Testimonianze
di ex tossicodipendenti e alcolizzati
TESTIMONIANZA DI
UN EX TOSSICODIPENDENTE
Mi chiamo Beppe, e
sono nato a Cremona in una famiglia di sani principi, dove mi hanno insegnava
a frequentare buone amicizie ed essere educato con le persone che mi stavano vicino.
Fino all'età di tredici anni sono stato sempre ubbidiente, ascoltando i
consigli dei miei genitori. All'età di quattordici anni con alcuni amici
cominciai a frequentare l'ambiente delle discoteche, a bere e quasi sempre dopo
queste uscite quasi sempre tornavo a casa alle due o alle tre del mattino, ubriaco
e sconvolto. Nello stesso tempo lavoravo in un panificio dove conobbi altri ragazzi
con i quali cominciai a fumare marijuana e per molti anni sono andato avanti così,
bevendo e fumando. I miei genitori non sapevano nulla perché mi nascondevo
il più possibile e non mi aprivo mai con loro.
Nel 1974, il grande salto, con alcuni amici cominciammo a fare uso di eroina.
Ricordo ancora la prima dose che mi fu presentata, eravamo in un giardino, e un
mio amico sciolse la roba nel cucchiaino. Ricordo ancora le sue parole mentre
mi chiedeva di porgergli il braccio. Era la prima volta che mi bucavo e avevo
meno di 17 anni. Cominciai così a cercare soldi in casa mia per procurarmi
l'eroina. Mio padre ben presto venne a sapere che facevo parte di un gruppo di
ragazzi che giravano insieme per andare a rubare. Così un giorno venne
da me e mi disse: "È vero che tu fai uso di eroina?" Io cercai
in tutte le maniere di negare l'evidenza perché avevo paura di mio padre
e gli raccontavo un sacco di frottole, fino a che un giorno venne verso di me,
mi alzò le maniche della camicia, e vide le mie braccia segnate dalle siringhe
che usavo. Mi pose delle condizioni: se volevo continuare a vivere in casa dovevo
smettere di bucarmi, altrimenti avrei dovuto prendere la mia strada. Decisi di
lasciare la mia casa e andai a vivere con un mio amico che al tempo spacciava
droga.
Era una casa dove c'era un via vai di tossicodipendenti che veniva sia per comprare
che per bucarsi. Mi inoltrai in quella strada che non abbandonai se non dopo 10
anni, facendo cose assurde, continuando a rubare e finendo anche in carcere. Lì
dentro avevo molto tempo e cominciai a riflettere domandami che cosa stavo facendo
della mia vita, il dispiacere provocato ai miei genitori, ecc... Ma neanche questo
riusciva a fermarmi, continuavo ad usare eroina nonostante tutto, arrivai fino
al punto di raccogliere siringhe per la strada, ero completamente stravolto e
un giorno mi trovai mezzo morto, buttato sopra un marciapiede. Ricordo ancora
quando venne l'ambulanza a prendermi, per portarmi in ospedale, pensai: "questa
volta muoio". Quando mi risvegliai mi arrabbiai con gli infermieri dicendo:
"Ma cosa mi avete fatto, io stavo così bene dove mi trovavo".
Mi avevano tolto lo sballo e mi avevano rimesso in sesto. Cominciai a gridare
e a battere i pugni sul tavolo. Scappai dall'ospedale e tornai per la strada,
la mattina seguente ero di nuovo in cerca di eroina. Alle volte non mangiavo per
due giorni, ero così legato e immerso nella droga che arrivai a pesare
45 chili, ogni giorno dovevo recuperare dalle 200 alle 300 mila lire per soddisfare
il mio bisogno. Per 10 anni questo è stato il mio incubo.
Mio padre diverse
volte ha cercato di venirmi incontro, e una volta mi portò in ospedale
per farmi disintossicare, ma quando uscivo tornavo a fare quello che facevo prima,
e pensavo che ormai quella fosse la mia vita. Un giorno, mi trovavo in un giardino
di Milano ed ero seduto su una panchina pensando a come potevo far soldi, perché
stavo male e avevo bisogno della mia dose giornaliera. Due ragazzi si avvicinarono
a me e mi invitarono ad andare con loro in una comunità. Io dissi loro
che avevo ormai provato con ogni mezzo ad uscirne, ma niente aveva potuto aiutarmi.
