Il cammino cristiano




Ti racconto una parte della mia vita e di come Dio può operare. Spero che possa esserti di incoraggiamento

 

Quella che stai per leggere è la storia di un'esperienza di vita vissuta: la storia drammatica di un passato che ha profondamente segnato la mia vita.

Ma è anche una storia che dimostra come Dio può liberare ed operare in maniera incredibile nella vita delle persone.

Voglio dedicare queste parole a tutti coloro che hanno passato un'esperienza simile alla mia, e che non hanno la forza di alzare la testa. Voglio dedicarle a chi è sopraffatto dalle difficoltà della vita.

Voglio farti sapere che nessuno è solo. Dio è vicino a te, ed è pronto a liberare e guarire tutte le ferite della tua anima, anche le più profonde, ed a stravolgere positivamente la tua vita.

Dio ti benedica!




La violenza

L'infanzia

Ci sono cose di cui un bambino non dovrebbe mai essere privato. Non gli si dovrebbe mai negare un sorriso, una carezza; non si dovrebbe mai rifiutargli un giocattolo, portarlo a fare una bella passeggiata nel parco o un giro alle giostre; negargli un gelato formato gigante o un palloncino...

Ma una su tutte non dovrebbe mai essere toccata, contaminata o infranta: la sua purezza, la sua innocenza.

Nella mia infanzia, quasi tutte le cose e le situazioni che ho elencato sopra sono venute a mancare, a causa dei gravi problemi familiari che, mio malgrado, mi sono trovato a vivere. Ma essere privato della mia innocenza è stata la cosa più atroce che ho dovuto subire.

Mio padre morì quando avevo sette anni e, poiché mia madre non lavorava, venne a mancare anche l'unico sostentamento economico della famiglia.

Così, dopo la morte di mio padre, abbiamo passato un periodo molto difficile: non avevamo i soldi per nulla, neppure per il cibo; siamo rimasti senza mangiare per un po' di tempo e, nell'estremo bisogno, ci siamo trovati anche a chiedere l'elemosina.

Dopo un periodo passato in assoluta indigenza, mia madre iniziò a lavorare come collaboratrice domestica. Ben presto, quindi, le si presentò il problema di dove lasciarmi e a chi affidarmi durante il giorno quando non andavo a scuola, perché doveva lavorare e, ovviamente, non poteva portarmi con sé.

Come famiglia con difficoltà economiche, l'Amministrazione Comunale ci aveva assegnato un alloggio in una pensione nel centro di Roma, composta di dodici stanze, dove vivevano altre famiglie disagiate come noi.

In un ambiente simile è facile instaurare rapporti di amicizia con i vicini.

Con una famiglia in particolare mia madre aveva stretto rapporti un po' più confidenziali, in quanto anche loro avevano vissuto una situazione simile alla nostra: madre da poco vedova e con un figlio unico. Mia madre, quindi, decise di affidarmi a questa famiglia quando lei andava a lavorare.

All'inizio mi sono trovato a mio agio. Il figlio della donna era molto più grande di me; mi facevano giocare e stare bene, mi dimostravano molto affetto ed io mi sentivo tranquillo. Ma dopo qualche tempo, quel piccolo spazio di serenità si trasformò in una vera e propria trappola per la mia vita.

I giochi che mi facevano fare, le situazioni in cui venivo a trovarmi, iniziarono a diventare sempre più strani: luci che si abbassavano, carezze sempre più intime e, in televisione, programmi di cartoni animati trasmessi con un volume sempre più alto, per non far sentire all'esterno quello che di lì a poco sarebbe accaduto.

Ora capisco lo scopo che volevano raggiungere, ma a sette anni ero troppo piccolo per farlo. Per me era tutto un gioco: loro avevano conquistato la mia fiducia.

La madre del ragazzo beveva molto e si ubriacava facilmente, ma, visto che anche mio padre si comportava nello stesso modo, per me non faceva una grossa differenza: il suo era per me un comportamento normale.

