per te non c'è più inferno:
come potrebbe esserci una punizione per chi non ha colpa? Chi ha creduto
non ha colpa, non è giudicato, non è condannato e pertanto non può
esser punito. Non devi più temere l'ira di Dio. Se consideri Dio un
Giusto Giudice, pensi che possa adirarsi contro chi non ha colpa,
contro chi è stato assolto con formula piena?
Molti privilegi, di cui potevi godere solo se non avessi mai peccato,
ora sono tuoi perché sei giustificato in Cristo. Tutte le benedizioni
che potevi realizzare solo osservando la legge, e facendo molto di
più, oggi sono tue perché Cristo l'ha osservata al posto tuo. L'amore
e le benedizioni, che un individuo perfettamente ubbidiente potrebbe
ricevere da Dio, ti appartengono di diritto perché Cristo è stato
perfettamente ubbidiente e ti ha imputato tutti i Suoi meriti. Gesù:
"Si è fatto povero per voi, affinché... voi poteste diventar ricchi"
(Il Corinzi 8:9).
Voglia lo Spirito Santo allargare il nostro cuore per farci accogliere
e gustare pienamente queste verità! Non c'e più condanna e non ci
sarà più neanche in futuro, se cammineremo fedelmente nelle vie di
Dio. Il perdono non è parziale, ma perfetto; è così efficace che ci
libera da ogni punizione della Legge, ci conferisce tutti i privilegi
dell'ubbidienza e ci pone addirittura al di sopra del livello dove
ci saremmo trovati se non avessimo mai peccato. Infatti, in Cristo,
noi siamo stati resi vincitori sul peccato, che adesso non può più
signoreggiarci.
indietro
| indice