La tradizione cattolicaLA TRADIZIONE
E I PADRI DELLA CHIESA
|
Chiesa Cattolica | Nuovo Testamento |
«L'Economia cristiana, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica ... Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli» (CCC, che cita il Concilio Vaticano II). | «Perché non vi scriviamo altre cose, se non quelle che potete leggere o comprendere ... Nel leggere questo, voi potete capire quale sia la mia intelligenza del mistero di Cristo ... Anche se un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto» (Paolo: 2 Corinzi 1,13; Efesini 3,4; Galati 1,8). |
Chiesa Cattolica | Nuovo Testamento | Le "esplicitazioni" successive al Nuovo Testamento sono formulate nel corso dei secoli dalla Tradizione, cioè dalla «trasmissione viva» (orale e man mano scritta), che è «distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene ad essa strettamente legata». Così Dio continua a parlare ai credenti e li informa su tutta la verità. Tradizione e Sacra Scrittura «formano in certo qual modo una cosa sola» (CCC, sempre richiamando il Vaticano II). | «La fede è stata trasmessa una volta per sempre ai santi» (Giuda v. 3). «Guardate che nessuno vi faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo, e non secondo Cristo» (Paolo: Colossesi 2,8). «Invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini ... annullando così la Parola di Dio con la vostra tradizione, che voi avete tramandata» (Gesù: Marco 7,7-13). |
Chiesa Cattolica | Nuovo Testamento | Interpretare e gestire la Rivelazione scritturale e la Tradizione spetta solo al Magistero della Chiesa (ossia ai vescovi in comunione col "santo padre", cioè il pontefice): «Sacra Tradizione, Sacra Scrittura e Magistero della Chiesa ... sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono indipendentemente sussistere» (CCC; Vaticano II). | Ma voi non fatevi chiamare maestro, perché uno solo è il vostro Maestro: il Cristo ... E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è vostro Padre, colui che è nei cieli. Né fatevi chiamare guida, perché una sola è la vostra Guida: il Cristo» (Gesù: Matteo 23,8-10). |
Siccome la tradizione cattolico-romana non è sostenuta dalla Sacra Scrittura,
vogliamo vedere quello che alcuni di quegli antichi scrittori che essa chiama
"padri della Chiesa" hanno detto doversi fare a proposito di ciò
che non può essere confermato dalla Bibbia, o che non fa parte della Scrittura
e la contraddice.
Leggendo queste
dichiarazioni si deduce che gli stessi scrittori che la chiesa cattolica romana
prende per sostenere le sue dottrine, erano contro tutte quelle dottrine e pratiche
che non potevano essere dimostrate con le Scritture e che venivano fatte passare
per tradizione apostolica.
Dunque la chiesa cattolica romana non si attiene completamente a quello che hanno
detto i "padri", e non rigetta tutto ciò che non è scritto
nelle Sacre Scritture. Essa da un lato dice che bisogna interpretare le Scritture
per mezzo dei padri, e dall'altro afferma che bisogna accettare le tradizioni
nella stessa maniera in cui si accetta la Scrittura (il concilio Vaticano II ha
dichiarato infatti che la Scrittura e la tradizione "devono essere accettate
e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto" [Concilio Vaticano
II, Sess. VIII, cap. II]), il che, come abbiamo visto, va apertamente contro il
consenso dei padri.
Note:
"Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso così dalla nostra parola come dalla nostra lettera" (2 Tessalonicesi 2:15).
La chiesa cattolica insegna che le tradizioni cui si riferisce questo verso sono le verità riguardanti la fede e la vita cristiana, che l'apostolo Paolo avrebbe ricevuto dalla Chiesa Cristiana primitiva e che a sua volta insegnava alle comunità.
Con ciò si cerca si sostenere la tradizione cattolica che, secondo la curia romana, è l'insegnamento degli apostoli trasmesso a voce ma non scritto.
In realtà Paolo non ricevette verità riguardanti la fede e la vita cristiana dalla Chiesa primitiva perché lui l'Evangelo non lo imparò da nessun uomo, ma lo ricevette per rivelazione di Gesù Cristo, dal giorno del suo incontro sulla via di Damasco in poi.
"Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è opera d'uomo; perché io stesso non l'ho ricevuto né l'ho imparato da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo.
