La testimonianza di Giovanni Battista Treccani, nipote di papa Paolo VI
Mi piacerebbe di
più parlarvi in spagnolo, è la mia lingua attuale, però
approfitterò dell'occasione di parlare in italiano, benché molti
termini non me li ricordo bene. Prima di dare la mia testimonianza vorrei riflettere un poco su Nicodemo, nel capitolo 3 del Vangelo di san Giovanni. Tutti conosciamo questo... chi era Nicodemo e chi è Gesù. Tutti sapete chi è Gesù, no? Chi è Gesù per voi, personalmente! Molti dicono: si, io lo conosco come una persona della storia... molti come un leader religioso... altri per un martire... ma chi è per noi? La risposta dovete darla voi questa mattina. Se è solamente quella persona che... ricorriamo a Lui quando abbiamo bisogno? Oh, Lui è tutto per noi. Prima dell'aspirina, prima del medico, prima dei nostri amici... Lui deve essere al primo posto. Quando Lui è al primo posto, allora abbiamo la certezza che quando noi eleviamo la nostra preghiera a Lui, Lui certamente ci ascolta. Per questo molte volte non riceviamo la risposta dal cielo, perché noi non siamo disponibili a Lui. Abbiamo il novantanove per cento tutto a nostra disposizione, però per il Signore solo l'uno per cento. Che il Signore ci aiuti in questo. Io sono giunto
al Signore nelle stesse circostanze di Nicodemo. Mi trovavo nella stessa posizione.
Ero un buon religioso, però senza pace nel mio cuore. Avevo bisogno di
un incontro con il Signore. E certamente l'ho cercato con tutte le mie forze,
come Nicodemo Lo cercava con tutte le sue forze. Voleva avere una risposta in
Dio, e la risposta in Dio l'abbiamo solamente quando abbiamo una relazione diretta
con Lui. E questo è importante nella nostra vita. Non per quello che ci
dicono gli altri, ma per una esperienza personale. Nicodemo voleva questa esperienza,
un po' a comodo suo, però il Signore ha cambiato tutto il panorama dopo.
Nicodemo non riusciva a capire che doveva nascere di nuovo. Molti non capiscono
questo termine; anche nelle nostre chiese, succede molte volte questo. Siamo buoni
religiosi, però non c'è un cambiamento, non c'è la nuova
nascita, non c'è una trasformazione. Nicodemo forse voleva seguirLo nello
stesso stato religioso, non poteva concepire che doveva nascere di nuovo. Lui
prese un argomento umano, e argomenti ce ne sono molti. Se voi parlate coi Testimoni
di Geova, hanno molti argomenti. Parlate con i Mormoni, hanno molti argomenti.
Tutte le religioni hanno i loro argomenti. Mi trovavo in Terra Santa i giorni
scorsi, ho avuto contatto tanto con gli Ebrei che con i Musulmani, e loro hanno
tanti argomenti. Però i loro argomenti finiscono sempre lì. Però
il Signore va ancora più in là... il cambio, la trasformazione...
e Gesù voleva portare Nicodemo a questo punto. Non poteva capirlo; umanamente
non lo possiamo capire, il potere di Dio che interviene nella nostra vita. Allora
sì, incominciano a cambiare le cose. Io sono nato nel
nord Italia. Non vi dico l'età... (risate generali)... no, cinquantaquattro...
ero il più piccolo di sette figli. Gli altri due furono allevati perché
erano orfani. Quando sono nato mia mamma era abbastanza anziana già...
e i dottori hanno detto che era impossibile che potevo nascere. Però mia
mamma era una sincera cattolica... più che cattolica, era cristiana...
e disse al Signore questa preghiera: Signore, se questo figlio giunge al mondo,
io vorrei che lui ti possa servire... questo non era il pensiero di mio padre,
perché nella famiglia c'erano molti religiosi, e perciò mio padre
era stanco di vedere tutte quelle sottane che entravano e uscivano dalla casa...
