Il Giubileoa cura di G. Ruggeri
3.500 miliardi già stanziati dal governo per le opere da realizzare nel triennio 1997-1999, e altri successivi 2.000 miliardi in previsione, per il Gran Giubileo dell'anno 2000. Tra le opere previste per l'anno santo: il sottopasso di Castel Sant'Angelo (per questo sono già stanziati 150 miliardi, ma nessuno garantisce che la spesa non possa lievitare vista la fretta della consegna dei lavori), la terza corsia della Roma-Fiumicino, il congiungimento Pisana-Aurelia con il grande raccordo anulare, il lifting di San Pietro in Vaticano, e di tutte le maggiori basiliche romane, e chi più ne ha più ne metta. Roma, la "città santa" dei cattolici (la Bibbia definisce città santa solo Gerusalemme), deve rifulgere in tutto il suo splendore, come negli antichi fasti, perché in quell'anno sarà invasa da un orda di pellegrini (ne sono previsti qualcosa come 25 milioni) che andranno a pregare sulla tomba dell'apostolo Pietro. Fare bene e in fretta, non importa la spesa. Il sindaco di Roma Rutelli ne è entusiasta. Non è la prima volta: anche per il giubileo del 1575 il papa aveva ordinato di far riparare le strade in vista dell'afflusso di pellegrini. Questo gran Giubileo che apre il terzo millennio è il chiodo fisso del Papa che sin dalle prime encicliche non ha fatto altro che riecheggiare: "in vista del giubileo". In Redemptoris Hominis
del 1979 tracciava l'obiettivo della sua missione: « AL TERMINE DEL SECONDO
MILLENNIO. Questo tempo, nel quale Dio per un suo arcano disegno, dopo il prediletto
Predecessore Giovanni Paolo I, mi ha affidato il servizio universale collegato
con la Cattedra di San Pietro a Roma, è già molto vicino all'anno
Duemila... Per la Chiesa, per il popolo di Dio, che si è esteso--sia pure
in modo diseguale--fino ai più lontani confini della terra, quell'anno
sarà l'anno di un Gran Giubileo. E a questo evento è proiettata
». Saltiamo ora quattrocento anni addietro e leggiamo un breve resoconto, secondo il Bainton, intorno a ciò che accadeva nel XVI secolo: "S.S. papa Leone X aveva proclamato un'indulgenza plenaria per sopperire alle spese necessarie a porre rimedio alle tristi condizioni in cui si trovavano i beati apostoli Pietro e Paolo e innumerevoli martiri e santi, le cui ossa giacevano abbandonate ed erano costantemente profanate dal vento e dalla pioggia. Chi acquistasse tali indulgenze avrebbe ottenuto una remissione plenaria e perfetta di tutti i peccati, sarebbe stato reintegrato nello stato di innocenza di cui godeva al battesimo e gli sarebbero state perdonate tutte le pene del purgatorio. Coloro che acquistavano indulgenze a favore di defunti già in purgatorio non avevano bisogno di essere essi stessi contriti né di confessare i propri peccati. La croce di cristo e il blasone papale - continuavano le istruzioni - siano dunque piantati nei diversi luoghi di predicazione, di modo che tutti possano contribuire secondo le proprie capacità. A re e regine, arcivescovi e vescovi ed altri grandi principi si chiedeva un contributo di venticinque fiorini d'oro. Per abati, canonici, conti, baroni ed altri nobili di alto rango e le loro mogli erano fissati venti fiorini. Altri prelati e nobili di grado inferiore dovevano darne sei, mentre per borghesi e commercianti la somma richiesta era di tre fiorini, e per gente più modesta di uno solo. E poiché ci preoccupiamo della salvezza delle anime non meno che della costruzione di detto edificio, nessuno sia rimandato a mani vuote. Chi è del tutto povero può contribuire con preghiere e digiuni perché il regno dei cieli non appartiene solo ai ricchi ma anche ai poveri." La proclamazione di questa indulgenza fu affidata al domenicano Johann Tetzel, un esperto venditore. Al suo avvicinarsi a una città i notabili gli venivano incontro per poi entrare con lui in solenne processione. Lo precedeva una croce con lo stemma del papa e la