Infatti voi avete udito quale sia stata la mia condotta nel passato, quand'ero nel giudaismo; come perseguitavo a oltranza la chiesa di Dio, e la devastavo; e mi distinguevo nel giudaismo più di molti coetanei tra i miei connazionali, perché ero estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri.
Ma Dio che m'aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunziassi fra gli stranieri." (Galati 1:11-16)
RISPOSTE
AI LETTORI
Domanda: Chi erano Iannè e Iambrè di
cui parla l'apostolo Paolo? Perché i cattolici fanno riferimento ad essi
per giustificare la loro tradizione?
Iannè e Iambrè (o Iannes e Iambres) erano due maghi egizi che si
opposero a Mosè e di cui parla la tradizione ebraica.
Il fatto però che Paolo li citi non può in nessuna maniera giustificare
o legittimare la tradizione della chiesa cattolica, perché Paolo non li
cita per introdurre una pratica o una dottrina contraria all'insegnamento della
Scrittura, ma solo per fare un paragone tra questi due antichi contrastatori della
verità e coloro che contrastavano la verità ai suoi giorni.
Infatti, Paolo dice: "E come Iannè e Iambrè contrastarono
a Mosè, così anche costoro contrastano alla verità: uomini
corrotti di mente, riprovati quanto alla fede. Ma non andranno più oltre,
perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti, come fu quella
di quegli uomini" (2 Timoteo 3:8-9).
In altre parole, Paolo li cita per fare un esempio di uomini antichi che contrastarono
alla Parola di Dio.
Bisogna ricordare
che Paolo era un Ebreo secondo la carne, e precisamente un Fariseo, e queste cose
le sapeva perché lui conosceva la tradizione dei padri. La tradizione ebraica
però conteneva (e contiene tuttora) molti precetti d'uomini ed anche storie
che voltano le spalle alla verità.
Gesù infatti riprese gli scribi e i Farisei proprio perché a causa
della loro tradizione avevano annullato la Parola di Dio. Ecco quello che Egli
disse loro: "Voi, lasciato il comandamento di Dio, state attaccati alla
tradizione degli uomini. E diceva loro ancora: Come ben sapete annullare il comandamento
di Dio per osservare la tradizione vostra! Mosè infatti ha detto: Onora
tuo padre e tua madre; e: Chi maledice padre o madre sia punito di morte; voi,
invece, se uno dice a suo padre od a sua madre: Quello con cui potrei assisterti
è Corban, (vale a dire, offerta a Dio), non gli permettete più di
far cosa alcuna a pro di suo padre o di sua madre; annullando così la parola
di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata. E di cose consimili ne fate
tante!" (Marco 7:8-13).
Quindi, attenzione
alla tradizione, non importa se è quella ebraica o quella cattolica romana.
A proposito di quest'ultima, essa annulla in molte parti la Sacra Scrittura, per
cui non si può mettere sullo stesso livello della Scrittura come invece
la chiesa romana vorrebbe che noi facessimo.
Certo, non tutto quello che la tradizione cattolica romana dice è sbagliato,
io ho letto tanto degli scritti dei cosiddetti padri della Chiesa e posso dire
che diverse cose che insegnavano erano giuste, ma occorre stare molto attenti
perché spesso in mezzo alla verità ci sono delle menzogne e delle
superstizioni.
La stessa cosa
ti posso dire per la tradizione ebraica, ho letto sia parti dell'Haggadah che
dell'Halakah (la parte legislativa della tradizione) e ti posso dire che ci sono
dei precetti e delle storie che confermano la legge e i profeti ma anche tante
storie e tanti precetti che l'annullano, cioè contrastano sia la legge
che i profeti. Favole giudaiche ce ne sono tante, veramente tante. Precetti umani
che annullano la Parola di Dio altrettanto. Ci sono però anche delle parabole
o dei precetti che confermano sia la legge che i profeti.
Quindi, quando si legge la tradizione ebraica o cattolica romana che sia, l'atteggiamento
da tenere è questo, mai pensare che essa sia di origine divina, ma comunque,
se ci sono delle notizie utili che confermano la Parola di Dio, si possono pure
accettare. Ma a livello informativo e basta, come fa l'apostolo Paolo con Iannè
e Iambrè.