(risate). Mai più aspettava un figlio che fosse un sacerdote. Sono cresciuto in un ambiente sereno, però da piccolo incominciai a ascoltare la voce di Dio che mi chiamava. Desideravo con tutto il mio cuore servirLo. Tutto quello che avevo a mia disposizione era la religione. Però avevo fame delle cose di Dio. Incominciai a crescere in quell'ambiente. All'età di dieci anni, partii dalla casa per rinchiudermi in un seminario. Mio padre non voleva, però sono scappato dalla casa. E mi ricordo che avevo bisogno di parecchie cose, mia sorella si stava per sposare, e ha dovuto tagliare le sue lenzuola... in mille modi mi hanno aiutato per entrare in seminario. All'età di 15 anni ho ricevuto gli abiti religiosi. Mi sentivo molto felice, perché non conoscevo il mondo, non conoscevo il peccato ancora, e non conoscevo profondamente quello che era la mia religione! Vivevo una vita artificiale. Dal nord Italia mi mandarono a studiare a Roma. Io desideravo giungere a quella città. Avevano detto che era la città eterna, la città santa. Io desideravo giungere in quel posto. Benché dopo qualche anno ho dovuto scappare da Roma. E' la città pagana, la città idolatra, la città della menzogna. Però quando sono giunto là avevo questo panorama davanti a me. E incominciai a crescere negli studi, però ho incominciato a sentire che c'era qualcosa che mi faceva essere triste: sentivo un vuoto dentro di me. Allora incominciai a pregare di più, incominciai a rinnovare le mie devozioni, incominciai a approfondire la religione. Però, più facevo tutte quelle pratiche religiose, più mi sentivo vuoto. Mi accorsi che non avevo la pace. Mi accorsi che il carico dei miei peccati era ancora su di me, benché mi confessavo tutti i giorni. Allora giunsi a una tremenda realtà. Non sapevo cosa fare, non volevo parlarne nemmeno con i miei superiori. Però un giorno mi decisi ad andare a loro, e feci loro qualche domanda. Allora mi dissero: "Devi recitare cinquanta Ave Maria, devi recitare cento Padre Nostro". Però finivo, e mi trovavo sempre peggio. E: "Devi leggere la vita di quel santo". Molte volte non andavo in vacanza per leggere le biografie dei santi, per vedere se loro avevano trovato la risposta nella loro vita. Però la triste realtà al finale di quella biografia, mi trovavo nelle stesse condizioni di quel santo. E quelli avevano la stessa condizione mia! Mai trovarono la risposta ai loro problemi. E questo mi rendeva ancora più triste. Non sapevo cosa fare. Giunsi al Vaticano.
Era la prima volta che vedevo il papa. In quel tempo era papa Pio XII. Io ho detto: certamente quando il papa
passa davanti a me, la sua benedizione giungerà al mio cuore, e mi aiuterà
a uscire da questa situazione. Vi sto parlando
del 1950. Era l'anno santo. Ogni 25 anni c'è un anno santo... per me son
tutti gli anni santi, tutti i giorni! Alleluia! Perché la presenza del
Signore è con noi. E questo è importante. Quando un pastore chiese
a uno dei papi ultimi, e gli disse così: "Quante volte nella sua vita
ha sentito la presenza del Signore?", ha detto: "Due volte: quando sono
stato consacrato sacerdote, e quando mi hanno fatto papa". Che miserabile.
Se io non sento la presenza del Signore nel giorno, mi sento morire! Ed è
così per la vita di un cristiano, se non c'è la presenza di Dio
non siamo niente! Siamo morti! Non c'è vita! Perché Lui è
la vita! Quando mi trovavo
in quella grande chiesa, era piena di gente, e Pio XII non veniva camminando,
era portato da 12 principi, e lui era seduto nel suo trono, e sulla sua testa
c'era la tiara. Sono 3 corone la tiara. La classica, la tiara classica, voi sapete
quanto pesa? Pesava 15 chili! Argento, oro e pietre preziose. Certo, lui muoveva
la testa dentro perché era agganciata nella sedia! Se no sarebbe rimasto
schiacciato. Però grazie al Signore che le tiare dei papi restano nel museo
vaticano, ma noi abbiamo la corona incorruttibile di gloria, che né il
fuoco, né i ladri, la possono rubare. Alleluia. E allora avevo la mia mano bene in alto, e aspettavo quella benedizione. Però quando il papa è venuto vicino, la mia mano non era più in alto. Già l'avevo abbassata, perché avevo visto quel contrasto. Cristo coronato di spine, e un uomo caricato di oro e argento. E venne dentro di me una tristezza grande. Incominciai a piangere. Corsi al seminario, e il mio superiore mi chiese: "Hai avuto quell'esperienza che tu cercavi?" Io ho detto: "Non ho avuto niente". Chiesi: "Perché? Perché tutte queste cose?" Allora dice: "Eh, è necessario. Dobbiamo gradire attraverso queste cose." E' per questo che dopo molte volte la celebrazione della messa, io restavo seduto lì nel banco, e molte volte piangevo senza