Il cammino cristiano




Quali conseguenze pratiche dalle scuse del papa?

 

Un antefatto storico: la strage degli ugonotti

Nel Cinquecento, il protestantesimo francese (in gran parte riformato calvinista) venne denominato "ugonotto", o confederato. Dopo anni di tensioni e battaglie, nel 1572 le forze ugonotte subirono un colpo tremendo nella famosa "Notte di S. Bartolomeo", conosciuta anche come "le nozze di sangue", fra il 23 e il 24 agosto. Pressoché tutti gli ugonotti convenuti a Parigi per il matrimonio fra la sorella del re Carlo IX (Margherita) e l'ugonotto Enrico di Navarra (il futuro Enrico IV), furono barbaramente trucidati (compresi vecchi, donne, bambini) dai cattolici seguaci del duca di Guisa (strettamente legati alla chiesa cattolica ed alla cattolicissima Spagna) con la scusa di una presunta congiura contro il re. Parigi fu inondata di sangue: si trattò di una delle pagine più terribili delle guerre di religione.

Vi furono 3.000-4.000 vittime solo a Parigi: solo parte di una cifra totale di decine di migliaia di morti (la carneficina continuò per alcune settimane in varie città della provincia). La guida più illustre degli ugonotti, Gaspard de Coligny, fu gettato da una finestra e fatto a pezzi. Le autorità ecclesiastiche cattoliche francesi annunciarono subito un giubileo straordinario con una processione, alla quale partecipò anche Carlo IX, che si svolse nel mezzo di una città ancora piena del puzzo di cadaveri nell'aria. La notizia del massacro giunse a Roma il 2 settembre, e il papa Gregorio XIII fece accendere fuochi in segno di tripudio; indirizzandosi poi all'ambasciatore francese presso la Santa Sede, disse: «Nobile inviato, Carlo re di Francia si fregia del titolo di Cristianissimo non solo perché gli appartiene da lunga data, ma perché ne ha acquistato recentemente il diritto e l'ha meritato distruggendo gli eretici!».

Il papa si preoccupò quindi di far celebrare l'avvenimento a Roma con giubilei, Te Deum (inni di ringraziamento), processioni di popolo, ecc.; non pago, fece ordinare al pittore Vasari un affresco murale sulla strage del 24 agosto (informazioni dettagliate su tutta la vicenda sono contenute nel libro di A. Gollino, La strage degli ugonotti).

Ai giorni nostri, nel 1997, papa Giovanni Paolo II, in occasione del viaggio in Francia, proprio il 24 agosto, ha chiesto pubblicamente scusa ai protestanti per quel terribile evento.


Fatali contraddizioni

Da anni papa Wojtyla continua a scusarsi con tanti, per le tante atrocità che la chiesa romana ha commesso o avallato nel corso dei secoli (note). Per l'opinione pubblica, in generale, ciò appare encomiabile e "cristiano": cosa c'è infatti di più spirituale e conforme al Vangelo che l'ammissione delle proprie colpe e la richiesta di perdono?

A guardar bene, però, la questione non è così scontata. Bisogna considerare chi chiede perdono e con quali frutti di ravvedimento, che per il Vangelo sono irrinunciabili (Luca 3:8).

Va ricordato allora che il papa con tutto il "magistero ecclesiastico" cattolico (cioè il vescovo di Roma assieme ai vescovi che sono in comunione con lui) si definisce ancora infallibile (è un dogma enunciato ufficialmente dalla chiesa romana nel corso del Concilio Vaticano I, nel 1870) quando interviene ufficialmente su problemi di fede o di costume (cfr. i punti 620 e 621 del Catechismo degli adulti, edito nel 1995). Detto questo, verifichiamo la situazione facendo anche riferimento ad alcuni fra i vari "ravvedimenti" manifestati dal papa fino ad oggi.

  • Il pontefice in carica ammette di fatto che un pontefice di ieri, suo legittimo predecessore, si sbagliò nel considerare come un'opera divina la strage degli ugonotti e nel sollecitare il popolo cattolico a far festa per quel motivo. Dunque, migliaia o milioni di cattolici, al tempo, sono stati tragicamente tratti in inganno da una errata iniziativa di un papa, su questioni che - nonostante i tentativi fatti - nessuna sottigliezza "teologica" o "canonica" potrà far smettere di essere più che mai una faccenda "di fede e costume". E difatti, è talmente grave da sollecitare oggi delle scuse pubbliche.
     
  • Volta per volta, Wojtyla ha riabilitato la figura e la spiritualità di Lutero (un tempo considerato da papi e altre autorità cattoliche uno strumento immondo per distruggere la Cristianità); ha implorato il perdono del Cielo per i colpevoli del mercato degli schiavi (ma al tempo il "magistero" romano non s'oppose affatto); nel calderone dei "mea culpa" sono state messe anche tante violazioni di diritti e violenze, l'Inquisizione (una creazione dei papi) e altre persecuzioni e discriminazioni come quelle ai danni degli Ebrei, di scienziati come Galileo Galilei (messo alle strette dal papa d'allora - Urbano VIII - e dai suoi collaboratori), di innumerevoli cristiani "eretici" mandati al rogo, oltre alla realizzazione di forme di totalitarismo.