A proposito,
Paolo in una sua predicazione tenuta ad Atene ha citato persino un poeta greco
per confermare la Parola di Dio. Ecco le sue parole: "Difatti, in lui
viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni de' vostri poeti han detto: 'Poiché
siamo anche sua progenie'. Essendo dunque progenie di Dio, non dobbiam credere
che la Divinità sia simile ad oro, ad argento, o a pietra scolpiti dall'arte
e dall'immaginazione umana" (Atti 17:28-29).
Lo vedi? Paolo cita dei poeti pagani antichi; lui conosceva quella citazione poetica
e considerandola conforme a verità la citò in quella circostanza
in cui lo ascoltavano dei greci, e in quel suo discorso, per confermare che noi
siamo progenie di Dio. Ma questo non significa che Paolo accettava tutto quello
che dicevano gli antichi poeti greci, è ovvio questo. È come, insomma,
se io in un mio discorso citassi un passo della cosiddetta Divina Commedia per
confermare un qualche cosa di vero; non per questo ciò significherebbe
che io accetto tutto quello che scrisse Dante Alighieri! So bene che quel poeta
credeva nel purgatorio e in tante altre menzogne.
Altri esempi simili sono la citazione da Epimenide in Tito 1:12, o quella dal
libro apocrifo di Enoch in Giuda 14; entrambe le fonti non fanno parte della Sacra
Scrittura, e il fatto che siano citate non costituisce affatto prova della validità
della "tradizione".
Quindi, quando
si parla della tradizione, non importa se è quella ebraica o quella cattolica,
bisogna tenere presente queste cose. Rimani attaccato alla fedele Parola di Dio
così come è scritta e ne avrai sempre del bene.
Domanda:
I cattolici affermano che il Nuovo Testamento
è una tradizione anch'esso e che quindi le tradizioni vanno accettate.
Cosa ne pensi?
Anzitutto va detto che le tradizioni cattoliche non sono parola di Dio, ma semplicemente
interpretazione religiose degli uomini. La tradizione cattolica racchiude tutti
questi insegnamenti "dedotti" nel corso dei secoli dalla chiesa di Roma.
C'è anche da fare una considerazione. In Giovanni 21:23 puoi leggere come
tra i discepoli di Gesù si diffuse il pensiero che Pietro non sarebbe mai
morto; eppure quel verso dice che anche se i discepoli credettero a quell'idea,
essa era basata su un'interpretazione sbagliata delle parole del Signore. Se questo
è avvenuto tra i discepoli mentre Gesù era con loro, figuriamoci
quanti errori e quante dottrine errate sono state diffuse attraverso la tradizione
nell'arco di ben duemila anni.
Questo è il motivo per cui i credenti dei primi secoli si attenevano solo
alla Parola scritta di Dio, e rifiutavano di accettare le tradizioni. Abbiamo
visto prima le dichiarazioni di persone come san Girolamo: "Se voi volete
chiarire le cose in dubbio, andate alla legge e alla testimonianza della Scrittura;
fuori di lì siete nella notte dell'errore. Noi ammettiamo tutto ciò
che è scritto, rigettiamo tutto ciò che non lo è. Le cose
che si inventano sotto il nome di tradizione apostolica senza l'autorità
della Scrittura sono colpite dalla spada di Dio" (Girolamo, In Isaiam,
VII; In Agg., I).
Un'altra conferma della pericolosità delle tradizioni viene dal fatto che
la Scrittura non contraddice mai se stessa, mentre invece le tradizioni cattoliche
si contraddicono l'una con l'altra, e molto spesso contraddicono le parole della
Sacra Scrittura.
Come può Dio affermare una cosa nella Bibbia e poi una cosa diversa nelle
tradizioni cattoliche? Come gli apostoli, diciamo: "Giudicate voi se è
giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio."
L'apostolo Paolo disse di "non praticare oltre quello che è scritto"
(1 Corinzi 4:6). La chiesa cattolica non segue questo insegnamento, e purtroppo
insegna ai suoi fedeli a fare lo stesso.
Diversi cattolici dicono che è giusto "espandere" le parole della
Scrittura; ma questo significa aggiungere o togliere qualcosa agli insegnamenti
scritti di Dio, e Dio ha comandato che nessuno si permetta di farlo (vedi Proverbi
30:5, Apocalisse 22:18-19).