Quella donna iniziò a poco a poco a far bere alcoolici anche me, mischiandoli alle bibite, che mi venivano offerte insieme a "caramelle", come le chiamava lei, ma che, in realtà, erano sostanze stupefacenti. Il clima era sempre giocoso, e non mi rendevo conto di essere in pericolo.

Nello stato di stordimento che ne seguì, mi accadde ciò che mai dovrebbe accadere ad un bambino: diventai la loro vittima! Fui abusato sessualmente dal giovane, da sua madre e, a volte, anche da entrambi contemporaneamente.

Non ricordo esattamente per quanto tempo sia andata avanti questa infamia fatta di momenti terribili che, anche se ero piccolo e sotto l'effetto delle droghe, ricordo benissimo.

Ero come un burattino nelle loro mani. Mi ripetevano continuamente che quello che facevamo era tutto un "gioco". Ma il mio comportamento e il mio umore iniziarono a diventare "strani", e mia madre si rese conto che qualcosa in me non andava bene.

Mamma iniziò a fare delle domande alla donna cui mi affidava ogni giorno, perché mi vedeva strano. Le risposte erano evasive: sicuramente ero stanco perché avevamo giocato tanto, o perché eravamo andati a fare una lunga passeggiata.

Mia madre cominciò a pensare che fossi malato, che potessi avere l'influenza... che forse… chissà…

Questo pensiero, i frequenti e forti mal di testa di cui mi lamentavo, il malessere generale che in quel periodo mi tormentava, convinsero mia madre a farmi visitare da un medico, che immediatamente si accorse che c'era qualcosa di ben più serio di una semplice influenza, come lei pensava.

Ne seguì una visita più accurata, e così la triste realtà venne alla luce. Mia madre scoprì tutto.

Iniziò per me un lungo, terribile periodo, drammatico e traumatico, che segnò profondamente la mia vita e, ancor più profondamente, la mia anima.

Tutto si svolse in maniera precipitosa, come quando si scivola in un burrone: la denuncia ai Carabinieri, il ricovero in ospedale... Per circa due mesi, fui sottoposto a svariate e continue visite mediche, fui disintossicato dalle droghe che mi avevano dato. Ricordo aghi conficcati in ogni parte del mio corpo.

Alcune cose sono confuse, e forse è un bene, ma ricordo benissimo che in quel periodo, in ospedale, stavo molto male.

Dopo l'ospedale, seguirono i colloqui con gli Assistenti Sociali ed i Carabinieri, ai quali dovevo raccontare e spiegare tutto ciò che avevo subito, cercando di ricordare ogni piccolo particolare. La loro dolcezza era devastante, tanto quanto il ricordo dei particolari che dovevo raccontare: solo ora me ne rendo conto.

Ero scortato dalla Polizia quando andavo a scuola e quando tornavo a casa.

La gente, i genitori degli altri bambini, tutti iniziarono ad osservarmi con sospetto, non potevano sapere. I miei compagni di classe mi emarginavano e mi schernivano.

Iniziai a sentire un forte disagio. Non capivo bene il perché e non riuscivo a dare un senso preciso a tutto quello che mi stava accadendo. Ma come potevo? Avevo appena sette anni, e la mia mente era sconvolta e confusa.

La consapevolezza che qualcosa di molto brutto era accaduto nella mia vita, rendeva ogni giorno che passava sempre più difficile da vivere in quel contesto. Stavo sempre peggio: la notte era popolata da incubi terribili, e il giorno da mille paure.

Dopo tutto questo, il Comune di Roma si mobilitò per aiutarci, e decise di trasferirci in un quartiere lontano dal centro della città dove avevamo vissuto, lontano da tutto ciò che era accaduto, per ricominciare da capo.

Lontano da tutto sì, ma non dai miei incubi e pensieri.


La crescita

Il tempo

Di solito si dice che "il tempo cancella ogni cosa"; che grande bugia da raccontare, anche se a fin di bene, ad un bambino che aveva subito quello che avevo subito io!
Il tempo passava… era inevitabile.