Poi decisi di di seguire il consiglio, quando arrivai vidi dei ragazzi che avevano
fatto la mia stessa esperienza e mi raccontarono cose meravigliose di come erano
stati trasformati e perdonati da ogni peccato. Il responsabile della comunità
mi disse che Gesù avrebbe potuto cambiare anche la mia vita, mi disse che
c'era speranza anche per me e da quella sera stessa decisi di andare a vivere
in questa comunità, che attualmente sta aiutando molti giovani. Una sera,
proprio in questa comunità, gridai a Dio chiedendogli di perdonarmi i miei
peccati, e Dio lo fece, dandomi la gioia di vivere. Ora io posso affermare che
Dio è fedele perché mi conduce avanti superando ogni difficoltà.
Dio è potente, può veramente cambiare il cuore dell'uomo.
Forse questa soluzione
ti sembrerà semplicistica e inadeguata ma è l'unica strada per uscire
fuori dalla morsa della droga.
TESTIMONIANZA DI UN EX TOSSICODIPENDENTE
Sono l'ultimo di otto
fratelli. Mia mamma si ammalò di un forte esaurimento nervoso mentre io
ancora mi agitavo nel suo grembo. Quando nacqui, non era già più
nelle condizioni di prendersi cura di me, così lo fece mia sorella più
grande. Ma quando partì per l'America, dopo aver preso marito, per me era
ancora troppo presto. Avevo solo 11 anni ed ero bramoso di affetto materno. Mi
sentii abbandonato e terribilmente insicuro, mi parve che il mondo con tutto il
suo peso gravasse sulle mie spalle ancora troppa gracili. Mi sentivo schiacciato.
Un profondo senso di ribellione contro tutti e contro tutto cominciò ad
albergare nel mio cuore. Non davo ascolto a mio padre e più lui cercava
di correggermi, più reagivo con forza. C'era in me un fuoco di risentimento
verso la vita che mi induceva a fare tutto il contrario di ogni cosa giusta.
Avevo solo 15 anni quando divenni capo di una banda di ragazzini del mio quartiere.
Facevamo molte bravate e ce ne vantavamo. Poi venne la stagione delle discoteche,
delle ragazze, del sesso e dell'alcol, tanto. Mi ubriacavo spesso.
Immancabile giunse l'appuntamento con la droga: dapprima lo spinello, poi gli
allucinogeni e l'eroina. Il mio cervello era in frantumi almeno quanto la mia
anima. La cocaina, infine, distrusse quel poco che rimaneva della mia integrità
di uomo. L'odio per il mondo e per la vita era ormai divenuto odio contro me stesso.
In fondo non facevo altro che distruggermi, dose dopo dose, buco dopo buco. Ma
cercavo ancora, seppure in maniera maldestra, di mascherare il disastro che ero
divenuto. Giorno dopo giorno bruciavo la terra attorno a me. Credo di aver ingannato
tutti, amici, parenti, familiari e quindi cresceva a dismisura tutto intorno il
deserto. A questo punto la droga mi serviva per sentirmi in quello stato di torpore
che ti impedisce di pensare e di riconoscerti per quello che sei diventato, una
larva. Da fanciullo educato alla fede cristiana, ero divenuto un adoratore del
diavolo, di un dio che chiamavo Eroina. Ero a meno di un metro dall'inferno.
Oggi riconosco i grandi sforzi fatti da mio padre per aiutarmi, dissuadermi, correggermi,
amarmi. Ma a nulla valsero. Non so più in quante comunità terapeutiche
ho soggiornato e da quante sono scappato. Ero in un vicolo cieco. Non ero più
padrone di me. Più che l'alcol e la droga, il vero problema, comunque,
ero io stesso.
La droga aveva, nei lunghi anni di abuso, corroso ogni cosa. Non sapevo più
gioire e non sapevo più piangere. I momenti di lucidità erano talmente
insopportabili che diverse volte ho tentato il suicidio. Oggi so che qualcuno
mi proteggeva. Mi somministravo la morte a piccole dosi quotidiane, eppure ero
terrorizzato dalla morte. Diverse volte sono stato in coma per overdose.
Non saprei dire come, né saprei ripetere le parole, ma nel mio cuore doveva
esserci un grido soffocato di aiuto simile a una preghiera. "Ti prego, soccorrimi
Signore. Donami la pace e fammi provare quella gioia di vivere che mi é
sconosciuta!"
Dio rispose, e lo fece attraverso mio padre. Lui non aveva mai smesso di pregare
per me. Fu lui a propormi di entrare in una comunità di recupero che aveva
una forte enfasi di fede cristiana. "Papà portami pure in questo centro.
