Il cammino cristiano




La tradizione cattolica

 

LA TRADIZIONE E I PADRI DELLA CHIESA

La chiesa cattolica romana, con il Concilio di Trento (XVI secolo) dichiarò che la rivelazione di Dio non è contenuta solo nella Bibbia, ma anche nella tradizione cattolica. Ancora oggi, la tradizione è il fondamento di gran parte della teologia e delle pratiche della chiesa romana.


Confronto tra il catechismo cattolico (CCC) e il Nuovo Testamento
 
Chiesa Cattolica Nuovo Testamento
«L'Economia cristiana, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica ... Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli» (CCC, che cita il Concilio Vaticano II). «Perché non vi scriviamo altre cose, se non quelle che potete leggere o comprendere ... Nel leggere questo, voi potete capire quale sia la mia intelligenza del mistero di Cristo ... Anche se un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto» (Paolo: 2 Corinzi 1,13; Efesini 3,4; Galati 1,8).
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Le "esplicitazioni" successive al Nuovo Testamento sono formulate nel corso dei secoli dalla Tradizione, cioè dalla «trasmissione viva» (orale e man mano scritta), che è «distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene ad essa strettamente legata». Così Dio continua a parlare ai credenti e li informa su tutta la verità. Tradizione e Sacra Scrittura «formano in certo qual modo una cosa sola» (CCC, sempre richiamando il Vaticano II). «La fede è stata trasmessa una volta per sempre ai santi» (Giuda v. 3). «Guardate che nessuno vi faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo, e non secondo Cristo» (Paolo: Colossesi 2,8). «Invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini ... annullando così la Parola di Dio con la vostra tradizione, che voi avete tramandata» (Gesù: Marco 7,7-13).
Chiesa Cattolica Nuovo Testamento
Interpretare e gestire la Rivelazione scritturale e la Tradizione spetta solo al Magistero della Chiesa (ossia ai vescovi in comunione col "santo padre", cioè il pontefice): «Sacra Tradizione, Sacra Scrittura e Magistero della Chiesa ... sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono indipendentemente sussistere» (CCC; Vaticano II). Ma voi non fatevi chiamare maestro, perché uno solo è il vostro Maestro: il Cristo ... E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è vostro Padre, colui che è nei cieli. Né fatevi chiamare guida, perché una sola è la vostra Guida: il Cristo» (Gesù: Matteo 23,8-10).


Siccome la tradizione cattolico-romana non è sostenuta dalla Sacra Scrittura, vogliamo vedere quello che alcuni di quegli antichi scrittori che essa chiama "padri della Chiesa" hanno detto doversi fare a proposito di ciò che non può essere confermato dalla Bibbia, o che non fa parte della Scrittura e la contraddice.

  • Giustino Martire (morto nell'anno 165 dopo Cristo) disse: 'Non abbiamo alcun comandamento di Cristo che ci faccia obbligo di credere alle tradizioni e alle dottrine umane, ma soltanto a quelle che i beati profeti hanno promulgate e che Cristo stesso ha insegnate, ed io ho cura di riferire ogni cosa alle Scritture e chiedere ad esse i miei argomenti e le mie dimostrazioni' (Giustino Martire, Dialogo con Trifone);

  • Basilio (330-379 d.C.) disse: 'Rigettare alcuna cosa che si trova nelle Scritture, o ricevere alcune cose che non sono scritte, è un segno evidente d'infedeltà, è un atto di orgoglio... il fedele deve credere con pienezza di spirito tutte le cose che sono nelle Scritture senza togliere o aggiungere nulla' (Basilio, Lib. de Fid. - regul. moral. reg. 80);

  • Ambrogio (340 ca. - 397) disse: 'Chi ardirà parlare quando la Scrittura tace?... Noi nulla dobbiamo aggiungere al comando di Dio; se voi aggiungete o togliete alcuna cosa siete rei di prevaricazione' (Ambrogio, Lib. II de vocat. Gent. cap. 3 et lib. de parad. cap. 2).