Di ciò che era accaduto, io e mia madre non parlavamo mai. Restavamo in silenzio per dimenticare: tutti e due "dovevamo dimenticare", la vergogna, il senso di colpa... Non eravamo ovviamente in grado di aiutarci a vicenda. Inoltre, circondato dalla solitudine come ero, non ho mai avuto un amico col quale condividere quel dolore: tutto rimaneva chiuso nel mio cuore.

La realtà, comunque, era che non sarebbe mai stato facile parlarne con alcuno.

Il tempo passava, è vero. Ma ciò che mi era accaduto aveva inevitabilmente segnato il mio carattere, la mia vita ed il mio cammino; ogni atteggiamento, ogni comportamento, ogni aspetto caratteriale era stato influenzato negativamente, condizionando soprattutto le mie scelte di vita.

La realtà è che il dolore che ti porti dentro non ha tempo, ti riempie e ti schiaccia come un enorme macigno.

Ero diventato molto introverso e timoroso, e tutto quello che provavo e vivevo lo stavo trasformando gradualmente in aggressività.

Iniziai ad avere problemi con la mia sessualità.

Le relazioni con le persone diventarono difficili: ogni tipo di vicinanza fisica che mi dimostrava affetto mi infastidiva. Anche una semplice carezza sul capo era per me un gesto insopportabile. Se una donna mi si avvicinava con dolcezza, reagivo con nervosismo: ero scostante e allontanavo chiunque.

Il tempo passava, stavo crescendo, ormai capivo, sapevo. Ogni volta che ascoltavo e vedevo al telegiornale un servizio che parlava di pedofilia, prendevo sempre più coscienza dell'abominio che era stato commesso sulla mia pelle; e dentro di me si alimentavano il dolore e la vergogna, il rancore e la rabbia per come ero stato abusato, per tutto quello che fino a quel momento ero stato costretto a subire.

Giunto all'età di diciotto anni, ne erano successe di cose nella mia vita! Non stavo di certo diventando un bravo ragazzo: il mio normale comportamento non era certo quello di un ragazzo modello. In quel periodo ho fatto cose bruttissime, cose di cui ancora oggi mi pento.

In fondo, non sono mai stato veramente cattivo: ero soltanto stato preso in un vortice da cui mi lasciavo trasportare senza problemi. Mio padre era morto quando avevo sette anni; mia madre, a causa del lavoro con il quale doveva mandare avanti la nostra famiglia, non c'era mai, e io non avevo nessun punto di riferimento se non la strada, una strada dell'estrema periferia di Roma.

Proprio in questo periodo della mia vita, incontrai una persona che incominciò a parlarmi dell'amore che Dio aveva per me e di come soltanto Lui poteva guarire ogni dolore, anche il più grande e nascosto che era nel mio cuore.

Ero molto arrabbiato con Dio, credevo che non si fosse mai interessato a me, visto quello che mi era accaduto. Non credevo in Lui, non credevo a nulla: conoscevo e credevo solo al dolore che sentivo in continuazione nel mio cuore.

La mia reazione era pessima, mi ribellavo a quello che mi veniva detto. Sono stato veramente sgradevole con quella persona, ma la mia vita era arrivata ad un punto cosi basso e cosi doloroso, che nell'anima sentivo il bisogno di dovermi liberare da tutto quel male fatto e subito.

Così, pian piano, quelle parole, quelle frasi, iniziarono a penetrare profondamente nel mio cuore. Smisi di lottare, e accettai Gesù Cristo come Signore e Salvatore della mia anima: in tal modo la mia vita venne trasformata totalmente.

Conoscere l'amore che Dio ha per me mi pose in un nuovo cammino: il mio modo di vivere migliorava di giorno in giorno, i miei comportamenti e rapporti con le persone divenivano gradualmente più aperti. I timori, la diffidenza, con il tempo svanirono. Il Signore Gesù aveva trasformato la mia vita ed il mio modo di essere!

Dopo qualche tempo, incontrai una splendida ragazza: la ragazza che poi è diventata mia moglie. Fino a quel momento non avevo quasi più pensato agli avvenimenti della mia infanzia: dico quasi, perché, comunque, gli incubi di quella terribile esperienza si ripresentavano periodicamente, come un mostro incatenato nel cuore. Ecco come era il mio passato, non ne ero affatto libero.