sapere perché. E dicevo: "Signore, se ti sto servendo qui, perché non ti sento? Perché non ho nessuna esperienza dentro di me?". E non avevo nessuna spiegazione. Andai a confessarmi, e dissi al mio confessore: "Io vorrei che in questo momento io possa sentire il perdono dei miei peccati. Possa sentire la pace che lei mi sta offrendo". Perché dopo la confessione lui mi diceva sempre "và in pace e non peccare più". Però non arrivavo alla porta della chiesa che già non avevo più la pace, e sentivo ancora il peso dei miei peccati. Però mi presi da lui quel giorno, e gli dissi: "Datemi questa pace che voi mi offrite. Datemi il perdono dei miei peccati". E allora tristemente lui guardò la terra, abbassò i suoi occhi, e mi disse così: "Non posso dare quello che io non ho". Io credevo che ero l'unica persona che viveva in quella condizione. Però vedevo che anche il mio superiore stava nelle stesse condizioni. E mi disse, "vai dal vescovo, forse lui ti può aiutare". E chiesi al vescovo se lui aveva la pace. Lui disse "si, ho pace dentro di me". Ma forse aveva pace nella sua tasca. Ho insistito a lui, e allora tristemente anche lui non mi ha potuto guardare in viso; anche lui era nella stessa condizione. Quando uno di questi papi stava per morire, un pastore evangelico gli chiese se lui aveva la certezza della sua salvezza. Allora il papa rispose così: "Non ho nessuna certezza della mia salvezza, però sono certo che vado al purgatorio. Però ho seicento milioni di cattolici che pregheranno per me, e io non passerò molto tempo dentro lì". Però gloria al Signore, noi abbiamo la certezza della nostra salvezza! Quando Lui ci chiamerà, andremo alla casa del Padre! La riteniamo la nostra casa, dove Lui ci aspetta. E questo è molto importante, quello che Nicodemo non capiva, e quello che i religiosi non possono capire. Allora, mi sentivo disperato, avevo finito i miei studi di filosofia. Invece di avvicinarmi a Dio mi avevano allontanato ancora di più! Incominciai gli studi di teologia... peggio ancora! Avevamo non so quante ore di teologia dogmatica di studio ogni settimana, però una sola ora alla settimana di studi della Bibbia. E solamente qualche parte della Bibbia, quello che ci conveniva... Allora presi una
decisione: se qui a Roma non trovo quello che la mia anima cerca... mi hanno consigliato
anche altri, "devi chiuderti in un monastero; là, attraverso le penitenze
potrai trovare la pace". Allora ritornai al nord Italia, in un paese che
si chiama Lovere, è provincia di Bergamo, su una montagna c'è un
monastero. Entrai in quel monastero. Quando bussai a quella porta, venne un monaco
a ricevermi. Aveva una barba lunga e aveva un cappuccio in testa. Nemmeno mi ha
guardato in faccia, e mi disse bruscamente: "Cosa cerchi?". Io ho detto:
"Vengo a cercare la pace, la serenità". Certamente c'era la pace
in quel posto. La pace esteriore, che nemmeno i passeri andavano lì, perché
era così triste quel posto! (ride) Però, mi dissero,
"se tu resisti", perché io ero magrolino, "puoi rimanere". E mi diedero due
cose nelle mie mani: la disciplina e il cilicio. La disciplina è una catenella,
finisce in sette catenelle... tre volte al giorno la usavamo, e la pelle diventava
sempre più sensibile, perché lo stesso abito che usavamo sfregava
sul corpo, era un continuo dolore, anche la pelle era molto sensibile. E quando
c'era una tormenta dentro di me, io usavo la disciplina, mi chiudevo nella mia
cella, e molte volte fino a essere bagnato di sangue, cercando la risposta nel
mio cuore. Un'altra cosa che mi dava fastidio era il cranio di un monaco morto... ci portavano all'ossario comune, perché i monaci quando morivano erano sepolti nella sabbia, senza mura. Allora poco tempo dopo restava lo scheletro pulito, ed erano portati in un solo posto. Quando i monaci entravano nel monastero, dovevano scegliere un cranio, e uno doveva portarlo sul tavolino dove studiava. E io avevo una paura tremenda! (ride) Principalmente di notte... dovevo coprirlo con uno straccio perché mi spaventava! E peggio ancora, non avevamo la luce elettrica dentro nella cella, e la paura era ancora più grande... Quando mi trovavo nel monastero è morto mio padre anche. Solamente ci avvisavano così: "pregate perché il papà di uno di voi è morto". Uno si chiedeva: sarà mio padre, sarà mio padre? E questo era tremendo. Però l'ho saputo dopo, che fu mio padre che era morto. Ero a pochi chilometri dal mio paese. Lui mi chiamò fino all'ultimo momento. Però non mi hanno permesso di giungere là. Benché la legge di Dio dice "onora tuo padre e tua madre", la religione dice di odiare mio padre e mia madre. Veramente c'era già un odio tremendo dentro di me.