  • Girolamo (347 ca. - 419-20 ca.) disse: 'Se voi volete chiarire le cose in dubbio, andate alla legge e alla testimonianza della Scrittura; fuori di lì siete nella notte dell'errore. Noi ammettiamo tutto ciò che è scritto, rigettiamo tutto ciò che non lo è. Le cose che si inventano sotto il nome di tradizione apostolica senza l'autorità della Scrittura sono colpite dalla spada di Dio' (Girolamo, In Isaiam, VII; In Agg., I; citato da Roberto Nisbet in op. cit., pag. 28).

  • Cipriano (200 ca. - 258) disse: 'Che orgoglio e che presunzione è l'uguagliare delle tradizioni umane alle ordinanze divine...!' (Cipriano, Epist. 71);

  • Tertulliano (160 ca. - 220 ca.) disse: 'Ci mostri la scuola di Ermogene che ciò ch'essa insegna sta scritto: se non è scritto, tremi in vista dell'anatema fulminato contro coloro che aggiungono alla Scrittura, o ne tolgono alcuna cosa' (Tertulliano, Contro Ermogene, cap. 22).

Leggendo queste dichiarazioni si deduce che gli stessi scrittori che la chiesa cattolica romana prende per sostenere le sue dottrine, erano contro tutte quelle dottrine e pratiche che non potevano essere dimostrate con le Scritture e che venivano fatte passare per tradizione apostolica.

Dunque la chiesa cattolica romana non si attiene completamente a quello che hanno detto i "padri", e non rigetta tutto ciò che non è scritto nelle Sacre Scritture. Essa da un lato dice che bisogna interpretare le Scritture per mezzo dei padri, e dall'altro afferma che bisogna accettare le tradizioni nella stessa maniera in cui si accetta la Scrittura (il concilio Vaticano II ha dichiarato infatti che la Scrittura e la tradizione "devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto" [Concilio Vaticano II, Sess. VIII, cap. II]), il che, come abbiamo visto, va apertamente contro il consenso dei padri.


Note:
"Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso così dalla nostra parola come dalla nostra lettera"
(2 Tessalonicesi 2:15).
La chiesa cattolica insegna che le tradizioni cui si riferisce questo verso sono le verità riguardanti la fede e la vita cristiana, che l'apostolo Paolo avrebbe ricevuto dalla Chiesa Cristiana primitiva e che a sua volta insegnava alle comunità.
Con ciò si cerca si sostenere la tradizione cattolica che, secondo la curia romana, è l'insegnamento degli apostoli trasmesso a voce ma non scritto.
In realtà Paolo non ricevette verità riguardanti la fede e la vita cristiana dalla Chiesa primitiva perché lui l'Evangelo non lo imparò da nessun uomo, ma lo ricevette per rivelazione di Gesù Cristo, dal giorno del suo incontro sulla via di Damasco in poi.
"Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è opera d'uomo; perché io stesso non l'ho ricevuto né l'ho imparato da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo.
Infatti voi avete udito quale sia stata la mia condotta nel passato, quand'ero nel giudaismo; come perseguitavo a oltranza la chiesa di Dio, e la devastavo; e mi distinguevo nel giudaismo più di molti coetanei tra i miei connazionali, perché ero estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri.
Ma Dio che m'aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunziassi fra gli stranieri."
(Galati 1:11-16)




RISPOSTE AI LETTORI


Domanda: Chi erano Iannè e Iambrè di cui parla l'apostolo Paolo? Perché i cattolici fanno riferimento ad essi per giustificare la loro tradizione?


