Il cammino cristiano




La successione apostolica

chi sono i discepoli di Cristo? - il vero discepolato

 

La chiesa cattolica insegna che essa è l'unica depositaria delle dottrine di Gesù Cristo, in quanto gli insegnamenti affidati in origine da Cristo agli apostoli sarebbero stati tramandati attraverso una serie ininterrotta di discendenze fino ai vescovi cattolici del nostro tempo. La chiesa cattolica, in sostanza, si reputa superiore alle altre chiese, e sottolinea che i cristiani non appartenenti alla chiesa romana (come gli evangelici e le chiese protestanti) non hanno nulla a che fare con questa discendenza.

Costoro dimenticano che non si diventa discepoli di Cristo per discendenza, attraverso reali o ipotetiche genealogie dalle quali dobbiamo stare alla larga (1 Timoteo 1:4; Tito 3:9). La parola stessa "Cristiano" significa "discepolo di Cristo" (Atti 11:26).
A ogni credente che vuol essere un Suo discepolo, Gesù ha detto di portare ogni giorno la propria croce, ubbidendo a Lui (Luca 14:33). Così fecero e fanno ancora oggi tanti anonimi credenti in ogni parte del mondo, dedicando la loro vita al loro Signore che li ha amati sacrificando Se stesso per salvarli. Già solo tra i primi cristiani leggiamo di discepoli come Mnasone di Cipro (Atti 21:16), Anania (Atti 9:10), o Giuseppe d'Arimatea (Matteo 27:57), forse sconosciuti, ma chiamati inequivocabilmente discepoli. A loro, come a tutti noi che crediamo e ubbidiamo in tutto ciò che il Signore Gesù ha insegnato, sono rivolte le Sue parole, i Suoi insegnamenti, i Suoi comandamenti (tra cui quello di annunciare il Vangelo, in Marco 16:15, e quello di dimorare in Lui giorno per giorno per portare frutto alla Sua gloria, Giovanni 15:2,8).

Secondo il concetto cattolico di successione apostolica, la presunta discendenza dei vescovi dagli apostoli dovrebbe garantire che la loro chiesa insegni ancora oggi la pura dottrina di Cristo così come la troviamo nella Bibbia. Eppure come sappiamo durante i primi secoli la chiesa cristiana non conosceva la teologia mariana, il primato romano, il papato non esisteva ancora; non esistevano tutti quei dogmi che si sono sviluppati nei secoli, e le cosiddette tradizioni apostoliche venivano rigettate.

Inoltre, se questa della successione è una regola valida, e non una delle tante invenzioni "religiose" degli uomini, perché altri non dovrebbero poterla applicare, ad esempio la chiesa ortodossa? Questa chiesa reclama di diritto la discendenza dagli apostoli, e gli stessi duemila anni di storia, eppure essa contraddice la chiesa cattolica romana su questioni fondamentali come il primato e la giurisdizione universale del vescovo di Roma, il papa, e definisce eretiche le dottrine cattoliche come l'immacolata concezione e il purgatorio.
Oltre agli ortodossi, questo è il caso anche degli anglicani, dei copti, e dei battisti successionisti.
È evidente che per stabilire se una dottrina è vera o falsa è necessario ben altro che una "successione apostolica".

I capi religiosi dovrebbero insegnare a uomini fedeli, che a loro volta dovrebbero insegnare ad altri, affinché il Vangelo sia preservato e trasmesso da una generazione all'altra, come è scritto: "le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri" (2 Timoteo 2:2).

In ogni caso, la mera successione di vescovi, anziani, o pastori, non garantisce affatto che il messaggio originale sia preservato e resti puro.

Innanzi tutto bisogna dire che i vescovi non sono apostoli, né hanno la stessa autorità degli apostoli. Gli apostoli erano un gruppo particolare di uomini incaricati da Gesù Cristo stesso di preparare le fondamenta della Sua Chiesa. Gli anziani di chiesa erano meno che apostoli.

Inoltre, l'apostolo Paolo avvertì i vescovi della chiesa di Efeso dicendo: "Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli" (Atti 20:29,30). È risaputo che dei "lupi rapaci" ebbero origine proprio tra i vescovi della chiesa di Efeso, e che presero a insegnare "cose perverse". Chiaramente, sebbene quei vescovi potessero reclamare la propria "discendenza apostolica" (secondo il concetto della chiesa cattolica romana), le loro dottrine restavano perverse.

Storicamente, i sacerdoti, i Leviti e i leader religiosi d'Israele erano "successori", discendenti di Mosè e dei profeti, eppure ai tempi di Cristo essi insegnavano ogni sorta di false dottrine e avevano riempito la casa d'Israele di "lievito" farisaico. I primi cristiani si videro costretti ad allontanarsi dai sacerdoti perché videro la loro infedeltà nell'insegnare fedelmente le dottrine delle Scritture.