Decidemmo di fidanzarci, ma avevo grosse difficoltà ad instaurare un rapporto normale con lei. Non sapevo se potevo dirle tutto, ma come facevo a non aprirmi totalmente, come potevo iniziare una relazione seria senza essere completamente sincero? Ero terrorizzato al pensiero di raccontarle la mia "storia": l'avrebbe sconvolta? Mi avrebbe lasciato? Avevo paura che non avrebbe capito il dolore che provavo: il terrore di essere giudicato male mi devastava.

Eccolo tornare il mostro, eccole ancora lì tutte le mie paure più grandi. L'istinto mi diceva di fare finta di nulla, di non dire nulla, ma sapevo che era sbagliato. Quanto potevo resistere nel nascondere la realtà della mia vita alla persona di cui mi ero innamorato e con cui speravo di avere un futuro?

Alla fine presi una decisione: mi affidai completamente a Dio ed iniziai a pregare, chiedendo la forza di poter raccontare il mio passato. Mi abbandonai alla Sua volontà, e così Dio mi diede la forza per affrontare la mia paura più grande, la vergogna che provavo e l'imbarazzo.

In quel momento, la donna della mia vita comprese tutto e mi restò vicino in un modo che non potrò mai dimenticare: ho così realizzato che Dio l'aveva messa accanto a me.

Fu la prima volta in assoluto che riuscii a raccontare la violenza che avevo subito; fu un momento bellissimo per me, perché un grosso peso era rotolato via dal cuore.

Avevo fatto un altro passo verso quella che doveva essere una liberazione totale da quel mostro che viveva nel mio cuore e che mi teneva legato a sentimenti e stati d'animo negativi. Ma c'era ancora molto da fare.


L'incontro

Il perdono

Il tempo continuava a scorrere velocemente: il mio cammino come uomo e come cristiano proseguiva. Grazie alla Bibbia, imparavo continuamente cose nuove su Dio e su Gesù.

La mia fede aumentava di giorno in giorno: ero consapevole di "crescere", di "maturare", non soltanto fisicamente, ma soprattutto spiritualmente; e questa consapevolezza mi recava gioia e sicurezza, perché sapevo che ogni giorno potevo contare sull'aiuto di Dio per affrontare qualsiasi difficoltà.

Sposai la meravigliosa donna che Dio aveva messo al mio fianco e che era stata la prima a conoscere il mio segreto e a condividere il mio dolore: questo mi era di grande conforto. Dopo non molti anni, la famiglia crebbe con l'arrivo di due splendide bambine.

Avevo circa 30 anni, e tutto il mio brutto passato sembrava essere alle mie spalle. Sicuramente ero diventato una persona diversa, migliore: tutta la mia vita era cambiata in meglio… per lo meno così pensavo. Ero riuscito ad sedare nel cuore il ricordo doloroso dell'abuso subito, ma il mostro si era soltanto addormentato!

Volevo dimenticare e cancellare tutto con le mie forze, ma ora riconosco che non sarei mai riuscito a cancellarlo da solo quel ricordo: infatti, non lo avevo mai affidato completamente alle cure di Dio.

Per nessuna ragione al mondo volevo tirare fuori quei ricordi, per nessun motivo; neppure per farne oggetto di preghiera o per cercare sollievo nel raccontare ogni cosa ad un persona fidata e di cuore.

Perciò sono andato avanti nutrendomi delle gioie che mi procuravano la mia famiglia e la mia nuova vita, ma la realtà era un'altra: mi mancava il coraggio di affrontare seriamente e in profondità il mostro del mio passato, per mettere così fine in maniera completa a quel dolore tanto grande.

C'era però una cosa che non avevo considerato: potevo nascondere tutto agli uomini e anche a me stesso, ma non a Dio!

In quel tempo non lo sapevo ancora, ma Dio stava già preparando situazioni inimmaginabili: situazioni, incontri, che mi avrebbero portato gradualmente alla liberazione completa da quel grande peso che mi portavo nel cuore ormai da sempre. Avrei sofferto molto; mi aspettava una terapia d'urto che mi avrebbe messo di nuovo faccia a faccia con tutto il dolore che quei tristi episodi del passato mi avevano causato.