Per me soltanto Dio, se esiste, può fare qualcosa." Qui conobbi non
solo una comunità di ragazzi col mio stesso problema, ma anche una comunità
spirituale, di persone sinceramente convinte dell'aiuto di Dio. Ero attratto da
quella forte tensione spirituale ma non capivo fino in fondo da dove venisse.
Avevo fede, ma ero ancora incredulo. Qualcuno a cui mi rivolsi mi parlò
con semplicità e convinzione di Gesù. "Quello che non puoi
fare con le tue forze lo può Gesù per te!". Cominciai una lunga,
reiterata e ostinata preghiera. Volevo che Gesù operasse anche in me come
in quei ragazzi. Stentavo a credere che avrebbe potuto rimettere assieme i pezzi
della mia vita. Fu così, forse per la prima volta, che mi resi conto del
male che avevo fatto a tante altre persone. Molti avevano patito a causa mia.
Ma questo pensiero non mi distruggeva. La consapevolezza del peccato cresceva
di pari passo con quella della Grazia. Dio mi voleva bene. Non si era stancato
di me. Aveva continuato ad amarmi anche quando non mi amavo neppure io stesso.
È stato per la sua vicinanza se ho potuto sopportare la paralisi delle
crisi di astinenza. Lui, soltanto lui era capace di spegnere il fuoco che ardeva
nel mio corpo, che bruciava le vene mentre le ossa erano pesanti come il piombo.
Dio ha agito, certo, ma lo ha fatto attraverso molti di quei ragazzi che erano
passati per quella stessa angusta strada. Erano per me come una schiera di angeli
mandati a soccorrermi, giorno e notte.
La fede dei primi passi cominciò a diventare cammino quotidiano nella lettura
della Parola di Dio, nella preghiera personale. Così l'antica storia di
quel figlio, di cui narra la parabola, che parte per un lungo viaggio nel quale
si perde, acquistava per me un significato biografico. Dio era proprio quel padre
paziente e amorevole rimasto alla finestra ad aspettare il mio ritorno.
Da allora la presenza spirituale del Signore ha preso a medicare e curare le mie
piaghe. La lunga malattia dell'anima aveva lasciato ormai posto alla stagione
della convalescenza e della piena guarigione. Nessun medico e nessuno psichiatra
aveva potuto affrancarmi da quei 22 anni di vita dissoluta vissuta alla mercé
della droga. Il Signore l'ha fatto. L'ha potuto per mezzo del suo amore. L'ha
compiuto mettendo in me la fede. L'ha realizzato donandomi dei fratelli. Ed oggi
il più grande desiderio che ho nel cuore é quello di sapermi nelle
sue mani uno strumento di aiuto per tanti altri ragazzi come me. Il mio desiderio
è quello di vederli un giorno liberi dalla droga vivendo una vita con la
pace, la gioia e l'amore di Dio che si può ottenere solo attraverso Suo
Figlio Gesù.
TESTIMONIANZA DI UNA EX TOSSICODIPENDENTE E ALCOLIZZATA
L'influenza dell'hard-rock
unitamente a tutte le esperienze vissute a partire dalla mia infanzia avevano
terribilmente indurito il mio cuore. La dipendenza dall'alcool e dalla droga era
soltanto la punta dell'iceberg; ma le situazioni in cui mi cacciavo per procurarmeli
e le cose che facevo sotto il loro effetto erano una vera tragedia. So di aver
sfiorato la morte diverse volte.
Ma non è
stato sempre così, anzi... Quelli che mi conoscono dicono che sono stata
l'incubo peggiore che possa capitare a dei genitori. All'età di 12 anni
mi sono unita ad un gruppo chiamato "Hoods". Tra i 12 e i 21 anni ero
quasi perennemente "in viaggio" grazie a due espedienti: l'alcool e
la droga.
Una sera, i miei
amici devono aver creduto che fossi sul punto di andarmene; così vollero
sbarazzarsi di me prima che morissi in casa loro, decidendo di abbandonarmi, mentre
non ero cosciente, in una casa disabitata. Nelle vicinanze c'era solo un'altra
casupola, dove abitava una donna sola, una credente. Ad un certo punto, Dio la
condusse in cucina per prendere un bicchiere d'acqua; attraverso la finestra,
la donna vide fermarsi un'auto e tre uomini trascinare una ragazza dentro la casa
disabitata, per andarsene poi a tutta birra. Immediatamente, avvertì la
polizia. All'ospedale i medici dissero che se mi avessero trovata anche solo un
quarto d'ora dopo sarei morta. A 15 anni sono scampata dal trascorrere l'eternità
all'inferno... per una manciata di minuti.