La chiesa cattolica afferma che le sue dottrine provengono dagli insegnamenti
di quelli che essa definisce "padri della chiesa". Eppure nella realtà
la chiesa cattolica fa proprio il contrario di quello che hanno detto i primi
padri. Quelle che seguono sono alcune delle loro dichiarazioni, che puoi verificare
tu stesso.
Tertulliano (160 ca. - 220 ca.) era contro il primato del vescovo di Roma
sostenuto dalla chiesa romana. Scrivendo al vescovo di Roma che si era appellato
al "tu sei Pietro" per sostenere la propria autorità, dice: 'Chi
sei tu che sovverti e deformi l'intenzione manifesta del Signore?' (Tertulliano,
De pudicitia 21).
Tertulliano era anche contro la perpetua verginità di Maria, infatti disse
che Maria non rimase vergine dopo avere partorito Gesù. Era contrario alla
dottrina della transustanziazione, ed era contrario al battesimo dei neonati.
Tertulliano condannò pure l'uso dell'incenso nel culto, e il fare statue
e immagini religiose: 'Il diavolo ha introdotto nel mondo le statue e le immagini
e tutte le altre rappresentazioni (...) Dicendo Dio: tu non farai alcuna somiglianza
delle cose che sono sul cielo né sulla terra né nel mare, ha proibito
ai suoi servi in tutto il mondo di abbandonarsi all'esercizio di coteste arti'
(Tertulliano, Sull'idolatria, libro 3, IV).
Origene (185 ca. - 254) si espresse contro il primato di Pietro: 'Se
tu immagini che solo su Pietro sia stata fondata la Chiesa che cosa potresti tu
dire di Giovanni, il figlio del tuono, o di qualsiasi altro apostolo? Chiunque
fa sua la confessione di Pietro può essere chiamato un Pietro' (Origene,
Commento a Matteo 12:10-11).
Anche san Cipriano (200 ca. - 258) era contrario al primato di Pietro:
'Gesù parlò a Pietro, non perché gli attribuisse una
autorità speciale, ma solo perché rivelandosi ad uno solo fosse
visibile il fatto che la chiesa dev'essere tutta unita nella fede di Cristo. Pietro
è solo il 'simbolo', il 'tipo' di tutti gli apostoli e di tutti i vescovi'
(Cipriano, De catholica ecclesiae unitate c. 4-5).
Eusebio (260 ca. - 340) condannò la dottrina dell'immacolata concezione
di Maria: 'Nessuno è esente dalla macchia del peccato originale,
neanche la madre del Redentore del mondo. Gesù solo è esente
dalla legge del peccato, benché nato da una donna sottoposta al peccato'
(Eusebio, Emiss. in Orat. II de Nativ.).
Ambrogio (340 ca. - 397) di Milano era contrario al primato di Pietro infatti
disse: 'Pietro ottenne un primato, ma un primato di confessione e non d'onore,
un primato di fede e non di ordine' (Ambrogio, De incarnationis dominicae
sacramento IV).
Ambrogio era anche contro l'immacolata concezione di Maria infatti affermò:
'Gesù è il solo che i lacci del peccato non abbiano avvinto;
nessuna creatura concepita per l'accoppiamento dell'uomo e della donna, è
stata esente dal peccato originale; ne è stato esente Colui solo il quale
è stato concepito, senza quell'accoppiamento, da una Vergine per opera
dello Spirito Santo' (Ambrogio, In Psalm. 118).
Ireneo (150 ca.- 200 ca.) condannò l'uso di immagini e affermò
che i primi ad introdurre nella Chiesa il culto delle immagini furono gli Gnostici:
'Si denominano gnostici ed hanno alcune immagini dipinte, altre fabbricate
anche con altro materiale, dicendo che sono l'immagine di Cristo fatta da Pilato
nel tempo in cui Gesù era con gli uomini... riservano ad esse tutti gli
altri onori, proprio come i pagani' (Ireneo, Contro le eresie, Lib. I, cap.
25,6).
Atenagora (II sec.) era contro l'offrire incenso a Dio (Atenagora, Supplica
per i cristiani, Alba 1978, pag. 62).
Epifanio (310 ca. - 403), vescovo di Cipro, era contro le immagini di Cristo
e dei santi (Jerome, Lettres, Paris 1951, pag. 171), come anche Lattanzio (sec.