Nella vita di ciascuno di noi spesso si verificano avvenimenti che possono stravolgere tutto completamente: alcune volte li puoi prevedere, ma questo non significa assolutamente che tu possa evitarli. A me stava per accadere sia l'imprevedibile che l'inevitabile. Ma ormai non ero più solo: Dio era con me!

Una sera come tante altre sono andato in chiesa. Ero seduto nei primi banchi: è il posto che solitamente occupo per cantare (la mia passione). Da lì c'è una veduta totale della sala di culto e si vede anche l'entrata principale.

Poco dopo l'inizio della riunione di culto, entrò un uomo. In un primo momento mi sembrò un volto familiare, ma poi, guardandolo meglio, lo riconobbi: come avrei potuto dimenticarlo!

Con mio grande sconcerto, mi ritrovai a pochi metri da colui che era stato uno dei carnefici del mio abuso sessuale.

In un attimo, il sangue nelle vene si gelò, un brivido percorse la mia schiena. Ero paralizzato sul banco della chiesa e non riuscivo a muovere un dito: non potevo credere a quello che vedevo, non poteva essere vero: che cosa assurda!

Ora non mi vergogno di dire che il primo sentimento che ho provato è stato un odio di intensità smisurata: credo che in quel momento sarei stato in grado di fare qualunque cosa, anche la peggiore.

Non riuscivo a restare calmo; ci provavo, ma non era possibile. In un attimo, tutte le scene, le immagini, che con il tempo ero riuscito a dominare, si ripresentarono davanti ai miei occhi in tutto il loro orrore.

In pochi secondi ho rivissuto la violenza e tutte le sue conseguenze, le visite in ospedale, la disintossicazione… Il dolore che stavo provando era terribile.

In un piccolo e velocissimo colloquio con Dio dissi: "Perché? Perché è venuto qui? Come è possibile che, con tutte le chiese che ci sono a Roma, Tu l'abbia fatto capitare proprio qui?".

Poi quelle domande si trasformarono in una lunga preghiera: chiedevo a Dio di calmare il tumulto che si agitava nel petto, Gli chiedevo di far sparire quell'odio che mi penetrava fino dentro le ossa, o che forse stava finalmente uscendo dalle mie ossa.

Lentamente ritrovai la calma, e inspiegabilmente uno stato di tranquillità prese il posto delle terribili sensazioni che avevo provato. Dio era sempre all'opera, in quel momento più che mai, e così mi sono calmato. Il Signore mi fece capire chiaramente che quell'incontro non era frutto del caso, no, non lo era di certo: Dio fa ogni cosa giusta al momento giusto. Stavo iniziando ad imparare come Lui agisce nella vita delle persone.

La riunione di culto andava avanti: nessuno si era accorto di quello che stava accadendo, nessuno sapeva. Ho continuato a pregare in silenzio fino alla fine. Cosa sarebbe accaduto dopo?

L'ho visto andare verso i Responsabili della Comunità e parlare con loro. Colsi l'occasione per farmi avanti anch'io. Dentro di me non c'era più odio: tutta la rabbia che avevo provato si era placata e mi sentivo sereno.

Lui si accorse di me e mi riconobbe. Ci fu un breve scambio di saluti e una stretta di mano. Eravamo uno di fronte all'altro: è stato un momento che non potrò mai dimenticare. Ero di fronte all'uomo che aveva rovinato la mia vita, che mi aveva derubato dell'innocenza e dell'infanzia.

Gli dissi soltanto: "Non perdere nulla di ciò che il Signore ha dato al tuo cuore questa sera. Dio ti benedica". Lui rispose: "Lo farò"; e abbassò lo sguardo.

È stato incredibile, surreale; la mia fantasia aveva immaginato di tutto, ma quella situazione proprio no. Le parole che pronunciai in quel momento non uscirono solo dalle mie labbra, ma anche dal mio cuore: lo avevo perdonato. Un miracolo che solo Dio poteva fare.