Mi misero in una
comunità di recupero per un anno, poi, respinta dai miei, iniziai a lavorare
in un bar per sette sere a settimana per pagare l'affitto. Alla fine degli studi
superiori decisi di iscrivermi all'università, perché non volevo
certo finire i miei giorni come cameriera. Una mattina, mentre andavo a lezione,
vidi alcuni uomini che da dietro un tavolo distribuivano dei libricini blu agli
studenti. Uno di loro me ne diede uno. Quando vidi che si trattava di un Nuovo
Testamento rimasi scioccata e lo buttai in fondo al mio armadio, decisa a non
leggerlo per nessun motivo. Perché non l'ho subito gettato nell'immondizia?
Non lo so...
Poco tempo dopo
mi accorsi di essere incinta. Tutti pensavano che abortissi ma, visto che non
facevo mai quello che gli altri si aspettavano da me, decisi di tenere il bambino.
Così mi ritrovai all'università, sola, incinta, alcolizzata e drogata.
Avevo comprato molti libri che avrebbero dovuto aiutarmi ad uscire dai miei guai,
ma non vi trovai niente di niente. Non sapendo più che "pesci prendere"
andai a cercare il piccolo Nuovo Testamento e mi misi a leggere.
Non sapevo molto
di Gesù, e nemmeno della Bibbia. Iniziai a leggere il vangelo di Matteo,
poi quello di Marco. Fui sorpresa perché mi sembrò di ricominciare
la stessa storia. Quando iniziai il vangelo di Luca, ricominciai daccapo ancora
una volta! Se guardo al mio passato, posso vedere come ognuno dei vangeli ha posto
in me un fondamento ogni volta più solido.
Sapevo senza ombra
di dubbio che tutto quello che c'era scritto era vero. A poco a poco, Gesù
conquistò il mio cuore. Più andavo avanti nella lettura della Bibbia,
più essa mi dimostrava ciò che era bene e ciò che era male
e quanto Dio non sopportasse il peccato. A volte, smettevo di leggere perché
mi sembrava che ogni parola mi condannasse; poi, però, tornavo alla Bibbia
per soddisfare la mia sete di Dio. Nel maggio del 1981, mi laureai in informatica
e tornai a Badbush per partorire. Jasmina nacque il 12 Agosto 1981. Finalmente
avevo uno scopo nella vita. Un anno dopo, mi trasferii a Aberdeen, nel Dakota
del Sud. Di fronte a casa mia c'era un parco. Un giorno, mentre portavo a spasso
Jasmina, notai una piccola chiesa ed ebbi il desiderio di entrarvi. Mi sentii
subito ben accolta e decisi di tornarvi ogni domenica.
Imparai a conoscere
meglio il Signore Gesù, sia mediante la lettura della Bibbia sia attraverso
i messaggi del pastore. Desideravo rispondere all'appello per la conversione e
una domenica sera mi alzai per andare incontro a Gesù e riceverlo nel mio
cuore. Fu il giorno più bello della mia vita. Tutti i presenti si misero
dolcemente a cantare "Così qual sono, io vengo a Te". Rimasi
lì, in piedi, piangendo per il rimorso, per la gioia, per il sollievo.
Poi, dopo che il pastore ebbe pregato per me, tornai a casa con un cuore nuovo.
Per la prima volta, mi sentivo pulita, leggera, in pace con Dio e con me stessa.
Questo accadeva a Pasqua del 1983. Da quel momento in poi, la mia vita è
davvero cambiata. Tre anni più tardi, Dio ha reso la mia gioia completa:
un giovane della chiesa di Aberdeen mi ha chiesto di sposarlo. Ci siamo stabiliti
a Fruitdale; Steve e Mag si sono aggiunti alla famiglia.
Che dono prezioso
fu quel piccolo Nuovo Testamento! Mi ha guidata verso la salvezza e verso una
nuova vita. So che il mio passato è morto e che in Cristo sono una nuova
creatura.