Iannè e Iambrè (o Iannes e Iambres) erano due maghi egizi che si opposero a Mosè e di cui parla la tradizione ebraica.
Il fatto però che Paolo li citi non può in nessuna maniera giustificare o legittimare la tradizione della chiesa cattolica, perché Paolo non li cita per introdurre una pratica o una dottrina contraria all'insegnamento della Scrittura, ma solo per fare un paragone tra questi due antichi contrastatori della verità e coloro che contrastavano la verità ai suoi giorni.
Infatti, Paolo dice: "E come Iannè e Iambrè contrastarono a Mosè, così anche costoro contrastano alla verità: uomini corrotti di mente, riprovati quanto alla fede. Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti, come fu quella di quegli uomini" (2 Timoteo 3:8-9).
In altre parole, Paolo li cita per fare un esempio di uomini antichi che contrastarono alla Parola di Dio.

Bisogna ricordare che Paolo era un Ebreo secondo la carne, e precisamente un Fariseo, e queste cose le sapeva perché lui conosceva la tradizione dei padri. La tradizione ebraica però conteneva (e contiene tuttora) molti precetti d'uomini ed anche storie che voltano le spalle alla verità.
Gesù infatti riprese gli scribi e i Farisei proprio perché a causa della loro tradizione avevano annullato la Parola di Dio. Ecco quello che Egli disse loro: "Voi, lasciato il comandamento di Dio, state attaccati alla tradizione degli uomini. E diceva loro ancora: Come ben sapete annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra! Mosè infatti ha detto: Onora tuo padre e tua madre; e: Chi maledice padre o madre sia punito di morte; voi, invece, se uno dice a suo padre od a sua madre: Quello con cui potrei assisterti è Corban, (vale a dire, offerta a Dio), non gli permettete più di far cosa alcuna a pro di suo padre o di sua madre; annullando così la parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata. E di cose consimili ne fate tante!" (Marco 7:8-13).

Quindi, attenzione alla tradizione, non importa se è quella ebraica o quella cattolica romana. A proposito di quest'ultima, essa annulla in molte parti la Sacra Scrittura, per cui non si può mettere sullo stesso livello della Scrittura come invece la chiesa romana vorrebbe che noi facessimo.
Certo, non tutto quello che la tradizione cattolica romana dice è sbagliato, io ho letto tanto degli scritti dei cosiddetti padri della Chiesa e posso dire che diverse cose che insegnavano erano giuste, ma occorre stare molto attenti perché spesso in mezzo alla verità ci sono delle menzogne e delle superstizioni.

La stessa cosa ti posso dire per la tradizione ebraica, ho letto sia parti dell'Haggadah che dell'Halakah (la parte legislativa della tradizione) e ti posso dire che ci sono dei precetti e delle storie che confermano la legge e i profeti ma anche tante storie e tanti precetti che l'annullano, cioè contrastano sia la legge che i profeti. Favole giudaiche ce ne sono tante, veramente tante. Precetti umani che annullano la Parola di Dio altrettanto. Ci sono però anche delle parabole o dei precetti che confermano sia la legge che i profeti.
Quindi, quando si legge la tradizione ebraica o cattolica romana che sia, l'atteggiamento da tenere è questo, mai pensare che essa sia di origine divina, ma comunque, se ci sono delle notizie utili che confermano la Parola di Dio, si possono pure accettare. Ma a livello informativo e basta, come fa l'apostolo Paolo con Iannè e Iambrè.

A proposito, Paolo in una sua predicazione tenuta ad Atene ha citato persino un poeta greco per confermare la Parola di Dio. Ecco le sue parole: "Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni de' vostri poeti han detto: 'Poiché siamo anche sua progenie'. Essendo dunque progenie di Dio, non dobbiam credere che la Divinità sia simile ad oro, ad argento, o a pietra scolpiti dall'arte e dall'immaginazione umana" (Atti 17:28-29).
Lo vedi? Paolo cita dei poeti pagani antichi; lui conosceva quella citazione poetica e considerandola conforme a verità la citò in quella circostanza in cui lo ascoltavano dei greci, e in quel suo discorso, per confermare che noi siamo progenie di Dio. Ma questo non significa che Paolo accettava tutto quello che dicevano gli antichi poeti greci, è ovvio questo. È come, insomma, se io in un mio discorso citassi un passo della cosiddetta Divina Commedia per confermare un qualche cosa di vero; non per questo ciò significherebbe che io accetto tutto quello che scrisse Dante Alighieri! So bene che quel poeta credeva nel purgatorio e in tante altre menzogne.