Da allora non ho mai più rivisto quell'uomo, ma continuo ancora oggi ad avere la certezza che in quel momento particolare Dio aveva fatto qualcosa di incredibile: aveva strappato via dal mio cuore il rancore e l'odio che fanno morire l'anima, sentimenti che Dio non può condividere. Mi sentivo come se la mia vita fosse in un tornio per essere modellata.

Dio ha modi diversi per operare nella vita di ciascuno di noi: modi che a volte, ai nostri occhi, possono sembrare sconvolgenti, ma che hanno il fine di insegnarci preziose verità, fondamentali per la nostra vita.

Questo avevo imparato dall'esperienza appena vissuta.

Il perdono era ciò di cui avevo bisogno: la mia vita aveva fatto un altro passo avanti verso la guarigione dell'anima.


La liberazione

La guarigione

Tutto quello che era accaduto aveva avuto per me le conseguenze di un devastante terremoto, aveva risvegliato sentimenti ed emozioni che mi sconvolgevano.

Sicuramente avevo imparato a perdonare veramente. L'intervento di Dio aveva sconfitto l'odio che avevo nascosto così bene per tanto tempo nel mio cuore: mi sentivo sicuramente liberato da un peso non indifferente. Però tutti i ricordi, le emozioni e gli orrori erano tornati alla luce con tutto il loro carico di negatività, che si ripercuoteva in tutte le sfere della mia vita.

Il diavolo non voleva ancora lasciarmi libero.

Ricominciarono gli incubi. A volte nella notte mi svegliavo di colpo, piangevo e stavo male: la depressione era dietro l'angolo.

Ne parlai con alcune persone che frequentano la mia stessa chiesa: anche quello era un ostacolo che avevo abbattuto. Mi confidai con persone mature nella fede, persone che potevano aiutarmi a capire quello che mi stava accadendo, che potevano pregare per me, che potevano aiutarmi a capire quello che Dio voleva ancora fare nella mia vita, per essere liberato definitivamente da quel peso.

Al fine di trovare sollievo, provai a scrivere questa storia, pensando di farla uscire in tal modo definitivamente dal mio cuore; provai a scrivere una canzone; provai vari modi per riuscire a trovarne uno che potesse liberarmi e che mettesse fine a tutto.

Era evidente che serviva ancora l'intervento di Dio; ma questa volta il Signore doveva arrivare ancora di più in profondità, e ovviamente non aveva nulla a che vedere con quello che stavo cercando di fare da solo.

Mi sentivo male: ero consapevole che ero arrivato alla resa dei conti con me stesso. In realtà, non sapevo cosa fare esattamente. Il tempo passava fra alti e bassi con una certa serenità, ma comunque con tanti interrogativi che affollavano la mia mente.

Dopo alcuni mesi, in estate, decisi di passare un periodo di vacanza con la mia famiglia in Abruzzo, in un campeggio organizzato da una Comunità Evangelica; avevo bisogno di riposare il corpo e la mente, e di rinvigorire lo spirito dopo un anno di lavoro.

Il Campeggio era organizzato in modo molto ben articolato. Le giornate erano suddivise in studi, meditazioni della Bibbia e tempo libero; ma il tempo passato in preghiera era quello che mi rasserenava di più. E proprio in uno di questi momenti, mi accadde qualcosa di meraviglioso.

Quel giorno, dopo una breve meditazione di alcuni versetti della Bibbia, ci mettemmo in preghiera.

La preghiera è un momento in cui il cuore apre una finestra verso il cielo, un momento in cui il rapporto con Dio diventa ancora più intimo ed intenso, un momento in cui ci si può confidare con Lui, Gli si può rendere l'onore e la lode di cui è degno, si può ringraziarLo per ogni cosa e, più di tutto, si può lasciare ogni peso ai Suoi piedi.

Quel giorno, invece, la mia mente vagava. Pensavo a tante cose, tranne che ad affidare sinceramente e completamente alle cure di Dio il peso della violenza che avevo ancora nell'anima.