Auspico che i credenti cattolici sinceri possano aprire i loro occhi, e riconoscere la vacuità delle affermazioni dei vescovi cattolici nel dichiararsi autorità infallibili grazie a delle mere genealogie storiche. Costoro infatti ricordano molto da vicino i capi religiosi d'Israele che sovente asserivano di essere discendenti di Abraamo. Ricordate come il Signore li rimproverò? "Non pensate di dire dentro di voi: 'Abbiamo per padre Abraamo'; perché io vi dico che da queste pietre Dio può far sorgere dei figli ad Abraamo" (Matteo 3:9).
Riguardo ai successori dei patriarchi, Gesù avvertì i Suoi discepoli: "Guardatevi bene dal lievito dei farisei e dei sadducei" (Matteo 16:6). Questo principio si applica oggi esattamente come nei tempi passati.




Dagli apostoli ai nostri giorni

( Il testo che segue è tratto dal sito www.incontraregesu.it )

Diciannove secoli hanno purtroppo dimostrato, in maniera inequivocabile, che l'uomo, come sempre, rovina tutto ciò che Dio gli affida. Certamente Dio ha mantenuto fedeli testimoni, ha permesso felici ritorni alla verità ed ha magnificato ovunque la sua grazia; Egli si è mostrato fedele! Anche oggi continua a operare: la Parola è intatta e continua a spandersi, l'Evangelo è annunciato e numerose anime si convertono.

I figli di Dio sono stati dispersi dai lupi rapaci che dei pastori negligenti hanno lasciato entrare nel gregge. Tra gli stessi pastori si sono levati uomini dalle dottrine perverse che hanno trascinato dei discepoli nella loro scia. L 'autorità del Maestro è stata calpestata ed è stata rinnegata. E per "prurito di udire" non solo non riconoscono più la voce del Pastore, ma si sono accumulati "dottori secondo le proprie voglie" (2 Timoteo 4:3). L 'apparenza esteriore della cristianità potrebbe creare illusioni, oggi più che mai, ma la "grande casa" ha lasciato che il mondo entrasse largamente in essa e dominasse.

I materiali umani (1 Corinzi 3:12-15) sono stati mescolati ovunque alle "pietre viventi", i profanatori del tempio di Dio si sono moltiplicati. Si nominano "cristiani" intere moltitudini che non manifestano minimamente la vita di Cristo. Credenti e non credenti, associati, sono organizzati secondo i principi delle società umane. La zizzania si è mescolata sempre più al grano. Ma tutto questo era stato preannunciato e non dobbiamo stupircene.

Le sette lettere di Apocalisse cap. 2 e 3 tracciano un quadro profetico al quale la realtà corrisponde fedelmente. Ma bisogna rassegnarsi? Dio non voglia! Fino alla fine, l'appello del Signore vuole risvegliare dei "vincitori". E ciò perché Lui è vittorioso, e perché si serba dei fedeli testimoni fino alla fine. L'opera dell'uomo avrebbe gia da lungo tempo totalmente e irrimediabilmente rovinato l'opera di Dio, se non fosse realmente la Sua opera.

Così, da un lato, la vera Chiesa di Dio, opera delle sue mani, non è più umanamente identificabile, e dall'altro la Chiesa professante ma senza la vita, opera degli uomini, non è ancora privata del suo titolo di chiesa. Non lasciamoci turbare da questa apparente contraddizione. Ancora e sempre le due facce del "sigillo" di II Timoteo 2 ci rassicurano e ci ammaestrano riguardo a questo duplice aspetto. Quanto al primo: "Dio conosce quelli che sono suoi";la fede rimette a Dio la cura della Sua opera. Quanto al secondo: "Si ritragga dall'iniquità chiunque nomina il nome del Signore"; la stessa fede ubbidisce e si separa dal male. Si, "il solido fondamento di Dio rimane fermo".

Ritrarsi per restare soli? Certamente no! (Proverbi 18:1), ma per unirsi a coloro che invocano il Signore di cuore puro, cioè senza alleanze con ciò che disonora questo Nome. Chiunque ama il Signore troverà un cammino preparato da Lui per incontrare altri credenti animati dal medesimo desiderio. Anche questo è opera di Dio. In ogni tempo quello è un "cammino" puro. Elia ne fece l'esperienza quando si credeva solo; Dio sa riservarsi un rimanente fedele. A coloro che lo compongono Egli domanda (e di conseguenza li mette in grado di farlo) di gustare insieme i privilegi e di assumere insieme le preziose funzioni che sono proprie della Chiesa di Dio.