Altri esempi simili sono la citazione da Epimenide in Tito 1:12, o quella dal libro apocrifo di Enoch in Giuda 14; entrambe le fonti non fanno parte della Sacra Scrittura, e il fatto che siano citate non costituisce affatto prova della validità della "tradizione".

Quindi, quando si parla della tradizione, non importa se è quella ebraica o quella cattolica, bisogna tenere presente queste cose. Rimani attaccato alla fedele Parola di Dio così come è scritta e ne avrai sempre del bene.




Domanda: I cattolici affermano che il Nuovo Testamento è una tradizione anch'esso e che quindi le tradizioni vanno accettate. Cosa ne pensi?


Anzitutto va detto che le tradizioni cattoliche non sono parola di Dio, ma semplicemente interpretazione religiose degli uomini. La tradizione cattolica racchiude tutti questi insegnamenti "dedotti" nel corso dei secoli dalla chiesa di Roma.
C'è anche da fare una considerazione. In Giovanni 21:23 puoi leggere come tra i discepoli di Gesù si diffuse il pensiero che Pietro non sarebbe mai morto; eppure quel verso dice che anche se i discepoli credettero a quell'idea, essa era basata su un'interpretazione sbagliata delle parole del Signore. Se questo è avvenuto tra i discepoli mentre Gesù era con loro, figuriamoci quanti errori e quante dottrine errate sono state diffuse attraverso la tradizione nell'arco di ben duemila anni.

Questo è il motivo per cui i credenti dei primi secoli si attenevano solo alla Parola scritta di Dio, e rifiutavano di accettare le tradizioni. Abbiamo visto prima le dichiarazioni di persone come san Girolamo: "Se voi volete chiarire le cose in dubbio, andate alla legge e alla testimonianza della Scrittura; fuori di lì siete nella notte dell'errore. Noi ammettiamo tutto ciò che è scritto, rigettiamo tutto ciò che non lo è. Le cose che si inventano sotto il nome di tradizione apostolica senza l'autorità della Scrittura sono colpite dalla spada di Dio" (Girolamo, In Isaiam, VII; In Agg., I).

Un'altra conferma della pericolosità delle tradizioni viene dal fatto che la Scrittura non contraddice mai se stessa, mentre invece le tradizioni cattoliche si contraddicono l'una con l'altra, e molto spesso contraddicono le parole della Sacra Scrittura.
Come può Dio affermare una cosa nella Bibbia e poi una cosa diversa nelle tradizioni cattoliche? Come gli apostoli, diciamo: "Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio."

L'apostolo Paolo disse di "non praticare oltre quello che è scritto" (1 Corinzi 4:6). La chiesa cattolica non segue questo insegnamento, e purtroppo insegna ai suoi fedeli a fare lo stesso.

Diversi cattolici dicono che è giusto "espandere" le parole della Scrittura; ma questo significa aggiungere o togliere qualcosa agli insegnamenti scritti di Dio, e Dio ha comandato che nessuno si permetta di farlo (vedi Proverbi 30:5, Apocalisse 22:18-19).

La chiesa cattolica afferma che le sue dottrine provengono dagli insegnamenti di quelli che essa definisce "padri della chiesa". Eppure nella realtà la chiesa cattolica fa proprio il contrario di quello che hanno detto i primi padri. Quelle che seguono sono alcune delle loro dichiarazioni, che puoi verificare tu stesso.