TESTIMONIANZA DI UN EX TOSSICODIPENDENTE
(resa da un collaboratore dell'Associazione "Diaconia onlus", sezione
n.6 di Napoli, via B. Quaranta, 9/d, San Giovanni a Teduccio - NA)
Mi chiamo Armando,
ho 31 anni e circa 10 anni della mia vita li ho trascorsi nella sofferenza della
droga. La mia è stata un'infanzia difficile convivendo con i continui litigi
dei miei genitori e quando i miei decisero di separarsi il mio cuore venne colpito
da un dolore profondo. Crescendo provavo invidia verso i miei amici perchè
vedevo che avevano famiglie unite e desideravo averne una anch'io. Un giorno mia
mamma fu colpita da un guaio giudiziario e io dovetti andare a vivere con una
mia zia. In quello stesso periodo mio padre iniziò a bere ed entrò
nel tunnel dell'alcool. Questo era un altro dolore che si aggiungeva al mio stato
di sofferenza.
Man mano che crescevo, ormai ero un giovanotto, cresceva anche un senso di ribellione
in me e un senso di disprezzo verso la vita e verso i miei genitori, e tante volte
ho desiderato non esistere. Immancabilmente, frequentando la strada e la mia compagnia,
si presentò la droga. Avevo poco più di sedici anni e iniziai a
provare i primi spinelli e man mano che crescevo avevo in me il desiderio di andare
oltre. Iniziai a provare droghe diverse, come la cocaina, "trip" allucinogeni
e assumendo pasticche di extasy. Iniziai poi a frequentare varie discoteche di
Riccione e di altri posti, spacciando droga. Un giorno, avendola in mano, venne
in me il desiderio di provare l'eroina: è lì che iniziò la
vera sofferenza sia fisica che mentale e presi a bucarmi e ad isolarmi dal mondo.
Man mano che andavo avanti questa sostanza s'impradoniva sempre più della
mia vita. Questo è durato per circa dieci anni e ormai mi ero rassegnato
che questa doveva essere la mia vita e la mia fine. Io stesso non avrei scommesso
una lira su di me e senza la dose quotidiana ero incapace pure di camminare.
Ho provato varie volte a smettere, persino riuscendoci per brevi periodi, ma in
quel tempo mi mancava la sostanza e c'era un vuoto in me incolmabile.
Un giorno, mentre ero nella mia stanza, nei miei viaggi verso l'inferno della
droga, mia mamma mi invitò ad andare a casa di mia zia perchè li
c'erano delle persone che pregavano. Accettai di malavoglia ma poi, a casa di
mia zia incontrai queste persone che mi parlavano di Gesù come un vivente
che mi poteva liberare dal mio stato pietoso. Così fecero per me una semplice
preghiera e uno di loro mi regalò pure una Bibbia. In quei momenti sentii
l'amore che queste persone avevano e il loro peso per il mio problema. Anche in
me avvenne qualcosa che non so spiegare e scendendo da quellappartamento
non vedevo l'ora di arrivare a casa mia. Non so cosa mi stava succedendo ma appena
arrivato nella mia stanza presi l'altra droga che mi era rimasta e la scaraventai
con tutta la mia rabbia dalla finestra. Poi mi inginocchiai e chiesi a Dio di
liberarmi da quel laccio che mi teneva legato. La mattina seguente già
mi svegliai diverso e veramente sentivo la presenza di Dio su di me e man mano
che i giorni passavano iniziai a disprezzare la droga e la persona che ero stato.
Sono trascorsi diciotto mesi da quando ho smesso e sono veramente grato a Dio
perchè la Sua presenza è sempre più tangibile nella mia vita.
Oltre a essere stato liberato dalla droga, la mia vita è in pace con Dio
e verso il prossimo. Non ho più confusione nella mente, il mio punto di
riferimento è Cristo Gesù ed ogni mio problema lo metto davanti
a Lui.
Posso veramente dire che mi sento rinato e sono circondato da persone che mi amano
e mi stimano. Frequento anche una chiesa cristiana evangelica e il Signore ha
messo nel mio cuore la compassione per i disadattati, infatti sono collaboratore
di un'associazione, "progetto Kades", per il recupero degli emarginati.
Sono grato a Dio per tutto ciò.
TESTIMONIANZA DI UN EX TOSSICODIPENDENTE
Ero un giovane come
tanti altri, mi piaceva provare nuove cose perché pensavo "la vita
è provare, toccare, assaggiare... a che serve la vita senza avere un po'
di divertimento, senza avere nuove esperienze, senza provare nuove cose".