La grande promessa fatta dal Signore rimane valida, malgrado tutta l'infedeltà degli uomini: "Dovunque due o tre sono radunati nel mio nome, io sono qui in mezzo a loro". Un radunamento potrebbe ridursi letteralmente a questo piccolo numero e sarebbe ben lontano dal manifestare la totalità della Chiesa sulla terra; ma ne sarà un'espressione, approvata da Colui che è sempre con il "popolo afflitto e umiliato che si confida nel nome dell'Eterno" (Sofonia 3:12). Abbiamo ritenuto necessaria questa panoramica introduzione prima di addentrarci nell'esame dello stato attuale della Chiesa.


Cristianità e Chiesa

Nonostante la confusione attuale, una certezza ci conforta: Dio ha sulla terra, oggi come in altri tempi, un gran numero di suoi figli, di riscattati di Cristo, che costituiscono, tutti insieme, la Chiesa di Dio. Vi è un corpo di Cristo sulla terra, cioè l'insieme di coloro che, nati di nuovo, sono legati in modo vitale dallo Spirito Santo.

Nulla è cambiato, ne nel modo con cui si diventa figli di Dio (coloro che "credono nel suo nome") ne nel modo con cui Cristo nutre e ama teneramente la Chiesa che è il suo corpo. Non dimentichiamoci questo pensiero che, oggi come ai tempi degli apostoli, la Chiesa di Dio è solo formata da tutti i veri credenti,si chiamino essi cattolici, protestanti o in altro modo; e sono più numerosi di quanto possiamo credere e conoscere, e per Cristo e davanti a Dio la loro unita è altrettanto reale oggi quanto lo era ieri. Non li separiamo nei nostri cuori, e non usiamo il nome di "Chiesa" senza ricordare tutti i riscattati di Cristo.

Ma dove possiamo vedere quaggiù questa Chiesa di Dio? E' evidente che se ne cerchiamo un'espressione globale non la troviamo. Essa è perduta da molto tempo. Molto rapidamente, fin dall'inizio, non sarebbe più stato possibile censire esattamente coloro che facevano realmente parte della Chiesa di Dio; e precisamente ciò che Paolo dice in II Timoteo 2: "il Signore conosce quelli che sono suoi". Da una parte, milioni di persone che hanno ricevuto il battesimo non hanno mai manifestato la vita; dall'altra, i veri credenti sono divisi in un gran numero di gruppi diversi.

La pretesa di chiamarsi cristiani non manca, ne quella di essere la Chiesa, o una Chiesa cristiana, pur considerando cristiani dei 'non convertiti'. Vi è in questo una profanazione odiosa per Dio, perché non si può portare abusivamente il Suo nome. E dal momento che uno dichiara di far parte della Chiesa di Cristo o di appartenergli, Dio attribuisce a questa professione tutta la responsabilità che essa comporta. Al mondo che si autodefinisce cristiano, alle sue organizzazioni che si dicono chiese cristiane, il Signore dice: "io conosco le tue opere". Che cosa le ha ispirate? Dove sono la fede, l'amore, la speranza? Cosa ne hai fatto della mia Parola? Cosa ne hai fatto del mio nome con cui pretendi di essere chiamato? Cosa ne hai fatto del mio memoriale? Che cosa hai ricercato quaggiù?

La sua pazienza aspetta ancora. Come non essere toccati considerando con quale longanimità Egli parla a Sardi e a Laodicea? "Io ti consiglio.... Tutti quelli che amo io li riprendo e li castigo". Il Signore continua a considerare questa cristianità come essa pretende (senza rendersi conto di quanto ciò sia solenne) e cioè portatrice della professione cristiana. Ma Egli è il testimone fedele e verace. Ben presto la vomiterà dalla sua bocca. Del resto, Egli si è occupato di essa lungo tutto il corso della sua storia, castigando, riprendendo, lodando ciò che era bene, incoraggiando i fedeli, ma anche denunciando ciò che non poteva approvare. Il governo divino non è mai cessato: il giudizio comincia dalla casa di Dio.

Ben presto questo giudizio sarà completo e definitivo. Il Signore cesserà di chiamare "Chiesa" colei che l'ha abbandonato e messo fuori. Quando avrà preso con Sé i suoi, quando lo Sposo avrà rapito la Sposa nel cielo dove si celebreranno le nozze, sulla terra non rimarrà altro che la "grande prostituta", usurpatrice di questo bel nome di Sposa. Fino a quel momento Egli sopporterà anche le cose più riprovevoli; ma poiché questa grazia che attende ancora è disprezzata, ne risulterà un più severo giudizio. Il padrone della parabola dei talenti non contesta il titolo di servo al malvagio servitore, ma gli applica tutto il rigore del trattamento dovuto al "servo inutile".



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