Tertulliano (160 ca. - 220 ca.) era contro il primato del vescovo di Roma sostenuto dalla chiesa romana. Scrivendo al vescovo di Roma che si era appellato al "tu sei Pietro" per sostenere la propria autorità, dice: 'Chi sei tu che sovverti e deformi l'intenzione manifesta del Signore?' (Tertulliano, De pudicitia 21).
Tertulliano era anche contro la perpetua verginità di Maria, infatti disse che Maria non rimase vergine dopo avere partorito Gesù. Era contrario alla dottrina della transustanziazione, ed era contrario al battesimo dei neonati. Tertulliano condannò pure l'uso dell'incenso nel culto, e il fare statue e immagini religiose: 'Il diavolo ha introdotto nel mondo le statue e le immagini e tutte le altre rappresentazioni (...) Dicendo Dio: tu non farai alcuna somiglianza delle cose che sono sul cielo né sulla terra né nel mare, ha proibito ai suoi servi in tutto il mondo di abbandonarsi all'esercizio di coteste arti' (Tertulliano, Sull'idolatria, libro 3, IV).

Origene (185 ca. - 254) si espresse contro il primato di Pietro: 'Se tu immagini che solo su Pietro sia stata fondata la Chiesa che cosa potresti tu dire di Giovanni, il figlio del tuono, o di qualsiasi altro apostolo? Chiunque fa sua la confessione di Pietro può essere chiamato un Pietro' (Origene, Commento a Matteo 12:10-11).

Anche san Cipriano (200 ca. - 258) era contrario al primato di Pietro: 'Gesù parlò a Pietro, non perché gli attribuisse una autorità speciale, ma solo perché rivelandosi ad uno solo fosse visibile il fatto che la chiesa dev'essere tutta unita nella fede di Cristo. Pietro è solo il 'simbolo', il 'tipo' di tutti gli apostoli e di tutti i vescovi' (Cipriano, De catholica ecclesiae unitate c. 4-5).

Eusebio (260 ca. - 340) condannò la dottrina dell'immacolata concezione di Maria: 'Nessuno è esente dalla macchia del peccato originale, neanche la madre del Redentore del mondo. Gesù solo è esente dalla legge del peccato, benché nato da una donna sottoposta al peccato' (Eusebio, Emiss. in Orat. II de Nativ.).

Ambrogio (340 ca. - 397) di Milano era contrario al primato di Pietro infatti disse: 'Pietro ottenne un primato, ma un primato di confessione e non d'onore, un primato di fede e non di ordine' (Ambrogio, De incarnationis dominicae sacramento IV).
Ambrogio era anche contro l'immacolata concezione di Maria infatti affermò: 'Gesù è il solo che i lacci del peccato non abbiano avvinto; nessuna creatura concepita per l'accoppiamento dell'uomo e della donna, è stata esente dal peccato originale; ne è stato esente Colui solo il quale è stato concepito, senza quell'accoppiamento, da una Vergine per opera dello Spirito Santo' (Ambrogio, In Psalm. 118).

Ireneo (150 ca.- 200 ca.) condannò l'uso di immagini e affermò che i primi ad introdurre nella Chiesa il culto delle immagini furono gli Gnostici: 'Si denominano gnostici ed hanno alcune immagini dipinte, altre fabbricate anche con altro materiale, dicendo che sono l'immagine di Cristo fatta da Pilato nel tempo in cui Gesù era con gli uomini... riservano ad esse tutti gli altri onori, proprio come i pagani' (Ireneo, Contro le eresie, Lib. I, cap. 25,6).

Atenagora (II sec.) era contro l'offrire incenso a Dio (Atenagora, Supplica per i cristiani, Alba 1978, pag. 62).

