DA ALUNNO A MAESTRO
Il padre del noto predicatore Charles Spurgeon si era trasferito con la famiglia
da Kelvedon a Colchester, la più popolosa città della contea di Essex,
tra il Tamigi e l'Ouse e Carlo, che aveva compiti i sette anni, ritornò
presso i genitori, a incominciare, o piuttosto a proseguire gli studi
in quelle scuole. A Colchester studiò con piacere latino e matematica,
tanto da essere quasi sempre il primo della classe e sembra che in
quel tempo imparasse anche i primi elementi del greco e del francese.
Un bel lapis esposto nella vetrina di un cartolaio gli faceva gola.
Si frugò in tasca ed essa era vuota. Pensò: "Perché non potrei comprarlo
e pagarlo in seguito? Lo pagherò poi. Che male c'è? Son certo di poterlo
pagare". Entrò e promise al cartolaio che in seguito avrebbe saldato
il suo debito.
Quando i genitori videro che il loro primogenito aveva appreso tutto
quanto si poteva apprendere nelle scuole di Colchester, fecero un
altro sacrificio economico, mettendolo in collegio a Maidstone, città
situata quasi al centro della contea di Kent "il giardino d'Inghilterra"
dove, al principio dell' autunno, i campi sterminati risuonano per
i canti allegri dei raccoglitori di luppolo.
Lo zio, che era uno dei professori del collegio, conoscendolo ormai
a fondo, gli lasciava molta libertà e lo studente se ne giovava volentieri,
andando, nelle tiepide giornate di primavera, a leggere e a fantasticare
sulle verdi e fresche rive del Medway, che scorre tranquillamente
al mare. A Maidstone però rimase solo per quell'anno scolastico. Nel
Settembre del 1849, lo ritroviamo in un altro collegio, a Newmarket;
ma non come alunno, bensì come sottomaestro o ripetitore. Aveva quindici
anni!
Il 10 Settembre del 1849 è una data memorabile. In quel giorno il
giovanetto presedette, in una delle aule scolastiche, una riunione
indetta a favore delle Missioni e vi parlò per la prima volta in pubblico,
con molta facilità e disinvoltura. Ogni domenica ella se li raccoglieva intorno, come la chioccia fa coi pulcini; leggeva un brano del Vangelo, lo spiegava e quindi tutte le volte immancabilmente, domandava a quella nidiata di ragazzi: "Ebbene, cari miei, siete voi disposti a dar il cuore al Signore?". E poi pregava con loro e per loro. Una volta, pregando disse: "Ed ora, o Dio, se i miei figli persisteranno nel peccato, non avranno modo di scusarsi col dirti: Non sapevamo di far male; e l'anima mia dovrà purtroppo testimoniare contro di essi nel giorno del giudizio, se non avranno voluto gettarsi nelle braccia del loro Salvatore". Queste parole sconvolsero l'animo di Carlo e vi lasciarono un'impronta incancellabile. Nonostante la solenne "predicuccia" fatto otto o nove anni prima a Roads il bevitore, nonostante un certo zelo esterno a favore dell'Evangelo, nonostante le impressioni religiose ricevute fin dai più teneri anni, nonostante le preghiere e le esortazioni della madre, Carlo Spurgeon conduceva bensì una vita onesta e buona, ma non era ancora convertito, non era ancora passato da morte a vita. Sentiva d'esser peccatore e spesso piangeva; ma non aveva ancora capito che il Cristo è tutto per il peccatore, non aveva ancora accettato col cuore la grazia di Dio. Piangeva, ma senza speranza. Sapeva d'esser perduto; non sapeva, o piuttosto non sentiva in fondo all'anima che Gesù Cristo "è venuto per cercare e per salvare ciò ch'era perito. (Sermone tratto dal sito Cristiani Evangelici, pubblicato con permesso)
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