Mi preparai per
andare in Argentina. E lo stesso giorno che partii per l'Argentina, non avevo
i soldi sufficienti per pagare il mio biglietto della nave. Però avevo
fiducia che il Signore mi aiutava. Mia mamma mi disse, "io sono contento
che tu vada, se è per il bene della tua anima". Mi dispiaceva lasciarla
sola. Però quella stessa mattina venne una donna e mi portò un libro,
e dentro c'era una busta e c'erano i soldi che avevo bisogno per pagare il mio
biglietto. Mi mancava 30.000 lire, e lì c'erano 30.000 lire. Nessuno lo
sapeva. Uno solo, Colui che mi stava chiamando. Allora partii contento per l'Argentina.
E per due anni ho lavorato come missionario cattolico in Argentina. Però un giorno, ritornavo a una piccola chiesetta che c'è su una montagna... ritornavo a quella cappella. Io andavo tutti i giorni là. Sapevo che non trovavo niente, però dovevo dare il buon esempio. Però a metà strada, giusto dove noi oggi abbiamo la nostra missione centrale, mi trovai con un Indios, e allora mi venne incontro e mi salutò. Lui era molto sorridente, io avevo una faccia triste e severa. Ero sempre arrabbiato, avevo un carattere tremendo. Il Signore deve cambiare anche il nostro carattere. Deve cambiare anche il nostro carattere. Deve cambiare il nostro carattere! E questo è parte nella nuova nascita! Alleluia. E quando venne
a salutarmi, io non lo conoscevo, però mi disse: "Che cerca in quel
posto?". Mi vergognavo a rispondere; sapevo che non trovavo niente. Però
lui mi disse così... il testo della Bibbia: "Perché cercate
fra i morti Colui che vive?". E però voleva dirmi questo: che cerchi
in quel posto, perché cerchi fra le cose morte Colui che vive? Però giunse
la sera, il 24 giugno del 1961... è inverno nella Patagonia, stava nevicando.
Alzai la mia sottana, era scuro di notte, e cominciai a correre, e come Nicodemo
giunsi di notte, di nascosto, avevo paura che gli altri mi vedessero. Entrai in
quella piccola chiesa, non c'era luce elettrica, non c'era nemmeno pavimento,
era terra, però c'era un piccolo gruppo di cristiani che pregavano. Io
incominciai a ascoltare quelle preghiere. Tutto era nuovo per me. Io dicevo, "Che
belle preghiere. Dove saranno scritte?" (ride). Volevo cercarle nel
mio libro. Ero abituato a ripetere quello che gli altri hanno scritto. Quando
hanno finito di pregare, il Signore mi diede la prima lezione. Tornai alla chiesa
cattolica, e per molti mesi celebravo messa nella chiesa cattolica, però
andavo anche al culto evangelico. A prima vista sembrava che dovevo cambiare religione.
Però la cosa non era così. Dovevo arrendere il mio cuore al Signore.