Pensavo di lodare e glorificare il Suo nome, ma avevo una sensazione particolare che non avevo mai provato pregando: sentivo come se il mio spirito respirasse dentro di me, come se la mia anima stesse pregando per me. È una cosa difficile da spiegare a chi non l'ha vissuta, ma era davvero una sensazione meravigliosa.

Il responsabile del gruppo di preghiera stava per chiudere l'incontro perché eravamo vicini all'ora di pranzo, ma sua figlia chiese di continuare, perché lo Spirito Santo le aveva rivelato che desiderava muoversi ed agire fra le persone presenti.

Ringraziai Dio, perché sentivo nel cuore che qualcosa di speciale per me stava per accadere.

Continuai a pregare, anche se in effetti non stavo chiedendo nulla a Dio, tantomeno di essere liberato dal mio problema. Sentivo comunque Dio all'opera dentro di me: la Sua presenza era intensa, un'intensità che andava man mano crescendo.

Questa sensazione divenne così forte, che sentivo come se una persona fosse dentro il mio cuore e stesse pregando per me, dentro di me: sentivo il "respiro dello Spirito Santo".

Nella Bibbia è scritto che lo Spirito Santo intercede per noi con sospiri ineffabili, ed io in quel momento Lo sentivo forte dentro la mia anima.

Mentre mi accadeva questo, un ragazzo del gruppo si avvicinò. Lui non sapeva nulla di me, della mia vita, e tantomeno poteva sapere della violenza che avevo subito all'età di sette anni: eravamo amici, ma non avevo mai parlato con lui di quello che mi era accaduto.

Nel campeggio, fra tutte le persone che conoscevo, solo cinque, compresa mia moglie, erano a conoscenza dell'abuso sessuale che avevo subito.

Ma quel ragazzo, in un modo veramente soprannaturale, sempre grazie allo Spirito Santo, si avvicinò a me e, con una mano sulla mia spalla, mi disse all'orecchio: "Tu da piccolo hai subito una violenza. Il Signore oggi mette fine a tutto il tuo dolore, ora sei libero!".

In quel momento ho sentito come un rumore di catene che si spezzavano sulle mie spalle e che cadevano in terra: la presenza di Dio aveva una forza indescrivibile.

Sono scoppiato in un pianto dirotto, come quello di un bambino. Il mio amico si allontanò. Io continuavo a sentire una voce che con forza diceva al mio cuore: "È finita: Io sono qui. Piangi, figlio mio, sfogati: sono qui per consolarti. È tutto finito. Sei LIBERO!"

Sentivo quella voce, dolce come quella di un padre, una dolcezza che non avevo mai udito, che abbracciava il mio cuore, togliendo da esso ogni dolore.

È stata un'esperienza incredibile, meravigliosa e soprannaturale. Non dimenticherò mai quella voce: in tutta la mia vita non ho mai sentito una voce più imponente e dolce allo stesso tempo.

Il tempo del dolore era finito, gli anni del pianto erano stati annullati in un istante, ogni residuo di sofferenza era sparito.

Da quel momento la mia liberazione è stata completa. Dio mi aveva finalmente reso libero: non sentivo più nessun peso sul cuore. Abbracciai mia moglie, abbracciai il mio amico, abbracciavo tutti piangendo di gioia, perché ciò che Dio aveva fatto in me in quel momento era grande.

La sera stessa, raccontai a tutto il gruppo di persone che erano in vacanza con me quello che mi era accaduto, di come Dio era stato buono con me e del miracolo che mi aveva accordato. Poi lo raccontai anche nella mia chiesa. Parlavo apertamente di cose il cui solo pensiero poco prima mi distruggeva.

Ero libero! L'ho gridato al mondo. Non provavo più il minimo imbarazzo nel parlare, ma solo la gioia e la voglia di raccontare le cose grandi che Dio può fare per tutti: io non sono un privilegiato. Da quel momento in poi, non ho avuto più incubi, niente più pensieri cupi, niente immagini terribili nella mia mente.

L'esperienza di liberazione che ho vissuto è reale ed ha abbracciato ogni aspetto della mia vita: Dio mi ha liberato realmente.