Guide cieche

Wojtyla ha parlato qualche anno fa di «coraggio di riconoscere gli errori commessi», dicendo che in fondo la chiesa cattolica è sì «santa» ma è anche una «comunità fatta di peccatori» (cito da La Repubblica del 16 aprile 1994, p. 23). Certo, nessuno è perfetto, tutti siamo peccatori. Ma non ci attribuiamo, come la gerarchia cattolica, la pretesa di essere "capi di tutta la Chiesa, infallibilmente guidati". Il capo della Chiesa Cristiana è Cristo (Efes. 5:23, Col. 1:18), non un vescovo.

Di fronte a questi ed altri scempi, che ne è della presunta infallibilità del magistero cattolico? A che serve avere una guida di questo genere, se essa si può macchiare di tali colpe e trascinare - con le proprie enunciazioni, col proprio esempio, con le proprie iniziative e dottrine - intere generazioni di fedeli a partecipare direttamente o indirettamente a peccati gravissimi come l'omicidio, la violenza, la persecuzione, l'antisemitismo, la fedeltà a regimi oppressivi, l'interpretazione errata delle Scritture (anche questo s'è ammesso a proposito del caso Galileo)?

Perché mai un cattolico odierno dovrebbe essere così sconsiderato da ritenere che, mentre tutti o quasi i pontefici del passato hanno sbagliato su questioni gravi, quello attuale non possa sbagliare su questioni forse diverse, ma altrettanto gravi alla luce del Vangelo? Ci si può domandare in quali grandi eresie anche questo papa stia trascinando milioni di persone, visto che fino ad oggi i suoi predecessori, per un motivo o per un altro, hanno fatto proprio questo. In poche parole, il «coraggio di riconoscere gli errori commessi», per essere vero pentimento, dovrebbe anche giungere fino alla conseguenza ultima di tali errori. E tale conseguenza è: il magistero cattolico - lungi dall'essere una guida infallibile in materia di fede e di costume - in molti e gravi casi sbaglia, trascinando nel proprio errore folle immense di persone (si legga attentamente Luca 11:52). Visto che i papi hanno sbagliato come e forse più della gente comune, un vero ravvedimento dovrebbe condurre l'attuale "pentito" a spogliarsi delle sue dignità di "guida infallibile" della Chiesa, di "vescovo dei vescovi", di "rappresentante di Cristo sulla terra", sottomettendosi all'unica e vera autorità, il Vangelo.


Tempo di "pentimenti"

Per collegarci a un fenomeno diffuso del nostro tempo - quello dei pentiti o presunti tali - se vero pentimento c'è, bisogna collaborare coraggiosamente e apertamente con la Verità. Il papa attuale, invece, mentre chiede scusa ovunque, accentua sempre più la centralizzazione del potere cattolico-romano; appoggia ed incrementa sempre più il potere e l'influenza economico-politica della sua sede; viaggia per il mondo predicando alle folle un sempre più intenso e antibiblico culto a Maria; "beatifica" e "canonizza" centinaia di persone, proseguendo e accelerando sulla strada del culto dei santi, un genere di culto totalmente sconosciuto al Vangelo; propaganda un sincretismo che già è sbagliato di per sé (Efes. 4:4-6), ma è oltretutto ipocrita e fasullo, perché il ruolo e l'autorità di Roma vengono sempre più enfatizzati (ad es. si veda qui), assieme a tutte le dottrine che dividono la chiesa cattolica dal Vangelo e da altre confessioni cristiane; tiene duro sul tema del celibato dei preti e sull'idolatria del culto delle immagini, anche questi aspetti nettamente contrari al Vangelo; prepara il terreno a un giubileo del 2000 nel quale ne vedremo delle belle, con indulgenze e mille altre pratiche simili... E si potrebbe continuare a lungo.


Conclusioni

Che questo papa sia stato un politico e uno stratega eccezionale, risulta evidente a tutti (basti pensare, fra le altre cose, al ruolo che ha giocato nel crollo dei regimi comunisti). Anche quelle che abbiamo elencato in questo articolo, a prescindere dal sentimento che volta per volta può animare il cuore suo e dei suoi colleghi, sono mosse politiche. Molta gente non se ne rende conto; altri, pur capendo, non per questo decidono di prendere una posizione di rottura netta nei confronti del cattolicesimo; altri ancora, invece, si staccano da questa "religione dominante", ma, i più per scoraggiamento, altri per pigrizia, o per comodo, non tentano seriamente di volgersi al Vangelo, così com'è, per provare a viverlo con fedeltà e coerenza nella propria vita. Altri, infine, si gettano fra le braccia di organizzazioni religiose meno potenti, ma non per questo meno lontane dai meccanismi religiosi del cattolicesimo romano (testimoni di Geova, mormoni, ecc).

Il nostro invito è quello di lasciare da parte strategie e difficili equilibrismi, per prendere in mano il Vangelo, diventare solo e semplicemente Cristiani secondo il Nuovo Testamento, e parte di quell'unica Chiesa di Gesù Cristo, dove non vi sono guide infallibili al di fuori di Gesù, il quale ancora oggi e fino alla fine di questo mondo ci parla attraverso la sua Parola.


Si vedano anche:

  • 2 Aprile 2005: Riflettere sull'operato del papa
  • L'esperienza di G.B. Treccani, nipote di Paolo VI

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