III-IV).
Epifanio era anche contro il culto a Maria, infatti scrisse: 'Non si deve
onorare i Santi oltre il loro merito, ché Iddio è Colui cui dobbiamo
servire. La Vergine non è stata proposta alla nostra adorazione, poiché
ha adorato ella stessa Colui il quale secondo la carne nacque da essa. Nessuno
dunque adori Maria. A Dio solo, Padre, Figlio e Spirito Santo, appartiene
questo mistero, e non a qualsiasi uomo o donna. Dunque, cessino certe donnicciuole
dal turbare la Chiesa, smettano dal dire: Noi onoriamo la Regina del cielo',
perciocché con questi discorsi adempiono ciò che è stato
preannunziato: 'Alcuni apostateranno dalla fede, dandosi in braccio a spiriti
seduttori e alle dottrine dei demoni'. No, quest'errore del popolo antico non
prevarrà su noi, per farci scostare dal Dio vivente ed adorare le creature'
(Epiph. lib. III, Comment. II, tom. 2, Haeres 79).
Giovanni Crisostomo (344-407) era contrario al vietare il matrimonio ai
vescovi e alla confessione auricolare. E sempre Crisostomo era contro la transustanziazione,
infatti scrisse: 'Prima della consacrazione lo chiamiamo pane, ma poi... perde
il nome di pane e diventa degno che lo si chiami il Corpo del Signore, sebbene
la natura del pane continui tale in esso' (Crisostomo, Epistola a Cesario).
Crisostomo era anche contrario al primato di giurisdizione di Pietro (Crisostomo,
Or. 8,3 Adv. Jud.).
Anche sant'Agostino (354-430) non riteneva che Pietro fosse la pietra sulla
quale è stata edificata la Chiesa di Cristo. Egli disse: '...ho esposto
spessissimo le parole dette dal Signore: Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò
la mia Chiesa; come se per, sopra questa, si dovesse intendere quello che Pietro
ha affermato quando ha esclamato: Tu sei il figlio di Dio vivo; e che Pietro ha
preso nome da questa pietra, perché raffigura la persona della Chiesa edificata
sopra questa pietra, ed ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli. Non gli
è stato detto infatti: Tu sei pietra, ma Tu sei Pietro; pietra era il Cristo,
e Simone che lo aveva riconosciuto come lo riconosce tutta la Chiesa, fu detto
appunto Pietro.' (Agostino, I due libri delle ritrattazioni, Firenze 1949,
Libro primo, cap. XXI, pag. 117-118).
Agostino era anche contro la transustanziazione, e parafrasando le parole di Gesù
affermò: 'Comprendete in senso spirituale quello che vi dissi: Non mangerete
questo corpo che vedete, e non berrete questo sangue che sarà sparso da
quelli che mi crocifiggeranno. Vi ho raccomandato un sacramento che vi darà
la vita, se lo intendete spiritualmente, e quand'anche sia necessario celebrarlo
in modo visibile, bisogna tuttavia intenderlo spiritualmente' (Agostino, Enarrationes
in Psalmos 98,9).
Papa Gelasio I (dal 492 al 496) dichiarò che è sbagliato
comunicarsi sotto una sola specie, quindi la dottrina cattolica che priva i laici
del calice, era considerata da Gelasio un sacrilegio. Sempre Gelasio non accettava
la transustanziazione infatti scrisse: 'Il sacramento del corpo e del sangue
di Cristo è veramente cosa divina; ma il pane e il vino vi rimangono
nella loro sostanza e natura di pane e vino' (Gelasio, Delle due nature).
Gregorio di Nissa (335 ca. - 394 ca.) denunciò con forza, in una
delle sue epistole, l'inutilità e la follia dei pellegrinaggi ai luoghi
santi (Gregorio di Nissa, Epist. II, De euntibus Hieros, Opera, III, 1010, ed.
Migne).
Girolamo (347 ca. - 419-20 ca.) dichiarò inutili i pellegrinaggi
in terra santa, e disse: 'I credenti vengono apprezzati, personalmente, non
in base al diverso posto in cui risiedono, ma in base al merito della loro fede.
I veri adoratori non adorano il Padre né a Gerusalemme né sul monte
Garizim, perché Dio è Spirito, ed è necessario che i suoi
adoratori lo adorino in spirito e verità' (Girolamo, Le lettere, Roma
1962, vol. 2, Lettera a Paolino, pag. 94,95).