La cosa più stupefacente è stata la rivelazione che il Signore ha dato al ragazzo del campeggio. Non è venuta da me una persona che era a conoscenza della mia storia.

Dio ha usato la sensibilità di qualcuno che non sapeva nulla; anche il messaggio da parte di Dio ha avuto una connotazione miracolosa e soprannaturale.

In questo modo, ogni dubbio sulla provenienza di quelle parole non può esistere: Dio stesso ha rivelato la mia situazione a qualcuno che ne era completamente ignaro.

Questo mi ha fatto prendere coscienza di quanto Dio sia stato grande e potente con me in quel momento.

Dio non ha voluto che io pensassi che la mia liberazione fosse un avvenimento artificioso o manipolato, creato da una suggestione umana, ma ha voluto darmi una dimostrazione inequivocabile che era stato Lui a liberarmi e nessun altro. Tutto doveva essere trasparente e lontano da qualsiasi dubbio. Ero finalmente libero: sì, ora SONO veramente libero!


Conclusione

Molte volte mi sono chiesto perché ho dovuto passare un'esperienza del genere, perché ho dovuto soffrire così tanto, stare così male per tanto tempo.

Poi, quando Dio si è fatto conoscere per quello che è veramente nella mia vita, ho capito che Lui non era responsabile della mia situazione.

A poco a poco Dio mi ha fatto capire chiaramente come, in tutti quegli anni, aveva comunque fatto una paziente e progressiva opera di liberazione nella mia vita, e come aveva modellato molti aspetti della mia persona.

Ho imparato a dare il giusto valore al perdono, quando questo è unito all'amore di Dio. Perdonare in questo modo fa bene non solo a chi lo riceve, ma soprattutto a chi lo dona; libera le persone da un male chiamato rancore, che corrode l'animo degli uomini e li porta alla morte spirituale.

Ho conosciuto l'immensa potenza della Sua opera liberatrice nella mia vita. Quando Dio ti libera, sei veramente libero. La liberazione è totale e non hai dubbi: è netta, pulita, nitida.

Ho imparato che Dio conosce i nostri cuori come nessuno mai potrebbe; neppure noi stessi ci conosciamo come ci conosce Lui.

Solo Dio può leggere nella profondità dei nostri cuori, a Lui nulla sfugge e noi non possiamo nasconderGli nulla. Lui sa, Lui vede, Lui conosce tutto e, se lo vogliamo veramente, interviene sempre in maniera risolutiva.

Tutte le cose che ci accadono possono diventare fonte di insegnamento, soprattutto se sono illuminate dalla luce di Dio. Tutto questo mi ha reso sensibile, e ora posso sicuramente avvicinare e comprendere con più facilità tutti quelli che hanno passato esperienze simili alla mia.

È per questo che la mia storia dolorosa si è trasformata in un incoraggiamento glorioso per tutte quelle persone che, come me, hanno passato tali esperienze e, non avendo il coraggio di parlarne con altri, si tengono tutto nel cuore, cercando di mettere in tal modo a tacere quel dolore immenso che diventa sempre più insopportabile.

La mia storia dimostra che Dio può fare ogni cosa e anche oltre.

Posso ora comprendere cosa significa vivere un'esperienza del genere: so che uccide l'anima.

Ma posso dirti che Dio libera, Dio guarisce. Non c'è dolore che Lui non possa cancellare, non c'è situazione che Lui non possa cambiare, non c'è peso tanto grande che Lui non possa togliere dal tuo cuore.

L'ho provato sulla mia pelle, nella mia vita. Posso dirti con certezza che Dio può fare un'opera meravigliosa, se solo tu credi e ti affidi a Lui.

Lascia che Dio operi in te, lascia che Lui ti abbracci con il Suo amore e parli al tuo cuore come ha fatto con me.

Ti accorgerai di quanto sei prezioso per Lui, e quanto Lui tenga a te e alla salvezza della tua anima.

Dio benedica la tua vita in un modo meraviglioso e unico come solo Lui sa fare, e ti dia tutto ciò che il tuo cuore desidera.

Andrea


Si veda anche:
  • Una vita nuova


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