Epifanio (310 ca. - 403), vescovo di Cipro, era contro le immagini di Cristo e dei santi (Jerome, Lettres, Paris 1951, pag. 171), come anche Lattanzio (sec. III-IV).
Epifanio era anche contro il culto a Maria, infatti scrisse: 'Non si deve onorare i Santi oltre il loro merito, ché Iddio è Colui cui dobbiamo servire. La Vergine non è stata proposta alla nostra adorazione, poiché ha adorato ella stessa Colui il quale secondo la carne nacque da essa. Nessuno dunque adori Maria. A Dio solo, Padre, Figlio e Spirito Santo, appartiene questo mistero, e non a qualsiasi uomo o donna. Dunque, cessino certe donnicciuole dal turbare la Chiesa, smettano dal dire: Noi onoriamo la Regina del cielo', perciocché con questi discorsi adempiono ciò che è stato preannunziato: 'Alcuni apostateranno dalla fede, dandosi in braccio a spiriti seduttori e alle dottrine dei demoni'. No, quest'errore del popolo antico non prevarrà su noi, per farci scostare dal Dio vivente ed adorare le creature' (Epiph. lib. III, Comment. II, tom. 2, Haeres 79).

Giovanni Crisostomo (344-407) era contrario al vietare il matrimonio ai vescovi e alla confessione auricolare. E sempre Crisostomo era contro la transustanziazione, infatti scrisse: 'Prima della consacrazione lo chiamiamo pane, ma poi... perde il nome di pane e diventa degno che lo si chiami il Corpo del Signore, sebbene la natura del pane continui tale in esso' (Crisostomo, Epistola a Cesario). Crisostomo era anche contrario al primato di giurisdizione di Pietro (Crisostomo, Or. 8,3 Adv. Jud.).

Anche sant'Agostino (354-430) non riteneva che Pietro fosse la pietra sulla quale è stata edificata la Chiesa di Cristo. Egli disse: '...ho esposto spessissimo le parole dette dal Signore: Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa; come se per, sopra questa, si dovesse intendere quello che Pietro ha affermato quando ha esclamato: Tu sei il figlio di Dio vivo; e che Pietro ha preso nome da questa pietra, perché raffigura la persona della Chiesa edificata sopra questa pietra, ed ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli. Non gli è stato detto infatti: Tu sei pietra, ma Tu sei Pietro; pietra era il Cristo, e Simone che lo aveva riconosciuto come lo riconosce tutta la Chiesa, fu detto appunto Pietro.' (Agostino, I due libri delle ritrattazioni, Firenze 1949, Libro primo, cap. XXI, pag. 117-118).
Agostino era anche contro la transustanziazione, e parafrasando le parole di Gesù affermò: 'Comprendete in senso spirituale quello che vi dissi: Non mangerete questo corpo che vedete, e non berrete questo sangue che sarà sparso da quelli che mi crocifiggeranno. Vi ho raccomandato un sacramento che vi darà la vita, se lo intendete spiritualmente, e quand'anche sia necessario celebrarlo in modo visibile, bisogna tuttavia intenderlo spiritualmente' (Agostino, Enarrationes in Psalmos 98,9).

Papa Gelasio I (dal 492 al 496) dichiarò che è sbagliato comunicarsi sotto una sola specie, quindi la dottrina cattolica che priva i laici del calice, era considerata da Gelasio un sacrilegio. Sempre Gelasio non accettava la transustanziazione infatti scrisse: 'Il sacramento del corpo e del sangue di Cristo è veramente cosa divina; ma il pane e il vino vi rimangono nella loro sostanza e natura di pane e vino' (Gelasio, Delle due nature).

Gregorio di Nissa (335 ca. - 394 ca.) denunciò con forza, in una delle sue epistole, l'inutilità e la follia dei pellegrinaggi ai luoghi santi (Gregorio di Nissa, Epist. II, De euntibus Hieros, Opera, III, 1010, ed. Migne).

Girolamo (347 ca. - 419-20 ca.) dichiarò inutili i pellegrinaggi in terra santa, e disse: 'I credenti vengono apprezzati, personalmente, non in base al diverso posto in cui risiedono, ma in base al merito della loro fede. I veri adoratori non adorano il Padre né a Gerusalemme né sul monte Garizim, perché Dio è Spirito, ed è necessario che i suoi adoratori lo adorino in spirito e verità' (Girolamo, Le lettere, Roma 1962, vol. 2, Lettera a Paolino, pag. 94,95).