Arnobio (IV secolo) era contro l'offrire incenso (Arnobio, Lib. VII, 26,
pag. 227).
Papa Leone I (dal 440 al 461) era contro l'idea dell'immacolata concezione
di Maria: 'Cristo solo tra gli uomini è stato innocente, perché
Egli solo è stato concepito senza la sozzura e la cupidigia carnale'
(Citato da Teofilo Gay in op. cit., pag. 130).
Papa Gregorio Magno (dal 590 al 604) non accettò come canonico il
libro dei Maccabei che la chiesa cattolica invece usa.
Gregorio Magno era anche contro l'assunzione del titolo di vescovo universale
da parte di qualsiasi vescovo infatti affermò: 'Colui che vuol farsi
chiamare pontefice universale diventa per il suo orgoglio il precursore dell'anticristo;
nessun cristiano deve prendere questo nome di bestemmia' (Greg. Ep. Lib.
VI, 80).
E scrivendo a Giovanni, patriarca di Costantinopoli, che si era proclamato vescovo
universale, gli disse: '..che dirai tu Giovanni a Cristo che è capo
della Chiesa universale nel rendimento dei conti il giorno del giudizio finale?
Tu che ti sforzi di preporti a tutti i tuoi fratelli vescovi della Chiesa universale
e che con un titolo superbo vuoi porti sotto i piedi il loro nome in paragone
del tuo? Che vai tu facendo con ciò, se non ripetere con Satana: Ascenderò
al cielo ed esalterò il mio trono al di sopra degli astri del cielo di
Dio? Vostra fraternità mentre disprezza (gli altri vescovi) e fa ogni possibile
sforzo per assoggettarseli, non fa che ripetere quanto già disse il vecchio
nemico: Mi innalzerò al di sopra delle nubi più eccelse (...) Possa
dunque tua Santità riconoscere quanto sia grande il tuo orgoglio pretendendo
un titolo che nessun altro uomo veramente pio si è giammai arrogato'
(Gregorio, Epistolarum V, Ep. 18, PL 77, pag. 739-740).
Teodoreto, vescovo di Ciro (393-458), si dichiarò contro la transustanziazione
e affermò: 'I simboli mistici (il pane e il vino) non abbandonano la
loro natura dopo la consacrazione, ma conservano la sostanza e la forma in tutto
come prima' (Teodoreto, Dialogus, Liber II).
Anche papa Vigilio (dal 537 al 555) era contro la transustanziazione, infatti
affermò: 'Quando la carne di Gesù Cristo era sulla terra, essa
certamente non era nel Cielo; ed ora ch'essa è nel Cielo, non è
sicuramente sulla terra' (Vigilio, Contro Eutich. Lib. IV).
Ci sarebbero ancora tante cose da dire, ma davanti a queste affermazioni provenienti
proprio dai padri della chiesa cattolica ci si può rendere conto che la
chiesa cattolica romana non è la chiesa cattolica dei primi secoli, ma
una chiesa che si è allontanata dagli insegnamenti del Signore e dalla
volontà dei suoi stessi padri.
Questa situazione fu prevista dagli apostoli Pietro e Paolo, che riguardo al futuro
della chiesa avvertirono solennemente i credenti: "Ci saranno tra di voi
falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione" (2
Pietro 2:1). Allo stesso modo Paolo disse: "Io so che dopo la mia partenza
si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge;
e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi
dietro i discepoli. Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte
e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime" (Atti 20:29-31).
Questo è proprio quello che è successo. Dopo i primi due secoli
del vero Cristianesimo, nato con Cristo e proclamato dai suoi apostoli, sono comparsi
quei dottori che si sono lasciati alle spalle il semplice Cristianesimo, aggiungendo
pian piano agli insegnamenti di Cristo quelli degli uomini.
La Chiesa Cristiana dei primi secoli si chiamava anche "cattolica",
cioè "universale", perché abbracciava in una sola famiglia
spirituale tutte le persone veramente convertite a Gesù Cristo. Quella
che sorse un paio di secoli dopo non era più la Chiesa Cristiana, perseguitata
e odiata dal mondo, ma la religione di Stato che divenne persecutrice di milioni
di Cristiani.