Così mi ricordo che poco alla volta ho iniziato a fumare la prima sigaretta...
mi piaceva andare in discoteca, ascoltare musica, mi piaceva andare ad ascoltare
dei concerti di musica rock... e sapete, in quell'ambiente sei un po' trascinato
verso delle cose, anche se magari non lo vuoi fare, ne sei preso, trascinato.
E così mi ricordo la prima volta ho iniziato a fumare spinello, hashish...
e poco alla volta ho iniziato a provare eroina, ho iniziato a bucarmi, a drogarmi.
La prima volta che provai la droga mi dicevo "com'è bello... come
mai tante persone non provano la droga?", perché mi dava una sensazione
così bella, mi sembrava di essere in paradiso. E dicevo "mi voglio
divertire, perché la vita è divertirsi, la vita è provare
cose".
Andando sempre più avanti, cominciai a rendermi conto che se non mi drogavo
stavo male, andavo in crisi d'astinenza. E così per molti anni mi sono
drogato, e molte volte cercavo di uscire dalla droga, però non ce la facevo.
La droga mi portò a fare delle cose stupide, anche se ero un "bravo
ragazzo" come si dice, iniziai a rubare per procurarmi droga, e qualche volta
anche a venderla.
La mia vita era distrutta, perché avevo 23 anni, e a causa della droga
ero andato anche in prigione, e molte volte stavo per morire. Però posso
ringraziare il Signore questa mattina perché Gesù mi ha liberato
dalla droga, e posso dire che Gesù è veramente il liberatore.
E così per la prima volta un mio amico mi ha parlato di Gesù. Però
la prima volta sentire parlare di Gesù per me era strano, perché
questo mio amico anche lui un tempo si drogava, ma a un certo punto lo vidi con
la Bibbia in mano, e mi diceva "Gesù mi ha liberato!". Io gli
dicevo "La droga ti ha fatto uscire di testa". Ma lui disse "No,
Gesù veramente mi ha liberato dalla droga! Io sono andato in una chiesa
evangelica, e ho sentito la presenza di Dio, ho sentito che Dio veramente mi ha
toccato". Io mi dicevo "Cos'è la presenza di Dio? che significa?",
mi facevo tante domande.
Così all'inizio lo prendevo in giro, mi mettevo a ridere; però una
volta lui mi disse "Vuoi venire con me stasera? vado in chiesa". E così
andai, e lì vidi tante persone che pregavano, lodavano Dio, alzavano le
loro mani... io dicevo "ma dov'è Dio? io non vedo niente, questi sono
pazzi". Però mi ricordo che in quella sera, durante la preghiera,
ero vicino al mio amico, e lui mise la mano sulle mie spalle e disse "Signore,
ti prego, aiutalo!". E per la prima volta io ho sentito la presenza di Dio,
non capivo cos'era, ma Dio mi parlò: "Tu hai 23 anni, sei distrutto,
che cos'hai fatto della tua vita?".
E posso dire che da quella sera in poi,
dopo un paio di settimane, Dio mi ha liberato dalla droga. Io ho visto quello
che gli uomini, la società, i dottori, gli ospedali non potevano fare per
me, Dio l'ha fatto. Nemmeno la prigione aveva potuto liberarmi dalla droga; mi
ricordo che quando ero in prigione i miei genitori mi venivano a trovare, e io
dicevo a mia mamma "Quando uscirò di qua, basta con la droga! Non
mi drogherò più!". Però poco tempo dopo
tornavo di nuovo nella droga, perché non era qualcosa solo della crisi
d'astinenza ma ero legato nel mio cuore. E posso dire questa mattina che Gesù
è potente da fare qualsiasi cosa. Forse tu hai lo stesso problema della
droga, non lo so, o forse hai altri problemi, Gesù è capace di liberarti!
Amen, Dio vi benedica.
Si vedano anche:
Associazione Diaconia (progetto Kades) - centro cristiano di ascolto per il recupero di tossicodipendenti ed etilisti (link)
Centro Remar - comunità cristiana per il recupero tossicodipendenti e disadattati (link)
Centro Kades (Adi) - comunità cristiana per il recupero dalla tossicodipendenza (link)
Teen Challenge - centro cristiano per il recupero dei tossicodipendenti (link)
Il Vangelo su questo sito
Qual è il messaggio del Vangelo?
Indirizzi utili:
Betel Italia - Centro cristiano per il recupero tossicodipendenti.
Offre un programma interno completamente gratuito, ingresso immediato, aperto
a chiunque, senza discriminazioni di sesso, razza o religione. Sedi a Genova e a Napoli. Telefono (numero verde) 800.288.622.