Arnobio (IV secolo) era contro l'offrire incenso (Arnobio, Lib. VII, 26, pag. 227).

Papa Leone I (dal 440 al 461) era contro l'idea dell'immacolata concezione di Maria: 'Cristo solo tra gli uomini è stato innocente, perché Egli solo è stato concepito senza la sozzura e la cupidigia carnale' (Citato da Teofilo Gay in op. cit., pag. 130).

Papa Gregorio Magno (dal 590 al 604) non accettò come canonico il libro dei Maccabei che la chiesa cattolica invece usa.
Gregorio Magno era anche contro l'assunzione del titolo di vescovo universale da parte di qualsiasi vescovo infatti affermò: 'Colui che vuol farsi chiamare pontefice universale diventa per il suo orgoglio il precursore dell'anticristo; nessun cristiano deve prendere questo nome di bestemmia' (Greg. Ep. Lib. VI, 80).
E scrivendo a Giovanni, patriarca di Costantinopoli, che si era proclamato vescovo universale, gli disse: '..che dirai tu Giovanni a Cristo che è capo della Chiesa universale nel rendimento dei conti il giorno del giudizio finale? Tu che ti sforzi di preporti a tutti i tuoi fratelli vescovi della Chiesa universale e che con un titolo superbo vuoi porti sotto i piedi il loro nome in paragone del tuo? Che vai tu facendo con ciò, se non ripetere con Satana: Ascenderò al cielo ed esalterò il mio trono al di sopra degli astri del cielo di Dio? Vostra fraternità mentre disprezza (gli altri vescovi) e fa ogni possibile sforzo per assoggettarseli, non fa che ripetere quanto già disse il vecchio nemico: Mi innalzerò al di sopra delle nubi più eccelse (...) Possa dunque tua Santità riconoscere quanto sia grande il tuo orgoglio pretendendo un titolo che nessun altro uomo veramente pio si è giammai arrogato' (Gregorio, Epistolarum V, Ep. 18, PL 77, pag. 739-740).

Teodoreto, vescovo di Ciro (393-458), si dichiarò contro la transustanziazione e affermò: 'I simboli mistici (il pane e il vino) non abbandonano la loro natura dopo la consacrazione, ma conservano la sostanza e la forma in tutto come prima' (Teodoreto, Dialogus, Liber II).

Anche papa Vigilio (dal 537 al 555) era contro la transustanziazione, infatti affermò: 'Quando la carne di Gesù Cristo era sulla terra, essa certamente non era nel Cielo; ed ora ch'essa è nel Cielo, non è sicuramente sulla terra' (Vigilio, Contro Eutich. Lib. IV).

Ci sarebbero ancora tante cose da dire, ma davanti a queste affermazioni provenienti proprio dai padri della chiesa cattolica ci si può rendere conto che la chiesa cattolica romana non è la chiesa cattolica dei primi secoli, ma una chiesa che si è allontanata dagli insegnamenti del Signore e dalla volontà dei suoi stessi padri.

Questa situazione fu prevista dagli apostoli Pietro e Paolo, che riguardo al futuro della chiesa avvertirono solennemente i credenti: "Ci saranno tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione" (2 Pietro 2:1). Allo stesso modo Paolo disse: "Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime" (Atti 20:29-31).

Questo è proprio quello che è successo. Dopo i primi due secoli del vero Cristianesimo, nato con Cristo e proclamato dai suoi apostoli, sono comparsi quei dottori che si sono lasciati alle spalle il semplice Cristianesimo, aggiungendo pian piano agli insegnamenti di Cristo quelli degli uomini.
La Chiesa Cristiana dei primi secoli si chiamava anche "cattolica", cioè "universale", perché abbracciava in una sola famiglia spirituale tutte le persone veramente convertite a Gesù Cristo. Quella che sorse un paio di secoli dopo non era più la Chiesa Cristiana, perseguitata e odiata dal mondo, ma la religione di Stato che divenne persecutrice di milioni di Cristiani.




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