bolla di indulgenza che veniva portata su un cuscino di velluto ricamato in oro. La croce era piantata solennemente nella piazza del mercato e la predica cominciava: "Udite, udite! Dio e San Pietro vi chiamano. Pensate alla salvezza delle anime vostre e di quelle dei vostri cari defunti. Tu prete, tu nobile, tu mercante; tu vergine o matrona, giovanetto o anziano, entrate nella vostra chiesa che è la chiesa di San Pietro! Venite alla santissima croce innalzata davanti a voi e che vi invita! Avete pensato che siete trascinati in una furiosa tempesta tra le tentazioni e i pericoli del mondo e non sapete se raggiungerete il porto, non quello del corpo mortale, ma dell'anima immortale? Pensate che tutti quelli che sono contriti, si sono confessati ed hanno fatto il pagamento riceveranno completa remissione dei loro peccati. Ascoltate la voce dei vostri cari defunti, parenti ed amici, che vi scongiurano e dicono: "Pietà, pietà di noi. Siamo in un fiero tormento e voi ce ne potete liberare per una bagattella". Non volete forse acconsentire? Aprite le orecchie: udite quel che dice il padre al figlio, la madre alla figlia: "Ti abbiamo dato la vita, nutrito, allevato, ti abbiamo lasciato i nostri beni e tu sei così crudele che non vuoi liberarci a così poco prezzo? Vuoi lasciarci in questo fuoco? Vuoi ritardare la gloria che ci è stata promessa?". Ricordate che voi potete liberarli, perché appena il soldo in cassa ribalta, l'anima via dal purgatorio salta. Non volete dunque, per un quarto di fiorino ottenere queste lettere di indulgenza con cui potete far entrare un anima divina ed immortale nel paradiso che è la sua patria? (Ronald H. Bainton, "Lutero", ed. Einaudi). Anacronistico? Sì, è vero lo slogan del domenicano Tetzel dovrà essere riadattato ai nostri tempi. Infatti oggi non si sentirà più il tintinnio delle monete dei turisti e dei pellegrini che cadono nella cassetta delle offerte: si sta provvedendo per la fornitura in ogni basilica romana di macchinette elettroniche per le offerte, con display plurilingue, dove i pellegrini potranno passare la propria carta di credito e digitare l'offerta per il giubileo. Niente monetine, niente problemi con il cambio della valuta, solo offerte sostanziose. Uno dei comuni denominatori dei due giubilei, del seicento e del duemila, è proprio quel purgatorio inventato da Gregorio Magno nel 593 (e ripreso dalla fantasia di Dante Alighieri nell' "umana" commedia) per spillare soldi con le messe in suffragio dei morti, ed usato fino ai nostri giorni. Cristo è
il nostro Giubileo. Egli è colui che cancella i nostri debiti, nessuno
può farlo in sua vece. Egli ha pagato tutto pienamente per noi. "Egli
ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci
era nemico, e l'ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce", (Col 2:14).
Chi ha creduto entra nel suo riposo, chi non ha creduto in Lui è condannato
e nessun prezzo si può pagare per riscattarlo o per abbreviare la sua pena
in un immaginario purgatorio. Il giubileo biblico aveva un ben altro scopo: quello di ricordare puntualmente all'uomo il distacco dalle cose terrene. Sotto il giubileo vivevi, compravi e vendevi, pensando che prima o poi dovevi lasciare quelle cose. Dio sapeva che l'uomo si attacca facilmente alle cose materiali, alla propria casa, alla propria terra, alle proprie persone, come se non dovesse lasciarle mai. Per questo voleva insegnargli che sulla terra è pellegrino, passeggero, un semplice affittuario, perché tutta la terra, le cose e le persone ritorneranno al primo proprietario, cioè a Dio. Quanti mali, litigi, contese, gelosie, invidie e guerre, si eviterebbero oggi con questa lezione spirituale. Quanto è lontano il giubileo biblico da quello romano. Se quello biblico era in vista del distacco materiale, quello cattolico sembra manifestare l'opposto.
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