Mi sentivo felice quando ero lì al culto; però avevo i miei obblighi
nella chiesa romana. Però il 31 ottobre dell'anno '61, come questa domenica
è il compleanno della mia nascita (applaudono)... io mi trovai davanti
alla chiesa cattolica, erano le cinque del pomeriggio. Allo stesso tempo i fratelli
[evangelici] lodavano il Signore nella chiesa. Non fu facile per me; la polizia mi buttò fuori dalla città lo stesso giorno, e ho dovuto camminare quasi 100 chilometri, alla frontiera con il Cile, sotto un albero, quella fu la mia prima chiesa, la mia prima casa, la mia prima congregazione, perché non avevo niente materialmente parlando, però avevo tutto, e da quell'istante la presenza e la gloria del Signore è stata sulla mia vita. Adesso già abbiamo 18 posti dove predichiamo la parola del Signore. Abbiamo comunità di 600-800 membri. Il Signore veramente ci sta aiutando. In molti paesi dove c'era la chiesa cattolica, sono andati via. Parlo dell'ultima
missione soltanto, cercherò di essere breve, qualche minuto solamente. Non fu facile. Sono stato avvelenato due volte, ma il Signore mi ha liberato. Un'altra volta sono stato pugnalato, ho perso molto sangue, mi trovavo in un posto lontano del paese. Non ho denunciato quella persona, era un cattolico che era stato un alunno mio quando ero prete, ma lui non poteva capire perché avevo abbandonato la chiesa romana. Però lo affidai nelle mani del Signore. Dopo qualche anno dovevo costruire la cappella d'Eschel, che è grande, 11 per 42, però non avevo i mattoni, avevo bisogno di venticinquemila mattoni per costruire, e non avevo un soldo in tasca. Allora quella persona passò con il suo camion davanti a noi, e si fermò, e mi chiese cosa pensavo di fare. Io ho detto "voglio costruire un edificio, una chiesa". Lui dice: "hai i mattoni?" "No". "Hai i soldi per pagarli?" "No, non li ho nemmeno" (ride). E non mi disse niente più. Io andai a visitare un'altra missione, e quando tornai c'erano i venticinquemila mattoni lì! Quell'uomo costruiva i mattoni, li fabbricava, e donò quei venticinquemila mattoni. Il Signore veramente ha guadagnato il suo cuore. Il Signore è buono. Pregate per questo. Noi in Patagonia abbiamo avuto il 3000% di inflazione quest'anno. Ci sono operai che guadagnano 25 dollari al mese, ed è un'opera in crescita, e adesso abbiamo cinque cappelle in costruzione. Stiamo per costruire una scuola dove insegniamo a lavorare e prepararsi nella Bibbia. Vengono dai campi, non sanno fare nessun lavoro, l'unico è andare a cavallo. Vi invitiamo alla Patagonia, affinché potete aiutarci nell'opera del Signore. La domenica devo fare quasi 600 chilometri. Lascio un gruppo in un paese, un altro in un altro paese, vado a celebrare il culto in un paese dove ci sono parecchie comunità, e torno verso sera per celebrare il culto nella mia comunità. Le strade sono molto difficili, molte volte dobbiamo attraversare anche dei fiumi. Prima lo facevo a piedi, quando non avevo la macchina... in pieno inverno, con l'acqua fino alla cintura. Con neve ai lati del fiume, però con il desiderio di predicare la parola di Dio. L'ambiente della Patagonia è un posto molto inospitale, per il vento forte, per le grandi distanze... sono 3000 chilometri di lungo, e quasi tutto deserto; ci sono parecchi villaggi, di pastori, di caprai, però con desiderio di conoscere la parola del Signore. Aiutateci nella vostra preghiera, e ricordatevi ogni tanto di noi. E se desiderate
venire a trovarci, venite nell'estate là, in dicembre, gennaio, febbraio
e marzo, sono i mesi tollerabili. Però in febbraio abbiamo il congresso
dei giovani; sono centinaia e centinaia di giovani, che si riuniscono lì
all'aria aperta in un bosco nella Cordigliera delle Ande, un posto molto bello
per ricevere il consiglio della parola del Signore. La prima settimana di marzo
abbiamo il nostro raduno, vengono tutti i nostri fratelli, e tutti quelli che
servono il Signore; abbiamo fatto abbastanza letti, benché ci mancano parecchi
materassi ancora (ride). Se voi volete donare un materasso verrebbe bene.
Costa 25 dollari un materasso là; un sacco di farina costa quasi 15
dollari adesso. Pregate affinché il Signore ci possa aiutare. Siete
benvenuti alla Patagonia. Io vorrei pregare
per qualche persona questa mattina. Il Signore vuole cambiare totalmente la tua
vita. Ci sono cose ancora che legano la tua vita, benché sei religioso,
protestante o cattolico, però hai bisogno della persona di Cristo. E le cose
che tu mai hai potuto superare, il Signore è qui per aiutarti. Io vorrei pregare
per te. Se tu lo desideri, che io preghi per te, alza la mano. Amen. Gloria al Signore.
La comunità preghi con me adesso. Alleluia, Dio è fedele. Benedetto il nome del Signore.
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